–˜™—
Dom stava seduta al
pianoforte della stanza delle necessità, suonando note a caso. James se
n’era appena andato. Arrabbiato. Avevano litigato di nuovo e
l’aveva lasciata li. Avrebbe pagato tutti i galeoni del mondo per fare il
modo che le cose diventassero più semplici, se fosse stato possibile. Ma
non lo era. E così ogni sera si ritrovavano in quella stanza, solo loro
due, e potevano abbandonare la maschera di indifferenza che indossavano durante
il giorno. Ma ultimamente litigavano. Litigavano perché non riuscivano a
trovare una soluzione e perché entrambi soffrivano della malcelata
ostilità con cui li trattavano tutti. Una lacrima scese silenziosa lungo
la sua lacrima e cadde sui tasti d’avorio. Meccanicamente, le sue mani si
misero a schiacciare con delicatezza i tasti e senza rendersene conto si
ritrovò a suonare una dolce melodia.
Di
notte le emozioni sembrano più dense, di notte
di notte nascono le melodie più intense, di notte
Più suonava e più la sua mente la
portava a ricordare i momenti che aveva passato in quella stanza con lui.
All’inizio, quando si ritrovavano lì con timore, senza sapere bene
come comportarsi, preoccupati delle conseguenze che avrebbero comportato le
loro azioni. E poi sempre più sicuri si erano scambiati i primi baci, le
prime carezze. E quella sensazione di vuoto all’altezza dello stomaco che
provava ancora ogni volta che lui la baciava.
Con un sorriso triste ricordò anche la sera
in cui avevano compiuto il passo che li aveva portati al di là della
linea di confine. Era stato dopo il ballo di Halloween, Lei sembrava una dea
nel suo vestito bianco e semplice che fasciava il suo corpo perfetto e lui la
guardava come se non esistesse niente di più bello al mondo. E si erano
ritrovati lì e si erano baciati una volta e poi un’altra e
un’altra ancora, fino a che non si erano persi l’uno
nell’altra. Era stata la notte più bella e dolce della sua vita
di notte un bacio vola verso
l’infinito, di notte
di notte scopri la dolcezza di un marito, di notte
Ma la favola, come sempre, non era durata a lungo.
I loro cugini si erano presto accorti che tra loro c’era qualcosa di
più e alla fine si erano dovuti rassegnare a raccontare la
verità. Nessuno aveva capito. Nessuno era dalla loro parte. Li
guardavano come se stessero commettendo chissà quale crimine. E
all’inizio era stato anche abbastanza facile ignorarli, ripetersi allo
sfinimento che non avevano bisogno di loro. Ma non era vero, semplicemente
mentivano a loro stessi. E si può mentire a tutti, tranne che a noi
stessi perché la verità viene sempre a galla.
Erano iniziati così le liti ed erano
diventate sempre più frequenti e furibonde. Fino a quella sera, che era
culminata con lui che usciva dalla stanza, sbattendo la porta.
-Al diavolo, non ho bisogno di te!- le aveva urlato
prima di andarsene.
di notte esce la forza di non dirmi che hai bisogno di me
Smise di suonare e lasciò uscire tutte le sue lacrime. Sapeva che
non era vero, che lui aveva bisogno di lei tanto quanto lei ne aveva di lui.
Sapeva che lui soffriva per quella situazione, che per quanto fossero felici
c’era il rovescio della medaglia, che era quel dolore sordo e costante
che non lo abbandonava mai. Lo capiva bene perché provava le stesse
sensazioni che provava lui. E la sofferenza per il loro litigio si mescolava a
quella già presente perché per quanto lo volesse non poteva fare
niente per aiutarlo. Infondo era lei la causa di tutto: se fosse scomparsa, o
meglio, se non fosse mai esistita, lui non avrebbe provato tutta
quell’angoscia.
Lo sapeva bene e doveva saperlo anche lui, ma,
nonostante questo, nonostante tutto, dopo ogni litigio lui tornava sempre da
lei, implorandola di perdonarlo. Come se fosse stato possibile non farlo…
e fa male quando dici che stai male e non sto con te
e fa male col dolore che t’assale e non sto con te
e fa male quando non sono all’altezza di star
con te
mi fa male quando nonostante tutto, tu scegli me
–˜™—
Se n’era andato urlandole che non aveva
bisogno di lei. L’aveva lasciata sola nel grande letto a baldacchino
della stanza delle necessità e con ogni probabilità ora stava
male per come si era comportato. Come se non stesse già male abbastanza
per tutta la situazione! Aveva capito di aver sbagliato un secondo dopo aver
sbattuto la porta e se ne era pentito. Ma questo non cancellava quello che
aveva fatto passare a lei. Era rimasto seduto un attimo davanti alla porta del
loro rifugio, quella stanza dove potevano essere loro stessi. L’unico
posto al mondo in cui erano riusciti ad essere felici, lontani da tutto, notte
dopo notte, mentre tutti gli altri dormivano e quindi erano impossibilitati a
lanciare occhiate disgustate e commenti maligni. L’unico posto in cui
potevano fingere una volta di più che tutto andava bene.
Improvvisamente sentì la melodia di un
pianoforte arrivare dall’interno della stanza e allora la
socchiuse piano. Dominique era seduta al pianoforte e suonava assorta una
musica lenta e triste. Improvvisamente però smise di suonare e le
lacrime iniziarono a rigare il suo volto bellissimo. Vedendola lì,
così infelice e fragile, a James si spezzò il cuore. Il dolore di
Dom era anche il suo e vederla così gli faceva
provare una sofferenza quasi fisica.
di notte il mondo è giusto perchè
sta dormendo, di notte
di notte il tuo dolore già mi sta uccidendo, di notte
Entrò nella stanza e si sedette accanto a
lei, abbracciandola.
-Dom, sono stato
un’idiota! Puoi perdonarmi?-
-Come potrei non farlo? E tu? Puoi perdonare me?-
-Per cosa?-
-Per non averti capito, per aver dubitato di noi-
Senza dire una parola la baciò, stringendola
forte a sé. Sperava che abbracciandola sarebbe
riuscito a farle capire tutte le cose che a parole non riusciva ad
esprimere. Dominique si alzò
e, prendendolo per mano lo condusse verso il letto. Continuarono a baciarsi e
poi fecero l’amore. Fu diverso dalle altre volte, come se entrambi
sapessero che non ci sarebbe stata un’altra volta.
stanotte ti amerò come se non
potessi farlo mai più
Sdraiato accanto a lei, mentre la guardava dormire,
l’angoscia si impossessò di lui. Quante volte nell’ultimo
periodo le aveva detto cose che l’avevano fatta soffrire? Quante volte,
come poco prima, era rimasto a guardarla piangere sapendo che era lui la causa
delle sue lacrime? Se solo si fosse comportato in modo diverso le avrebbe
risparmiato un sacco di tormenti. Ma troppe volte non era stato alla sua
altezza, troppe volte si era comportato da idiota, troppe volte era tornato da
lei a chiedere perdono. E troppe volte lei, con un sorriso dolce, si era
asciugata gli occhi e lo aveva scusato, comportandosi come se non avesse fatto
niente di male e riprendendolo con lei, spesso dicendo che non avrebbe voluto
nessun altro. E ora ognuna di quelle volte lo feriva ad ogni battito del suo
cuore.
e fa male quando dici che stai male e non sto con te
e fa male col dolore che t’assale e non sto con te
e fa male quando non sono all’altezza di star
con te
mi fa male quando nonostante tutto, tu scegli me
–˜™—
Era quasi l’alba quando Dominique si
svegliò. James era accanto a lei e la guardava. Non aveva chiuso occhio
tutta la notte, era semplicemente restato sveglio a guardarla, cercando di
imprimere nella memoria quel momento, in modo da non dimenticarlo mai
più. Prima ancora che lei parlasse lui sapeva già che cosa stava
per dire, glie lo aveva ripetuto un miliardo di volte. Eppure aveva la
sensazione che quella volta sarebbe stata definitiva…
-James…
Lo sai che ti amo da morire vero?-
-Si. Ti amo anche io…-
-Ed è proprio perché ti amo
così tanto che devo lasciarti andare… Ti sto rovinando la vita-
-Ma…-
-Ti prego, fammi finire di parlare! Ogni giorno che
ti permetto di continuare a stare con me è un giorno in più che
ti allontano dalla tua famiglia e dai tuoi amici. E la cosa ti sta uccidendo,
lo vedo! Ed è un dolore che non se ne andrà mai. Se invece ci
lasciamo soffrirai solo all’inizio…Poi incontrerai un’altra e
ti dimenticherai di me e sarai felice. Succede sempre così-
-Sono già felice-
-No. Tu pensi di essere
felice. Ma quello che intendo io è una
felicità incondizionata, qualcosa che puoi provare ventiquattro ore su
ventiquattro, alla luce del sole. Non qualcosa di effimero che devi nascondere.
Non posso impedirti di essere davvero felice un giorno, non me lo perdonerei
mai!-
Aveva pensato a quelle parole con molta attenzione.
Lo stava lasciando e non avrebbe accettato repliche o discussioni. James lo
capiva dal suo sguardo determinato e dalla profonda tristezza che traspariva
dai suoi occhi azzurri. Nonostante fosse consapevole che lo avrebbe lasciato
comunque, qualsiasi cosa avrebbe detto, James ci provò lo stesso.
-Non puoi sapere come sarà in futuro. Magari
potremo tornare ad essere felici, come all’inizio. Tutte le coppie
litigano. Lo so che pensi che se te ne andrai la mia vita sarà migliore
ma non puoi esserne sicura. Ti prego, resta con me!-
-Mi dispiace James. Ho deciso ed è stata la
decisione più difficile della mia vita. Devo lasciarti andare. E ti
prego, se davvero mi ami, rispetta la mia scelta-
e rideremo ancora, come sempre come ora
gli angeli vivono in cielo, ma tu resta qua con me
James si rivestì e tornò nel suo
dormitorio. Prima di andarsene le lanciò un’occhiata che le
trafisse il cuore. Aveva difficoltà a stare in piedi e si sentiva
svuotata da tutto. Ancora una volta gli aveva fatto del male, ma quella sarebbe
stata l’ultima. E forse lui non lo capiva ma gli aveva fatto il regalo
più grande che potesse fargli. Il più grande gesto d’amore.
Non poteva permettere che lui rinunciasse a tutto per lei, avrebbe finito per
odiarla. Sapeva di aver fatto la cosa giusta. Ma allora perché faceva
così male?
Per la prima volta dopo mesi aveva agito pensando a
quello che era meglio per lui e per farlo aveva distrutto sé stessa. Il
suo cuore era esploso in un miliardo di piccoli pezzi. Ora non le restava che
raccoglierli e trovare la forza per tenerlo lontano da lei quando sarebbe
tornato. Perché lo avrebbe fatto, lo sapeva. Ma prima di iniziare aveva
bisogno di un minuto per prendere fiato.
e fa male quando dici che stai male e non sto con te
e fa male col dolore che t’assale e non sto con te
e fa male quando non sono all’altezza di star con te
mi fa male quando nonostante tutto, tu scegli me
–˜™—
Erano passati due mesi e come aveva predetto lei
James era andato avanti. All’inizio l’aveva cercata, aveva provato
a recuperare, ma lei non glie lo aveva permesso. E così si era
rassegnato. Guardandolo da lontano era riuscita a scorgere il cambiamento che
la fine della loro relazione aveva causato su di lui. Sembrava più
sereno, era tornato a parlare con i loro cugini e aveva reagito bene. I primi
tempi i suoi occhi erano velati dalla tristezza, soprattutto quando guardava
verso di lei. Poi però anche quel velo si era dissolto. Lo vedeva
scherzare con i suoi compagni di casa, come faceva prima che si mettessero
insieme. Rose, l’unica che era tornata a parlarle, le aveva detto che
c’era la possibilità che tornasse anche a fare il cascamorto con
le ragazze. Lei aveva sorriso con falsità, dicendo che lo sperava e che le faceva piacere. Ma non era vero. Lei non era andata
avanti. Durante il giorno era
Ma non di notte. Di notte lei tornava in quella
stanza e faceva il modo che fosse identica a com’era quando la usavano
lei e James. Si sedeva al pianoforte e suonava quella musica che aveva composto
la loro ultima notte insieme, piangendo fino a quando, sfinita, non andava a
sdraiarsi nel grande letto stregato in modo che avesse il profumo di James.
Almeno così aveva la sensazione che lui fosse vicino a lei, anche se era
solo un’illusione.
Lei lo amava ancora ma per lui quel sentimento
ormai apparteneva al passato.
di notte il verbo amare è
un tempo al passato, di notte.