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Autore: HarrynHermione    06/09/2005    18 recensioni
I pensieri di Lui.I pensieri di Lei. Ed infine...Loro.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non saprei dire quando inziai a pensare a lei

Prima di tutto, volevo ringraziare TUTTI coloro che hanno recensito “Just Harry”. Non ero convintissima di quella storia ed è stato incredibile vedere tanti commenti positivi. Quindi grazie.

Ecco qui un’altra storia MOLTO romantica, più ancora dell’altra. Sapete, ci sono storie di cui un autore è soddisfatto, altre che vengono fuori più di getto, sono meno pensate. Raramente sono soddisfatta di una mia storia, mi pare manchi sempre qualcosa, ho sempre l’impressione di poter fare molto di più.

Beh, è ovvio, non sono una scrittrice, dovrò migliorarmi per secoli.

Ma, nel mio piccolo, volevo dirvi che sono davvero soddisfatta di questa storia. Mi sono divertita da morire ad usare un triplo punto di vista e a fare riferimenti/parallelelismi tra le varie ‘parti’. Spero ve ne accorgiate!

E’un pochino strappalacrime-melodrammatica, vi avverto...ma ogni tanto ci vuole! E mi conoscete, sono per il lieto fine...

Buona lettura,

 

HarrynHermione

 

*****

 

Lui&Lei

 

 

*****

 

He

 

 

Non saprei dire quando iniziai a pensare a lei...diversamente.

Me ne accorsi quando mi sorpresi a guardarla, più a lungo del solito.

A notare piccole cose che d’improvviso mi parevano adorabili. Cose che qualche tempo prima avrei notato estremamente in ritardo, come quando non capii che i suoi denti erano tornati normali, o quando non la riconobbi a prima vista al Ballo del Ceppo.

Inoltre, qualche tempo fa, le avrei spiattellato in faccia qualsiasi cosa come se nulla fosse.

Senza il terrore di compromettermi.

Senza il terrore di essere frainteso.

Senza il terrore che il mio cuore si fermasse.

Ora invece...qualcosa è diverso, qualcosa è cambiato. Radicalmente.

Ricordo quando con assoluta semplicità e naturalezza le dissi “Io non credo che tu sia brutta!”, parlando del mio fiasco con Cho. Era una chiaccherata tra amici, e dirlo mi parve assolutamente normale. Lei rise, senza rimanere scossa, senza un’ombra di imbarazzo sul viso.

Erano le parole di Harry, del suo imbranato, ingenuo, tonto migliore amico.

Mi mostrò semplicemente il suo splendido sorriso, su quel dolcissimo viso, quel viso che mi osserva sempre, con preoccupazione, con apprensione...ECCO! Proprio questo intendo. Quando parlavamo di Cho, non mi sarei messo ad osservare il suo viso, il suo sorriso.

Ma ora...sì.

Ora non dò per scontata la sua presenza, ora lei non è la solita Hermione, l’intelligentissima

Hermione sempre pronta ad aiutarmi prima ancora di pensare a se stessa, sempre pronta ad ascoltarmi, a farsi prendere a male parole, a sopportare i miei momenti di debolezza, di sconforto.

Le mie crisi d’abbandono.

Solo ora mi accorgo di essere stato davvero insopportabile. Nei suoi confronti, nei confronti di Ron.

Solo ora mi accorgo di aver addossato a loro il peso del mio destino, come se toccasse a loro renderlo più leggero.

Solo ora mi accorgo di aver incolpato loro di quello che sono, di aver invidiato a morte le loro vite, di aver desiderato con tutto il cuore che potessero essere al posto mio, per rendersi conto di quanto soffrivo, per capirmi invece di isolarmi e lasciarmi solo con me stesso.

Invece loro non hanno mai voluto farlo. E io sono stato uno stupido a pensare anche solo per un momento di scaricare a loro la mia vita, il mio dolore, il mio futuro incerto.

Mi sembrava così insopportabile la responsabilità di quegli incubi, di Voldemort che come un viscido serpente tentava di insidiare la mia mente e infiltrarsi nei pensieri, e ho sperato, quanto ho sperato che per un solo momento loro potessero provare quello che provavo, Ron, Hermione, o Silente, o Piton, loro che non facevano che rimproverarmi, e dirmi cosa fare senza avere la minima idea di come mi sentivo...quanto ho sperato, con odio e cattiveria, che provassero la nausea invadente e le vertigini ogni notte quando Voldemort tentava di entrare in me, l’angoscia e il puro terrore di quegli incubi, le grida strazianti di mia madre come lame nel mio cuore, il viso pallido e rigido di Cedric che mi tormentava come un fantasma, e poi Sirius, il senso di colpa insostenibile, che non mi permetteva di respirare....

Quale amico potrebbe mai augurarsi il male degli altri? Un pessimo amico. Solo ora lo capisco.

Ma ero troppo accecato da quell’onda infernale che aveva invaso di colpo la mia vita, una vita già misera alla mercè dei Dursley...e non avevo mai avuto la possibilità di ragionare, di analizzare con freddezza quello che stavo facendo.

E ora invece la realtà mi balena davanti agli occhi, una consapevolezza accecante e terribile, che mi dà il groppo in gola, e mi fa chiedere come posso meritare persone tanto incredibili, come possono volermi ancora bene...dopo quello che ho fatto loro...dopo quello che ho portato nelle loro vite...morte, paura, dolore...come possono starmi vicino...dovrebbero tenermi a miglia di distanza...per chi sono...Colui – Che – è – Destinato –a – Combattere – Faccia – a – Faccia – l’Oscuro – Signore...colui che se fallisse finirebbe per morire...e se vincesse finirebbe per diventare un assassino...

Ed Hermione...il solo pensare a lei, e riesco vedere le cose con più chiarezza, semplicità...pur se nella loro terribile forma.

La mia migliore amica.

Ecco. Concentrati su questo pensiero, Harry. LA TUA MIGLIORE AMICA. Hermione Granger, l’insopportabile topo da biblioteca  Hermione Granger che ti rimprovera di continuo perchè non studi e non presti attenzione alle lezioni e non prendi appunti, Hermione che ti stressa con quell’assurda idea della C.R.E.P.A., Hermione che sa sempre tutto e ha sempre ragione...

Sì...ma è anche Hermione che non mi lascia mai solo, Hermione che passa notti insonni per cercarmi nuovi incantesimi di difesa e attacco, Hermione che con un sorriso riesce a regalarmi serenità e a farmi dimenticare per qualche istante ogni orribile pensiero...Hermione che ha davvero uno splendido sorriso...Hermione...la persona di cui non potrei mai fare a meno...

Migliore amica. MIGLIORE AMICA.

Già. La migliore. E ora mi trovo a fissarla più di quanto dovrei, di sottecchi per evitare che se ne accorga, in fondo io non voglio che se ne accorga...perchè la mia mente è confusa e per nulla al mondo le permetterei di leggere tanto a fondo nel mio cuore...

No, neanche a lei.

Finirebbe per odiarmi. Rovinerei tutto quello che abbiamo, e mai, mai lo permetterei.

E poi, mi abbandonerebbe. Perderei anche lei. Come i miei genitori, come Sirius. Non potrei sopportarlo.

Non posso tenere nessuno troppo vicino a me. Harry Potter non può avere debolezze. Lui ne approfitterebbe. Io non posso pensare ad una ragazza in QUEL senso.

E soprattutto, non ad Hermione. Non capirebbe.

Qualche volta mi ha sorpreso a guardarla. Mi ha risposto con il suo solito, amichevole e rassicurante sorriso. Ma qualche volta mi è parsa confusa. Nervosa. L’ho notato perchè quando le succede si morde il labbro inferiore. Quando il suo sguardo ha incrociato il mio, lei si è sottratta subito.

E questo mi manda ancora più in confusione.

Dovrei proprio smetterla. Subito. Pensare ad altro. Anche Ron inizia a guardarmi come fossi un alieno. Mi chiede cosa mi prende, perchè sono sovrappensiero, più di quanto lo fossi in passato. E poi ricomincia a litigare con lei, senza sosta, come se fosse il suo unico passatempo.

A volte sento una sorta di fastidio, una morsa allo stomaco, quando li vedo litigare.

Sembrano una coppia sposata.

Anche se urlano l’uno contro l’altra, in qualche modo mi escludono dal loro mondo; potrei venir colpito da una maledizione sotto i loro occhi e contorcermi sotto un Cruciatus e loro non se ne accorgerebbero.

Mi rifiuto di pensare che sia gelosia.

Sono i miei migliori amici, e lei...lei mi vuole bene, come vuole bene a Ron...forse però...Ron le vuole bene in un altro modo...chissà...magari quei litigi sottointendono qualcosa che io non riesco a cogliere...lui potrebbe decidere di confessarle i suoi sentimenti...e Hermione...Hermione potrebbe...

Smettila! Non è il momento nè il caso di pensare a queste cose.

Devo staccarmi da loro. E staccarmi da lei. Devo rimettere in ordine i miei pensieri. Non farei altro che causare sofferenza, se andassi avanti con questi sogni ad occhi aperti. Io non posso permettermi di sognare. Non ora.

 

*****

 

She

 

E’cambiato qualcosa, in questi giorni. La tensione è palpabile, è nell’aria. Non è nulla di buono, ne sono sicura. Ma non riesco a capire cos’è, e questo dubbio mi tormenta.

Posso trovare tutto sui libri, posso essere una studentessa e una strega modello, posso avere tutte le risposte che sono in grado di studiare.

Ma quando si tratta di sentimenti umani, mi devo arrendere. Nessun libro può infondere la conoscenza dell’animo, non esiste un manuale da consultare per interpretare le parole e un improvviso mutamento nel comportamento di qualcuno, non c’è un polveroso e pesante libro di storia che illustri i più frequenti sentimenti e le loro rispettive cause o conseguenze universali.

Non posso far altro che rimanere inerme, incapace di reagire, impegnarmi ad analizzare nel modo più razionale e costruttivo possibile, e poi rendermi conto che analizzare è assolutamente stupido ed inutile.

No, Hermione, questa volta la tua mente iper-organizzata non ti aiuterà.

Harry è cambiato, ed è inutile dire che la cosa mi fa paura. E’ iniziato tutto qualche settimana fa, quando ha iniziato a comportarsi in modo strano. Si è chiuso in se stesso, nei suoi pensieri. Credevo avesse capito di potersi rivolgere a me ogni volta in cui ne avesse avuto bisogno, come ha iniziato a fare in questi ultimi due anni.

Le nostre chiaccherate in riva al lago, sotto il nostro albero, erano ormai un appuntamento abituale. Quando stava male, quando aveva bisogno di sfogarsi, di un consiglio, o semplicemente di allontanarsi dalla scuola, da alcuni sguardi indiscreti, quella era la nostra meta. Quando non voleva essere Harry Potter, Il-Ragazzo-con-la-Responsabilità- della-Salvezza-del-Mondo-Sulle-Spalle, ma voleva semplicemente essere Harry, un sedicenne, un mago, pieno di paure, che si rilassa sull’erba e respira a pieni polmoni, allora mi cercava, mi tirava appena per la manica della maglia, e senza lasciare la presa sussurrava “Vieni”, guardandomi appena, con quegli occhi che dicevano ‘Ti prego, ho bisogno di qualche minuto lontano da qui’, e io mi lasciavo portare, senza una parola, solo uno sguardo d’assenso.

Semplicemente. Non mi ci voleva molto per capire quando era uno di quei momenti. Glielo leggevo negli occhi, e lo seguivo.

Si confidava anche con Ron, e al lago molte volte andavamo tutti e tre.

Ma c’erano alcuni momenti solo nostri. Erano momenti in cui non poteva sentire Ron lamentarsi dei professori, maledire Piton, insultare Malfoy o deprimersi per la terribile performance durante l’allenamento di Quidditch. Ron era incapace di restare un attimo in silenzio. Ron è una persona stupenda e un amico unico, ma non ama prendere le cose sul serio, e tende subito a sdrammatizzare. A volte è davvero indispensabile, e riesce a far tornare a tutti il sorriso. Ma altre volte non capisce che non è proprio il momento, di sorridere.

Ron farebbe di tutto per Harry. Per lui  sacrificherebbe la sua stessa vita. Ma nel frattempo, quando si tratta di Harry e dei suoi problemi, non riesce a fare a meno di sentirsi inferiore ed incompreso.

Continua ad invidiarlo per la sua fama, per la sua potenza. Quando vuole, sa ascoltare, dimostrando di non essere insensibile come sembra. Ma Harry ha sempre cercato me. Per andare sul sicuro, probabilmente.

Là, in riva al lago, Harry poteva restare in silenzio per tutto il tempo, a fissare il cielo, passandosi solo ogni tanto una mano tra i capelli quasi nell’intento di scompigliarli ancora di più. Quello era l’unico gesto che mi rivelava la sua presenza, oltre al suo lento, regolare respiro. Io restavo lì, accanto, a guardarlo, e sapevo di non dover dire nulla, perchè lui non si aspettava lo facessi. A volte mi sdraiavo con lui, e fissavo anch’io il cielo. Credo non volesse restare solo. Anche se non aveva realmente bisogno di me, avvertiva comunque la necessità di sentire qualcuno vicino, qualcuno su cui potersi appoggiare, qualcuno che gli desse la certezza di non essere mai solo.

Il terrore di essere abbandonato lo accompagna, in ogni istante, ne sono sicura.

Quindi io lo seguivo, e restavo in silenzio, felice di poter essere un appiglio, di poter alleviare anche solo di un soffio il suo dolore. Aveva paura dei suoi pensieri, e nel caso lo avessero sopraffatto, io sarei stata lì, e gli avrei sorriso, riportandolo in contatto con la realtà. Uno sguardo rassicurante, il mio, che lasciava intendere ‘Va tutto bene, io sono qui. Non ti lascio’.

Altre volte parlavamo, del più e del meno, di cosa avremmo fatto dopo l’ultimo anno ad Hogwarts, come se Vo...Voldermort non esistesse, come se le nostre vite fossero quelle di qualsiasi altro studente. Come se il nostro futuro fosse solo e soltanto nelle nostre mani, e non in quelle della battaglia finale. Non nelle Sue mani.

Harry non piangeva mai. Si arrabbiava, stringeva i pugni fin quando le nocche diventavano bianche, li sbatteva sull’erba. Fissava lo sguardo a terra, i denti serrati, e tratteneva tutto dentro. A volte chiudeva gli occhi, come per non urlare. Io gli appoggiavo una mano sulla spalla, finchè sentivo pian piano i suoi muscoli sciogliersi, gli occhi riaprirsi, e il suo sguardo ammorbidirsi. La rabbia lasciava spazio ad una debole rassegnazione.

Avrei voluto che per una volta si lasciasse andare, si lasciasse prendere dalle emozioni, e piangesse tutte le lacrime che non aveva mai voluto versare. Ma Harry non vuole mostrarsi debole, mai. Ha assunto a pieno titolo il suo ruolo di eroe, di Colui-Che-Deve-Salvare-Tutto-e-Tutti. E un eroe non piange.

A volte lo prendevo per mano. Era quando vedevo un velo di tristezza sui suoi occhi, e capivo che stava pensando a Sirius. Non lo diceva mai, ma sapevo che era così. QQQQQWQQ

 

 

 uante volte l’avevo rimproverato, urlandogli che non era colpa sua, ma non ero mai riuscita ad annullare il senso di colpa che provava. Era vivido, presente, e logorante.

Ma qualche volta stava bene. Mi portava fin là, e scherzava con me, e io sorridevo per ogni suo sorriso. Quello era il più grande ringraziamento che potesse donarmi. Un suo sorriso, la sua serenità.

Era tutto ciò che contava.

C’era qualcosa, nei suoi occhi, per me. C’era sempre stato. Qualcosa di diverso. Il suo mezzo sorriso, un sorriso davvero voluto, sincero. Il sorriso di quando sentiva parlare di suo padre e sua madre. Un misto di affetto, gratitudine, amicizia, di quelle che durano per sempre.

Ero fiera di quel suo sguardo, perchè non era di nessun altro. C’era qualcosa di lui che altri non potevano nè avrebbero mai potuto possedere. Solo io.

Era uno sguardo che rifletteva come specchio le nostre chiaccherate e i nostri silenzi al lago, la nostra tacita ma inscindibile complicità, un’occhiata fuggitiva tra noi che valeva più di mille parole.

I suoi occhi, i suoi magnifici occhi verdi mi parlavano.

E la differenza era evidente quando lo vedevo parlare con altre. Con Ginny, con Angelina, con Padma la sera del ballo, anche con Cho...sì, anche con lei. Era come se i suoi occhi innalzassero una barriera, e una freddezza protettiva vestisse quel verde scintillante, affinchè nessuno potesse penetrarvi e indagare a fondo. Anche dietro ai sorrisi, dietro alla gentilezza e alla dolcezza con cui si comportava, anche dietro all’imbarazzo e all’attrazione per Cho, i suoi occhi erano attenti, vigili.

Impenetrabili.

Ma non per me. Lui aveva deciso di farmi entrare. Di avvicinarmi a lui, più di chiunque altro. E io ho accettato di essere la sua confidente, la sua ancora di salvezza.

La...migliore amica dell’eroe.

Però credo che qualcosa sia cambiato. Non riesco mai ad incontrarlo, è un’impresa quasi impossibile. A volte sparisce, se ne va solo, altre volte afferra la sue Firebolt ed esce con Ron per un po’di allenamento a Quidditch, per non parlare dei veri e propri allenamenti e delle lezioni di Occlumanzia con Silente.

Spero di poter parlare un po’con lui la sera, in sala comune. Io, lui e Ron siamo sempre gli ultimi ad andare a dormire, e restiamo sempre a goderci il calore del fuoco sul morbido divano, chiaccherando del più e del meno, nauralmente dopo aver finito di studiare e aver obbligato anche loro a farmi correggere ciò che avevano fatto.

Ma ora lui non resta più con noi. Trova sempre una scusa per salire in camera molto presto oppure per tornare quando ormai io e Ron siamo già a dormire.

Mi spaventa. C’è qualcosa di inafferrabile tra noi, che mi spaventa.

Non solo ho paura di perderlo.

Ho paura che perda se stesso.

 

*****

 

About her.

 

 

E’ spaventata, riesco a leggerglielo negli occhi.

Sono spaventato anch’io, perchè non riesco a stare lontano da lei.

Ho dovuto trattenermi a forza dal gridare quando mi ha chiesto se stavo bene e se volevo fare una passeggiata al lago con lei.

Ho dovuto concentrarmi per non prenderle la mano e attirarla verso di me, quando spazientita dal mio solito ‘scusa, sono molto impegnato, non posso’ si è voltata e se n’è andata.

I suoi occhi, quegli occhi color cioccolato così penetranti, mi imploravano di rispondere affermativamente...c’era in quegli occhi ansia, preoccupazione e...affetto. Lo stesso che io provo per lei, lo stesso che avrei voluto gridarle e dimostrarle...lo stesso che...

Sciocchezze. Non è lo stesso. Va oltre. Non può essere lo stesso. Lei è mia amica, mia e di Ron. Lei non si lascerebbe mai andare a questo...questo errore...non andrebbe mai oltre alla semplice amicizia...lei non lo farebbe...lei non è come me...

No, non posso permettermelo. Non voglio avvicinarmi a lei. E’ sbagliato, totalmente sbagliato. Lei non lo merita. Non merita la vicinanza di uno come me, di chi non è sicuro di avere un futuro, di chi è una minaccia per chiunque.

Devo lasciarla andare, prima di non essere più in grado di tornare indietro.

Ci sono momenti in cui le mie sensazioni perdono ogni logica e controllo. Sono gli attimi in cui mi accorgo di essere giunto ad una linea pericolosa.

Un passo, solo un passo per affondare in un ignoto che è troppo dolce e allo stesso tempo proibito.

Hermione è la mia pace. E’ una sensazione che non ho mai conosciuto.

E’ un respiro a pieni polmoni e un’aria fresca che riempie ogni cellula del corpo. E’ pioggia sottile e scintillante che attraversa un raggio di luce, sono iridescenti gocce di rugiada di un mattino limpido, è arcobaleno, è puro vento del nord, è tepore estivo quando senti l’erba palpitare sotto i tuoi arti stanchi, è l’abbraccio di un cielo blu tempestato di morbide nuvole che corrono rapide e mutano pigre.

Mi terrorizza questo sentimento, mi terrorizza la consapevolezza di avere un bisogno disperato di lei. Senza Hermione sento di non riuscire più ad essere calmo e razionale, la sua lontanza mi lascia smarrito, come se non potessi mai più tornare a casa. Quando lei mi è accanto provo qualcosa...qualcosa che è stato per tutti questi anni un Qualcosa-Di-Indefinibile-Ed-Inspiegabile-Che-Non-Capisco-Cos’è, ma che solo adesso si delinea pian piano, giorno per giorno...

Ed ho paura, perchè benchè lei non sappia nulla, l’idea di poter perdere la mia pace –lei- è soffocante, insostenibile.

Mi manca da morire il tempo che trascorriamo solitamente insieme. Senza di lei fatico ad essere lucido e rilassato. Non riesco neppure a sopportare Ron, per questo lo tengo a distanza di sicurezza.

Hermione era l’unica che potesse riportarmi sulla terra e tenermi per mano per impedirmi di perdermi.

I pensieri mi fanno male, e non c’è più lei a calmarli. Non c’è più lei a lavare via il mio dolore, a vegliare su di me, angelo silenzioso e mai invadente.

Ma la mia scelta è questa, perchè voglio un angelo vivo e felice, anche se questo significa rinunciarvi per sempre.

E’ per lei che lo faccio. Solo per lei.

 

 

*****

 

About him.

 

 

Ho davvero paura, credo di non riuscire più a nasconderlo, ormai. Mi si legge negli occhi.

Harry continua ad allontanarsi da me e non ne capisco il motivo, sembra così strano...

Gli ho chiesto di spiegarmi cosa succedeva, volevo che tornassimo al lago a parlare, solo noi due, come un tempo.

E’ stato tutto inutile. Mi ha risposto, come ogni volta, che era occupato e quindi non era possibile. Credo che abbia letto sul mio volto la delusione, la disperazione, l’apprensione che ho provato. Non ne potevo davvero più di sentire quella scusa, non sono riuscita a rispondergli a tono, nè a sostenere il suo sguardo. Volevo solo piangere, urlare e...scappare.

E’ quello che ho fatto, sono scappata, non potevo resistere un minuto di più. Avrei voluto che non lo permettesse, che mi fermasse e mi dicesse che andava tutto bene, ma non l’ha fatto.

I suoi occhi...quegli smeraldi, dai quali mai riesco a sottrarmi...dovrebbero essere dichiarati illegali! Li ho guardati ipnotizzata, quasi implorandolo...i suoi occhi non possono mentirmi, sono sicura che mi nasconde qualcosa, sono sicura che deve esistere una spiegazione per questo suo improvviso cambiamento...

Non era sicuro, non era deciso quando mi ha detto di non voler venire con me. Per mesi ha voluto la mia compagnia, ha cercato il mio conforto, insieme abbiamo riso, parlato, giocato, litigato, o abbiamo ascoltato i nostri reciproci silenzi.

Non posso credere che tutto si sia rotto all’improvviso.

Io non posso...non riesco...non voglio accettarlo. Non voglio che lui si rivolga a qualcun’altro, non voglio che un’altra mano si poggi sul suo volto, che un’altra persona si stringa a lui, che qualcun’altro asciugi le sue lacrime e lavi via il suo dolore...

Non voglio che i suoi occhi si specchino in quelli di qualcun’altro, e che abbattano la barriera che solo io ho abbattuto...non posso sopportare che qualcun’altro viva del suo sorriso e gli stia accanto quando più ne ha bisogno...

Devo proteggerlo...io devo proteggerlo, devo esserci per lui...ho bisogno di averlo accanto...

Sono io la sua confidente...la migliore amica dell’eroe...

E non faccio che mentire a me stessa. Mi illudo di voler solo il suo bene e cerco di auto-convincermi che sia solo per aiutarlo e dargli il mio appoggio che desidero ardentemente essere con lui...invece ho semplicemente paura di aver troppo bisogno di lui, della sua presenza.

Sono gelosa, perchè lui è così distante e io non posso far nulla perchè torni da me, anzi, mi torturo all’idea che possa avermi sostituita...

Sono solo una stupida, perchè non riesco a controllare me stessa e le mie emozioni, sono irascibile ed insopportabile con tutti, mi basta solo vedere Ron per sentire il desiderio di tirargli in testa la mia borsa piena di libri, non oso pensare se parlasse...e tutto questo per Harry, per il mio migliore amico, al quale non riesco a smettere di pensare...

L’altro giorno ho pianto per lui. Ero sola in camera, e il ricordo dei giorni trascorsi insieme era così forte, così insistente, così meraviglioso, che non sono riuscita a trattenere un pianto disperato.

Non riesco a darmi pace, detesto questa totale incomprensione.

Ora che siamo lontani, non smetto un attimo di pensare a quanto io sia fatta per stargli accanto...io e lui, insieme...è la cosa più giusta, più perfetta a cui io riesca a pensare.

E’ il modo in cui mi fa sentire la sua vicinanza, come se nient’altro potesse sfiorarmi, toccarmi, ferirmi. Harry è questo...mi fa sentire speciale, utile, mi fa stare incredibilmente bene con me stessa...prendermi cura di lui, ascoltarlo, potergli donare un sorriso è tutto ciò che voglio dalla vita...poterlo guardare, abbracciare, poter vegliare su di lui.

Poterlo...amare.

 

*****

 

 

Them.

 

 

Hermione era seduta sul divano, ancora sovrappensiero. Non sapeva che ora fosse, nè da quanto tempo fosse seduta lì. Doveva essere tardi, perchè la Sala dei Grifondoro era deserta. Aveva pensato per ore a quello che stava succedendo, ad Harry, a quello che sarebbe successo, e non riusciva a trovare uno spiraglio di salvezza. Una lacrima solitaria le scese inaspettatamente.

Poteva fingere con gli altri, ma non con se stessa. Aveva appena capito di provare dei sentimenti per il suo migliore amico, e proprio ora il suo migliore amico faceva di tutto per evitarla.

Le lacrime una ad una iniziarono a scendere, e scossa dai singhiozzi pianse, lì davanti al fuoco, sola.

Tirò sul col naso e decise di andare a dormire. Voleva evitare qualsiasi presenza indesiderata, e in quello stato non era in vena di rispondere ad alcuna domanda. Si alzò dal divano, e poco prima di voltarsi, vide il ritratto aprirsi.

Rimase paralizzata, il volto ancora rigato di lacrime, un singhiozzo la fece sussultare.

Harry era davanti a lei, la guardava, anche lui immobile.

Harry non riusciva a distogliere gli occhi dal viso dell’amica, e una fitta lo colpì diritto al cuore quando vide che aveva appena pianto. Anche se ora non scendevano più lacrime, le sue guance erano ancora umide, gli occhi arrossati, e la sua espressione tradiva dolore, angoscia.

Hermione abbassò lo sguardo, indecisa sul da farsi. Non riusciva a parlargli, non ora. Anche se la curiosità la opprimeva e avrebbe voluto capire.

Il pensiero rinnovato di quello che provava e di come Harry si era comportato in quegli ultimi giorni fu troppo per lei. Appena sentì le lacrime premere di nuovo agli angoli degli occhi, soffocò il singhiozzo e si voltò per andarsene.

Ma non potè farlo.

Realizzò con un po’ di ritardo che Harry le teneva saldamente un polso, ma non doveva fare un grande sforzo perchè lei stessa desiderava restare e non oppose resistenza.

“Aspetta...” mormorò Harry quasi sottovoce. Non poteva sopportare di vederla ridotta così, soprattutto se era per colpa sua. E lui sapeva fin troppo bene che era così.

Di fronte al viso triste di Hermione, tutti i suoi buoni propositi e le sue prese di posizione si sciolsero come neve al sole. Non poteva proteggerla provocandole ancora più dolore.

Non poteva vederla piangere.

Forse, poteva ancora starle accanto...almeno come amico. Forse ci sarebbe riuscito, col tempo avrebbe scacciato dalla mente tutto il resto. Forse...

“Cosa vuoi da me...” mormorò gelida Hermione, senza voltarsi.

“Ti prego...guardami” disse Harry, senza riuscire trattenere un velo di tristezza nella voce.

Hermione si girò con riluttanza, ma evitò ancora il contatto visivo. Fissò il pavimento, la testa leggermente rivolta verso destra.

“Voglio sapere perchè stai piangendo” disse tentativamente Harry, sapendo a priori che qualsiasi sua domanda sarebbe risultata assolutamente stupida.

“Perchè dovrebbe interessarti” replicò Hermione, senza abbandonare il tono risentito della voce.

“Sai che mi interessa”

“Non si direbbe, considerato il tuo totale disinteresse nei miei confronti” questa volta Hermione lo guardò, per la prima volta. Nei suoi occhi c’era rabbia e tristezza.

‘Colpito’, pensò Harry tra sè. Hermione aveva ragione. Inutile negarlo. Qualcuno si era comportato in modo idiota e orribile, e questo qualcuno era lui.

“Mi dispiace” disse, guardandola negli occhi, continuando a tenerle ben saldo il polso quasi temesse potesse scappargli da un momento all’altro.

“Ti dispiace?! E’ tutto quello che sai dire? Mi eviti per un’intera settimana, sparisci per ore intere, non mi dai alcuna spiegazione e tutto quello che riesci a tirare fuori è ‘mi dispiace’ !?! Non intendo restare qui un minuto di più ad ascoltare queste ovvietà!”  gridò. Era davvero arrabbiata, il volto arrossato per la foga. Però non si mosse, non se ne andò.

Harry abbassò lo sguardo, quasi a voler cercare le parole giuste. Sempre che ce ne fossero.

“Mi hai lasciata sola...io...credevo avessi bisogno di me...invece mi hai abbandonata” aggiunse Hermione. Non stava più urlando. Sembrava rassegnata, delusa...senza speranza.

“Avevo bisogno di te...ho bisogno di te...però...non volevo che tu mi fossi troppo vicina...non voglio metterti in pericolo...” azzardò Harry.

‘Pessima scelta Harry...pessima scelta...’

“Sei uno stupido! Credevo avessimo già affrontato quest’argomento! Ormai ci sono già dentro! Non puoi più tenermi lontana! Anch’io...anch’io ho bisogno di te! Ho bisogno di averti accanto...”

“NO!” Urlò Harry.

Hermione spalancò gli occhi, interdetta. Era la prima volta che lo sentiva alzare la voce.

“Io non posso restarti accanto. Non posso rischiare di mettere a rischio la tua vita...non sono la persona adatta da avere vicino!”

Hermione scosse la testa, un sorriso malinconico sulle labbra.

“Già...solo come amico...un saluto incontrandosi ogni tanto...è tutto quello che puoi darmi, giusto...? La soluzione più semplice...non t’importa di nient’altro...” Una lacrima, poi un’altra, non riusciva più a fermarle. Ora non voleva più restare. Voleva solo correre in camera, chiudersi dentro e non dover più pensare a nulla...se solo lui le avesse lasciato andare il braccio...non poteva restare lì, si sentiva troppo umiliata, lui che non voleva più averla vicina, lei che gli stava per confessare il suo amore...

Harry trasalì a quelle parole. Non avrebbe dovuto stupirsi, d’altronde era Hermione...aveva capito al volo le sue intenzioni, senza che lui dicesse nulla...quello che non aveva capito, e che gli importava eccome di tutto il resto, e non avrebbe desiderato altro che poter stare insieme a lei per sempre...ma non voleva cedere. Aveva troppa paura di perderla, come i suoi genitori, come Sirius...

Hermione tentò di far forza sul braccio bloccato, ma Harry non accennò a mollare la presa.

“Ti prego, resta”

Non sapeva cosa dire, faceva sempre più fatica a star fermo sulle sue scelte, ora che lei era così fragile, e gli chiedeva di non lasciarla...però non voleva che se ne andasse, non così...

Hermione guardò di nuovo in basso, ma Harry le sollevò il mento con la mano libera.

“Guardami”

Non riuscì a resistergli per molto, e trovò di nuovo i suoi occhi, così vivi, intensi, profondi...sentì le ginocchia cederle.

“Sai che non può essere diversamente...” disse Harry tentando di mantenere la voce ferma, ma tremò leggermente.

“...non posso essere più che un amico...è l’unico modo...l’unico..”

“NO! Io non lo so... io non riesco a capirlo! Non capisco perchè vuoi allontanarmi, perchè non la smetti di buttarmi fuori dalla tua vita...tutto questo non ha senso! Non capisco perchè...perchè non possiamo restare insieme!” ora piangeva a singhiozzi, le lacrime le annebbiavano la vista, ma continuava a fissarlo, e si accorse che anche lei gli aveva afferrato un braccio, e lo stava stringendo con forza.

“Se solo potessi...” Harry cercò di non tradire l’emozione, l’emozione di sentire Hermione pronunciare quelle parole...Hermione voleva stare con lui...La voce gli si ruppe in gola.

“...se io potessi stare con te, lo farei...non vorrei altro...se io non fossi quello che sono, non ti lascerei mai...se ci fosse un modo...ma non c’è Hermione...non c’è...io non so cosa mi riserva il futuro, non so neppure se l’avrò, un futuro...come posso trascinarti in tutto questo...tengo troppo a te...troppo...non potrei sopportare di perderti, lo capisci...?”

“Non mi importa! Non mi importa di nulla! Sei uno stupido se credi che tutte queste sciocchezze siano più importanti di te!”

Ora lei aveva entrambe le mani strette saldamente alle sue braccia. Si avvicinò e si appoggiò contro il suo petto, abbracciandolo, nascondendo il volto contro il suo torace, piangendo ancora.

Harry la strinse a sè, affondando il volto nei suoi capelli, assaporandone il profumo...quanto avrebbe ancora resistito...per quanto l’avrebbe ancora respinta..? Lei era più forte...lo era sempre stata...

Harry si staccò da lei, cercando il suo viso, e appoggiò la fronte contro la sua, socchiudendo gli occhi e appoggiandole le mani ai lati del viso.

“Io...io non sono una persona a cui si può voler bene...non mi si può amare...”

“Ma io sono già innamorata di te...”

Harry sollevò il viso, e la guardò come mai aveva fatto in tutti quegli anni.

Forse non aveva capito bene...doveva essere così...lei non lo amava...era impossibile...

“Smettila...” cercò di dire, e intanto la fissava, per trovare la minima traccia di un tentennamento in quegli occhi castani che con le lacrime brillavano di riflessi d’oro e d’ambra...

“Io ti amo...ti amo...” ripetè Hermione, appoggiandogli una mano dietro la nuca e attirandolo verso di lei.

Mentre i loro volti si avvicinavano, altre lacrime caddero, ma Hermione si accorse che non erano le sue.

Harry stava piangendo. Prima silenziosamente, cercando di camuffare i singhiozzi per l’imbarazzo. Ma quando Hermione gli guidò la testa sulla sua spalla e lo strinse forte, circondandolo con le braccia, Harry non trattenne più il pianto e si lasciò totalmente andare.

Pianse tutte le lacrime che non aveva mai pianto, quelle che aveva sempre scacciato.
Ed Hermione era lì per lui, dopo aver conquistato quel posto nel suo cuore ora finalmente si sentiva completa, ora che lui aveva abbattuto l’ultima barriera, e in lei seppelliva ogni turbamento del suo cuore. Lei l’avrebbe custodito.

“Non ti lascerò mai, Harry...mai...”

Harry cercò di calmarsi e di riprendere a respirare normalmente, quindi sollevò il viso e premette con forza le labbra contro quelle di Hermione.

La baciò.

Era un bacio disperato, un bacio che aveva tardato troppo a venire.

Le loro labbra si incontrarono, e solo quando quelle di Hermione si socchiusero leggermente per dargli accesso, il bacio si fece più dolce, sentito, ma ugualmente appassionato, le lingue si accarezzavano e scambiavano mute promesse.

Harry la baciò come fosse l’ultima volta che potesse farlo, ma non voleva che lo fosse. La baciò per tutte quelle volte in cui lei era stata presente, accanto a lui, in cui era stata semplicemente in silenzio, anche per ore, senza mai lamentarsi, senza mai invadere il suo spazio, senza mai chiedere. La baciò per averlo abbracciato quando nessun’altro era lì per lui, per avergli permesso di essere una persona normale, per avergli regalato semplicità, rari attimi di dolcezza, da sogno. Per averlo fatto sentire come tutti gli altri, per avergli offerto un sostegno a cui appigliarsi, per avergli stretto la mano, per aver alleggerito più volte quel peso che gravava sulle sue spalle da quando era nato.

La baciò perchè lo amava e non lo aveva lasciato, la baciò perchè aveva insistito e aveva lottato per lui. La baciò perchè poteva di nuovo percepire quella pace e calma impossessarsi di lui, perchè solo grazie a lei ora riusciva di nuovo a ragionare, a respirare, a sperare. Non poteva fare a meno di quella pace. Della Sua pace.

La baciò perchè...perchè l’amava.

La realizzazione lo folgorò, in quell’istante.

Riluttante interruppe il bacio, aveva bisogno di guardarla. Non si allontanò molto da lei, solo quanto bastava per incollare i loro occhi. La fissò, a pochi centimetri di distanza.

“Io...io...” Harry non riuscì a continuare.

Hermione gli appoggiò dolcemente un dito sulle labbra, e sorrise.

“Non importa. Non devi dire nulla. Io...lo capisco” gli disse.

“No”

Hermione sentì il cuore mancare di un battito. Era così determinato...così deciso...

“Io sono stato uno stupido...a pensare di poter stare senza di te...e...”-respirò profondamente, con il cuore in gola che sembrava dovergli saltar fuori da un momento all’altro.

“...ti amo”

Harry cercò di abbozzare un sorriso, e spiò la reazione dell’amica.

La vide sorridere, e poi singhiozzare, ed Hermione rideva mentre le lacrime le scendevano a fiumi. Per un attimo Harry fu allarmato da questa esplosione di sentimenti, ma cambiò immediatamente idea quando Hermione gli tolse il respiro baciandolo all’improvviso. Indugiò sulle sue labbra, per poi incorniciargli il volto con piccoli leggeri baci sul mento, sulle guance, sul naso, sugli occhi, quasi a voler adorare ogni più piccolo tratto del suo viso.

No, non l’avrebbe mai lasciato.

E lui non l’avrebbe mai lasciata.

 

  
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