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Autore: Iryael    14/06/2010    1 recensioni
“Hayen” è un nome musicale, suadente, che invita i più ingenui a chiedere cosa sia.
Ebbene, hayen è una droga. Una delle più raffinate. Uno zucchero rosa e amaranto dal quale non c'è scampo. Alastor Gazelle lo sa perfettamente, per questo sta bene attento a spacciarla senza farne uso.
Ma Gazelle non è solo il maggior produttore di hayen di tutta Rilgar, è anche il finanziatore di Zenas Dehyper, una stella nascente dell'hoverboard.
E chi meglio di Skid McMarxx, il Signore degli Hoverboard, può destreggiarsi nel mondo di Gazelle?
Giugno 5405.
Per avvicinarsi a Gazelle Skid dovrà rimettere piede in un mondo cui credeva di aver voltato le spalle. E, per portare a termine la missione, avrà a disposizione solo due armi: Nirmun, giovane soldata dalla lingua sciolta, e la sua esperienza.
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[Galassie Unite | Arco I | Schieramento] Rieditata nel gennaio 2014
[Personaggi: Clank, Nuovo Personaggio (Huramun Tetraciel, Nirmun Tetraciel), Skid McMarxx, Ratchet]
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ratchet & Clank - Avventure nelle Galassie Unite'
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[ 12 ]
Ti dichiaro in arresto!
5 Luglio 5405-PF, ore 9:15
 
Il motoscafo filava veloce sull’acqua, diretto allo sbocco del porto di Balckwater City. Giunto a duecento metri scarsi dall’obiettivo, Huramun prese la radio e si mise in contatto con la navetta.
«Qui Huramun. C’è un solo uomo con me; dobbiamo controllare che sia tutto a posto. Portateci su.»
«Codice di autorizzazione?»
Huramun serrò i denti: quello non era previsto. Ratchet dovette capirlo al volo, perché gli tolse la radio di mano e improvvisò.
«Vuoi anche il codice fiscale, deficiente che non sei altro? La vita del Sindaco potrebbe dipendere da questo controllo e tu ti perdi dietro a manfrine del genere!»
«E tu chi sei?» chiese quello dall’altra parte.
«MUOVITI!» ruggì il neo-umano.
«Si signore, ricevuto.» fu la risposta gracchiante che uscì dallo strumento. Ratchet lo passò nuovamente a Huramun, che quasi sorrideva. Un momento dopo furono teletrasportati all’interno della navetta, dove un rilgarien li attendeva.
«Il tuo compagno?» chiese Huramun.
«In plancia, Signore. Piuttosto, scusi...»
Huramun gli sparò. Fu un colpo leggero, silenzioso come quello di una cerbottana, e pochi secondi dopo, ancora incredulo, il rilgarien cadde addormentato.
Ratchet alzò un sopracciglio.
«Aghi soporiferi?»
Huramun annuì.
«Pensavo ti trovassi meglio con gli sportelli.» replicò il neo-umano.
«Guarda che avevo un ago anche per te. Che ne sapevo ch’eri sotto la botola?»
«Tzé!» sbuffò lui. «E poi, visto che giri con gingilli come quelle pistole, un paio di occhiali come si deve non avrebbero guastato. Con questi sembro uscito da un vecchio film di gangster.»
 
Ratchet seguì lo xarthar attraverso i tre livelli di cui era composta la navetta. Nel ponte inferiore c’erano la sala motori e quella del teletrasporto, in quello di mezzo c’erano le stanze del Sindaco e, nel ponte superiore, si trovava la plancia.
Dopo aver messo a dormire anche il secondo rilgarien, Huramun rispose a Ratchet.
«Quegli occhiali hanno più di una funzione, ma gli x-ray sarebbero stati inutili in una situazione come quella dell’ascensore. E se ti fai dei problemi per un incidente del genere o per l’estetica degli occhiali, allora spiegami: come hai fatto a sopravvivere alla DreadZone?»
L’altro si morse l’interno della guancia. La risposta corretta prevedeva domande insidiose: solo pensarci gli fece prudere la cicatrice sulla mano.
«Là dentro si sopravvive solo stringendo i denti molto forte.» asserì. «Questi problemi sciocchi aiutano a capire fino a che punto si è diventati dei mostri. Finché te li fai...»
«...sai di non essere un mostro anche te. Bella teoria, mi lascia piacevolmente sorpreso.»
Ratchet lo guardò, stranito.
«Perché?»
«Pensavo che ragionassi con le armi.» rispose lo xarthar, guardandosi intorno. Con quella poteva considerare resa la sparata del neo-umano.
«Grandioso.» commentò piattamente Ratchet. «E io che credevo di poterti trattare da pari...»
L’altro parve non udirlo nemmeno.
«Ora devo andare a prendere posizione. Puoi sistemare i tuoi carcerieri con gli altri nella stiva. E ricordati i codici vocali per quando tornerò, dopo.»
Ratchet annuì.
«Ci vediamo, allora.» borbottò. Huramun rispose con un cenno di mano e sparì nel vano antistante la plancia.
Preferisco il soldato, pensò. Questo qui è troppo contegnoso.
* * * * * *
Ore 10:05
 
Nirmun, nascosta all’ingresso del tunnel, attendeva con Clank in spalla. Si era detto che sarebbe dovuta entrare in pista a gara iniziata, ma – se si fosse fatta vedere al primo giro – di sicuro Gazelle avrebbe dato ordine di far fuori prima lei e poi Skid. Al secondo giro, invece, si poteva dire di avere qualche possibilità in più.
«Accidenti, se penso che dovevo esserci io in pista...» mugolò, rompendo il silenzio.
«Perché, non ci sarà?» domandò il robottino.
«Dovevo gareggiare ufficialmente!» replicò. «Sa che risate si farà Lys, quando glielo dirò?»
Pochi istanti dopo una fila di ombre colorate, miste al ronzio dei motori degli hoverboard, sfrecciò davanti a loro e fece cadere il discorso.
«Un giro è andato. Tempo stimato per il prossimo passaggio?» domandò la coniglia.
«Cinque minuti e trentacinque secondi.» rispose meccanicamente il robottino. Nirmun annuì.
«Sa signore che mi sento onorata di averla in spalla?»
«Onorata? Di avere un robot in spalla?» obiettò Clank.
«Beh, non un robot qualunque, ma il robot, la stella cinematografica degli Studios e la spalla di Ratchet.» rispose lei con entusiasmo. Clank si demoralizzò, e Nirmun se ne accorse per via dell’improvviso e prolungato silenzio. «Signore?»
«Quindi anche tu mi vedi solo come una spalla...» mormorò il robottino. La xarthar si rese conto di aver fatto un brutto passo falso.
«Ah...beh...» mormorò, imbarazzata «Non avevo intenzione di offenderla... mi dispiace...»
«...la spalla...»
«Immagino però che anche lei abbia avuto i suoi momenti di gloria, no?»
«...la spalla...»
«...sì, insomma, non ci credo che il Comandante sia sempre stato così attento da non cadere in nessuna trappola o in nessun agguato... sarebbe troppo perfetto per chiunque!» continuò nel tentativo di ritirarlo su.
«...dove andrò a finire? Oh, per la scheda madre!... Ha ragione, Soldato... Ratchet non è perfetto sotto nessun punto di vista. È impulsivo, irruente e talvolta sbadato, e si può ben dire che gli abbia tolto le castagne dal fuoco più di una volta. Ma per quanti difetti abbia, è pur sempre il mio migliore amico. Lo sa che è stato lui a darmi questo nome?»
«No, mi suona nuova.» rispose lei. «Si dicono un sacco di cose, ma non sapevo che lo avesse scelto Rat...il Comandante
«Oh, tranquilla. Non si arrabbia se lo chiama per nome...» poi ridacchiò: «Di sicuro non lo fa quando è assente. E poi lo chiamano tutti così, senza signore o altri titoli. Non si preoccupi.»
«Okay, allora se dice così...e di quell’umana che gli sta sempre alle costole? Che mi sa dire?» chiese con voce leggera, quasi come se dovesse solo godersi la gara.
«Si riferisce a Takami?»
«Al Consigliere.»
«Sì, Takami.» confermò «Che vorrebbe sapere?»
«Era nella DreadZone con voi, no? Che tipo di eroina è?»
«...oh, beh...diciamo che era nella DreadZone per altri motivi.»
«Tipo?»
«Sono informazioni che non rivela volentieri, soldato. Spero capirà se non gliele dico...» rispose il robottino, prima di cambiare bruscamente discorso. «Stia all’occhio che dovrebbero passare fra trenta secondi.»
Nirmun annuì, quindi si alzò e, con Clank in spalla, andò ad accendere l’hoverboard.
«Sarei proprio curiosa di conoscerla, sa? L’ho vista diverse volte nell’arena virtuale assieme a Reshan, ed al poligono dicono che tiri bene...»
«Vuole sfidarla?»
I motori cominciarono a scaldarsi.
«E perché no? Se fa coppia fissa con Ratchet, dev’essere un avversario interessante.» ribatté lei, sistemandosi auricolare e microfono. Appena in tempo affinché la testa della gara passasse: diede gas e si immise nel circuito.
Finì in coda, con giusto tre o quattro avversari dietro di sé. Significava che tra lei e Skid c’erano una decina di concorrenti. Non metteva in dubbio che fosse in testa alla gara, quindi doveva darci dentro e superarne il più possibile nel tratto di circuito che rimaneva prima dell’ultima curva.
Superò due tizi nel tunnel e scaraventò un terzo a terra quando capì che non l’avrebbe fatta passare a nessuna condizione. Non andò particolarmente fiera di quell’azione, ma si disse che l’aveva fatta per portare a termine la missione.
«Tecnicamente andresti penalizzata per scorrettezza, soldato...» gracchiò la voce di Clank nell’auricolare.
«Perché, adesso figuro in gara?» mormorò la xarthar, avvicinandosi ad un concorrente che assomigliava a Xavier. Lo sorpassò tra le curve Mirabeau. Affrontò abbastanza bene la brusca curva Casinò, infilando uno dopo l’altro i turbo istantaneo che erano stati piazzati sul rettilineo e superando un altro concorrente nella curva Massenet.
«Dove si trova la testa?» chiese, uscendo dalla curva.
«È appena uscita dalla curva 13, Sainte Devote.»
Nirmun fece il conto. Per raggiungere Skid entro quel giro avrebbe dovuto infilare bene curve e turbo con un margine di errore irrisorio.
«Ce la posso fare!»
Ed infilò il turbo istantaneo, sfrecciando verso l’avversario che le stava davanti.
* * * * * *
Skid affrontò la curva La Rascasse con la ferma intenzione di non lasciar passare Zenas per alcun motivo. Sapeva quanto la mezza tacca fremesse per dimostrare chi fosse il migliore, e immaginava quanto l’avesse umiliato la sera precedente, quando di fronte al suo gongolare lui aveva replicato dicendogli che non si stava impegnando nemmeno un terzo di quello che avrebbe dovuto fare.
Infatti, nonostante lo attaccasse e si facesse sotto per superarlo, Skid riusciva sempre a distaccarlo quel tanto che bastava per non essere a tiro del suo congegno. Non sapeva ancora di cosa si trattasse, ma era sicuro che ne dovesse possedere uno, visto come aveva eliminato quei cinque poveretti il giorno prima.
Il ginocchio per il momento non dava fastidi, quindi l’attenzione sulla pista era la massima che riuscisse a dare.
Almeno: ciò successe finché il suo auricolare non smise di aggiornarlo con le voci dei tecnici di Gazelle cominciò a gracchiare grossolanamente.
«...Skid, mi senti? Rispondi! Mi senti?»
Non poteva credere alle sue orecchie. Infatti la sorpresa, per poco, non lo fece affiancare da Zenas. Per allontanarlo dovette dare fondo alla sua abilità sfruttando il turbo istantaneo e filò lontano, sfruttandolo al meglio.
«Nirmun?» mormorò, stupito.
«Non ho tutta la vita, Skid! Stammi a sentire: sto per portarti Clank in pista. Poi insegui quel Dehyper ed arrestalo. Fallo, è chiaro?!»
Skid riconobbe la sua sottoposta: quel piglio e quel timbro vocale erano indiscutibilmente i suoi. Tuttavia, come poteva fare?
«Ma...»
«Siamo d’accordo allora! E non ti preoccupare che stiamo tutti bene! Annienta quel pivello tronfio, per favore!»
Un sorriso determinato apparve sul volto del rilgarien. Ratchet stava bene, Clank stava per arrivare in suo soccorso e Nirmun era viva. Forse non era così disperata la situazione...
«Contaci.»
Diede gas e sfrecciò sulla linea del traguardo.
* * * * * *
Nirmun uscì dall’ultima curva e vide Zenas e Skid oltre il traguardo. Le voci del pubblico le giungevano ovattate: in quel momento c’erano lei ed i suoi obiettivi. E basta.
O quasi.
Quando si avvicinò alla tribuna d’onore non riuscì a trattenersi dal mostrare il medio ai suoi occupanti. Poi infilò un turbo e sfrecciò via.
Che Gazelle l’avesse riconosciuta o meno, in quel momento si sentiva meglio.
* * * * * *
Gazelle serrò i denti: chi era quel miserabile che osava tanto?
«Fatemi vedere un fermo immagine!» ordinò.
I tecnici si adoperarono per accontentarlo, e quando si rese conto che era stata Nirmun, dovette compiere uno sforzo sovrumano per non esplodere davanti al popolo.
Si fece portare una ricetrasmittente, invece, e si mise in contatto con il suo cecchino.
«Huramun!» ruggì. «Posso sapere che hai combinato al Mahne?! Huramun?! Huramun!!!»
Ma il coniglio non lo ascoltava.
Disteso sul tetto del palazzo, in risposta alle urla belluine del Sindaco, spense il dispositivo e lo lanciò nelle acque scure della baia. Poi, con l’ombra di un sorriso, riportò l’attenzione dietro il mirino del fucile fenditore.
 
Sapeva che lo avrebbero scoperto presto, ed attendeva con una certa ansia che il bersaglio arrivasse nella sua area di tiro. Non vedeva l’ora di chiudere la faccenda.
C’era una lievissima brezza, piacevole per placare il caldo terribile che lo aveva colto e irrilevante ai suoi fini di cecchino. Avrebbe sparato agli hoverboard di Zenas e Skid e, successivamente, si sarebbe dileguato in fretta. In seguito agli spari ci sarebbe stato il casino sufficiente a spingere il Sindaco a raggiungere il suo mezzo.
* * * * * *
Raggiungere i due in testa alla corsa fu difficile: anche mettendoci tutta la buona volontà, Skid e Zenas erano dei professionisti veri. Nirmun li raggiunse nella serie di curve e controcurve tra le due Mirabeau.
«Clank, mettimi in contatto con Zenas.» ordinò. «Ho un messaggio da dargli.»
Il robottino eseguì. In capo a pochi secondi la collegò all’auricolare del cazar. Mentre lo scollegava, emerse che stava chiamando i suoi tecnici per sapere chi fosse alle sue calcagna.
«Ti do un indizio: il tuo posteriore fa davvero schifo.»
«Tu! Ma non eri morta?»
«La domanda del giorno!» rise lei, infilando un altro turbo. «Tornando al tuo sedere: perché non te lo rifai? Che so... forse se ne avessi uno come Hura sarebbe meglio. Ti farei un altro esempio, ma non lo conosci.» gli disse ancora.
Dal ruggito che pervenne alle sue orecchie capì di averlo punzecchiato a sufficienza.
«Clank, passami Skid.» l’automa eseguì e poco dopo la collegò ancora con il rilgarien. «Ehi, arrivo alla prossima curva.»
«Sì, occhio a Dehyper...ha un congegno, anche se non so cosa faccia.»
«Ricevuto!»
Alla Casinò Nirmun aumentò il gas e, passando all’interno, sorpassò Zenas. A quel punto si sporse all’indietro e, afferrato Clank, lo lanciò al suo superiore. Skid prese il robottino al volo e si sentì sollevato nel rivedere l’occhiolino di quel soldato tanto bizzarro.
In quel momento, però, uscirono dalla curva.
Nirmun, bloccata tra Skid, in testa, e Zenas, in coda, cercò di rallentare il cazar in ogni modo possibile. Ma alla curva successiva Zenas l’affiancò dall’interno e attivò il congegno. L’ultima cosa che la xarthar vide prima di ruzzolare fuori dalla pista fu il ghigno del rivale.
* * * * * *
Huramun accolse con un certo sollievo la presenza di Clank sulle spalle di Skid, di almeno quattro lunghezze avanti a Zenas.
Sbrigò il suo lavoro in pochi secondi e con la massima professionalità: due colpi, due centri nelle teste degli hoverboard. I due corridori furono sbalzati in avanti, e lo xarthar seguì le conseguenze del suo operato con il mirino del fucile fenditore. Zenas attivò le protezioni e ruzzolò sull’asfalto, rimbalzando più volte fino a finire fuori dalla pista, mentre Skid fu fatto atterrare dolcemente da Clank nei pressi del cazar.
Dopo un volo simile Skid probabilmente si aspettava di sbrigarsela velocemente; invece, contro ogni aspettativa, l’altro ritirò le protezioni e sfoderò una pistola. Fece fuoco a casaccio per intimorire il suo avversario e, nel tempo in cui Skid si riprese, lui riuscì ad infilarsi in una via laterale.
Ma quello era il compito di Skid e Clank.
 
Lo xarthar smaterializzò il fucile e si avviò verso il motoscafo, furtivo come un’ombra. Arrivato, vi trovò la sorella al suo interno.
«Nir! Che diavolo ci fai qui?» chiese, stupito.
Lei gli mostrò due piccoli congegni ottagonali. I suoi contel.
«Li ho presi in prestito a casa tua.» spiegò «Avevo in mente di consegnargli Clank prima di arrivare alla tua postazione, ma per precauzione ho messo il congegno di destinazione qui e ho tenuto quello di attivazione. E per fortuna che ci ho pensato, altrimenti non sarei arrivata in tempo.»
Huramun saltò nel posto di guida ed avviò il mezzo. Avevano una manciata di minuti di vantaggio sul Sindaco, dovevano sfruttarli tutti.
Quella squinternata... per fortuna il fattorino non le ha fatto nulla di male, a parte buttarla fuori pista. Dalle ammaccature direi che l’ha proprio buttata fuori. Probabilmente l’ha provocato. Massì, tanto è un piacere farlo.
 
Raggiunsero la navetta. Spenti i motori, Huramun prese la radio e si mise in collegamento con Ratchet.
«Ehi, testa verde, porta su tutto.»
«Ricevuto, testa verde.»
Una manciata di secondi dopo sentirono il formicolio tipico del teletrasporto e si ritrovarono nella sala teletrasporto della navetta, motoscafo compreso. Huramun lo rimpicciolì con la pimidoflu che aveva dato a Nirmun e lo smaterializzò, quindi fece un cenno svogliato di okay a Ratchet, in piedi dietro la consolle di teletrasporto.
«Testa verde?» chiese la coniglia, che aveva riconosciuto la voce di Ratchet. «Dove lo vedi il verde nella sua testa?»
«Tecnicamente sarebbe per gli occhi...» rispose il neo-umano, abbassando gli occhiali per far vedere le iridi. «Comunque era solo un codice.»
«Hehe, mi scusi signore.» rispose lei, leggermente imbarazzata. «Ora ho capito.»
«Ratchet.» chiamò Huramun. Lui gli rivolse immediatamente l’attenzione. «Sei riuscito a collegare i quadri con quelli della plancia?»
«Mancano due fili e poi è tutto pronto.» rispose distrattamente il neo-umano, riprendendo a smanettare sui cavi della consolle «...fatto.»
«Bene, allora andiamo. Nir, vai ad attendere il Sindaco nel suo salotto privato, al livello superiore. Ratchet, tu stai nelle vicinanze e chiudigli le vie di fuga. Io starò ai comandi, in plancia. Eventualmente vi aiuterò da lì.»
«Okay!» rispose allegramente la xarthar. Ratchet annuì.
«La Phoenix ci attenderà fuori dall’orbita di Rilgar.» informò, prima di sparire con Nirmun al seguito.
Oh, beh, tanto meglio, pensò lo xarthar, uscendo per ultimo.
Di lì a un minuto lo spettacolo avrebbe preso il via.
* * * * * *
Skid non era un centometrista, come aveva riconosciuto Nirmun. Ma con Clank sulle spalle la musica cambiava: il robottino aveva attivato la funzione turbo-zaino, e così – un po’ correndo ed un po’ volando – stava guadagnando terreno su Zenas. Il corriere di Gazelle, però, era bene allenato nella corsa ed aveva il vantaggio di un’arma, di cui si serviva ogni volta che considerava Skid troppo vicino.
 
Il cazar svoltò in un vicolo tra due abitazioni e rovesciò a più riprese i bidoni della spazzatura, nel tentativo di seminare il suo avversario, quindi saltò su un elevatore appena in tempo per cominciare a salire. Skid, dietro di lui, evitò i bidoni con una combinazione di salto e volo grazie alla funzione turbo-zaino di Clank, ma non riuscì a raggiungere Zenas in tempo.
«Puoi portarmi... -anf- lassù?» chiese al robottino, ansimando.
«Spiacente, il dislivello è troppo alto per le mie funzioni. Devi aspettare l’elevatore od intercettarlo.» rispose Clank.
«Andiamo...» rispose il rilgarien, riprendendo a correre. Non tornò indietro: a metà del vicolo ne imbroccò uno lungo e stretto che si svolgeva verso est. «Quell’elevatore conduce... -anf- ad un piano... -anf- con una sola uscita, cioè il... -anf- cantiere del palazzo KiJu...»
Raggiunse il cantiere sfruttando quanto più possibile il turbo-zaino. Sarebbe stato un palazzo altissimo, una volta finito, ma per ora si vedevano solo le impalcature e le travature in acciaio.
«Eccolo!» gridò Clank, individuando il cazar sulle impalcature più basse. Anche Skid lo vide, e saltò oltre le transenne per attraversare il piazzale ingombro di travi e lastre metalliche.
Accidenti! fu il pensiero del cazar, quando scorse i due attraversare il piazzale. Stava scendendo una delle tante scale a pioli che si trovavano tra le impalcature; tuttavia, dopo averli visti, invertì la marcia e prese a salire. Dopotutto, aveva una decina di piani di vantaggio.
Skid cominciò a salire i gradini a due a due per guadagnare tempo, e quando cominciò ad ansimare pesantemente Clank lo sollevò verticalmente in volo di piano in piano, facendogli guadagnare terreno e fiato. In questo modo, livello dopo livello, finirono per raggiungerlo ch’era quasi in cima alle impalcature.
Quando Skid si fu avvicinato abbastanza, lo afferrò per una caviglia e lo trascinò giù dalla scala con uno strattone. Il cazar batté un violento colpo di schiena sull’assito delle impalcatura, che gli fece vedere le stelle. La pistola, mal riposta in una tasca della tuta, scivolò nel vuoto.
«Fermo dove...»
L’altro non gli lasciò finire la frase: scalciò e si dimenò finché non riuscì ad atterrarlo con un calcio al ginocchio malmesso. Distratto così Skid, si rialzò con un colpo di reni e prese a correre sulle travature interne all’edificio in costruzione.
«Vuole scendere dall’altra parte!» esclamò Clank.
Il rilgarien, sebbene a corto di fiato, lo inseguì sulle strette travi di acciaio. Mentre cercava di non pensare di essere a sessanta metri dal suolo, Zenas saltò su una trave tenuta sospesa dalle cinghie di una gru, al centro del piano.
I due incrociarono lo sguardo.
«Zenas... -anf- non peggiorare la situazione... -anf- e costituisciti...» tentò Skid. Zenas scoppiò a ridere.
«Costituirmi?...E per cosa?...»
E saltò dall’altra parte, pronto a fuggire. Tuttavia non aveva percorso che una decina di passi quando qualcosa gli piombò addosso a peso morto, sdraiandolo sull’assito delle impalcature. Era Skid, che aveva realizzato un salto lungo con il turbo-zaino e gli era atterrato sulla schiena. Rapidamente, gli afferrò i polsi e gli torse le braccia dietro la schiena.
«Ti ho dato una possibilità... -anf- e l’hai buttata... -anf- Stavolta non ci sarà Alastor... -anf- a pararti il culo...lo sai?»
Clank scese dalle sue spalle e cavò dal suo scomparto porta-tutto un paio di manette, con cui chiuse i polsi il cazar.
«In nome della Flotta... -anf- Stellare Unita ti... -anf- dichiaro in arresto... -anf- Zenas Dehyper, per possesso... -anf- e spaccio di droga...»
«Spero ti renda conto...che non hai alcuna prova...» rispose il cazar, schiacciato dal peso del rilgarien seduto sulla sua schiena.
«Non ci giurare, mezza tacca... -anf- non ci giurare...»
Lo sguardo gli cadde sul panorama intorno. Quando realizzò davvero l’altitudine cui erano, gli uscì un gemito.
«Oh, miseria... -anf- e adesso come... -anf- lo portiamo giù?»
* * * * * *
Gazelle mise piede nella navetta e qualcosa gli puzzò terribilmente di bruciato. Prima la coniglia rediviva, poi Huramun che non rispondeva, infine Zenas che non usciva dalla curva La Rascasse – anche se nemmeno Skid ne era uscito, come volevano i suoi piani. E, in quel momento, il rilgarien che aveva fatto piazzare nella navetta che non veniva a fare rapporto.
Era giunto alla sua navetta da solo. Ci sarebbe dovuto essere Huramun con lui, ma da quando lo aveva mandato alla sua postazione sembrava scomparso nel nulla.
Uscì dalla sala teletrasporto e si diresse al piano superiore, nel suo salottino privato. Doveva pensare.
Entrò senza badare a niente e si sedette su una delle comode poltroncine di pelle, giusto in tempo perché la navetta prendesse velocità.
«Qualche pensiero che la fa penare, signor Sindaco?»
Gazelle rizzò la schiena, sorpreso, mentre con movenze agili Nirmun lo sorpassava ed andava a sedersi sull’altra poltroncina, tranquilla e sorridente.
«Mi scusi per averla fatta attendere, ma sa, ho un debole per Metrofashion e di là c’era l’ultimo numero.» aggiunse, palesemente divertita.
Gazelle non capì, ma non gli importò: con un movimento rapido estrasse la sua pistola dalla fondina sottospalla e la puntò al volto di Nirmun.
«Come puoi essere viva, tu?» chiese il Sindaco.
«Hai visto forse il mio cadavere da qualche parte?» rispose lei.
«Huramun ti ha ucciso.»
«Mio fratello ti ha preso in giro, e tu gli hai creduto. Molto ingenuo per il re dell’hayen, non credi?»
Gazelle ricompose i pezzi: Huramun era fratello della coniglia, l’aveva lasciata vivere...ma perché ora era lì? Un momento: ti ha preso in giro significava che...
No, impossibile. Non posso aver permesso che un infiltrato diventasse il mio braccio destro, si disse.
«Te lo dirò da amica: arrenditi, sei al capolinea.» proseguì lei con sicurezza.
«C’è Huramun in plancia, vero?» chiese con altrettanta sicurezza il rilgarien. Nirmun assentì e Gazelle le premette la bocca della sua arma poco sotto la gola.
«Allora so che ci sta tenendo d’occhio, e sono sicuro che non gli dispiacerà fermare la corsa, se non vuole che ti uccida.»
Ratchet uscì allo scoperto, tenendolo sotto tiro.
«Non lo farai.» dichiarò. «Posa l’arma a terra, lentamente
Gazelle cercò un modo per uscire dalla situazione, ma l’unica frase che sembrava riempire la sua mente era Mi hanno fregato.
Lentamente, eseguì quanto gli era stato ordinato.
«Adesso alzati e voltati, sempre lentamente.»
Quando si trovò faccia a faccia con lui, un sorriso stirò le labbra del neo-umano.
«Così sei vivo anche te.» commentò. L’altro fece un cenno a Nirmun e quella materializzò le manette, con cui assicurò i polsi del Sindaco di Rilgar.
«A nome della Flotta Stellare Unita, sei in arresto per associazione a delinquere finalizzata alla produzione e allo spaccio di droga...» dichiarò in risposta Ratchet, abbassando finalmente le armi.
«Non ci giurare, umano. La Flotta non ha prove ed io ho l’immunità diplomatica. Non puoi arrestarmi, e per questo finirai al fresco.» sentenziò con arroganza Gazelle.
«Sei in arresto anche per tentato omicidio di un soldato della Flotta.» aggiunse Nirmun. «Le telecamere della navetta ti hanno filmato, e di fronte a quelle l’immunità diplomatica vale ben poco. Dico bene Signore?»
Ratchet annuì e un sorriso sicuro si allargò per la soddisfazione sul volto della soldatessa.
Per qualunque verso la si fosse vista, Alastor Gazelle sarebbe finito in galera, inchiodato dalle sue stesse telecamere.

 

   
 
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