QUARANTANOVESIMO
CAPITOLO (ARY)
Voglio vederla di nuovo felice
“Vedi, sei un
coglione!”, gridai con tutto il fiato che avevo in gola,
guardando con sguardo spento fuori dalla finestra della mia stanza.
“Oddio, e ora che ho
fatto?”, borbottò.
“Sei un coglione, sei uno
schifosissimo stronzo bastardo e oltretutto
sei anche senza cervello! Ma dico, non bastava quello che hai fatto ad
Ale, no!
Dovevi pure farti beccare con Chantelle! Sei il massimo
dell’intelligenza,
davvero!”
“Le avete viste anche voi,
è così?”, sospirò
dispiaciuto.
“No, figurati, noi viviamo in
Lapponia! Cazzo Tom, almeno la decenza
di prendervi una camera! Ma ti rendi conto un
minimo…”
“Ary, e ora perché
piangi?”
“Perché mi fai
pena!”
“Bella questa! Ma,
davvero… perché piangi?”
“Perché ho litigato con
Ale… ed è sinceramente il momento peggiore
questo. Ho i nervi a fior di pelle, scatto sempre per
niente… Ma lasciamo
perdere. Quella sera in cui ti ho chiamato avevi appena finito di
slinguazzarti
Chantelle?”, chiesi irritata, asciugandomi le lacrime.
“Sì…
cioè NO! Ma che cazzo… Ary, onestamente parlando,
pensi che me ne
freghi davvero qualcosa di Chantelle?!”
“Non lo so, questo dovresti
dirmelo tu! Sei tu che…”
“Non ci ho fatto sesso!”
“Ah, ne dubito.”
“Dubitane quanto cazzo ti pare, io
so qual è la verità: Ale mi manca
tantissimo, io… io la amo! Non posso stare senza di lei,
Ary!”
“E quindi stai con Chantelle.
Davvero astuto.”
“Ma no! Chantelle…
diciamo che ho provato a vedere se… quello che
provavo era vero! Cioè…”
“Cioè tu ancora
dubitavi del tuo amore per Ale, nonostante le avessi
detto che l’amavi.”
“Sì”,
mormorò mortificato.
“Tom, mi fai pena più
di prima.”
“Grazie.”
“Ma dico, perché non me
l’hai detto che ti vedevi di nuovo con quella!
Almeno avrei evitato di…”
“E perché avrei
dovuto?”, berciò, ferendomi più del
previsto. “Noi non
siamo più migliori amici, ricordi? Me l’hai detto
tu.”
“Lo so”, singhiozzai di
nuovo, sedendomi lì sul davanzale, la testa
sulla tenda chiara. “Ma non lo pensavo davvero…
Ero solo incazzata nera!
Insomma, potresti anche capirmi!”
“E lo faccio”,
sospirò. “Non piangere più, ti
prego.”
“Io piango, invece.
Perché va tutto a puttane.”
“Tu come stai?”
“In che senso come sto?
Lunedì ho la prima ecografia…”, mi
portai
istintivamente una mano sulla pancia ancora piatta.
“Ah… ehm… a
proposito di… quello…”
“Che cosa?”, sgranai gli
occhi, il respiro mozzato in gola. “No. Oh
no. Tom, non dirmi che l’hai fatto perché questa
è la volta buona che ti
uccido!”
“Mi è scappato! Non
volevo…”
“Tu sei un…
cretino!”, mi portai ancora le mani sul viso paonazzo,
tentando di calmarmi.
Georg sapeva, Georg sapeva del bambino, Georg sapeva tutto. Come avrei
fatto, ora?
“Ah, e…”
“C’è
dell’altro?”, soffiai esasperata.
“Sì,
c’è che lunedì torniamo lì
per un po’.”
“Come mai?”, riuscii a
dire, fra lo sconvolgimento. Sicuramente Georg
sarebbe venuto da me! Tutto per colpa di Tom, quell’idiota!
“Sono successi alcuni casini.
Comunque lunedì torniamo, sei
contenta?”, quasi lo vidi sogghignare, fra la malinconia.
“Guarda, da morire! Tu e Ale
dovete parlare… Non ce la faccio più a
vederla così. Le hai strappato via la vita dal
corpo”, sussurrai abbassando la
testa.
“Sì, lo so…
ma come?”
“Io ho un’idea. Te la
spiegherò più avanti. Vedi di non fare altri
casini fino a lunedì, io ora devo andare. Ciao
Tom.”
“Ciao Ary e…
grazie.”
“Ma di che cosa, bastardo? Ah
già, non ti meritavi nulla di quello che
ti sto offrendo di nuovo, a mio rischio e pericolo. Beh, allora
prego.”
“Sei ancora la mia migliore amica,
sai?”
“Sì, certo…
COSA?!”
Tom ridacchiò, prima di ripetere.
“Davvero?”, mormorai.
“Sì…”
“Anche tu”, tirai su col
naso. “Ma fin quando non si sarà tutto
sistemato il coltello ce l’ho io dalla parte del manico. Stai
attento, non ti
darò un’altra possibilità,
né con me né con Ale. Ora vado, ciao.”
Chiusi il telefono di scatto: non gli davo mai la
possibilità di
salutarmi! Che cattiva che ero, ma lui era stato ancora più
cattivo con noi.
Scesi di sotto cancellando ogni tipo di
senso di colpa, con la borsa
sulla spalla, e salutai mia madre in cucina.
“Ehi, dove vai?”
Mi girai e vidi papà e Davide
seduti sul divano, che guardavano la
televisione. Mamma mi guardò e mi incitò a
parlare, tanto prima o poi avrei
dovuto dirglielo comunque.
“Vado da Ale. Ah, sono
incinta.”
La loro reazione fu la stessa: il mento gli
arrivò fino alle gambe,
gli occhi sporgevano fuori dalle orbite. Erano uno spettacolo
disgustoso, manco
fossi un’aliena verde.
Sollevai le spalle tranquilla e uscii fuori di casa, andai alla
macchina e ci saltai sopra, diretta verso casa di Ale.
“Ale”, mormorai
vedendola appoggiata alla scrivania con la testa, sul
ripiano di legno ancora l’accendino, le cartine e i filtri
che ormai conoscevo
bene.
La presi per le spalle e lei mi
guardò spaesata, gli occhi lucidi: in
quel momento non doveva nemmeno ricordarsi dove fosse e
perché io fossi lì.
“Ale, ti prego smettila con quella
roba, non serve a niente…”,
mormorai abbracciandola, nascondendo il viso già umido di
lacrime nell’incavo
della sua spalla.
“Mia madre non ti ha proprio insegnato niente, eh? Ha perso
tutto, a
causa della droga. E io non voglio perdere te. Mi dispiace tanto se ti
ho fatta
soffrire, mi dispiace davvero tanto.”
“Ary…”, mi
prese delicatamente per le spalle e mi fece guardare i suoi
occhi, a me scappò un singhiozzo vedendoli così
spenti. Mi asciugò le guance
con le dita e mi fece un sorriso amaro, stringendomi di nuovo a lei.
“Non ti preoccupare”,
sussurrò. “È passata.”
“Lo dici davvero oppure solo
perché sei sotto l’effetto della
marijuana?”
Ale fece una smorfia e mi strinse
più forte a lei. Avevamo bisogno
l’una dell’altra, ora più che mai,
soprattutto io avevo bisogno di lei, e stare
lontane non sarebbe servito a niente, oltre che a farci del male.
“Tutto procede bene”, mi
sorrise rassicurante la dottoressa,
passandomi quell’affare freddo sopra la pancia ricoperta dal
gel.
“E il bambino sarebbe quel
fagiolino alieno?”, indicò Ale sul monitor,
senza lasciarmi la mano, seduta accanto a me.
La dottoressa fece una risatina per lo
strano nome con cui aveva
chiamato il mio bambino e annuì con il capo, passandomi
della carta per pulirmi
il ventre.
“Che bello, è
bellissimo!”, saltellò Ale alzandosi e
raggiungendo la
dottoressa, iniziando a chiederle di tutto e di più, visto
che non aveva potuto
con sua sorella.
Io invece non ero di molte parole
perché non ne avevo, ed ero troppo
sconvolta nell’insieme per mostrare la felicità
che mi faceva scoppiare il
cuore pensando che quel piccolo fagiolino alieno era il mio.
Mio e di… Georg.
“Vuole il video o la copia
dell’ecografia?”, mi chiese la dottoressa
mentre mi rimettevo a posto la maglietta e scendevo dal lettino.
“Tutt’e due!”,
gridò Ale con gli occhi brillanti. Se una semplice
ecografia la rendeva così felice, le avrei fatte tutti i
giorni!
La dottoressa fece un sorriso bonario e io
annuii.
“È lei il
coach”, sorrisi scompigliandole i capelli.
“Ciao Ary, grazie
per…”
“Figurati”, le sorrisi.
“No, anche per
ieri…”, si grattò la nuca.
“Scusami per quello che ti
sto facendo passare”, sospirò.
“Non ti preoccupare, ci sono
abituata”, abbassai lo sguardo.
“Mi dispiace
tanto…”, mormorò.
“A me è dispiaciuto di
più averti ferita, o… tradita.”
“Ary… davvero,
è acqua passata. Non voglio più sentirne parlare,
né di
lui né di tutto il resto”, sorrise e mi
stampò un bacio sulla guancia, senza
accorgersi della mia preoccupazione.
“Vieni dentro con me?”,
mi chiese Ale come se nulla fosse. “Non
c’è
nessuno, mamma ed Edo sono dai nonni e Fra è sparita. Mi
annoio a stare da
sola!”
“No, io… mi dispiace,
io devo tornare a casa, non mi sento tanto
bene.”
“Ah, ok, ho capito. Vuoi che ti
accompagno?”
“No, non ti
preoccupare”, sorrisi forzatamente. “Ci vediamo
Ale, ti
voglio tanto bene.”
Ale mi guardò stranita e scese
dall’auto, mi salutò con la mano e poi
entrò in casa,
chiudendosi la porta alle
spalle. Io mi appoggiai allo schienale con la testa e chiusi gli occhi
facendo
un grande respiro profondo.
Sentivo che sarebbe stato un disastro, ma era l’unica
alternativa per
tentare di rimettere ogni tassello del puzzle al proprio posto. Dovevo
provarci, dovevo per lei, la mia migliore amica, e la sua
felicità.
Seduta fra una delle tante poltroncine blu
nella sala d’aspetto, non
riuscivo a stare ferma: muovevo le gambe e con lo sguardo non facevo
altro che
cercare un viso a me familiare, pregando che non incontrassi proprio
quello
sguardo.
Finalmente sentii delle voci conosciute e
poi vidi Bill spuntare dalla
folla con
accanto Tom, che sembrava
nervosissimo e cercava anche lui il mio di sguardo.
Quando si incrociarono lui si mise in qualche modo a correre, impedito
dai pantaloni larghi, e appena mi vide mi abbracciò,
nascondendomi il viso nel
suo petto.
“Ary”,
sussurrò baciandomi la tempia. “Ary.”
“Sì, sono proprio io.
Ma ora direi che è il momento di filarcela.”
“Non potrai scappare per
sempre”, mi guardò negli occhi aldilà
dei
suoi occhiali scuri.
“Lo so, ma non è ancora
arrivato il momento! Chi lo sa, oltre te e
lui?”
“Bill e Gustav… e Tiah
anche, gliel’ha detto Bill.”
“Pettegoli tutti
quanti!”
Il mio sguardo si fece improvvisamente vacuo
quando vidi in lontananza Georg, che appena mi vide si fermò
nel bel mezzo
della grande sala, bloccando anche Gustav dietro di lui.
“Ti prego andiamocene”, mormorai a Tom, una lacrima
sfuggita dalle mie
ciglia.
“Ok”, me la
asciugò con un dito, distrattamente, e mi prese per la
schiena, portandomi via con lui senza guardarsi indietro.
Il mio migliore amico.
“Quando credi di parlarci,
almeno?”, sospirò infilandosi nella mia
Mini, mettendosi al posto di guida: io non ero dell’umore
giusto per guidare.
Tenni la testa con una mano, appoggiata al
finestrino con il gomito.
“Non ne ho idea”, tirai su col naso, passandomi
l’altra sotto gli
occhi.
“Su dai, non piangere.”
“Ok”, annuii e feci un
grande respiro.
Restammo qualche minuto in silenzio, senza
contare i borbottii di Tom
a causa della mia macchina troppo piccola per i suoi gusti. Se doveva
lamentarsi, almeno che lo facesse in silenzio!
“Allora…
com’è andata l’ecografia?”,
chiese schiarendosi la voce.
“Ah già”, mi
portai una mano sulla fronte. Mi allungai verso i sedili
posteriori e presi quella specie di lastra, su cui c’era il
mio fagiolino.
“È lui”,
sussurrai con un velo di commozione negli occhi. Non riuscivo
ancora a capacitarmi quanta felicità mi desse solo guardare
quella lastra. E
pensare che era dentro di me… Un brivido mi percorse la
spina dorsale.
“Diventerò
zio!”, esultò come aveva fatto Ale in
quei giorni, ogni
qualvolta si parlasse di lui.
“Non so, dipende”, dissi
guardandolo male.
“Ary, ti prego”,
sospirò. “Sto cercando di non pensare a quanto
sono
nervoso per quello che sto per affrontare, non
deconcentrarmi!”
“Tom… mi
raccomando.”
“Che cosa?”
“Tu non sai che sforzo disumano
sto facendo per lasciarti da solo con
lei… Ho riposto la mia fiducia in te, perché non
so che altro fare. Voglio
vederla di nuovo felice…”
“Ci proverò, Ary. Io
sono il primo a volerla felice. La voglio felice
e… con
me.”
__________________________________________
Buon pomeriggio a tutti!
;)
Allora, allora… Sono ancora un po’
triste per la conclusione di una mia storia a cui ero particolarmente
affezionata, ma vabbè :) “Incastrate” mi
aiuta a superare tutto *-* Anche se,
anche se… siamo ormai agli sgoccioli. Ma pensiamo a questo
capitolo, che è
meglio!
Ci sono un po’ di cose da dire. Ale
e Ary hanno fatto pace e si direbbe proprio che Ary e Tom siano tornati
i
soliti di sempre: si danno forza a vicenda, come è giusto
che sia. Ary ha
rivisto Georg (che ha scoperto tutto per colpa di Tom! O.O Combina solo
guai
quell’oliva xD) in lontananza e ha preferito scappare
perché non se la sente
ancora, ha fatto la prima ecografia al fagiolino alieno (*-*)
e… e basta per
ora xD Tom ce la farà a mettere a posto le cose con Ale?
(Sono aperte le scommesse
xD).
Ringraziamo di cuore, per le
recensioni allo scorso capitolo:
Jiada95 : Grazie mille, siamo contente che ti sia piaciuto! :) Alla prossima!
Fashion_Girl : Tom è nato idiota e morirà idiota *si tocca e fa le corna* xD Naaah, Ale aveva tutta la ragione del mondo ad arrabbiarsi, infondo Tom l’ha fatta soffrire e sapere che Ary è andata a cercare conforto anche in lui, come se lei non bastasse, l’ha fatta stare male il doppio. Comunque hanno fatto pace e questo è l’importante :) Bah, chissà se ce la faranno *-* Noi ci proviamo xD Grazie, alla prossima!
Layla : Chantelle la odiano tutti e le fanno fare sempre danni u.u (Insomma, se l’è cercata andando con Tom xD) Sì, Ale non l’ha presa bene ma ora hanno fatto pace ^-^ Sì, uno se n’è reso conto… chissà l’altro! xD Grazie, alla prossima!
XxxX_Ice Angel_XxxX : Tom rincoglionito è una brutta situazione che non siamo in grado di risolvere, ci vorrebbe un miracolo xD Comunque sì, si è comportato davvero male e chissà se Ale sarà così santa da riuscire a perdonarlo. D’altro canto, lei è davvero depressa e trova conforto in questi subdoli mezzi… Ivan sta supersimpatico anche a me, siii *-* Ci vorrebbe una bella rissa fra lui e Ivan xD Speriamo di aver soddisfatto un po’ della tua curiosità con questo capitolo! Grazie mille, alla prossima, un bacio!
Tokietta86 : Sì, è proprio una situazione complicata, di cacca oserei dire. Insomma… ora Tom dovrebbe parlare con Ale e chiarire come stanno le cose (visto che non è proprio come credevamo per Tom ;D), ma non è detto che lei lo perdoni… Chissà. Ary ha chiamato Tom xDD Sì, gli ha proprio tirato le orecchie via telefono u.u Grazie mille, un abbraccio! *-*
Ringraziamo (un
po’ meno xD) anche
chi ha solo letto!
Un bacio, alla prossima! Vostre,
Ale&Ary