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Autore: skonhet    15/06/2010    2 recensioni
Il ticchettio dei secondi che passavano sembrava suonarle in testa e,di questo passo,sarebbe certamente impazzita. I minuti iniziavano a pesare come ore,nella sua struggente attesa,e poteva scommettere,infatti,che stesse aspettando da una vita.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il tempo si stava consumando come la sigaretta che teneva tra le dita,la cenere che cadeva somigliava ai ricordi bruciati di quello che restava del suo passato. Faceva freddo,il suo respiro si condensava in sbuffi di vapore acqueo,e c'era un odore di bagnato talmente forte da ovattare quello del fumo; detestava quella dannata nebbia, ed era pronta a rimangiarsi la sua solenne promessa solamente per sfuggire da quella atmosfera deprimente. Come se non le bastasse il suo umore sotto le suole.

Il ticchettio dei secondi che passavano sembrava suonarle in testa e,di questo passo,sarebbe certamente impazzita. I minuti iniziavano a pesare come ore,nella sua struggente attesa,e poteva scommettere,infatti,che stesse aspettando da una vita.

D'un tratto,proprio mentre stava considerando l'idea di tornare sui suoi passi,scorse quella che sembrava un'ombra. La foschia non le concedeva di meglio,con tutta probabilità si trattava di un gatto,o per lo meno era quello che cercava di pensare,dunque fu la sua oggettività a spingerla a restare lì,immobile,ad attendere.

Il suo inconscio non sbagliò neanche quella volta,tant'è che davanti a lei c'era proprio ciò che aspettava. Strinse le labbra sul filtro della sigaretta,tentando di assumere un'aria spazientita,magari anche sprezzante,quando in realtà era tesa al massimo.

«Te la stavi svignando» osservò il ragazzo,stessa espressione,ma decisamente più convincente,per poi portarsi la sua bionda alle labbra. Lei notò come fossero screpolate,con tagli che si andavano a rimarginare,ma tentò di non farci troppa attenzione. «Ti sbagli» rispose,liberando il fumo che aveva lasciato vagare incurante attraverso i suoi bronchi consumati «Ancora fumi» gli fece notare,bruscamente.

«Anche tu» apatico. Non era quello il nocciolo della questione,sapeva che lei stava solo sviando il momento della verità. 

«Colpa tua» ancora più brusca -come se a lui interessasse qualcosa.

«Sei facilmente influenzabile,chérie»

Colpo basso. Non sentiva quelle due sillabe da tempo ormai,forse da quando aveva tentato di cercare un lavoro (secoli!),cosa che la fece smettere di ribattere,anche perché aveva perfettamente ragione.

«Che volevi?» la sua domanda,per qualche sconosciuta ragione,lo fece sorridere. Non sembrava neanche il solito ghigno canino,ed infatti si accorse troppo tardi della sua natura compassionevole. Aveva capito che si era arresa. Aveva capito tutto,ancora prima di cominciare a parlare.

«Come stai?»

«Non cambiare discorso»

«Tu l'hai fatto» le fece notare,con un lieve cenno.

«Dettagli»

Si aspettò una risata di scherno,ma vide i suoi occhi lampeggiare. Poi,con la stessa facilità,tornarono gelidi come il loro colore «Sì,ovvio»

La conversazione sembrò finire lì. Continuarono a fumare guardandosi negli occhi,mentre lei veniva investita da un fremito preoccupante; quell'attesa la torturava,non vedeva l'ora di tornarsene in quel buco di casa,dannazione.

«Dove sei ora?» gettò la sua sigaretta ancora buona a terra,guardandola mesto,accarezzandosi frattanto la barba sfatta. Era quanto più potesse sopportare,tutto questo la faceva impazzire «Dall'altra parte della città» mentì,in modo da terminare quello stupido scambio di battute «Cosa vuoi,dunque?»

Indugiò,facendola bruciare ancora un po' nella sua apprensione,poi sorrise «Te»

Agì,forse troppo lentamente per sembrare convincente,solo dopo essersi liberata dalla tentazione di mandare tutto a puttane e gettarsi tra le sue braccia per aver sentito la parola -o meglio,il concetto,che nelle sue più profonde fantasie aveva preso forma di un discorso lungo un'oretta buona- che desiderava da tempo,ed inarcò le sopracciglia «Ti senti fortunato,Jake?»

«Ti senti retorica,Allie?» ribatté lui,sferzante,facendo un passo verso di lei «Tre metri» osservò poi.

Magari se lui non l'avesse conosciuta così a fondo non sarebbe stato così difficile; quelle ultime parole uscirono dalla bocca del ragazzo nello stesso istante in cui apparsero nella sua testa. Una partita combattuta così era già persa,specialmente quando lei,invece,non lo conosceva affatto. Poteva mentirle senza che lei potesse percepire nulla,mentre da parte sua non poteva che rivelargli la completa verità.

Lo guardò,prendendo una lunga boccata di quello schifo che,chissà per quale motivo,ancora si ostinava a fumare. Non c'era frase che potesse salvarla,dunque tanto valeva essere sincera con lui.

«Troppo tardi» tentò la sorte con quella che era l'unica speranza di sfuggire al suo occhio indagatore. Lui sembrò abboccare «Non lo è mai» lei constatò con una tetra soddisfazione come il suo tono si fosse inasprito,e non rispose. Attese un'altra frase delle sue,di quelle che la facevano sprofondare,ogni santa volta,in uno stato depressivo fortemente avanzato,proprio perché lei mai avrebbe avuto la stessa capacità; ma lui rimase in silenzio.

«Questa volta sì. Ed ora,se non ti dispiace,avrei da fare» sentenziò allora,prendendo una lunga,profonda e liberatoria boccata dalla sua sigaretta,per poi spegnerla sul palmo del ragazzo,i quali lineamenti si incrinarono donandogli un aspetto folle,quasi grottesco.

Allie si girò,avvolta nel suo mantello,prendendo finalmente la strada di casa. Poteva quasi sentire lo sguardo focoso del ragazzo,poteva persino immaginarlo ancora lì,in piedi,con quell'espressione che,lo sapeva,l'avrebbe tormentata nelle notti a venire (e chissà,forse per tutta la vita),mentre pensava che non ne valeva la pena di inseguire una come lei. Uno scalpitio lontano l'avvertì della sua partenza.

Inspirò a pieni polmoni l'aria fredda e umida di quella sera che avrebbe cambiato la sua vita futura; da quel momento avrebbe smesso di fumare,mettendo da parte tutto ciò che era possibile nascondere o bruciare,mantenendo un solo ricordo dentro di sé. Era stata una parentesi pericolosa e ambigua della sua vita,che aveva lasciato delle conseguenze sul suo futuro,ma sapeva che non avrebbe permesso dell'altro.

Camminando sorrise,sperando che suo figlio non ricevesse in eredità la smorfia canina del padre,ma solo i suoi tormentati occhi color del ghiaccio.




Spazio autore
Questa è la prima Fan Fiction che posto,ma non la prima che scrivo. Ci sono decine di Fan Fiction mai terminate nella mia cartella ma -ahimé!- solo questa ha trovato la sua direzione,forse perché è una one-shot e forse perché l'ho scritta di getto,senza una storia sotto,senza una trama. Per quanto vi possa lasciare perplessi,sappiate che la stessa autrice ne è,compresi i caratteri dei personaggi. Magari la loro storia finirà qui,o forse un giorno tornerò a scrivere di questo ipotetico Jake e di questa ipotetica Allie,le quali caratteristiche fisiche mi sono sconosciute tanto quanto la storia che precede questa fic,tranne che per gli occhi di ghiaccio di Jake.
Mi sono resa conto di come sia affrettata e passiva la conclusione,ma d'altronde questo era nelle mie possibilità di scrittrice squattrinata.
Mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensate (:

  
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