[Happy birthday to you,
happy birthday to you,
happy birthday to Ke-chan,
happy birthday to— WARGH!
*kamikorosu*]
Bleee:
citazioni, ricordi, stupida nostalgia per e con
la fan fiction. Citazione iniziale, Artù un
“Excalibur”, nel titolo la lapide
del signor re. Che palle! Spero che la signora Alessia
riesca a ricollegare, magari anche a capire quel che dice
la oneshot XD, in attesa di un regalo migliore.
E poi boh. Auguri a lei <3, spero in una buona lettura per voi.
Ta~dan!
«Non
ero destinato ad una vita umana, ma ad essere
l'essenza di memorie future. [...] Ora, ancora una volta, devo guidare
i miei
cavalieri a difendere ciò che è stato e il sogno
di ciò che potrebbe essere».
“Here
lies
Arthur,
the
once and future king”.
Chiude gli occhi,
si lascia cadere sulla scomoda
panchina in modo da rivolgere il viso al cielo e potersi allungare con
le gambe
verso la pista; gode della fresca ombra offerta dalle fronde e del
silenzio
interrotto di tanto in tanto dalla vita sviluppatasi in quel boschetto
artificiale, e i bambini che giocano e piagnucolano poco lontano, e i
ragazzini
più grandi che urlano sfrecciando in bicicletta o in pattini.
Le ossa accusano quell’atmosfera e la brezza quasi fredde.
L’uomo sospira di
stanchezza, incrocia le dita delle mani sopra lo stomaco.
È
stato un inverno difficile sotto ogni punto di vista,
però il semplice e improvviso arrivo dell’estate
ha sorpreso e rallegrato gli
animi: tutto potrebbe, adesso, ricominciare a girare nel verso giusto.
Tutto potrebbe davvero essere diverso, migliore,
solo grazie a una
stupida stella neppure così eccezionale che brilla per i
fatti suoi a milioni
di milioni di milioni...
«Ho perso il conto» mormora fra sé
contrariato, poi con un altro profondo
respiro cerca la calma e la realizzazione. Facile, sembra facile, forse
diventa tutto più facile
se la stupida
stella riprende a splendere nella direzione giusta – questo
perché ovviamente è
sempre lui, il sovrano, il Sole, ad
allontanarsi, nascondersi. (Stupidi scienziati sostenitori della
stupida teoria
“stupida stella-centrica”).
Se si ha la possibilità di additare qualcuno
d’altro, dandogli la
responsabilità di colpe e piaceri, realmente diventa
più semplice vivere. E
stupido chi sostiene che così l’esistenza stessa
possa perdere di significato:
se hai qualcuno che ti protegge ed è pronto ad assumersi il
peso degli errori, a subire la ramanzina
offrendo come
punizione qualche stupido mese di freddo all’anno, ben venga.
«-cchio...
Ehi, vecchio!»
Una mano gli sfiora la spalla e attira la sua attenzione; apre di colpo
gli
occhi e si tira a sedere, strofinandosi poi istintivamente il naso con
il
polsino destro della felpa. Si dà mentalmente dello stupido
un paio di volte mentre
recupera laceri dei brevi e inutili sconfinamenti che si è
concesso. Ha portato
alla luce, nulla più di una stupida lampadina a basso
consumo, motivazioni
insulse e incomplete delle quali si vergogna un poco.
«Stai bene, vecchio?» chiama nuovamente lo
sconosciuto.
L’interpellato alza gli occhi, incontra uno sguardo azzurro e
fiero che in
questo momento sembra realmente preoccupato: ed è una
confusione, un
abbinamento di assai scarso gusto, perché se possiedi il
potere (e l’onere) di essere
superiore, dedicarsi agli sconosciuti può rivelarsi solo
nocivo.
«Mh, sì, ora va meglio».
«Meglio» ripete il giovane al suo accompagnatore
– lo sguardo dell’uomo è
troppo annacquato per permettergli di riconoscere perfettamente i
contorni e
fare una reale distinzione dei colori. Sparisce così il
principe della
stupidità, salutando con un sorriso incerto e un cenno del
capo.
«Non puoi dare così
confidenza agli
estranei...»
«Dai, il caldo è forte, poteva star male, era
lì immobile da un sacco di tempo!
Non farti tanti problemi, pensa che nessuno lo farebbe mai per
te».
A questo punto si
alza dalla panchina di legno non
senza lamentarsi: la posizione mantenuta per quasi mezz’ora
si fa ben sentire a
livello del collo, della schiena e «di questo stupido culo di
vecchio».
Riprende quindi con il proprio giro, camminando lentamente e fermandosi
di
tanto in tanto per apprezzare quella scena di serenità
quotidiana, monotona,
straordinaria. Con favore incontra un paio di vecchi amici al chiosco
poco
lontano dal laghetto, il quale non è altro se non
l’ennesimo stupido
insediamento artificiale che tenta di trasformare quel parco di
periferia in un
angolo di... qualsiasi cosa risulti verde e cinematograficamente
apprezzata.
[La miglior cosa del
futuro è che
arriva un giorno alla
volta. (Lincoln)]