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Autore: nuria    11/06/2010    2 recensioni
I sentieri di due coppie si incrociano in tristi circostanze e delle riflessioni nascono spontanee. Flashfics.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Owen e Beru Lars, Padmè Amidala
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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III.                   Latte di bantha

 

‹‹Ti ho portato un po’ di latte,›› dice Beru Whitesun, e sembra che non faccia altro che portare del latte in giro tutto il giorno. È sempre attaccata a quel dannato dispenser del latte. Latte qui, latte là. ‹‹Del latte e dei biscotti. Sono un po’ secchi, ma spero che…››

Sta per seppellire sua madre, e Beru pensa davvero che in quel momento gl’importi di un po’ di latte di bantha?

La ragazza sembra capire. Lo guarda come se capisse – ma non può, non davvero.

Beru Whitesun non è brutta, anzi, ha una certa bellezza già un po’ usurata, come se non mancasse molto prima che l’effetto dei soli scavasse i suoi solchi sulla sua fronte e agli angoli degli occhi. Tatooine ha quell’effetto sulle persone.

‹‹Grazie,›› riesce solo a gracchiare lui, cercando di non guardarla per non mostrarle le cose segrete e terribili che ha seppellite in fondo agli occhi.

Beru posa il vassoio sul tavolo, annuisce e va via. La sente ritornare a passi piccoli al suo dispenser del latte. La sente che se ne versa un po’. Riesce quasi a vederla mentre se lo beve, tenendo la coppa con entrambe le mani e suggendone minuscoli sorsi, lasciando che il liquido denso e zuccherino riempia di melassa la sua bocca e scivoli giù in una pista caramellosa verso la gola. Il latte di bantha era molto dolce, e il migliore era quello di Tatooine – lo sapevano tutti. Padmé non ama il latte di bantha, pensa casualmente mentre è alla ricerca disperata di qualcosa a cui pensare che non sia il sacco.

Avevano uno di quei dispenser anche loro. Anakin lo aveva pure riparato, una volta. Doveva aver avuto sei, o sette anni, e la galassia era ancora lontana. Allora importava soltanto il dispenser del latte, e fare contenta la mamma. Il piccolo dettaglio - il ricordo di lui che sostituisce la valvola del dispenser tra un pezzo e l’altro del suo embrionale droide protocollare - ne richiama altri in fila indiana. Bussano ed entrano. Non può dire di no. La sua infanzia scorre davanti ai suoi occhi in un minuto – non fa altro che ricordargli che sua madre riposa in una fossa, per sempre.

Beve quasi a malincuore. Non è sete, ma desiderio di fare qualcosa.

Da piccolo era stato un bambino intenso. Qualche marachella, qualche rissa, a volte emotivo, a volte spaccone, di colpo turbolento, ora malinconico. Quando ne aveva combinata una delle sue e scoppiava in lacrime Shmi gli metteva un braccio sulle spalle e gli offriva una coppa di latte blu. Anakin beveva il liquido zuccherino a piccoli sorsi, tenendo la coppa con tutte e due le mani. Era più buono, se si lasciava che aggredisse con la sua dolcezza i denti e la lingua, a suo tempo, senza fretta.

Beru doveva essere piaciuta un sacco a Shmi. Era la persona tranquilla e di buon cuore delle quali sua madre aveva sempre approvato. Non era in nessuna maniera simile a Padmé, perché Padmé era incomparabile, ma era abbastanza per Tatooine e per la sua vita. Beru era stata quanto di più vicino ad una nuora nella vita di Shmi. Il pensiero era strano, e sbagliato, in qualche modo. Forse era solo geloso – ma cosa importava, ormai.

Si alza. La trova lì, accanto al dispenser del latte, che tiene il bicchiere alle labbra con tutte e due le mani. Aveva ragione – anche lei lo beve così.

‹‹È buono questo latte. Posso averne un altro po’?››

Beru pare sorpresa, poi forse un po’ lusingata. Gli versa il latte, e tutti e due bevono per un minuto in silenzio. Ma mentre beve, durante quel minuto di quiete in presenza di Beru Whitesun, Anakin si rende conto che il latte di bantha c’è, col bicchiere e col rituale – ma dove sono le braccia calde, i baci affettuosi, le carezze di una madre?

Erano in una fossa, morte per sempre, ed era stato lui a non essere in grado di salvarli.

Poi arriva Clegg, lo chiama ‘figliolo’, gli dice che sono pronti. Pronti per cosa, poi? Beru lo guarda come se capisse – e forse capisce qualcosa, almeno un po’.  Posa il suo bicchiere, gli mette una mano sulla spalla e stringe. Poi china il capo ed esce.

Padmé arriva vestita di bianco, gli prende la mano, lo guarda negli occhi e vede le cose segrete e terribili che ha seppellite in fondo agli occhi, e quando le vede una ad una i suoi occhi si riempiono di lacrime per lui, e lo abbraccia e lascia che lui appoggi la fronte sulla sua spalla.

Il latte di bantha sulla punta della lingua d’un tratto è amaro. I Lars scorrono via, fuori nel deserto – lasciano ai loro ospiti un momento privato.

Beru rimane sulla soglia, come se volesse aspettare. Gli lancia un’occhiata.

Chissà se anche per lei il latte era diventato amaro, in quel momento.

Grazie a tutti coloro che leggono, e a pingu79 in particolare per aver commentato :)

  
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