Libri > Quattro amiche e un paio di jeans
Segui la storia  |       
Autore: Bellatrix    07/09/2005    2 recensioni
Da "Quattro amiche e un paio di jeans" di Anne Brashares.
Ho voluto scrivere l'avventura di Bailey attraverso i suoi occhi perchè... bè, in realtà non lo so neanch'io! Ma è un personaggio che mi piace molto, e ho cercato di immedesimarmi in lei come meglio potevo! Read&Review, please, è molto importante per me!
Ps. Non c'è bisogno di aver letto il libro per comprendere la storia!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Con gli occhi di Bailey

Con gli occhi di Bailey

 

 

Capitolo 5

 

Bailey sapeva cosa doveva fare.

 

Doveva convincere Tibby che sarebbe stata un’ottima assistente durante le riprese del suo film.

 

Per questo si stava dirigendo al Seven-Eleven, per convincere un ragazzo di nome Brian a farsi intervistare per il documentario di Tibby. Sapeva che Brian era la persona più adatta.

 

Accelerò il passo, felice come non lo era stata da molto tempo.

 

***

 

Mezz’ora dopo, tornata a casa, chiamò Tibby.

 

“Ho fissato la prima intervista per il nostro film” esclamò eccitata.

 

Tibby sbuffò nel ricevitore. “Il nostro film?”

 

“Scusa. Il tuo film. Quello per cui ti do una mano.”

 

“Chi ha detto che mi dai una mano?” chiese Tibby.

 

“Per favore, per favore…” la supplicò Bailey.

 

“Dai, Bailey. Ma non hai niente di meglio da fare?”

 

Bailey non rispose subito. Decise di evitare la domanda. “Ho fissato l’intervista per le quattro e mezza, dopo che esci dal lavoro” disse invece. “Se vuoi posso fare un salto a casa tua a prendere la roba.

 

E chi dovremmo intervistare?” chiese ormai rassegnata Tibby.

 

“Quel ragazzino che gioca sempre ai giochino elettronici al Seven-Eleven di fronte al Wallman’s. Ha occupato tutti e dieci i primi posti della classifica del gioco più difficile.”

 

“Effettivamente suona disperato quanto basta” borbottò Tibby.

 

“Allora ci vediamo più tardi?”

 

“Non so ancora che ho progetti ho.”

 

Ovviamente per Bailey era un sì.

 

***

 

Alle quattro, quando Tibby finiva il turno, Bailey si fece trovare proprio davanti all’entrata del Wallman’s.

 

Aveva in mano la telecamera e le altre attrezzature che aveva preso a casa di Tibby poco prima. Loretta, la domestica latinoamericana, l’aveva lasciata entrare senza problemi.

 

“Come va?” chiese Bailey all’amica non appena la vide uscire.

 

“Sto morendo di morte lenta” rispose quella, prima di sussultare rendendosi conto troppo tardi di quello che aveva detto.

 

Bailey invece non ci fece caso più di tanto. “Allora andiamo, non c’è tempo da perdere!” esclamò, brandendo la telecamera.

 

***

 

Quando entrarono nel Seven-Eleven, Bailey si convinse ancor di più che aveva scelto la persona giusta.

 

Probabilmente se ne convinse anche Tibby, appena fatte le presentazioni con Brian McBrian. Quel ragazzo era davvero la caricatura del perdente: pelle chiarissima, ossuto, sindrome del monosopracciglio, capelli unti color cacca di cane, apparecchio per i denti muschiato e un modo di parlare a sputacchio davvero disgustoso.

 

In una parola, perfetto.

 

Bailey cominciò a montare le attrezzature, improvvisando una giraffa per il microfono esterno, Brian iniziò a giocare a Dragon Master, come richiesto dalle intervistatrici, e Tibby prese a filmare.

 

Prima di inquadrare Brian, voleva prendere il locale. Puntò la telecamera sul ragazzo dietro al bancone che, neanche Tibby fosse stata una reporter di 60 Minutes, si coprì il viso con le mani. “Niente telecamere! Niente telecamere!” gridò.

 

Bailey scoppiò a ridere, proprio mentre Tibby spostava l’inquadratura su di lei, per poi finire con un’inquadratura di spalle di Brian. Poi interruppe, per iniziare le riprese vere e proprie.

 

“Pronto?” chiese al ragazzo.

 

Lui si voltò. Bailey sistemò meglio il microfono.

 

“Si gira” annunciò Tibby.

 

Bailey notò che Brian non cambiò posizione o fece strane mosse come fa di solito la gente inesperta davanti a una telecamera. Rimase fermo, a fissare Tibby senza battere ciglio.

 

Dunque, Brian, sappiamo che sei un habituè qui al Seven-Eleven” cominciò Tibby. Bailey la ammirava per come riusciva a tenere ferma la telecamera, nonostante dietro di lei ci fosse una folla di persone esagitate che discuteva per qualcosa, come d’altronde si fa sempre nei bar.

 

Brian annuì.

 

“Che orari fai?”

 

, più o meno dall’una alle undici.”

 

Ma perché, il negozio chiude alle undici?”

 

“No, le undici sono il mio coprifuoco” spiegò lui.

 

E durante l’anno scolastico?”

 

“Durante l’anno vengo qui solo dalle tre alle cinque.”

 

“Capisco. Niente doposcuola, niente sport, niente attività?”

 

Brian indicò il parcheggio che si intravedeva oltre la vetrina. “Un mucchio di gente passa la sua vita là fuori” disse. Poi puntò il dito verso il videogioco: “Io vivo qui.

 

Bailey vide che l’amica era interdetta dallo sguardo fermo di Brian.

 

“Allora, raccontaci di Dragon Master” continuò Tibby.

 

“Ti faccio vedere” disse lui infilando due monetine da un quarto di dollaro nella fessura. “Il livello uno è la foresta. Siamo nel 436 d.C., l’anno della prima grande spedizione in cerca del Santo Graal.”

 

“Ci sono in totale ventotto livelli, che vanno dal quinto al venticinquesimo secolo d.C.. Soltanto una persona è riuscita finora ad arrivare al livello ventotto su questa macchina.”

 

“Tu?” chiese Tibby.

 

“Sì, io. Il 13 febbraio.”

 

A Bailey venne da ridere. Si era segnato la data?

 

“Magari oggi riesci a farcela di nuovo” disse Tibby.

 

“Possibile” confermò Brian.

 

Bailey si sporse con Tibby oltre la spalla del ragazzo per vedere l’alter ego virtuale di Brian, un enorme guerriero muscoloso, radunare truppe di fedeli e una donna tutta curve perché combattessero al suo fianco.

 

“Di draghi non ne incontri neanche uno fino al livello sette” spiegò.

 

Al livello quattro ci fu una battaglia navale. Al livello sei i barbari diedero alla fiamme il villaggio di Brian e lui riuscì a salvare donne e bambini. Bailey osservava affascinata le mani di Brian muoversi con destrezza tra leve e bottoni, mentre lui non abbassava mai gli occhi dallo schermo. Sentì uno scatto alla sua destra, e si accorse che la telecamera di Tibby si era spenta, ma l’amica non ci fece caso più di tanto.

 

Dopo il lungo assedio di un castello medievale, Brian mise il gioco in pausa e si voltò sul suo sgabello.

 

“Mi sa che hai finito la batteria” disse a Tibby.

 

“Sì, hai ragione” rispose lei. “Era la terza e non ne ho più. Magari possiamo finire l’intervista più tardi.

 

“Certo” annuì Brian.

 

“Puoi continuare a giocare, se vuoi” propose Tibby.

 

“D’accordo.”

 

Bailey comprò per sé e per Tibby una crostatina di frutta Hostess Snowball e rimasero entrambe a guardare l’alter ego eroico di Brian superare ventiquattro livelli prima di finire incenerito dalla vampata del drago.

 

***

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Quattro amiche e un paio di jeans / Vai alla pagina dell'autore: Bellatrix