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Autore: E u r eka    10/06/2010    7 recensioni
Si sarebbero seduti intorno a lui, standogli accanto e soffrendo insieme, come una famiglia.
Legami preziosi ed invisibili ad intrecciarne le vite, saldi come le sartie che reggevano l’albero maestro.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Leg

Legami di Famiglia

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Zoro non aveva genitori, ma aveva avuto un’amica e aveva promesso sulla sua tomba che sarebbe stato forte anche per lei. Aveva lottato continuando a combattere senza fermarsi mai, giorno dopo giorno, taglia dopo taglia pattuendo prezzi e barattando vite marce in cambio di spiccioli.
Una volta, oltre la fine del vicolo imboccato, aveva trovato anche uno scopo che lo convincesse a cambiare strada e a comprendere che concedersi delle pause di tanto in tanto non fosse grave. Che addormentarsi e risvegliarsi per via del fracasso di altri per esempio non fosse poi così orribile, ma un compromesso accettabile, quasi piacevole.
Zoro poteva capire.
Nami aveva una sorella e una madre, ma se l’una non le aveva rivolto la parola per anni considerandola alla stregua di una traditrice, l’altra l’aveva persa in una bufera di sangue e spade.
Da allora aveva giurato di proteggere ciò che era rimasto della propria famiglia, decidendo di diventare una gatta ladra per non soffrire più, non perdere altre persone care.
Avrebbe capito e probabilmente pianto per lui, indossando il suo cappello e tenendolo ben calato sul viso. Nami che sembrava forte, ma voleva esserlo solo per loro.
Usop non aveva avuto sorelle, ma tre amici, una madre e la ragazza dei suoi sogni. E di sogni si era cibato sin da quando aveva compreso che avere un padre era possibile immaginandolo.
Avrebbe pianto e gli avrebbe mentito raccontandogli dell’esistenza di una fantomatica lampada magica in grado di far avverare i desideri, ma lui questa volta non avrebbe creduto a quella bugia pur volendo con tutto se stesso fosse vera.
Sanji aveva un vecchio di cui preoccuparsi, ma non fratelli né sorelle e il suo amore lo esprimeva in cucina prendendosi cura dei suoi clienti e ora di loro.
Avrebbe fumato una sigaretta dopo l’altra spegnendo i mozziconi sotto le suole e calpestandoli con più energia del dovuto, poi gli avrebbe preparato i suoi piatti preferiti. Lui non li avrebbe toccati e il cuoco allora si sarebbe lamentato degli spuntini fuori pasto che gli rovinavano l’appetito e dandogli dell’idiota quasi per sbaglio gli avrebbe dato una pacca sulla spalla.
Chopper aveva avuto una famiglia che l’aveva rinnegato da cucciolo per il suo naso blu cobalto, un padre che era morto perché aveva cercato di salvarlo con i metodi sbagliati e una strega per nonna-maestra a cui doveva essere grato se i suoi strumenti ora erano giusti, riuscivano a ricostruire ciò che veniva danneggiato, a far sopravvivere chi gli chiedeva aiuto.
L’avrebbe visitato serio e composto, enumerandogli le ferite e descrivendogli ciò che avrebbero comportato al suo organismo. Lo avrebbe medicato e gli avrebbe ordinato di starsene buono, a letto a riposare e di non fare movimenti bruschi per non riaprire i tagli ricuciti.
Lui sarebbe uscito dallo studio e solo allora, vedendolo chiudersi la porta alle spalle e togliendosi lo stetoscopio, Chopper avrebbe pianto, forse chiedendosi se esistesse un modo altrettanto efficace per guarire le altre di ferite che lui però aveva tralasciato nei suoi studi.
Nico Robin non aveva conosciuto che nemici ad inseguirla, braccarla come un animale e la gentilezza di un solo viso amico a rendere quella corsa senza fine più sopportabile, ma non meno odiosa.
I libri a consolarla e l’odore di vecchio delle pagine friabili tra le dita che sapeva di passato e ricordi, ma anche di casa.
L’avrebbe guardato e avrebbe taciuto, leggendogli in viso ciò che le premeva sapere.
Non avrebbe pianto, ma da qualche parte lontana da lui forse altri suoi occhi non avrebbero fatto lo stesso.
Franky aveva avuto un padre, una sirena con la passione per il vino e un fratello che lo avevano spinto a seguire il suo sogno mettendolo alle strette. Tanti altri fratelli tolti alla strada, due sorelline e un rospo di cui occuparsi. Aveva un cuore grande Franky, quasi quanto il senso della colpa incolpevole che per anni l’aveva divorato.
Avrebbe indossato gli occhiali da sole e stretto i pugni, portandosene uno al volto. La cresta azzurra abbacchiata sulla fronte e nessun super gridato tra le risate divertite degli altri.
Brook prima di incontrarli aveva perso tutto e non aveva nulla a fargli compagnia se non fantasmi. Una vita l’aveva vista distruggersi e con loro ne aveva iniziata una daccapo.
Avrebbe capito più di chiunque altro e avrebbe cominciato a fischiare dando musica al dolore di tutti.
Erano i suoi compagni, la sua ciurma dopotutto e l’avrebbero compreso, sostenendo il loro capitano.
Si sarebbero seduti intorno a lui, standogli accanto e soffrendo insieme, come una famiglia. Legami preziosi ed invisibili ad intrecciarne le vite, saldi come le sartie che reggevano l’albero maestro.
Zoro, Nami, Usop, Chopper, Robin, Franky, Brook però non c’erano e ora che anche Ace era scomparso, si sentiva più solo che mai.
Ma in fondo poteva essere considerato un bene che fossero lontani, sperduti chissà dove. Vederlo in quello stato li avrebbe demoliti. La ciurma ha sempre bisogno del suo capitano e il capitano della sua ciurma, ma in quel momento Rufy era solo un ragazzo che aveva perso suo fratello e piangendo ne invocava il nome, niente di più.

 

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Non avevo mai seguito il manga più del dovuto per il semplice limite posto dalla mole di capitoli da recuperare, che rappresentavano l’unica cosa a frenarmi dal gettarmici sopra come un avvoltoio. A giudicare da ciò che provo ora, credo avrei fatto meglio a frenarmi ç___ç. Le ultime scan che non avevo quindi mai letto, mi hanno fatto semplicemente sciogliere in lacrime. La morte di Ace e Barbabianca in un sol colpo è un boccone difficile da mandare giù, ma vedere Rufy piangere e urlare e dimenarsi e soffrire a quel modo mi ha spezzato il cuore. Perdere un fratello è la cosa peggiore si possa immaginare. Se si è soli poi, credo il dolore diventi semplicemente insopportabile. Forse Rufy reagirebbe e si riprenderebbe più facilmente con gli altri accanto o forse no, ma sperare che presto si ricongiungano non può che mitigare il tutto no? Un saluto a tutti voi!        

  
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