CAPITOLO
DICIANNOVESIMO
PARLARE CON GLI
ALBERI AIUTA
ovvero
INTERMEZZO DI
METAFANFIC
Nota dell’Autrice.
Cosa vorrà mai dire
“Metafanfic”? Beh, è qualcosa tipo il metateatro. Solo che in questo caso non è
una riflessione sulla fanfic, situata dentro la fanfic, ma è un dialogo
pacifico (o un diverbio furioso, non ne sono ancora stata messa a parte), fra
una parte dell’Autrice (nello specifico, la sua iperzelante Musa) e uno o più
personaggi del racconto. Detto questo, si va in scena.
- Sei uno
stupido cretino incompetente!- stava dicendo Boromir, brandendo minacciosamente
un ramo secco. Sembrava davvero molto impegnato ad offendere l’albero, tanto
che nemmeno si era accorto della presenza di Frodo.
Il
Portatore scosse la testa: era evidente che Boromir stava definitivamente
impazzendo.
Poi
infilò una mano sotto al mantello, estraendo un copione strapazzato e privo
delle pagine finali, dato che i punti di cucitrice stavano iniziando a perdere
il loro mordente.
- Là c’è
la ragazza della tua vita, e l’unica cosa a cui riesci a pensare è “e se poi
combino qualche casino?”. Dannazione, non ti sembra il momento di crescere?- Boromir
stava ancora dialogando con l’albero (vedi
cosa succede? Mandi uno a far legna nei boschi, ed ecco cosa succede! Santissimo
Cielo, la prossima volta mandate il Nano a far legna, e poi vediamo se capita
un simile sfacelo!).
Da dietro
un alto faggio, apparve
Picchettò
gentilmente sulla spalla di Boromir, cercando di attirare la sua attenzione
- Secondo
il copione, adesso dovresti cercare di prendere l’Anello a Frodo.- gli suggerì (con una cortesia che usa solo coi
personaggi. Perché tratta tutti bene, tranne me? Mi rivolgerò al sindacato!)
- Adesso
ho altro a cui pensare.- la liquidò l’uomo, tornando a borbottare contro
l’albero ma, ormai l’avrete capito da soli, più contro sé stesso
- Sì, ma
se tu non salti addosso a Frodo e lui non si mette l’Anello, il racconto non va
avanti!- protestò
- Ti ho
detto che adesso ho altro per la testa.- ribadì Boromir, con quella
testardaggine che doveva aver ereditato dal mostro di fang… ehm, volevo dire,
da suo padre.
- Ma se
Frodo non sparisce e non ha quella visione strana, come faccio a…-
E in quel
momento, Frodo scomparve, e nella radura rimase solo l’eco della sua voce, che
ripeteva: - Ma che cazz…!-
(Guadi dell’Isen, sera del 25 febbraio
3019)
Thèodred
di Rohan era caduto in battaglia.
E,
purtroppo, non nel senso che era caduto e si era sbucciato un ginocchio come
gli era successo a quattordici anni, andando sull’altalena.
Caduto
nel senso che era lì, moribondo, con quindici ferite superficiali e una che era
tutto tranne lieve. Accipigna (sì, lo so, quest’imprecazione cancella
definitivamente il pathos della scena… ma aspettate di leggere il seguito…).
Il
giovane aveva detto a Grimbold e ad un tale Elfelmo, giunto in ritardo coi
rinforzi ma alla fine giunto, che avrebbe tenuto lui i guadi, attendendo suo
cugino.
Quindi
stava lì, moribondo, fra i cadaveri dei nemici abbattuti, quando una voce,
l’ultima voce che si sarebbe aspettato di udire, mormorò alle sue spalle
- Non sei
venuto a riprendermi.-
Joiandra
si avvicinò lentamente. Anche se in possesso di una capacità di astrazione che
stava rapidamente diventando proverbiale, comprendeva la situazione. E la sua
voce era triste.
- Ho
avuto un contrattempo.- sussurrò Thèodred
- Ho
sentito.- la ragazza si sedette accanto al guerriero, passandosi fra i capelli
un pettine saltato fuori da solo Iluvatar sa dove. Ci fu un breve silenzio. –
Vuoi che aspetti con te?-
- … ti
dispiace?-
- No.
Comunque avevo ragione io. Le battaglie sono stupide.-
- Molto stupide.- convenne Thèodred. Era
incredibile. Stava morendo, eppure la presenza di quella pazza schizzata
vestita di bianco riusciva ancora a farlo sorridere.
“Se, cosa quanto mai improbabile,
esco vivo da questa maledetta guerra” ponderò il giovane “potremmo
diventare amici.” la guardò, considerando che era tutto tranne che una
brutta ragazza “… amici.”
- E’ un
tipo puntuale questo tuo cugino?-
- Di
solito sì. –
- Meno
male, perché se continui così ti sporcherai tutti i vestiti di sangue.-
Dopo
quella sentenza un po’ particolare, Joy rimase immobile per qualche istante,
riflettendo. Poi il suo viso s’illuminò. Aveva avuto una delle sue idee geniali
- Se vuoi
ti metto un cerotto. O una benda. Meglio la benda, ora che ci penso.-
E, senza
aspettare risposta, si diresse verso Typho, nella cui sella teneva
E così
l’anti-Nazgul era diventata una provetta infermiera per situazioni complicate.
(Accampamento ai piedi di Amon Hen,che
sta per essere ridotto in cenere dall’ira della Musa)
Andael
infilò il dito nel suo ciondolo che, a conti fatti, assomigliava molto ad un
anello, visto che aveva persino le scrittine in lingua sconosciuta (vedi: fine
capitolo 12).
Legolas
si bloccò per qualche istante, ascoltando il relativo silenzio.
- Avete
sentito qualcosa?- chiese poi, perplesso
- No. -
fu la risposta unanime
- No,
niente, mi pareva di aver sentito qualcuno urlare “ma che cazz…”, ma devo
essermelo sognato. Ho i nervi un po’ a fior di pelle, in questi giorni.-
(Imladris, quasi
contemporaneamente)
- Vuoi
del the?-
Glorfindel
emerse dalla cucina con una teiera e due tazze
- Scusa
un po’. Una si fa svariati giorni di volo a velocità razzo, e tu le domandi se
vuole un the? Razza di Elfo demente, NO, che non voglio un the! Voglio che tu
mi dica cosa prevede la missione, adesso!-
-
Continua come da copione, dai!- Glorfindel sospirò.
Mezze
Aquile. Sempre un po’ più strane.
- Cioè,
non devo raggiungere nuovamente
Glorfindel
sorseggiò distrattamente il the bollente
-
Esatto.- disse, serafico
- Ma
allora perché sono venuta fin qui a chiedertelo, quando lo sapevo benissimo?-
- Perché,
mia cara, stai semplicemente impazzendo. Non temere, in questa fanfic pare
capiti a tutti quanti.-
Ikar
imprecò. Poi svolazzò fuori, da una finestra lasciata provvidenzialmente
aperta.
(Siete confusi? Della serie, chi
sta con chi, chi è il cattivo di chi, chi si è alleato con chi? Beh, è
naturale. E’ il bello dei racconti fantasy con un nemico potente e degli
infiltrati, no? Non temete, alla fine di questa storia vi sarà fornito uno
specchietto illustrativo che ritengo… illuminante!!)
(Amon Hen, boschetto di)
Frodo
ricomparve una mezz’ora dopo, dopo aver sorvolato le terre di Mordor, aver
chiacchierato più o meno amabilmente con un occhio infuocato, essersela fatta
addosso per la paura, ed aver preso una drastica decisione.
- Andrò a
Mordor da solo.- annunciò, a nessuno in particolare.
- Buona
fortuna.- squittì uno scoiattolo, che passava per di là
- Sì…
aehm… adesso dovrei incontrare qualcuno a cui comunicare
-
Oppure…. … - Frodo rimase immobile, fissando il cielo, improvvisamente ispirato
– oppure tacerò di ogni mio intento, preparandomi al Sommo Sacrificio,
abbandonerò
- Sei un
eroe.- borbottò lo scoiattolo, ironico
- Ma chi
ti ha chiesto un cavolo di niente?!- protestò l’Hobbit.
E così,
scemo pure lui però, si diresse verso il fiume, fermamente determinato ad
uscire dal boschetto, requisire una barchetta e, con una strada che neppure lui
conosceva, raggiungere Mordor da solo.
Lui,
piccolo, innocuo e, a dirla tutta, non proprio un campione di intelligenza
superiore.
Molti
chilometri più in là, Sauron conobbe la sua scelta, e sghignazzò come un
cretino per venti minuti buoni.
FINE CAPITOLO DICIANNOVESIMO
Colgo l’occasione per chiarire
alcune delle mie posizioni.
Frodo non mi sta così antipatico
come sembrerebbe!
Solo che, dai, non ditemi che non
si presta ad essere preso in giro!!
Manca poco… comincia il grande
count down per
Ringraziamenti!
A tutti coloro che
hanno seguito fin qui…
Dragon89: i cattivi apprezzano
sinceramente il tuo tifo e, naturalmente, io sono entusiasta che la mia storia
ti stia facendo ridere! E’ uno degli scopi principali!!
Evening_Star: che dire?
KISSES
CHAR--