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Autore: Rinalamisteriosa    12/06/2010    5 recensioni
Una cucina di notte pareva una stanza squadrata come tutte le altre: aguzzando bene la vista si potevano scorgere le molteplici forme dei mobili, del lavello, degli oggetti, del frigorifero, del tavolo e delle sedie avvolte dalla penombra. Le imposte delle due finestre alte erano prudentemente chiuse, ma dai vetri visibili penetrava la debole luce artificiale dei lampioni che circondavano il giardino.
Con passo cadenzato, egli si fece guidare dalla luce soffusa, ma confortante, di una candela fino alla mensola del caminetto, dove ripose il candelabro, senza calcare la mano, accanto a una cornice marrone e subito dopo si sedette sulla panca al suo fianco sospirando, chinando il capo dal viso tondo e osservandosi le mani che andavano a stringere forte le ginocchia.
Non riusciva a chiudere occhio quella notte, era ansioso.

[Altro personaggio = Augusta Paciock]
- Quarta classificata al Contest "The kitchen" indetto da Annaf85 e Tamaki The King -
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Neville Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Di preoccupazioni, rimproveri a fin di bene e un rospo da cercare

Autore: Rinalamisteriosa

Fandom: Harry Potter

Personaggi: Altro personaggio, Neville Paciock

Pairing: accennino Frank/Alice

Genere: generale, sentimentale

Rating: verde

Avvertimenti: One-shot; Missing Moment

Lunghezza: 1060 (esclusa la parola fine)

Note: Come già accennato nel forum, avevo diverse idee per questo contest, ma non ho avuto molto tempo perciò dovrete accontentarvi di questa breve one-shot su Harry Potter.

Precisamente su Neville Paciock e sua nonna Augusta, ambientata nella cucina di una loro ipotetica casetta con giardino. E se vogliamo essere più precisi, può considerarsi tranquillamente un missing moment che si svolge nella notte del 22 agosto 1991.

Possibili riferimenti al primo libro e personaggi presenti o citati appartengono a J.K.Rowling, io non ne ho alcun diritto e non ho scritto a scopo di lucro.

Spero vi piaccia ^^

 

 

 

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Con indosso l'abituale pigiama color blu confetto a pois gialli, dopo aver lasciato silenziosamente la propria camera, il ragazzino raggiunse la cucina.

Una cucina di notte pareva una stanza squadrata come tutte le altre: aguzzando bene la vista si potevano scorgere le molteplici forme dei mobili, del lavello, degli oggetti, del frigorifero, del tavolo e delle sedie avvolte dalla penombra. Le imposte delle due finestre alte erano prudentemente chiuse, ma dai vetri visibili penetrava la debole luce artificiale dei lampioni che circondavano il giardino.

Con passo cadenzato, egli si fece guidare dalla luce soffusa, ma confortante, di una candela fino alla mensola del caminetto, dove ripose il candelabro, senza calcare la mano, accanto a una cornice marrone e subito dopo si sedette sulla panca al suo fianco sospirando, chinando il capo dal viso tondo e osservandosi le mani che andavano a stringere forte le ginocchia.

Non riusciva a chiudere occhio quella notte, era ansioso. E sudava freddo.

Strano agitarsi così, davvero strano per un ragazzino che aveva recentemente compiuto undici anni, che doveva preoccuparsi soltanto di essere felice e spensierato, che era stato miracolosamente - questo secondo sua nonna - invitato a frequentare il primo anno alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts e che possedeva già tutto l'occorrente quando mancava poco più di una settimana al primo settembre.

Il prozio Algie gli aveva persino regalato un rospo, e, con un sorriso timido e incerto, l'aveva preso tra le mani chiamandolo con il primo nome che gli passò per la mente: Oscar.

Ora che ci pensava attentamente, non ricordava più dove l'avesse lasciato... ops!

Sarebbe andato alla sua ricerca di mattina, con calma e senza accennare alcunché alla nonna.

“Che cosa ci fai qui?”

Sobbalzò dallo spavento quando il silenzio totale in cui era immerso nei propri pensieri venne bruscamente interrotto da un seccato e imperioso quesito della vecchia in questione, e per poco Neville non cadde con la schiena per terra dalla panca traballante, riuscendo a portarsi in piedi grazie ad un goffo tentativo.

“N-non riesco a dormire” ammise con reverenziale timore mentre tremava alla vista dell'orgogliosa, dignitosa e autoritaria Augusta Paciock che con cipiglio severo e critico gli si stava avvicinando.

Indossava una lunga vestaglia da notte verde oliva.

Il nipote deglutì e strizzò gli occhi quando lei alzò senza esitazione una mano.

Ecco, adesso mi tirerà l'orecchio e mi trascinerà in camera, me lo sento”.

Invece si sentì solamente afferrare una spalla da una presa salda. E poi un sospiro eloquente lo convinse a riaprirli - però leggermente.

“Tesoro, hai provato a leggere? Tuo padre faceva così quando aveva il tuo stesso problema...” lo redarguì, utilizzando un certo tatto.

Annuì; nel farlo ebbe la vaga e fugace impressione che quell'aneddoto l'avesse un po'... addolcita forse? Calmata? Intenerita?

Impossibile.

“N-non funziona.” aggiunse subito.

“E' per Hogwarts, vero?” indagò scrupolosa. “Sei ancora preoccupato di non trovarti bene, eh? Eppure io penso che farti rimanere a casa ad oziare per una paura sciocca, infantile e immotivata non ti aiuterà! E tu ne hai bisogno nipote, a costo di scortartici personalmente!”

“S-sì. C-ci andrò, n-non era questo... non era questo che mi preoccupava, nonna!” riuscì ad esclamare Neville, distogliendo lo sguardo, messo - ancora una volta - in soggezione dall'atteggiamento pomposo e schietto della parente più stretta che si era presa cura di lui dopo il dovuto ed essenziale ricovero dei genitori. Ma al momento non voleva assolutamente pensare a loro, no, non con l'attenzione di Augusta tutta rivolta su di lui.

Scrollò delicatamente le spalle ed ella mollò la presa.

“Ho perso Oscar. Di nuovo”.

Ecco, l'aveva detto!

Tralasciando la sua reale preoccupazione, che quella notte era il fatto di dover condividere, una volta a Hogwarts, la camera con dei perfetti sconosciuti - e se avessero riso della sua goffaggine? O del fatto che dimenticava facilmente le cose importanti? O perché russava? - il ragazzino aveva confessato il suo sbaglio, consapevole dell’imminente critica o rimprovero.

“Oh insomma, un'altra volta?! Per Morgana, come si fa a perdere un viscido rospo di quelle dimensioni!” borbottò, scuotendo sconcertata la testa di fronte all'ottusità dell'ingenuo nipotino. Allora incrociò le braccia al petto e a Neville sembrò ancor più minacciosa e arrabbiata del solito. “Adesso non ti manderò a letto finché non l'avrai trovato! Niente scuse, capito? Forse la ricerca ti farà venire sonno, così da rimediare al tuo problema...” concluse implacabile, afferrando decisa il candelabro argentato e porgendolo al nipote che, annuendo come un soldatino obbediente, si affrettò a dirigersi ad ispezionare le credenze e gli angoli bui della cucina.

Ma non era là, no, altrimenti l'avrebbero sentito gracidare negli istanti di silenzio che seguirono la loro conversazione.

Quando poi Neville cambiò stanza, Augusta Paciock, servendosi del lumos evocato dalla bacchetta giacente nella stessa mensola polverosa in cui era riposta la candela e la cornice, si soffermò proprio sulla fotografia che questa recava, sui due giovani che rivolgevano un sorriso luminoso all'obiettivo dondolandosi in un abbraccio senza fine nel giorno del loro matrimonio.

Il figlio e la nuora.

Erano due anime coraggiose che avevano perso la testa, la lucidità, i ricordi, forse anche il cuore. Due fiori destinati ad appassire lentamente, mentre il loro polline viveva e affrontava riluttante il mondo.

Lei si era occupata e si stava ancora occupando della sua educazione; lo metteva in guardia, lo criticava e lo rimproverava per il suo bene.

Era il suo unico nipote: come poteva odiarlo, nonostante tutto?

“Nonna, nonna! L'ho trovato, però... però è rimasto incastrato in un tubo del bagno. Mi aiuti a liberarlo? Ti prego”.

La richiesta d'aiuto di Neville giunse qualche minuto dopo, proveniente dal piano di sopra.

Quel dannato rospo... come diavolo ha fatto...?

Spense svogliatamente la luce della bacchetta, non prima di aver lanciato un'ultima occhiata significativa e malinconica - rara da parte sua - verso la foto gioiosa, dopo di che abbandonò la cucina all'oscurità cupa, all'immobilità comune e alla quiete profonda che poco prima aveva preceduto il loro arrivo.

Perché la mattina dopo, inevitabilmente, avrebbe portato Neville a casa dei vecchi zii per la colazione e infine al Reparto Riservato del San Mungo, in una delle ultime visite a Frank e Alice prima di mandarlo a Hogwarts, sperando così di infondergli più coraggio e determinazione.

Perché era la cosa giusta, sì. Abituarsi alle ingiustizie del mondo per tirare fuori – a poco a poco – il meglio di sé.

 

 

 

FINE

 

 

 

Ulteriore nota: Anche se questa fic (adesso dovrebbe essere presentabile, sottigliezze a parte ^^) si è classificata al quarto posto, io sono comunque felice e soddisfatta di me stessa per averla scritta *__* ringrazio i due giudici per la possibilità!

Adoro la famiglia Paciock, rendergli onore in questo modo è stato il minimo che potessi fare…

 

Un ringraziamento speciale alla mia amica Flavia per il prezioso aiuto che mi ha dato e a quanti hanno commentato le prime due fic che avevo scritto ad aprile ^_^

Mi congratulo nuovamente con la vincitrice e con le altre cinque partecipanti, poi... credo sia tutto, no?

Alla prossima!

 

Un bacione!

Rinalamisteriosa

 

 

 

  
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