7. Dreams
are more precious
“Diavolo!Ho
sentito una presenza che mi scutava…qualcuno mi stava
osservando…probabilmente
da una finestra del castello…eppure nessuno è
intervenuto.
Che egli, chiunque
sia, sia corso da Uther a riferirgli l’accaduto?
Possibile…ma allora, perché
nessuno mi ha ancora arrestata? Delle mie percezioni mi fido, sono una
delle
mortali più potenti al mondo, l’intuito non mi
inganna.
Ma perché non è
successo nulla? Che vogliano ricattarmi?Mah…non riesco a
capire”
Scatàch era seduta
immobile sulla sua branda, immersa in mille pensieri. Da sola,
completamente
sveglia, ascoltava il potente russare di Gaius e i lievi respiri di
Merlino. Se
si concentrava, riusciva anche ad ascoltare tutto il castello.
Così, la ragazza
decise di usare i suoi poteri per scoprire se qualcuno fosse ancora
sveglio,
magari colui che l’aveva spiata. Chiuse gli occhi.
Respirò attorno. Poco alla
volta, cercava di oscurare tutti i sensi per ampliare le
capacità uditive.
C’era riuscita. Viaggiando con la mente, riusciva a sentire
tutti gli abitanti
di Camelot. Respiri regolari…respiri
regolari…tutto tace, il castello sembra
anch’esso addormentato. Qualcuno che russa…altri
respiri profondi…altri…NO!
Qualcosa non funzionava. Chiunque stesse ascoltando in quel momento
Scatty, non
stava affatto dormendo. La ragazza sussultò.
Sgranò i suoi grandi occhi verdi.
Non le sembrava possibile…aveva capito che la persona che
l’aveva spiata era il
principe Artù.
* * * * * * * *
* *
Il clima che
si respirava a Camelot non era dei migliori.
La gente aveva paura, moltissima
paura. Nessuno si fidava più di nessuno. Un Cavaliere di
Camelot era stato
pietrificato. Era il giovane Sir Leon, scampato alla morte per un pelo
già
molte volte, a trovarsi in quella situazione di pericolo.
Gaius aveva tentato
di tutto per contrastare gli effetti della pietrificazione. Ungeva ogni
giorno
con speciali unguenti i colpiti, ma serviva a poco. Certo, rallentava
il
processo di pietrificazione totale: le persone non erano morte, non
ancora
almeno.
Ma a poco servivano le pozioni del buon medico, molto poco. Tutta
Camelot sapeva ciò che stava succedendo: la pietrificazione
era senza dubbio
provocata da qualche strano artefatto magico, e solo con la stregoneria
si
poteva contrastare. Ma la paura,lo strano senso di angoscia e di ansia
che
attanagliava tutto il popolo, non erano solo loro la causa del
comportamento
degli abitanti di Camelot. Anche il fattore psicologico era da
considerare.
Anche a Camelot, regno dove la quiete regnava sovrana, la gente
cominciava a
impazzire.
Le madri non riconoscevano più le figliole, quelle sputavano
addosso
a loro, i figli rinnegavano i padri, quelli li mandavano a morire,
molti nobili
del regno fuggivano, un parente non riconosceva più
l’altro. Pochi erano
rimasti inalterati da questa nuova minaccia.
Il Re, Uther Pendragon, decise
allora di consigliarsi col suo medico di corte, nonché
fidatissimo amico, sul
da farsi. – Pensi anche tu quello che penso io, non
è vero, Gaius?- Dipende da
cosa intendete, Sire. Credo che tutto il popolo sia d’accordo
sull’affermare
che è opera di magia e stregoneria, non lo si può
negare.-
-Speravo che
esistesse qualche speranza…qualche malanno strano e poco
conosciuto. Ma,
ovviamente, non si può negare l’evidenza. Dimmi,
è un abitante di Camelot a
tramare contro il regno?-
-Mio Signore, in tutta sincerità, credo proprio di no.
Penso che entrambi abbiamo ben chiara la situazione, Sire. Sappiamo
entrambi il
nome di uno dei più probabili colpevoli.- Gaius tacque,
aspettando la reazione
del re, che di sicuro sarebbe stata furibonda. Egli rifletté
per qualche
minuto. Poi, la sua rabbia e la sua ira esplosero, come
d’altro canto aveva
previsto il medico.
–Quella…quella…MORGAUSE!!! È
senz’altro lei la causa di
tutto. Se l’è portata via…la mia
bambina…la mia bambina.- Uther si riscosse.
Il
suo comportamento non andava affatto bene. Non era più in
grado di farsi vedere
in pubblico, ormai. Era stremato. Stremato dalla vita, dalla condizione
in cui
stava vivendo. Si sentiva vecchio, gli anni gli cadevano alle spalle,
li
sentiva come un fardello. Si sentiva debole, pieno di acciacchi dati
dall’età.
Si sentiva debole anche nella mente. Stava resistendo, ma la storia
delle
pietrificazioni lo stava riducendo a brandelli. Morgause o non
Morgause,
chiunque stesse agendo in questo momento stava agendo
astutamente.
Lavorando
poco alla volta, lavorava anche nella mente del re, rendendolo sempre
più
debole. Sentendo che il re aveva bisogno di stare da solo, Gaius decise
saggiamente di lasciare la stanza del trono.
– Discuteremo più avanti, Signore.
Ho del lavoro che mi attende- Oh, ma certo, ma certo. Và
pure Gaius, grazie
molte.- Gaius uscì. “Mi ero completamente
dimenticato della sua presenza. Sì,
ho davvero bisogno di stare da solo...Devo assolutamente fare qualcosa.
Ordinerò
a mio figlio, Artù, di
cercare indizi
che possano ricondurci al colpevole, anche se so che non potremo fare
molto.
Questa è una magia antica, molto potente. Non ho idea del
perché Morgause ci
tenga tanto a farmi impazzire. Perché ha bisogno del regno?
È solo brama di
potere quella che la anima? No, non credo, non ne sono affatto sicuro,
anzi.
Vendetta… la stessa che provocava l’ira di Nimueh.
Ma mai mi pentirò di quello
che sto facendo! La lotta contro la stregoneria è una cosa
assolutamente indispensabile!
Ciò che sto facendo è completamente buono e
giusto!” Con una smorfia provocata
da quei pensieri iracondi, il re Uther Pendragon uscì dalla
sala del trono per
ritirarsi nelle sue stanze a riposare. La giornata sarebbe stata
spossante, ne
era certo.
* * * * * * * *
* *
Artù
si
svegliò di soprassalto. Aveva dormito poco bene, senza la
cura di Merlino nel
preparare la sua stanza.
Rammentò a se stesso di non fare mai più una cosa
del
genere, di decidere di non usufruire della bravura del
ragazzo.
– Come state,
giovane babbeo? Avete dormito bene anche senza le mie cure?-
Artù grugnì. Un
sorriso malizioso apparve sul volto del mago, sorriso che scomparve
molto
presto lasciando posto al consueto ghigno. –Allora?- Altro
grugnito. Merlino
era sempre più soddisfatto di sé. Quel piccolo
versaccio significava certamente
un complimento. – Mai dormito meglio – rispose
infine il principe con un tono
molto convincente, tradito però purtroppo da un lungo
sbadiglio. – Mmm mmm-
sussurrò Merlino sempre più divertito.
– Bhè, che fai lì impalato? Avanti, non
ho tempo da perdere!- sbraitò infine Artù,
riprendendo finalmente la sua
consueta arroganza.
– Corro a prepararvi i vestiti, Sire. Sapete già
quali sono
i vostri programmi odierni?- Ah, no, ma penso che presto mio padre mi
convocherà…- Lasciò la frase in
sospeso, inarcando le sopracciglia. – Oho!
Giusto! Vostro padre ha indetto per stamane una riunione tra di voi, i
Cavalieri di Camelot e i suoi Consiglieri. Si svolgerà dopo
il pranzo. Sapete,
ha convocato il consiglio anche per la brutta faccenda capitata al
povero Sir
Leon…Ovviamente, anche Gaius parteciperà alla
riunione.
Così, in caso facciate
la figura dell’idiota potrete farvi aiutare da lui, che
è una gran brava
persona, a formare frasi di senso compiuto che possano giovarvi nel
rimediare
l’imperdonabile errore fatto. Certo, voi riuscite a passare
per babbeo anche
stando zitto…-
-Merlino! Zitto tu, se non vuoi che ti mandi alla gogna!!!-
* * * * * * * *
* *
Quella sera,
il principe decise di farsi preparare la camera ed il letto dal suo
servo per
due ragioni. Primo, non voleva insospettirlo. Secondo, anche se non lo
voleva
ammettere, Merlino nel suo lavoro era davvero bravo, e non aveva
nessuna voglia
di passare un’altra notte insonne per via delle coperte messe
male.
Comunque,
Artù sapeva che non sarebbe stato molto nel letto a
riposarsi. Il principe era
inquieto e preoccupato, aveva paura che la sua proposta fosse bocciata
clamorosamente.
“Non so se quello a cui sto pensando sia una cosa sensata.
Certo, probabilmente mi sarebbe utile, soprattutto in tempi come
questi. Anche
Sir Leon, un mio giovane Cavaliere, è stato colpito. Quanto
ci vorrà pria che
gli stregoni arrivino a me e a mio padre?”
*
* * * * * * * * *
“Uno
scontro…lampi di luce…magia,
certo…urla…grida…voci…voci
conosciute…voci che
urlano, voci che gridano…quelle voci…quelle
voci…voci che ho sentito per anni o
voci conosciute da poco…ora non capisco. È un
vortice? Un…non lo so.
Voci…magia…la magia è
nell’aria…occhi…occhi
azzurri…occhi verdi…occhi d’ambra.
Occhi verdi…mi sono sconosciuti…a chi
appartengono?”
–Aaah!-
Morgana si svegliò di
soprassalto.
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Disclaimer: i personaggi usati da me in questo racconto appartengono agli aventi di diritto e non vengono usati per scopo di lucro. Grazie a tutti i lettori silenziosi, grazie di cuore.