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Autore: Guessstar    12/06/2010    2 recensioni
Eri tutto per me, eri la mia famiglia, la mia vita, il futuro che avevo scelto, purtroppo io non farò più parte del tuo futuro, perchè c'è un ostacolo molto più grande di Victoria, il mio cuore. Sparisci Edward.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                    CI SEI ANCORA TU NEI MIEI RICORDI

 

 

 

“Sarà come se non fossi mai esistito”
Erano passati 8 mesi, 2 settimane, 3 giorni e 4 ore da quando aveva pronunciato quella frase. Faceva spesso capolino nella mia mente e mi riportava di nuovo nell’abisso. Come poteva credere che l’avrei dimenticato così facilmente?
Da 8 mesi, 2 settimane, 3 giorni e 4 ore, non sognavo più, facevo incubi sempre più spaventosi, e mi risvegliavo nel cuore della notte incapace di riaddormentarmi. Ecco cos’era diventata la mia vita, era diventata un incubo.
Certo, avevo Jacob, lui mi amava, stavo bene con lui, gli volevo bene, ma non provavo amore per lui, non lo amavo o, almeno, non era lo stesso amore che avevo provato per… Non riuscivo nemmeno a pensare il suo nome. Ogni volta mi squarciava il petto e mi provocava una dolorosissima fitta al cuore, sempre che quello che avevo si potesse definire cuore, si era portato via anche quello. Si era portato via tutto di me, si era portato via la mia anima. Jacob non avrebbe mai preso il suo posto, non ci sarebbe mai riuscito. Ma era l’unica cosa a cui potevo aggrapparmi per rimanere in vita, se si poteva definire ancora così.
«Buon giorno tesoro» Charlie mi diede un leggerissimo bacio sulla fronte. Ormai non si preoccupava più di chiedermi come avevo dormito, sapeva benissimo che ogni notte mi svegliavo con il viso pieno di lacrime e tremante.
«Buon giorno papà» accennai un piccolo sorriso, per non farlo preoccupare più di tanto. Mi alzai e mi preparai per andare a scuola.
L’unica persona che mi era rimasta vicina tra i miei vecchi amici era stata Angela. Non si intrometteva nella mia vita, non mi chiedeva perché stavo così. Si sedeva accanto a me e ascoltava i miei silenzi, e capiva tutto.
Posteggiai vicino l’auto di Jessica, – con lei avevo interrotto ogni tipo di rapporto- mi sedetti su una panchina come facevo ormai da un anno e osservai gli studenti. Nulla era cambiato, per loro era veramente come se lui non fosse mai esistito, come se la sua partenza non avesse cambiato nulla, erano felici, solari, spensierati. Io non lo ero da un bel pezzo.
Le ore di scuola passavano lente, sembravano anni. A pranzo mi sedetti come al solito nell’angolo più lontano della mensa- che non occupava mai nessuno- e osservavo il loro tavolo, ormai occupato da un gruppo di ragazzi che non reggevano il loro confronto. Li ricordavo ancora, ricordavo ogni momento trascorso con loro, ogni parola detta, ricordavo le prime parole che ci scambiammo. Era assurdo pensare a quanto tempo era passato. Era assurdo pensare che non sarebbero ritornati mai più.
Aveva eliminato tutto quello che mi potesse ricordare lui, ma non era riuscito a eliminare i miei ricordi, quelli mi sarebbero appartenuti per sempre, e non mi avrebbero mai permesso di essere felice.
Mai.
Perché io l’ho amato, di un amore incapace di reggere i confini della realtà, un amore incondizionato, irrazionale, pazzo e irrefrenabile. Ma lui se ne era andato per non ritornare mai più, ero stata davvero così insignificante per lui. Volevo passare l’eternità con lui, stavo chiedendo troppo? Evidentemente, sì.
Ormai l’unica cosa che mi teneva ancora in vita era la certezza della sua esistenza, perché non riuscivo a immaginare un mondo senza Edward, non riuscivo a immaginare un mondo in cui lui non esistesse. Anche se mi aveva fatto del male, anche se mi aveva lasciata a Forks, costringendomi a vivere ogni giorno nel dolore e nella sofferenza, io continuavo ad amarlo, e lo avrei amato fino all’ultimo istante della mia insignificante vita.
Alla fine della scuola andai a La Push per andare a trovare il mio sole. Sì, era così che chiamavo Jacob, quando ero con lui dimenticavo tutto, o quasi. Riusciva a farmi ridere e gli ero grata per questo. Aveva accettato la mia amicizia e il mio rifiuto a qualcosa di più. Ma non mi aveva mai voltato le spalle, perché sapeva che avevo bisogno di lui e non poteva lasciarmi sola.
«Ciao Bella!» Mi rivolse il suo solito sorriso che metteva in risalto i suoi denti bianchissimi contro la sua pelle bruna. Adoravo quel sorriso, mi faceva sentire a casa. Ormai la sua crescita si era fermata, per fortuna. In confronto a lui sembravo una bambina di dieci anni.
«Ciao Jacob»
«Come va?» me lo chiedeva sempre, si preoccupava davvero del mio stato d’animo, me lo dimostrava in ogni modo che ci teneva a me. Voleva dimostrarmi in ogni modo che lui sarebbe stato un ragazzo perfetto per me.
«Bene, grazie. Tu?»
«Ora sto bene»
Gli sorrisi e scrollai la testa «Non ti merito Jacob»
«Me lo ripeti ogni volta»
«Perché è vero»
«Invece ti sbagli» la sua espressione si fece scura, i suoi occhi si ridussero a una fessura.
Cercai di cambiare discorso.«Allora, dove andiamo oggi?» gli dissi con tutto l’entusiasmo che potevo.
La sua espressione si fece pensierosa «Che ne dici di andare alla spiaggia? È da un bel po’ che non facciamo una passeggiata lì»
«Ottima idea!»
Il pomeriggio passò molto velocemente, non era mai abbastanza. Charlie adorava Jacob e per questo non mi imponeva mai coprifuochi. Se fosse dipeso da lui mi sarei potuta anche trasferire da Jacob.
«Allora come va?»
«Come al solito, Jacob»
«Pensi ancora a…» Neanche Jacob osava fare il suo nome, oltre al fatto che lo odiava con tutto se stesso per essere un vampiro, sapeva che sentire il suo nome mi faceva sentire ancora male, che riapriva l’enorme voragine che avevo nel petto.
Abbassai lo sguardo e lui capì che quel mio gesto era un sì.
«Insomma Bella! Se ne è andato per sempre, perché non vuoi capirlo? Perché non lo accetti? Non tornerà mai più! Non capisci che io sarei l’uomo giusto per te? Non capisci che io potrei renderti più felice di lui? Perché non vuoi dimenticarlo Bella?»
«Perché fa male Jacob!» gli ruggii contro, le lacrime erano sgorgate fuori e mi inondavano il viso «Io e lui ci siamo amati, io non ti amerò mai come ho amato lui, io non ti guarderò mai come ho guardato lui, io e lui ci siamo amati e non posso cancellare questi sentimenti, lo amo ancora e lo amerò per l’eternità».
Non mi sentivo più le gambe. Continuavo a piangere e lui cominciò a tremare.
Incominciai a chiamarlo «Jacob! Jacob»
«Vattene Bella, io non sono la tua ruota di scorta!» Non riuscii a dirgli una parola, rimasi immobilizzata, nei miei occhi si leggeva la paura e l’abbandono. Nei suoi, la furia. «Ho. Detto. Vattene» e le sue convulsioni si fecero sempre più violente. Sapevo che stava per trasformarsi e che non potevo stare lì ancora per molto, così cominciai a correre e raggiunsi il mio pick-up. Accesi l’auto e uscii di corsa da La Push, dietro di me, un lupo ululava pieno di dolore.

   
 
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