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Autore: Ulissae    11/06/2010    5 recensioni
Fanfiction classificatasi 3° al contest "Forgotten (happy) ending", indetto dal Fanfiction Contest.
Che facessero ciò che volevano Lui sarebbe rimasto lì. Fedele a se stesso.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avvertimenti e minacce:  non scrivo quasi mai su Harry Potter e, sinceramente, provo una sorta di terrore nel trattare i Malfoy, a quanto pare sono tra i prediletti delle fanwriters. Fatto sta che dovevo scrivere una storia su dei persoanggi minori e visto che la mia memoria vacilla per quanto riguarda la saga ho preferito usare i Malfoy, soprattutto perché ispirata a una magnifica autrice di fanart: makani. Adoro la sua interpretazione dei Malfoy e ho tentato di riportarla qua.
Se per caso è OOC, scusatemi.

Don't call me granny!



Seduto sulla poltrona di velluto scuro scrutava il cielo plumbeo dell'estate inglese. Sembrava una maledizione quella: non un raggio di sole a illuminare il prato ben tosato, né la possibilità di pace per quella fastidiosa sensazione di puntura proprio dietro la schiena.
Si strinse nella giacca nera e si alzò tenendosi al bastone da passeggio; chiamò un elfo affinché gli portasse un ombrello, ma nessuno rispose.
Ah, quel Potter! Da quando il Signore Oscuro aveva abbandonato questo mondo tutto era cambiato.
In peggio. Si guardò intorno e nuovamente urlò a gran voce.
Nessuno giunse. Strinse i denti -anche loro risentivano degli anni e qualche piccolo dolore lo accusavano- e iniziò a camminare velocemente verso le cucine.
Cosa stava succedendo in quel maniero, per l'amor di Merlino!?
Non bastavano quelle leggi sulla tutela degli elfi domestici di quella saputella mezzosangue, ci si metteva pure l'insubordinazione di quei malefici esserini.
Affannato aprì la porta della cucina e si bloccò.
Narcissa era completamente circondata da quei fastidiosi elfi, e non era né schifata né irritata.
Lucius inarcò un sopracciglio chiaro e la studiò attentamente. I capelli di lei rimanevano della stessa pallida colorazione di quando era giovane, nonostante le rughe avessero iniziato -per quanto lei lo detestasse- a solcare il suo viso.
« Santo Salazar » esclamò, sconvolto. Al suono della sua voce tutti i domestici sparirono, come topi alla vista di un gatto, chinando la testa e dileguandosi. « Cosa stai facendo? Avevo chiamato Snikle e non è venuto nessuno! »
La moglie sorrise, come se le parole aspre del marito -che sembrava essersi fatto più borbottante e  polemico che mai con il passare degli anni- le fossero scivolate addosso; si voltò e si pulì le mani sul grembiule verde chiaro, che sembrava essere fatto apposta per quel vestito che tanto le donava -e che tanto nascondeva i chili in più, che neanche la dieta ferrea e i mille rimedi forzati avevano potuto far sparire.
« Non capisco perché ti agiti tanto ultimamente » disse calma, come sprizzante una gioia fredda e irrefrenabile, che le bruciava negli occhi. « Li ho chiamati io, ne avevo bisogno qui in cucina ».
« E per quale motivo, di grazia? » ribatté acido, poggiandosi un po' sulla testa argentata del serpente.
Calò il silenzio e avrebbe potuto giurare di aver sentito la moglie sibilare come un serpente. Aveva socchiuso gli occhi azzurri e lo scrutava. Sembrava un cobra pronto a scattare.
Lucius alzò una mano, come riparandosi da quello sguardo velenoso e tacque.
Narcissa tirò fuori la bacchetta da una piega dell'abito, si tolse il grembiule e lo posò elegantemente sul ripiano di marmo, pulì tutto con un semplice movimento del polso e lo fissò di nuovo.
Lucius aveva iniziato a sudare freddo.
Aveva avuto modo di sperimentare, nei lunghi anni di convivenza, quando una donna cresciuta con la certezza di essere unica e speciale potesse risultare letale per il proprio marito; nonostante questi avesse fatto di tutto per imporre il suo potere maschile.
« Sono sicura che se ti sforzi un poco potrai arrivarci anche tu » sorrise amabile e lo superò, chinandosi solo un momento per controllare nel forno una succulenta torta di zucca, che sembrava prendere vita nei bozzi.
Qualcosa, pensò il povero Lucius, non andava.
Sospirò e risalì pesantemente le scale, borbottando, sfilacciando tutti gli impegni che la moglie poteva aver preso: il circolo di lettura, le bevitrici accanite di tè, le oche delle cinque che sparlano dei vicini?
Gli impegni della moglie erano tanto fastidiosi che molto spesso li ignorava, che questa volta lei avesse deciso di fargli un dispetto?
Sospirò e decise di andarsi a rifugiare nel salotto. Guardò con amorevole sguardo la poltrona che spesso confortava la sua dolorante schiena e ci si gettò beato. Emise un piccolo gemito di piacere e chiuse gli occhi.
La giornata era appena iniziata e già era esausto. Si passò una mano tra i capelli e storse il naso. Corti.
Le calvizie lo avevano costretto al taglio. “Tagliateli! Sembri una fenice morente”, gli aveva detto Narcissa e lui, pur di non sentirla, aveva accettato.
Aprì gli occhi e iniziò a scrutarsi intorno. Quella stanza lo agitava sempre un po': la quantità di fotografie in movimento sembrava soffocarlo e gli dava la perenne impressione che qualcuno fosse con lui.
Forse era quello che voleva moglie. Quando Draco si era sposato, lasciandoli, aveva passato in mese interno nel quale si era alzata, ogni notte -svegliandolo-, ed era andata nella sua camera. Così pensò che quella mania di mettere foto su foto sulle mensole fosse l'ennesima trovata per fare in modo che la presenza del figlio rimanesse nella casa.
Astoria, con i suoi capelli castani, sempre perfetti, era stata la nemica pubblica numero uno per molto tempo; e Lucius poteva giurare che molti degli incidenti domestici -completamente privi di ripercussioni, ma estremamente imbarazzanti- dei quali la ragazza era stata vittima, erano stati causati dall'animo dispettoso di Narcissa.
Guardò l'immagine di suo figlio e sogghignò un poco: anche lui iniziava a perdere i capelli.
Continuava a domandarsi quale terribile avvenimento stava per raggiungere la casa. Magari qualche controllo del ministero: il che avrebbe spiegato la voglia impellente di sua moglie di cucinare e di risultare la perfetta casalinga.
Ma no. Assolutamente da eliminare.
Continuò a borbottare ipotesi nella mente, rigirandosi tra le mani il bastone dal passeggio, estraendo ogni tanto la bacchetta, guardandola con rammarico, e riposandola dentro.
« Accio whisky » mugugnò atono. La bottiglia si alzò magicamente dal piccolo tavolino in un angolo e si fermò davanti a lui, la prese tra le mani e chiamò a sé anche un piccolo bicchierino di cristallo della Boemia.
Sorseggiò il liquore e rimuginò. La moglie aveva fatto qualcosa di tremendo, che lui doveva sapere, ma che non ricordava.
E non andava bene. Non andava affatto bene.

Poco dopo, graziato dal tempo, era riuscito ad uscire e passeggiare per un po' per il prato umido del Malfoy Manor; da lontano la casa sembrava parte integrante del verde che la circondava: la parete laterale era stata volutamente lasciata ricoprire dall'edera, che ora la nascondeva completamente.
Di colpo sentì un urlo provenire da lì. Allarmato si incamminò veloce, ma si bloccò subito: le urla si erano trasformate in risate.
Lucius inarcò un sopracciglio e arrivato davanti alla porta di casa l'aprì, lentamente. Cercò di sbirciare al di sopra delle scale, ma la vista era sempre meno acuta, così, annoiato, iniziò a salire e quando giunse al primo piano poté finalmente capire cosa stesse succedendo.
Le spalle leggermente spioventi del figlio, con la loro figura asciutta, gli stavano di fronte, mentre il nipote veniva abbracciato dalla nonna.
« Ah! Auguri mio adorato piccolino! » esclamò, continuando a stringerlo.
Lucius si gelò.
Guardò Astoria che gli sorrideva, elegante come sempre, nel suo vestito lillà; il figlio che con un cenno del capo lo salutava, ben vestito a festa, e il nipote, del quale solo i capelli biondi spuntavano fuori dall'abbraccio della nonna.
Il suo compleanno. E lo aveva scordato.
« Salve, padre » Draco sembrò risvegliarlo; lui scosse la testa e ritornò in sé, calmo come non mai.
« Buongiorno » ribatté, poi spostò l'attenzione sul nipote e continuò « e auguri, Scorpius ».
Il bambino si aprì in un sorriso e si avvicinò a lui, un po' stravolto.
« Buongiorno nonnino »
Ci fu il gelo.
Se c'era qualcosa che Lucius odiava più della sua condizione di anziano costretto a rimanere in quel maniero a compiangere i tempi passati era quella parola: nonnino.
Astoria guardò il suocero e temette per il figlio, con sincerità. Draco prese il ragazzino per un braccio e lo fulminò. Al contrario Narcissa sorrise amabilmente e posò le mani sulle spalle del nipote, inchiodando con lo sguardo Lucius.
« Siamo fortunati che sia nato in un giorno tale che ci fosse permesso festeggiarlo al meglio, prima che quella scuola lo risucchi » rise, rompendo il ghiaccio e trascinando il suo pupillo verso il salotto, dove la tavola era già stata imbandita e sulla poltrona giaceva un pacchetto esile e allungato.
Era il compleanno di Scorpius, e Lucius lo aveva scordato.

Pranzarono come una famiglia impeccabile: il bambino parlò emozionato di cosa si aspettava dalla scuola, della voglia di indossare il cappello e dalla certezza di essere un Serpeverde.
E il genitore sorrise, la nonna lo esaltò, la madre annuì con fare signorile.
Ci furono gli aneddoti, puliti da ogni cattiveria e malvagità; perfetti nella loro sottile e candida innocenza, frutto di una falsa normalità.
Il bambino si ingozzò, nonostante Astoria tentasse in tutti i modi di correggerlo con lo sguardo di fuoco, con il delizioso pranzo che Narcissa -o gli elfi- aveva preparato. Quando finì saltò giù dalla sedia e adocchiò il suo regalo.
Ancor prima che qualcuno gli dicesse qualcosa, senza voltarsi, lo prese e lo iniziò a scartare. Draco protestò veementemente, ma si rese conto che combattere contro la furia testarda del figlio era una mossa inutile; perciò sorrise e rimase a guardare lo sguardo meravigliato e gioioso di Scorpius mentre teneva tra le mani il manico di scopa.
« Una Nimbus 3000! » esclamò, saltando al collo della nonna e baciandole una guancia. « Grazie! »
Poi si voltò e scrutò attentamente il nonno, seduto a capotavola, la testa bassa e lo sguardo pensieroso. « Grazie... » prima che il padre potesse fermalo lo ripeté « nonnino » sogghignò, sapendo e conoscendo la sua posizione di intoccabile.
Lucius alzò la testa e disse, tetro: « non chiamarmi nonnino » tagliò corto, alzandosi e poggiandosi al bastone.
« Sono stanco, mi scuserete se vado a coricarmi » senza dire altro guardò il nipote e sparì.
Una volta steso sul letto, a osservare i cassettoni del soffitto, Lucius si chiese come sarebbe stato se quella vita immaginata a tavola fosse stata effettivamente vera.
Se quella narrata a Scorpius fosse stata la verità. Pura, senza compromessi.
 Forse avrebbe perfino accettato che suo nipote lo chiamasse nonnino.
Lucius storse il naso e scosse la testa. No, era impossibile. Ciò in cui aveva creduto lo aveva nutrito per anni, gli ideali, la voglia di ripulire quel mondo marcio lo avevano tenuto vivo.
Anche nei momenti peggiori.
Ed ora si ritrovava con la bocca asciutta e la gola secca, inghiottito tanto dal tedio quanto dal nulla.
Non aveva nulla da fare, nessun mezzo da costruire per raggiungere un fine.
Semplicemente era Lucius Malfoy: un vecchio impiegato del Ministero, sdraiato sul letto a causa degli acciacchi dell'età, con una strana malinconia nel petto.
Avvertì le risate in giardino, la scopa sfrecciare con sopra il bambino, mentre Draco gli dava direttive su come orientarla.
Poteva sempre cambiare, no?
Poteva sempre integrarsi a quel nuovo mondo di cui il figlio faceva parte e al quale Narcissa sembrava tanto attaccata. La pace. La mancanza di paura, di quella cappa immaginaria -seppur così reale- che in precedenza aveva aleggiato su tutti.
Altre grida, altre risate.
Forse poteva uscire dalla sua grotta e sorridere a quel bambino, senza ghigni né amarezza.
Forse.
Lucius si tirò su a sedere e fissò la testa argentea del serpente, sul bastone da passeggio.
« Papà, dov'è il nonnino? » rise Scorpius, mentre scendeva dalla scopa.
Lucius strinse i denti. Sapeva che quel bambino lo faceva apposta. Lo sapeva.
Lo intuiva dal sorriso ghignante e furbo, gli occhi celesti che guizzavano con aria di sfida.
Strinse i pugni e urlò a gran voce: « Smettila di chiamarmi così! »
Ci fu silenzio. Poi le risate, come trattenute del ragazzino.
Lucius chiuse gli occhi e cercò di calmarsi.
Possibile tutta quell'impertinenza? Ah, la gioventù! Suo figlio non era così insolente -viziato, sì, ma non insolente-.
Avrebbe potuto cambiare e amalgamarsi alle novità di quel nuovo mondo magico...
O forse no. Forse, più semplicemente, avrebbe lasciato scorrere il tempo vivendo nell'antica gloria e lasciando a loro, così ciechi, un mondo fatto di intrugli.
Babbani, maghi, mezzo sangue! Ah, quale turba di ciarpame.
Che facessero ciò che volevano Lui sarebbe rimasto lì. Fedele a se stesso.
Come sempre.


Angolo autrice:
la storia ha partecipato al contest Forgotten (happy) ending indetto dal « Collection of starlight », said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 », arrivando terza.
Non so bene come rapportarmi a questa storia, bhò .-."
Vabbé, vi lascio, che ho parlato fin troppo. (: Se ho scritto castronerie, perdonatemi xD
Vi lascio aiu giudizi:
1. Originalità della trama.
La trama è strutturata in maniera abbastanza originale - buona la scelta di Lucius Malfoy come protagonista, sebbene sarebbe stato apprezzabile qualche cenno su come la famiglia Malfoy sia riuscita a uscire praticamente indenne dal processo intentato contro i Mangiamorte dopo la fine della Seconda Guerra Magica. Il finale non proprio lieto del personaggio è messo in evidenza sia dalle azioni presentate sia dalle sue riflessioni, che presentano un immobilismo e una volontà di fuga dalla realtà coerente con la raffigurazione che della famiglia si fa nella storia.
Unica nota stonata sono i caratteri dei protagonisti, Lucius e Narcissa: infatti, sebbene le loro personalità non siano oggetto di lunga trattazione da parte della Rowling, l'immagine che emerge dai sette libri è quella di una famiglia unita, più legata ai propri affetti che ai propri ideali, che contrappone all'apparenza di freddezza e austerità la presenza di vincoli affettivi ben saldi - si pensi, a questo proposito, al 'tradimento' da parte di Narcissa quando dichiara la morte di Harry Potter, alla fine del settimo libro. Nella storia, l'importanza che gli affetti familiari rivestono per i due personaggi è lasciata alla sola Narcissa, mentre Lucius appare freddo, distante, ancorato ai propri ideali di gioventù e a un mondo ormai scomparso; una caratterizzazione che stona col personaggio della Rowling, anche considerando i diciannove anni trascorsi.
6.5/10


2. Lessico e grammatica: correttezza verbale, punteggiatura.

Dal punto di vista grammaticale il testo si presenta abbastanza pulito; si notano alcuni errori di concordanza dei verbi (potrebbe giurare anziché avrebbe potuto giurare, spiegherebbe al posto di avrebbe spiegato, sarebbe potuto al posto di avrebbe potuto), alcuni errori di battitura (formo al posto di forno, quando al posto di quanto, e in mese interno al posto di un mese intero); la punteggiatura è generalmente ben distribuita, sebbene si noti la mancanza di qualche virgola e la ripetizione degli spazi dopo i caporali di apertura e prima dei caporali di chiusura, che costituisce errore. A questo proposito, si nota anche l'assenza di spazio dopo le lineette, che è d'obbligo prima e dopo le stesse. Infine, piccola nota sulla 'd' eufonica, che va inserita solo in presenza di due vocali uguali (ed essa ad aggiungere) e mai in caso di vocali diverse (ad uscire, Ed ora , presenti nel testo), a meno che non si tratti di forme codificate, come ad esempio. Tra gli errori sintattici, si nota la tendenza a collegare più frasi con soggetto diverso senza segnarne lo stacco, ostacolando così la comprensione: nella frase La bottiglia si alzò magicamente dal piccolo tavolino in un angolo e si fermò davanti a lui, la prese tra le mani e chiamò a sé anche un piccolo bicchierino di cristallo della Boemia. il soggetto sintattico rimane lo stesso (la bottiglia), mentre il soggetto logico cambia bruscamente. Lessicalmente il testo è omogeneo, adatto alla scena rappresentata e ai pensieri del personaggio; è presente qualche termine usato impropriamente (sfilacciando tutti gli impegni al posto del più corretto snocciolando tutti gli impegni), ma si tratta di casi isolati, che non intaccano se non marginalmente la leggibilità del testo.
7/10


3. Attinenza agli obblighi e ai divieti.
Gli obblighi e i divieti sono stati generalmente rispettati, a parte una leggera tendenza all'OOC da parte di Lucius.
 8/10

Totale: 21.5/30

   
 
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