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Autore: vannagio    14/06/2010    4 recensioni
Sull'altro marciapiede c'era un locale aperto. Le finestre erano oscurate dall'interno e coperte da insegne al neon, pubblicità luminose di varie marche di birra. L'insegna più grande, in verde brillante, era quella con il nome del bar: Pete il Guercio. Magari l'arredo, invisibile da fuori, ricordava il ponte di un galeone di pirati. La porta di metallo era aperta. Dentro, la luce era fioca, per strada giungevano il mormorio di tante voci e il tintinnio del ghiaccio nei bicchieri. Appoggiati al muro esterno c'erano quattro uomini.
(New Moon, capitolo quattro)
[Prima classificata al contest 'Moments Of Thought', indetto da L'Altra Madre]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Isabella Swan
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Salve a tutti!
Questa one-shot necessita di una piccola spiegazione.
Qualche giorno fa ho rivisto per l’ennesima volta – ormai ho perso il conto – il film “New Moon”.
Non ne vado pazza, ma a volte lo guardo per trovare un po’ di ispirazione, quindi non giudicatemi male, ok?
Dicevo…
Avete presente la scena in cui Bella, appena uscita dal cinema con Jessica, incontra un gruppo di motociclisti e comincia ad avere allucinazioni che hanno come protagonista Edward Cullen?
Mentre il film andava avanti e Bella intratteneva una conversazione davvero impegnativa con uno dei motociclisti, mi sono chiesta: “Chissà che cosa avrà pensato quel poveretto!”
In effetti, il comportamento di Bella non è proprio normale, soprattutto se lo si considera da un punto di vista esterno: gli sguardi vacui, la bocca spalancata, le frasi lasciate a metà, le domande senza risposta...
Così ho scritto questa… “cosa” per dare voce ai pensieri di quello sfortunato motociclista, che ho battezzato Nick.

Grazie in anticipo a tutte le anime pie che troveranno la forza per leggere questa… “cosa” e che eventualmente – e miracolosamente, aggiungerei – decideranno di lasciare un commento.

Buona lettura, vannagio.

P.S.: i discorsi diretti che portano il simbolo “*” sono presi interamente dalla scena del film di cui ho accennato sopra. Inoltre, sia nel libro che nel film, il locale davanti al quale sono posteggiati i motociclisti si chiama davvero “Pete Il Guercio”, traduzione dell’originale inglese “One Eyed Pete’s”.




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Per la serie...
"Quando vannagio vaneggia!"





Da “Pete Il Guercio”



«Sull'altro marciapiede c'era un locale aperto. Le finestre erano oscurate dall'interno e coperte da insegne al neon, pubblicità luminose di varie marche di birra. L'insegna più grande, in verde brillante, era quella con il nome del bar: Pete il Guercio. Magari l'arredo, invisibile da fuori, ricordava il ponte di un galeone di pirati. La porta di metallo era aperta. Dentro, la luce era fioca, per strada giungevano il mormorio di tante voci e il tintinnio del ghiaccio nei bicchieri. Appoggiati al muro esterno c'erano quattro uomini».

(New Moon, capitolo quattro “Il Risveglio”)





“Questa roba sa di piscio”, stava costatando Nick con una smorfia disgustata stampata sulla faccia, mentre sorseggiava birra dalla quarta lattina in meno di mezz’ora.
Non era mai stato un tipo schizzinoso. Il suo compare Jason diceva sempre: «Non importa quanto faccia schifo, se costa poco puoi comprarne di più».
«Amen, fratello!», rispondeva prontamente Nick in quei casi.
Quella sera, però, la birra sapeva proprio di piscio e non è che lui avesse risparmiato chissà quanto… tutt’altro!
“Pete ha perso lo smalto”, pensò, scuotendo la testa sconsolato, riferendosi al proprietario del pub ‘Pete Il Guercio’.
Aveva cominciato a frequentare quel locale all’età di diciassette anni - Pete non era mica uno di quei tipi con la puzza sotto il naso, che impedisce alle persone di divertirsi solo perché secondo la legge non hanno l’età giusta per farlo - ed era grazie a quel posto se Nick aveva imparato a distinguere le diverse marche di birra da un semplice sorso.
Sfortunatamente le cose erano cambiate. La crisi economica era arrivata perfino a Port Angeles e i suoi effetti negativi si avvertivano anche da ‘Pete Il Guercio’. Per riuscire a sbarcare il lunario, infatti, il proprietario del pub aveva alzato i prezzi e diminuito la qualità della merce.
“Dannati Colletti Bianchi!” .
Non era dato sapere chi fossero tali fantomatici ‘Colletti Bianchi’, ma Nick era certo che fosse colpa loro se era costretto a bere birra scadente e a sgraffignare dalla discarica i pezzi di ricambio per la sua moto. I ‘Colletti Bianchi’ erano colpevoli di qualsiasi cosa gli venisse in mente e nessuno avrebbe potuto convincere Nick del contrario.
Ma un sonoro rutto interruppe il filo dei suoi pensieri, facendo sghignazzare tutta la compagnia.
«Jason, sei un porco!», si lamentò il ragazzone biondo, unendosi alle risate sguaiate degli altri.
Il ragazzo di nome Jason si limitò a rispondere con un secondo rutto, scatenando così un’altra scarica di risate.
«Però, niente male!», esclamò improvvisamente Jimmy, calamitando su di sé l’attenzione di tutti i presenti.
Nick seguì lo sguardo famelico dell’amico, che era fisso su due ragazze appena uscite dal cinema, e non riuscì a trattenere un fischio di apprezzamento.
«Come va?*», urlò Jason, agitando il braccio sinistro per attirare la loro attenzione.
Le due ragazze non sembravano interessate… o forse sì? La tipa dai capelli castani si era voltata nella loro direzione e li stava fissando con espressione confusa, quasi stralunata.
«Venite qui!*».
«Abbiamo la birra, abbiamo le moto!*».
Jason e Jimmy - detti ‘Fratelli Rimorchio’ - non si lasciavano sfuggire mai un’occasione, se annusavano aria di possibile scopata. Dopo qualche attimo di indecisione, la ragazza dai capelli castani accettò l’invito e con passo incerto si avviò nella loro direzione.
«Ehi, ragazzina!*», provò a chiamarla Jason, ma con suo grande dispiacere si rese conto che la ragazza stava puntando verso Nick, il quale invece sogghignava soddisfatto e studiava attentamente la sua possibile preda: non poteva avere più di diciotto anni - notò un po’ contrariato - ma almeno mostrava intraprendenza.
«Bene, bene... guardate chi arriva!*», esclamò Nick a voce alta, in tono volutamente equivoco.
Udite quelle parole, la ragazza inciampò tre volte sui suoi stessi piedi.
“Fumata prima del tempo. Non promette niente di buono”, commentò Nick, che nonostante le apparenze era sempre stato contrario alle canne.
Era un bravo ragazzo, lui. Certo, beveva - a vagonate, per essere precisi -, diceva parolacce - bestemmiava come un turco, a voler essere onesti - e a volte si faceva coinvolgere in qualche rissa, ma Nick in vita sua non aveva mai fumato. E ne andava molto fiero.
Ciononostante decise di stare al gioco, perché se si fosse tirato indietro, ‘I Fratelli Rimorchio’ glielo avrebbero rinfacciato fino alla morte.
Intanto, la ragazza si era fermata a metà strada ed era letteralmente saltata in aria per lo spavento, come se avesse visto un fantasma. Fissava un punto nel vuoto con occhi sgranati e vacui e la bocca spalancata. Proprio quando Nick si era convinto che la ragazza avrebbe rinunciato e sarebbe tornata indietro dalla sua amica, quella riprese ad avanzare verso di lui a passo più spedito e deciso.
“Questa è proprio fumata”.
Cercò di scacciare quel pensiero quando la tipa - finalmente! - lo raggiunse. Rimase qualche attimo in silenzio, fissando Nick come se si fosse appena ripresa da una brutta sbornia e non avesse la più pallida idea di dove si trovava. Il ragazzo inarcò ironicamente le sopraciglia, un po’ perché non sapeva che pesci pigliare - insomma, che diavolo voleva? Prima si avvicinava, poi ci ripensava e poi si avvicinava di nuovo -, un po’ per mostrarsi spavaldo di fronte ai suoi amici.
«Scusa, credevo che fossi un altro*», farfugliò infine la ragazza, abbassando lo sguardo.
“Bene… pure le allucinazioni!”.
Nick cominciava a temere che la ragazza facesse uso di sostanze ben più pesanti delle semplici canne. Inoltre si stava innervosendo: sentiva gli altri ragazzi sghignazzare alle sue spalle…
«Figurati! Sarò chi vuoi tu, tesoro*», rispose, provando a suonare provocante e inforcò la moto perché ciò lo faceva sentire più sicuro di se stesso. «Allora, che facciamo?*», chiese subito dopo, facendo scivolare lo sguardo su di lei. “Almeno è carina”, provò a consolarsi, soffermandosi sul quel corpicino esile e proporzionato.
Ma la svitata - non c’era altro modo per definirla - sembrava trovarsi in un’altra dimensione. Aprì la bocca per parlare ma la richiuse quasi immediatamente. Indirizzò lo sguardo su un punto alle spalle di Nick e poi lo riportò sull’asfalto. Il ragazzone si umettò le labbra in modo lascivo per mascherare il disagio.
«Doveva essere come se tu non fossi mai esistito*».
“Eh?”.
Alcune gocce di sudore fecero capolino sulla fronte di Nick, mentre si agitava nervoso sul sellino della moto: la vicinanza di quella ragazza iniziava a dargli fastidio.
Senza alcun preavviso la ‘pazza, fumata e allucinata’ salì sulla moto dietro di lui - ma che diavolo le era saltato in mente? - bisbigliando qualcosa come: «Mi hai mentito*».
«Hai detto qualcosa?*», chiese Nick ma subito dopo aggiunse, «Nah… che mi importa!*», dandosi dell’idiota per aver fatto una domanda a una tizia che, molto probabilmente, non aveva tutte le rotelle a posto.
Accese frettolosamente la moto - prima sarebbe finita quella storia, meglio sarebbe stato per tutti, soprattutto per lui - e partì. Spinse la moto al massimo, facendola addirittura impennare e si gustò la sua piccola rivincita, quando avvertì le braccia della ragazza stringersi spasmodicamente intorno alla sua vita. Naturalmente non poteva davvero sperare che filasse tutto liscio… detto fatto!
Di punto in bianco, la ragazza cominciò a urlare.
«Fermati!*».
“Ma che caz…”.
«Ferma, ferma, FERMA!*».
Nick, ancora un po’ confuso e con il timpano destro ormai inutilizzabile, obbedì alla richiesta della ragazza, temendo che se non l’avesse accontentata, la svitata avrebbe commesso qualche altra pazzia. Frenò bruscamente e la moto sgommò per alcuni metri prima di arrestarsi del tutto.
Nick non si preoccupò di chiedere spiegazioni, perché - ne era certo - sarebbe stato completamente inutile. Imprecò mentalmente in tutte le lingue che conosceva - e non erano molte purtroppo - e fece finta di non vedere l’espressione sconvolta con cui la pazza contemplava l’oscurità di fronte a sé.


Qualche ora più tardi, Nick si stava scolando la trentesima birra della serata. Sperava che l’alcool lo aiutasse a cancellare dalla mente la faccia della ‘pazza isterica’ e a non sentire le prese per il culo degli amici. Quelli, con un po’ di fortuna, sarebbero crollati a terra - ubriachi fradici - molto presto.
“Dannati Colletti Bianchi!”.
Non sapeva come dimostrarlo, ma Nick aveva l’assoluta certezza che anche quella volta fosse tutta colpa loro!





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Questa one-shot ha partecipato al contest 'Moments Of Thought', indetto da L'Altra Madre sul forum di Efp.


Ecco il giudizio della giudice:


Grammatica: 10/10
Stile: 10/10
Originalità: 10/10
Caratterizzazione personaggi: 10/10
Uso del contesto: 5/5
Giudizio personale: 10/10

Totale: 55/55


Eccoci arrivate alla prima classificata, che mi ha molto sorpresa! Passiamo al giudizio ;) La grammatica è praticamente perfetta, quindi non ho nulla da dire se non fare i miei complimenti: davvero brava!
Sono rimasta alquanto allibita sul campo dell’”originalità”. E’ stata sensazionale l’idea di prendere, come protagonista, quel ragazzo. Fra tutti, proprio non avrei immaginato di leggere una storia così tanto… wow. Cioè, io non so nemmeno come descriverla, perché mi hai lasciata con la bocca aperta! *______________*
Devo dire che sei riuscita a dargli un’ottima caratterizzazione, sebbene nessuno sappia nulla di lui: gli hai dato un nome, delle vicende accadute all’”infuori” di Bella, e dei compagni con anch’essi delle personalità ben decise.
Lo stile è meraviglioso. La storia è lunga, ma tu riesci a spingere il lettore a leggere con avidità (si può dire così? XD) il tuo testo, senza avere un attimo di pace. Si vuole arrivare al fondo, ma senza tralasciare nemmeno una parola, che unisce il tutto. Non c’è niente che non ha alcun senso, che viene messo così a caso per allungare il tutto.
Inizialmente, appena iniziata la lettura, ero stata un po’ indecisa con l’”uso del contesto”, ma quando si arriva al finale tutto si ribalta.
Che altro aggiungere? Ho amato molto la tua storia, mi ha realmente sorpresa, non credevo che qualcuno avesse delle idee così strabilianti e che posso aggiungere se non farti i complimenti? :)
E io mi domando: perché non ci concentriamo quasi mai sulle comparse e ci buttiamo tutti sui protagonisti? Caspita, diamo loro una storia, un nome, degli amici! Tutto diventerà molto più interessante.
Ancora complimenti, a presto!
   
 
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