La Giostra
La guerra aveva distrutto tutto.
La battaglia finale era terminata da
poco e il villaggio
fumava ancora per i colpi dei nemici.
Shikamaru era giunto in un’area irriconoscibile a chi non
l’avesse
vista prima di allora.
Era ferito, trascinava una gamba e si teneva una spalla che
perdeva sangue copiosamente.
Ma poco gli importava se non poteva averla a fianco a sè.
Si inginocchiò stanco e guardò davanti a lui sbalordito.
Nel bruciare di
quell’inferno, nella devastazione intorno a
lui, nella cenere sotto le sue gambe, qualcosa era sopravissuto.
Sotto al cielo rosso sangue una struttura colorata,
circolare nella forma, con pennacchi in cima e colonnine tortili a
reggerla
precariamente si stagliava di fronte a lui.
Qualche ammaccatura, qualche elemento
fuori posto, qualche colore annerito dalla
cenere, ma nulla di più.
Intatta di fronte a lui si distingueva chiaramente una
giostra, una di quelle che vengono riprodotte nei carillon, con i
cavalli e gli
specchi, con i drappeggi e gli affreschi.
Shikamaru sorrise. Un sorriso amaro accompagnato da una triste lacrima.
Rifissò la struttura. I
colori si fecero più nitidi, le fiamme
scomparirono e lasciarono spazio al verde di sempre.
Ora tanti bambini corrono
con i loro palloncini e lo zucchero filato in mano.
Il cielo azzurro avvolge la scena. Ed è un azzurro che ferisce, che fa male.
Il ragazzo chiuse gli occhi indeciso.
Un’allucinazione, un miraggio, il paradiso?
Solo un ricordo, un misero e doloroso ricordo che non potè far a meno di rivivere.
“dai
muoviti Shika!” urlò una
bimba dai capelli biondi arrivando di corsa e trascinandolo per una
mano.
Il piccolo Nara fu
travolto da quella furia di 9 anni e invano volse la
testa in direzione del padre per essere salvato.
E pensare che lui non
ci voleva nemmeno andare al parco giochi.
Troppi rumori.
Troppa musica.
E soprattutto troppe
seccature.
Guardò
con aria imbronciata la
bimba che lo trascinava
Sì troppe
seccature,
specie quelle bionde,
con
gli occhi azzurri
e in particolare
quelle di nome Ino Yamanaka.
“ora fai il
mio principe azzurro” squittì lei con tono
indiscutibile.
“cosa?!”
urlò lui.
“fai il mio
principe!! Su Sali sul cavallo bianco!! Io starò dietro di
te come una principessa!” ordinò nuovamente lei.
Lui la
osservò inclinando la testa da un lato.
E no, non ne aveva
alcuna intenzione.
“io non
salgo lì sopra”
disse
dopo un attenta analisi
che fece ondeggiare il suo sguardo da lei al cavallo un paio di volte.
“si
invece!” affermò ancora più decisa lei
facendosi un po’ più alta.
“no”
rispose pacato lui
“ti ho
detto di farlo!” strepitò lei
“e io ti ho
detto di no” ribatté lui
Il visino della bimba
era diventato scarlatto e quel colore faceva
risaltare ancora di più i suoi occhi azzurri, che il piccolo
non potè non
fissare.
D’un tratto
la bionda si morse un labbro, abbassando lo sguardo di
sfida di poco prima, sconfitta.
Shikamaru
sospirò, poi le diede le spalle e salì sul
cavallo.
“Allora
Sali o no seccatura di una principessa?” le chiese
allungandole
la mano imbarazzato.
La piccola lo
guardò disarmata e gli regalò un sorriso
più luminoso del
sole prima di accettare l’invito e prendere posto accanto al
suo principe.
Shikamaru riaprì gli occhi.
Si sollevò e si diresse
verso la struttura. Il viso sporco
di sangue, lacrime, fango e sofferenza.
Lo trovò e si lasciò cadere seduto lungo quella
forma di
legno e porcellana bianca.
Poi la disperazione imperversò in lui. Come alla morte del
maestro.
Aveva lasciato irrisolte troppe cose.
Aveva dato per scontato che ci sarebbe stato tempo.
E ora era troppo tardi.
Non poteva cercarla, non poteva
abbracciarla.
Ora era troppo tardi per dirle che l’amava, aveva aspettato
troppo
a lungo,
era stato troppo pigro e
ora non c’era più tempo.
La ferita era grave.
Gli odori si mischiavano, i rumori si
facevano lontani,
le immagini si
confondevano con i ricordi, con le speranze.
Un colpo di tosse troppo forte gli fece apprendere che lui
non aveva più tempo.
Aveva fallito. Non si era preso cura di lei come avrebbe dovuto.
Le palpebre erano sempre
più pesanti.
La voce della
giovane
risuonò nella sua mente.
Un’altra visione, un altro sogno, forse.
Una piccola bimba
mora con gli occhi azzurri correva davanti ai
genitori.
“mamma,
papà!! Muovetevi!” disse correndo verso la giostra
impaziente,
con uno sguardo che
Shikamaru aveva visto fin troppe volte.
“vai piano
tesoro! Finirai per farti male!” raccomandò la
donna bionda
accanto a lui.
“mendokuse
mamma! Non ho più 7 anni! Ne ho 9 adesso!” rispose
a tono la
piccola continuando a correre.
La donna sorrise. Una
risata cristallina e fresca, la sua risata.
Poi il bianco sfumò la
scena.
Quella risata si fece sempre più lontana e irraggiungibile.
Il cielo tornò rosso sangue.
Il silenzio avvolse la giostra.
Note:
Vi chiedo scusa per lo scempio!
oddio che tristezza… mi odio da sola.
non so come mi è uscita, perdonatemi vi prego, il tutto era
iniziato da una cosa divertente allegra e solare e poi è
diventato così… cupo!
Va beh, comunque la pubblico lo stesso, la fatica ormai è
fatta!!
Non sono brava in queste morti e robe strane quindi spero di aver
lasciato tutto un po’ nel dubbio..
potrebbe esserci il futuro sognato o forse
no.. più probabilmente no, decisamente, però fate
voi!
Ciao ciao!
marti