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Autore: Archangel 06     15/06/2010    3 recensioni

Sono terrorizzato. Ho una paura folle. Non c’è nulla nella mia mente. Nessun ricordo. Non un nome. Non un volto. Non un luogo. Niente. Niente di niente. Ho paura. Tanta paura.
seguito di "memories of an happines that does not fades".
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo Children of Bodom'
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In silenzio entrammo sul palco, con le luci spente. Era luna nuova, e il cielo era nero come la pece… proprio la notte ideale per noi, insomma. I tecnici (benedetti loro!!) avevano tracciato delle linee di scotch catarifrangente, che ci segnava la strada per arrivare alle postazioni senza sbattere o inciampare in giro. All’auricolare sentii un “pronti”, detto dal tecnico delle luci, l’unico che potesse vedere tutto. La prima canzone in scaletta era “When I crossed gate”, che scatenò un coro di urla selvagge e uno stuolo di corna per aria. Dalla mia pedana suonavo come una furia scatenata, divertendomi un sacco, anche se sentivo il sudore che mi stava sciogliendo il facepainting.

“Something’s pushing me!
Someone’s calling me!
I heard the call of Death
When my soul flew
When my body burnt
When my soul cannot return!!”

Il ritornello di “Chained Soul” cantato a squarciagola da Francesco scatenò il pogo. Bene bene, il pubblico era dalla nostra! Per un’ora suonammo divertendoci come dei matti: Francesco quando non cantava faceva l’imbecille in tutti i modi, saltando e correndo, e inventando ridicoli balletti con Erik; io e Virginia sembravamo due indemoniate.
“Forza gente, l’ultima canzone e poi lasciamo spazio agli Headliner!!!” urlò Francesco. Si scatenò un coro di ovazioni. Prima di continuare si girò a guardare me e la Virgi strizzandoci l’occhio, e poi si guardò con Erik. “Questa è un omaggio ai Children of Bodom… BODOM AFTER MIDNIGHT!!!!” urlò.
Quando scendemmo dal palco eravamo sudati come cavalli, avevamo i vestiti incollati alla pelle e il facepainting ci colava sul collo. I Bambini ci accolsero con manate sulle spalle e complimenti prima di salire loro sul palco. Noi avevamo messo miccia e polvere: ora loro avrebbero fatto esplodere il pubblico. Noi salimmo sul tour bus, e uno alla volta ci facemmo la doccia, poi tornammo dietro le quinte a goderci lo spettacolo. Come al loro solito, quei cinque pazzi stavano facendo di tutto per far dubitare della loro sanità mentale. Janne faceva di quelle espressioni assurde, Alexi suonava in posizioni idiote, Henkka e Roope ad un certo punto si misero schiena contro schiena e si misero a girare in tondo come dementi….

“Signorina Liekki?” feci un salto: era di nuovo Davide, il body guard. Nonostante la stazza si muoveva in una maniera incredibilmente silenziosa.
“Signorina, suo fratello” disse prima di andarsene e lasciarmi sola con l’uomo sui 35 anni che era con lui.
“Alberto!!” esclamai abbracciandolo di slancio. Non era cambiato dall’ultima volta che l’avevo visto… aveva soltanto la stempiatura più marcata. Rimanemmo abbracciati a lungo. “Fratellone, è una vita! Come stai??”

“Io bene, dai… vedo che hai avuto successo. La cosa mi fa molto piacere… sono fratello di una star!!” esclamò ridendo.

Intanto gli altri si erano avvicinati, incuriositi, e li presentai tutti a mio fratello, spiegando chi fossero.

“Ho visto mamma e papà” dissi sottovoce tirandolo da parte. “Sono venuti prima… ce l’hanno ancora con te?” chiesi.
“Beh, no. Alla fine hanno capito che non era “colpa” mia, se colpa si può chiamare… però sono furiosi con te.” Rimanemmo un po’ in silenzio.

“Quanto starete qui?”

“Dopo domani ripartiamo… ci aspetta Parigi” dissi, contenta che avesse cambiato argomento.
“Mi hanno detto che hai un ragazzo… Janne Wirman!” esclamò ridendo.
“Si” risposi io, mettendomi a ridere “proprio lui, il tastierista dei Children!”

Parlammo ancora per un po’, poi lui mi disse che doveva andarsene. Sua moglie lo aspettava a casa.

Il concerto stava giusto finendo, e andai dietro le quinte ad ascoltare Angels don’t kill. Quando rientrarono li accogliemmo con un applauso e una birra ciascuno.
“Dove andiamo a festeggiare??”

“In un pub!”

“Angela, tu che… hei!! Dov’è??” lei infatti era scomparsa: i suoi amici non sapevano che mentre erano distratti, lei nascondendosi nell’ombra era sgattaiolata nel bus. Proprio in quel momento arrivò Jaska di corsa, chiedendo agli altri se avessero visto Janne… si guardarono, e poi scoppiarono a ridere.

“Ook, lasciamo che i due piccioncini se la godano almeno per una notte!” esclamò Alexi allegro. "Un pub lo troveremo, questa città non è poi così grande..."


aggiornato!! ora ho di nuovo un piccolo problema di ispirazione... accidenti!!! tutta colpa del nervosismo per i risultati scolastici... promossa o rimandata? mah! incrociate le dita per me :)
   
 
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