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Autore: Claudia    07/09/2005    6 recensioni
Sequel di Ritorno al Passato. Quindici anni, quasi sedici, sono trascorsi dalle vicessitudini di Inuyasha e Kagome. Kaeru è cresciuta e custodisce dentro di sè due entità distinte: quella umana e quella demoniaca. A quale delle due rivolgerà il proprio cuore?
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Nuovo personaggio, Sango
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo IX

Yamata no Orochi

 

 

 

 

"E che sia una risposta convincente."

Kaeru provò un enorme sollievo nel vedere suo padre dinnanzi a lei, con Tessaiga puntata contro Aki. E' andata, disse, rilassando a poco le spalle e strofinandosi con una mano il rigolo di sangue che aveva preso a scenderle lungo il collo. Non riuscì a scorgere l'espressione di Aki oltre le spalle del padre, ma Kaeru giurò di percepire un vago sentimento di astio provenire dal ragazzo. Si sbilanciò leggermente, guardando oltre il braccio teso del padre e vide l'arma di Aki abbandonata lungo un fianco, ma stretta possentemente nella mano del ragazzo.

"Siete demoni."

A tale affermazione, Inuyasha arcuò un sopracciglio, lasciando che un ghigno gli attraversasse il volto affilato.

"Interessante. Tu, quindi, saresti uno di loro." Fu Kaeru, stavolta, ad aggrottare la fronte, puntando lo sguardo sulla figura di schiena del padre. Non immaginava a chi quel loro si riferisse, nè tanto meno perché suo padre avesse pronunciato quelle parole. Rivolse la sua attenzione su Aki e ne studiò l'espressione totalmente seria che trapelava dal suo volto.

"In tal caso," disse Inuyasha, immobile nella sua posizione. "Ti consiglio di sparire se vuoi continuare a vivere."

Kaeru spalancò gli occhi verdi, puntandoli di nuovo sul proprio genitore. Era molto raro che Inuyasha intimasse qualcuno ad andarsene per aver salva la vita, come altrettanto strano era che suo padre minacciasse di sua sponte un essere umano, seppur armato. Solitamente il mezzo demone attaccava per difendersi o per difendere, mai per altri scopi. "Papà?"

Kaeru vide le orecchie canine del padre muoversi in modo impercettibile, segno che aveva sentito la sua voce; tuttavia, non si era voltato per non abbassare la guardia di fronte ad Aki.

"Tu non dovresti essere qui." La voce severa e tagliente di Inuyasha fece chinare il capo di Kaeru. La ragazza si bagnò le labbra con la punta della lingua, dimentica completamente di ciò che stava accadendo. Sentì le guance bruciare lievemente, mentre il suo volto iniziò ad arrossarsi a poco a poco. Non riuscì a confessare al mezzo demone il motivo reale che l'aveva spinta a seguirlo, perdendosi nella Foresta. Inuyasha non amava alcun tipo di sentimentalismo, e la figlia lo sapeva molto bene.

"Scusa." Disse, sollevando lo sguardo.

Inuyasha rimase in silenzio, volgendo di nuovo i suoi occhi dorati sull'essere umano che, immobile, continuava a fissarli con palese odio. Disegnò un piccolo cerchio d'aria con la punta di Tessaiga, come per attirare l'attenzione del ragazzo.

"Hai deciso cosa fare, moccioso? Non ho intenzione di accudire anche te." Disse, sbuffando. Kaeru posò una mano sul braccio del padre.

"Papà, andiamocene. La mamma... la mamma avrà sicuramente bisogno d'aiuto."

"Mikujin."

"Mikujin?" Domandò perplessa Kaeru.

"E' stato Mikujin ad incendiare la Foresta. Adesso è andato all'altro mondo, esattamente come il resto dei suoi seguaci." Kaeru fissò la striscia nera che sembrava dipingere una guancia del padre. Molto spesso dimenticava che Inuyasha uccideva, che suo padre uccideva. Aveva le vesti imbrattate di sangue, probabilmente non suo, ma dei suoi avversari. Era una realtà che spesso le sfuggiva di mano. Suo padre era capace di affondare Tessaiga nelle viscere del proprio avversario e poi di estrarla, lasciando che la lama lambisse le pelli recise.

All'età di sei anni si era allontanata dal Tempio del villaggio, mentre sua madre svolgeva i compiti che, come sacerdotessa, le erano stati assegnati. Non ricordava il motivo preciso che l'aveva indotta ad uscire dalle recinsioni protettive del villaggio, ma si ricordò del demone che l'aveva braccata con l'unico intento di divorarla. Era un demone lupo, o comunque un essere che assomigliava ad una creatura selvatica. Anche allora, se non fosse stato per l'intervento di suo padre, Kaeru avrebbe avuto molte più cicatrici di quante già ne aveva.

E fu in quella circostanza, che Kaeru vide suo padre con occhi totalmente diversi. Sentì l'uggiolio di dolore del demone, mentre Tessaiga si faceva strada nel suo ventre e il sangue carminio colava, impregnando il manto peloso dell'essere. L'odore acre della linfa rossastra le era penetrato nelle narici tanto violentemente da farle provare un moto di disgusto. E mentre osservava l'ultimo rantolo del demone, steso ai piedi del padre, Kaeru si meravigliò nel sentire una piccola gioia nei recessi del suo cuore; come se la morte provocata dal padre l'avesse in qualche modo allietata.

Gli occhi di Kaeru balenarono a quel ricordo in parte sepolto dal tempo. Provare gioia per la morte di un essere, comunque vivente, non era corretto, non era affatto giusto e poco... forse, poco umano.

"Ma-," prese a dire la ragazza, come per scacciare quel pensiero improvviso ", il fuoco non si è fermato. Ed il villaggio rischia di essere bruciato!"

Kaeru notò di non avere l'attenzione del padre. Inuyasha abbassò di colpo Tessaiga, scrutando il volto del giovane di fronte a lui.

"Tu," disse, accennando ad Aki ", sicuramente saprai difenderti alla perfezione, ma ho la netta sensazione che tu non sappia ritrovare l'uscita."

Inuyasha accompagnò tali parole con un sorriso volutamente di scherno. Kaeru osservò la stretta di Aki attorno alla sua arma diventare sempre più forte. Il ragazzo rimase in silenzio e, dopo molto tempo, fissò Kaeru dietro ad Inuyasha. La ragazza, notando quello sguardo puntato su di lei, ebbe come la sensazione di sentirsi una preda, braccata dal proprio cacciatore.

"Precisamente." Sussurò Aki, allentando la presa sulle mezzelune.

"Bene," Inuyasha sollevò Tessaiga, riponendola con un gesto secco nella fodera alla vita. "Potremmo anche giungere ad un compromesso."

Sia Aki che Kaeru guardarono Inuyasha con un'espressione vagamente perplessa.

"Io ti porterò fuori da qui," disse, rivelando i canini demoniaci ", ma tu non alzerai un dito contro di lei." E con quelle ultime parole, Inuyasha indicò sua figlia. Aki dovette ammettere che il demone dai capelli argentati non mancava di furbizia; sapeva alla perfezione che lui era troppo debole rispetto alla forza che, al contrario, scorreva nelle sue vene non umane. Inoltre, con tale proposta, gli impediva di uccidere la ragazza strana di cui aveva fatto la conoscenza. E tutto perché lui, effettivamente, aveva perso l'orientamento dopo l'incontro con Kaeru.

"Si può fare." Disse, con tono piatto.

"Bene, allora camminerai tra me e Kaeru. Non fare scherzi, perché non ci metto niente a tranciarti in due."

Kaeru rabbrividì nell'udire tali parole, tanto era la verità di cui esse erano impregnate. Tuttavia, la ragazza non condivise affatto la proposta del padre, nè, tanto meno, il dover aprire la fila con gli occhi freddi di Aki puntati contro le sue spalle. Dietro al ragazzo, suo padre le diceva dove svoltare e quale sentiero intraprendere, benché spesso le frasche e i rovi rendessero difficile il loro cammino. Kaeru trovò la preoccupazione di suo padre del tutto inappropriata, visto che, fondamentalmente, entrambi erano immortali. Ebbe la sensazione che ci fosse molto non detto sia nelle parole di Inuyasha che in quelle di Kagome.

Un moto di felicità interiore colse Kaeru alla vista di una piccola apertura che dava ad una distesa di erba. Inuyasha era stato di parola e li aveva condotti ai confini della Foresta; non avevano incontrato ostacoli, forse per la presenza del padre. Kaeru si fece largo tra i rovi, incurante che questi le graffiassero le mani; quando abbandonò il fogliame della Foresta dietro di sè, respirò una boccata d'aria che, seppur ricca di fumo, le parve di quanto più salutare esistesse. La ragazza osservò le fiamme che, lentamente, si erano avvicinate al villaggio, unicamente ostacolate dal fiume che passava attraverso. In lontananza, le grida e gli incitamenti degli abitanti risuonavano forti e decisi.

"Ma questo villaggio"

Kaeru si voltò verso Aki con sguardo interrogativo, mentre non riuscì ad impedire che le sue labbra articolassero un eh? sorpreso. Da quando Mikujin aveva rivelato la sua vera natura, Kaeru non si era più rivolta al ragazzo. Aki, capendo di non aver pensato, ma detto tali parole, discostò lo sguardo dalla ragazza, tornando ad assumere un cipiglio freddo ed indifferente.

"Bene," la voce atona di Inuyasha fece voltare Kaeru. "Andiamo a casa." Disse, rivolto alla figlia. Kaeru fece un cenno d'assenso col capo, prendendo a camminare dietro al padre. Improvvisamente, Kaeru si sentì afferrare violentemente un braccio e trascinare all'indietro, fino a che la schiena non venne in contatto con qualcosa di caldo. Quando poté comprendere meglio la situazione, Kaeru sentì la fredda armatura che ricopriva il braccio di Aki attorno al collo e la punta della mezzaluna premuta alla base di esso. Infine, la lama di Tessaiga le stava a pochi centrimetri da una guancia, con la punta indirizzata contro il ragazzo.

Kaeru percepì la tensione dei muscoli di Aki, premuti contro la sua schiena. Gli occhi del padre, completamente inespressivi, non stavano guardando lei ma il suo assalitore.

Bastava una mossa falsa o un movimento minimamente accennato, che tutto si sarebbe risolto in tragedia. Kaeru immaginò che non ci volesse molto per perforarle il collo con la mezzaluna, ma se Aki avesse agito, suo padre lo avrebbe ucciso. In quel momento si trovò a pensare alla stupidità del ragazzo che non aveva affatto assimilato il concetto di immortalità.

Infine, con suo grande terrore, Kaeru comprese che l'aveva assimilato anche fin troppo bene.

"Anche gli immortali possono morire, non è forse vero?"

A quelle parole, Kaeru guardò confusa Inuyasha. Il mezzo demone non rispose a quella voluta provocazione. La ragazza sentì la presa fredda attorno al collo diventare sempre più salda. Dal tono di voce di Aki, Kaeru intuì che il ragazzo stava sorridendo in modo sinistro.

"Basta un taglio netto alla testa e... puff, addio essere immortale."

Kaeru pensò di morire in quel preciso momento. Le suonava ridicolo che un essere umano potesse sapere cose che la riguardavano, mentre lei, invece, era all'oscuro di tutto. Per questo rivolse uno sguardo impaurito al padre che le stava di fronte. Lei poteva morire. Poteva essere uccisa, semplicemente decapitandola. Era disgustoso e pensò di svenire.

"Come fai ad esserne convinto?" Inuyasha sembrava comunque tranquillo.

Aki sorrise, vedendo la fortuna rivolta a lui. "Me l'hanno insegnato, tutto qua. Ma se vuoi, possiamo fare una dimostrazione."

"Non so quanto ti convenga farlo. Anche se taglierai la testa di mia figlia, io farò esattamente lo stesso con te."

Aki scrutò la figura di Inuyasha e la punta di Tessaiga. Probabilmente lo avrebbe fatto davvero. Mantenne la presa attorno al collo di Kaeru, mentre la ragazza non sembrava affatto intenzionata a muoversi. Infine, sciolse la stretta attorno a Kaeru, colpendola leggermente ad una spalla di modo che si allontanasse. Kaeru, frastornata per la spaventosa rivelazione, rimase in piedi tra Aki e il padre, fissando il terreno con ostinazione.

"Saggia decisione." Detto ciò, Inuyasha afferrò un braccio della figlia, trascinandola di peso verso l'entrata del villaggio. Kaeru si lasciò condurre dal padre senza protestare, benché desiderasse con tutto il cuore sapere di più riguardo alla rivelazione che aveva ascoltato un attimo prima da Aki. Quando sollevò lo sguardo, intravide sua madre correre verso di loro. Aveva i lembi dello yukata bruciati, un po' di cenere sulle spalle e qualche taglio sanguinante sulla pelle. Tentò di dire qualcosa, quando uno schiaffo le ferì una guancia.

"Dove sei stata?"

La voce di sua madre suonava strozzata, incline a diventare un pianto, mentre i suoi occhi grigi screziati di azzurro la fissavano con rabbia mista ad apprensione. Teneva ancora il braccio sollevato quando Inuyasha fece un passo verso di lei. Kagome, notando il consorte, fece per parlare, ma le parole le morirono dentro.

"Il fuoco non accenna a fermarsi." Disse, senza nemmeno attendere che Kaeru o Inuyasha parlassero. Il suo sguardo cadde su Aki, poco distante da loro. Aggrottò la fronte, facendosi strada tra Inuyasha e Kaeru, fermandosi esattamente di fronte al ragazzo. Aki osservò la donna di fronte a lui, in parte sorpreso. Adesso che poteva vederla chiaramente, Aki ricordò di averla già vista o conosciuta.

"Ci conosciamo?" Sbottò, arrossendo leggermente allo sguardo fisso di Kagome. La sacerdotessa assotigliò lo sguardo, scrollando, infine, le spalle.

"Può darsi di sì come può darsi di no." Fu la vaga risposta di Kagome.

"Inuyasha," disse, tornando a guardare il consorte. "Al villaggio hanno bisogno del tuo aiuto."

Senza parlare, il mezzo demone fissò la donna, sfoderò Tessaiga e prese a correre nella direzione delle capanne. Kaeru osservò suo padre scomparire, sentendosi improvvisamente a disagio. La guancia le pulsava ancora.

"Kaeru." Nel sentire il proprio nome, la ragazza si irrigidì nelle spalle, fissando la madre come in attesa di una punizione.

"Con te parlerò dopo." Disse, realizzando le preoccupazione della figlia. "Intanto va insieme a lui alle palizzate del villaggio."

"Ma―" Kaeru tentò di parlare, ma la madre voltò loro le spalle, senza alcuna intenzione di replicare. Kaeru abbandonò le braccia lungo i fianchi, cercando di arrestare la voglia di piangere che stava provando in quel momento. Non solo l'avevano lasciata sola con Aki, che aveva tutta l'intenzione di tagliarle la testa, ma l'avevano anche tagliata fuori da qualsiasi piano per salvare il villaggio. Inoltre, non capiva affatto perché sua madre le aveva chiesto di rimanere col ragazzo.

Fece un ampio respiro, voltandosi verso Aki. "Tu, naturalmente, non mi seguirai."

Il ragazzo abbozzò ad un sorriso di scherno. "Non hai sentito cosa ha detto la tua mammina?"

"Sì," Kaeru tentò di controllare il proprio tono di voce ", ma non ho nessuna intenzione di farmi ammazzare da te."

Aki sollevò le spalle con gesto incurante. "A quanto pare adesso posso farlo... dov'è finita tutta la tua convinzione?"

Kaeru strinse i pugni, tanto da farsi male. "Va all'inferno." Sbottò, con rabbia.

"Spiacente, mocciosa," disse, afferrando la sua mezzaluna, "ma ci sono già stato."

Non fu l'arma di Aki a reciderle un lembo dello yukata, bensì una freccia che Kaeru aveva visto conficcarsi nel terreno a pochi metri da lei. Entrambi fissarono l'arma appuntita, per poi volgere lo sguardo nella direzione da cui era stata scagliata. Sospeso in aria, un essere dalle vaghe sembianze umane, stava cavalcando un destriero nero, dagli occhi iniettati di sangue. Teneva ancora in mano l'arco possente, mentre da dietro le spalle spiccava una faretra argentata, colma di frecce appuntite.

Kaeru osservò il demone, il terzo che li aveva attaccati nell'arco di tutto il giorno. Aki, accanto a lei, teneva salda la propria arma e gli occhi grigi puntati sull'essere che aleggiava sopra di loro.

Kaeru osservò stupita il demone abbassare l'arco e portarsi una mano alla bocca, gridando a pieni polmoni un nome che le risultò incomprensibile. Di lì a poco, uno sciame di spiriti a forma di serpente, prese ad avvolgere la figura del demone, muovendosi sinuosamente attorno al cavallo. Il demone, infine, tornò a rivolgere il proprio sguardo verso il basso, emettendo un piccolo verso.

"Ti avevo detto che sarebbe stato del tutto inutile scappare."

Kaeru osservò Aki afferrarsi il braccio coperto con l'armatura, mentre il volto del ragazzo andò contorcendosi per il dolore. La mezzaluna cadde a terra, mentre Aki iniziò a piegarsi su se stesso, fino ad inginocchiarsi sull'erba umida. Kaeru, senza neanche pensare, si chinò su di lui, ottenendo solo un commento aspro da parte del ragazzo. Kaeru, infastidita, si affrettò ad alzarsi, rivolgendosi al demone sopra di lei.

"Posso sapere chi sei?"

Il demone la guardò, per la prima volta, mentre un sorriso perfido prese ad alleggiargli sul volto. "Il mio nome è Yamata no Orochi." [1]

Kaeru trattenne il respiro, udendo il nome del demone. Sentì la testa diventarle pesante, come se quella rivelazione avesse provocato in lei un mancamento di ossigeno. Non poteva credere ai propri occhi, nè a tali parole. Se ciò che il demone andava decantando era verità, Kaeru stava dinnanzi ad uno dei demoni leggendari. "Il Serpente dalle otto teste e dalle otto code." Bisbigliò.

Il demone, udendo alla perfezione le parole della ragazza, sorrise in modo beffardo. "Esattamente."

Kaeru impallidì, mentre la gola le si serrò in una morsa. Yamata no Orochi tornò a fissare Aki, mentre con una mano aveva iniziato ad accarezzare lo spirito di un serpente. Vestiva un'armatura nera, dall'aria molto possente. I capelli lunghi gli ricadevano sulle spalle in parte bianchi e in parte di un colore verdastro. Il volto affilato, nonché i lineamenti, lasciavano trasparire una certa bellezza, mentre gli occhi, dal taglio affillato, lasciavano risplendere due iridi verdi screziate di oro. Il volto era segnato da due strisce nere, una su ciascuna guancia, mentre sulla fronte il simbolo di un piccolo serpente rendeva più verosimile il suo nome.

Kaeru si domandò quale connessione poteva esistere tra Yamata no Orochi ed Aki. Quest'ultimo era rimasto a terra, col respiro pesante e il capo chino. Si stava ancora stringendo il braccio, come se questo fosse la reale causa del suo dolore.

"Sai qual è la pena che spetta ad un traditore."

"Fino a- a prova contraria," disse Aki, sollevando lo sguardo a fatica, "non- non è certo per mio volere che mi- mi sono unito a... Voi."

Il volto di Yamata no Orochi si indurì, fissando il corpo del ragazzo con disprezzo. Il demone sollevò nuovamente l'arco, posizionandovi una freccia e tendendo la corda argentata. Kaeru notò che, rispetto alla freccia precedente, quella tesa contro Aki emanava uno strano bagliore verdastro. Il ragazzo, accortosi di avere l'arma puntata contro, si sollevò a fatica e afferrò violentemente un braccio di Kaeru.

"Lei- lei è immortale ed è capace di vedere lo Shikon."

Nello sguardo di Yamata no Orochi balenò un'espressione interessata, mentre Kaeru, sconvolta, fissò Aki. Non era assolutamente capace di vedere lo Shikon, inoltre, non capiva affatto cosa intendesse dire per vederlo. Kaeru strattonò il braccio, indietreggiando sconvolta, sentendo lo sguardo del demone fisso su di lei.

"Dimmi, mocciosa. E' vero quello che dice?"

Benché desiderasse gridare un no a pieni polmoni, la sua bocca si rifiutò di articolare qualsiasi tipo di suono.

"Certo che ne sei capace," Aki fece una smorfia e guardò la ragazza, "quella donna è tua madre, no?"

Kaeru rimase in silenzio, aggrottando la fronte. Stava vagamente comprendendo l'intenzioni di Aki.

"Io," prese a dire terrorizzata, "Io non so niente! Non ho mai visto lo Shikon!"

L'espressione di Yamata no Orochi si rabbuiò. "Non mi piace essere preso in giro." Sibilò. Il demone spostò la traiettoria della freccia contro Kaeru. Quando lasciò andare la corda argentata, la freccia emise un sibilo tranciando l'aria attorno a lei. Il bagliore verde iniziò ad aumentare per via dell'attrito dell'aria che ostacolava il moto della freccia.

Impreparata, Kaeru si coprì il volto con un braccio, emettendo un grido impaurito.

"HIRAIKOTSU!"

Un possente boomerang deviò la direzione della freccia, che andò a incastrarsi nella corteccia di un albero. Kirara planò a terra, portando in groppa l'agile figura di Sango. Dopo averla riconosciuta, Kaeru si affrettò a correre verso di lei, affondando le mani nel folto pelo del demone. Sango, con un scatto poderoso delle anche, toccò terra, afferrando al volo la propria arma.

"Kaeru, va via con Kirara."

"Ma tu―" Sango incitò Kaeru a salire sulla groppa dell'animale. La ragazza fece come le era stato ordinato e si trattenne dal cadere, quando Kirara balzò, rimanendo sospesa in aria. Da quell'altezza, Kaeru riuscì ad osservare meglio il volto di Yamata no Orochi.

"A quanto pare sei tornato."

Kaeru vide che le parole di Sango erano dirette ad Aki; il pensiero che la cacciatrice conoscesse il ragazzo la incuriosì parecchio.

"Madre." Aki fissò la donna, mentre lo sguardo di Kaeru si fece palesemente sorpreso.

 

 

Nota

[1] Letteralmente 'Il grosso serpente dalle otto biforcazioni'. Si tratta del mostro della leggenda giapponese, il gigantesco serpente con otto teste e otto code che fu sconfitto dal dio Susanoo. (da Nipponico.com). Io non sono al corrente degli eventi che riguardano questa leggenda, pertanto mi limito unicamente ad utilizzare il nome di questo mostro.

 

A/N: ordunque, prima che mi dimentichi volevo mettere in luce una cosa. Come avete letto, se un essere immortale viene privato della propria testa può morire. Questa idea naturalmente non è mia, ma l'ho presa da "La Saga delle Sirene" trilogia della stessa Rumiko Takahashi. Il motivo è presto detto: scrivendo le scene in cui Kaeru si trova di fronte a un nemico, ho pensato che fosse inverosimile che Kaeru non pensasse almeno una volta di aver paura di morire. Pensiero inutile se sa di essere immortale. Molte volte sono stata tentata a commettere tale errore, quindi, d'ora in avanti ci sarà questo piccolo difetto nell'immortalità dei nostri eroi. Comprenderete, che questo cambiamento rende le cose molto più stimolanti e meno scontate.

 

Cri-chan: dunque, quando scrivo che gli esseri umani allontanano Kaeru non faccio un discorso generale, mi riferisco solamente a quegli esseri umani che la conoscono e che quindi sanno di chi lei è figlia. Ad esempio gli abitanti del villaggio. Non ho mai approfondito questa particolarità, ma grazie per avermelo fatto notare.

Keira-chan: grazie per gli auguri (ne ho proprio bisogno!).

Mel-chan: sì, non preoccuparti. La relazione coniugale tra Inuyasha e Kagome continuerà ad essere trattata, in fondo loro sono comunque personaggi di sfondo molto importanti. E comunque, non ti correggere! Sono i nostri coniugi, io ne scrivo le vicessitudini, voi le leggete :)

^Kia^: no, non sbagli. L'intento di rendere Kaeru simile ad Inuyasha c'è, come ci sarà l'intenzione di renderla molto simile a sua madre.

Giodan: uh, adesso come giudichi Aki? Tutto sommato se l'è cavata.

Tessa: però è sopravvissuto :D. Non so se attribuire ciò alla fortuna di Aki o alla commiserazione di Inuyasha.

Ariel87: oddio, grazie. Questo genere di complimenti fa sempre piacere! Comunque puoi tranquillamente svegliarti, non si tratta di un sogno. :)

Shinji: ed ecco qui il nostro ragazzo. Innanzitutto grazie per i complimenti, ma credimi, i congiuntivi sono una spina nel fianco e tipo uno lo becco quattro no. Comunque questo capitolo è parecchio rivelatorio (anche se in molti ormai davano per scontato - a ragione - che Aki fosse figlio di Sango e Miroku) e per niente romantico, ma state tranquilli, ci sarà anche il tempo per i sentimenti.

Erato: il motivo per cui Aki prova risentimento nei confronti dei demoni è appena accennato in questo capitolo, ma naturalmente devo approfondire molto di più le cause. Grazie per il tuo tentativo di non spoilerare riguardo l'identità di Aki.

 

Adesso che sapete chi è Aki potete liberamente additarlo come figlio di Sango e Miroku, ma mi raccomando non congetturate nelle recensioni (nessuno l'ha più fatto, ma io lo ripeto, non si sa mai).Bene, adesso torno a studiare o meglio a ripassare per l'esame di domani :/

Mi dico un In sella al riccio da sola, và.

Alla prossima,

Claudia

  
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