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Autore: Kioto    15/06/2010    1 recensioni
"Berlino era grande. Berlino era cupa.
Berlino era la nostra tana."
La storia si svolge nel futuro, attorno al 2015, in una Germania diversa da quella che conosciamo ora. Richiama un po' il periodo della seconda guerra mondiale per la tensione e la paura che c'è nell'aria, ma quegli avvenimenti non fanno parte della trama.
Se accadono determinate cose hanno tutte un significato che magari verrà spiegato più avanti nella storia o che è già stato spiegato in precedenza con un sottile filo di collegamento. Tuttavia vi informo che chi legge deve avere una mente pronta a tutto, al peggio come al meglio. Inoltre vorrei precisare che la situazione è drammatica, quindi qualche gesto che potrebbe essere avventato in realtà non lo è.
Il titolo della fan fic è ispirato dall'omonima canzone dei Cinema Bizarre e, oltre alla progatonista femminile, il secondo personaggio principale è Tom Kaulitz. Gradirei che quello che ho scritto non venisse copiato e/o pubblicato da qualche altra parte senza il mio consenso. Grazie per l'attenzione.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Sembrava irreale la sua presenza là. Sara ci fece entrare e chiuse la porta a chiave, mentre Stefania usciva dalla cucina stupita.
Tom mi prese le mani e mi osservò.
- Che è successo?
Abbassai lo sguardo, provando a riordinare le idee.
- Quando siamo usciti da Bömberg, Giulia mi ha presa con sé e mi ha portata qua. Non mi ricordavo di loro, ma guardandole in viso le ho riconosciute. E’ stato tutto molto strano a dire il vero. Tu dov’eri?
- Sono tornato a casa mia. Ti ho cercata dappertutto, ma non ti trovavo. Avevo qualche poliziotto alle calcagna, così sono dovuto scappare verso casa, cercando rifugio. Ma poi mi hanno ripreso.
- Come hai fatto ad uscire? – domandai guardandolo attentamente.
Abbozzò un sorriso.
- Non ti hanno trovata.
Abbassai lo sguardo, ma lo risollevò posando due dita sotto il mento.
- Come hai fatto a… ? – non finì la frase, ma capii lo stesso cosa voleva dire.
Feci spallucce.
- E’ stata Sara ad ipotizzare tutto. E, come vedi, c’ha visto chiaro.
Abbassò lo sguardo verso la pancia e la accarezzò un po’. Poi sollevò di nuovo il viso e avvolse il mio corpo tra le sue braccia.
Inspirai il suo odore talmente forte da non voler espirare, ma lo feci per sussurrargli qualcosa che per me era di vitale importanza.
- Resta con me, ti prego.
Strinse ulteriormente la presa e poggiò la testa sulla mia. Delicatamente.
- Sai che è pericoloso – bisbigliò.
Gli strinsi la felpa.
- Ma se Stefania, Sara e Giulia se la sentono, posso restare
Lo guardai per un attimo, poi Sara parlò.
- Per noi non ci sono problemi.
Tom mi sorrise.
- Hanno ripreso Giuly – gli dissi.
Il suo sorriso si spense.
- Quando?
- Un po’ di tempo fa – rispose Stefania. – Sono piombati in casa come dei forsennati. Cercavano anche Andre. Presumo fosse lo stesso giorno che hanno preso anche te.
Tom spostò lo sguardo da lei per farlo tornare a me, e slegò quell’abbraccio.
- Io non ho più avuto notizie di Gustav, e neanche Bill a quanto so.
Sentire quel nome uscire dalle sue labbra mi riportò indietro nel tempo a quando mi disse che un suo amico, di nome Gustav, era stato preso con la sua ragazza. Quella ragazza era Giulia, e io non l’avevo mai capito.
- Sì, lo sappiamo. Siamo in costante contatto con la tua famiglia. – gli rispose Sara.
- Tua madre passa spesso a chiedermi come sto.
Si voltò e guardarmi.
- Non mi ha detto niente della.. della gravidanza – disse visibilmente impacciato e imbarazzato.
- Credo fosse emozionata nel rivederti. Sai com’è tua madre, no?
Sorrise.
- Sì, a volte esagera.
- Ma è stata molto carina a preoccuparsi. Non me l’aspettavo così premurosa nei miei confronti.
Vidi Stefania prendere Sara per un braccio e tirarla verso la cucina.
- Sei stanca? – mi domandò Tom. – Vuoi andare a letto? Magari nelle tue condizioni..
Risi e lo presi per mano.
- Credo che ti abbia riconosciuto, anche se è molto piccolo – gli dissi tirandolo verso la mia camera.
- Perché? – domandò contagiato dalla mia risata.
- Ho sentito qualcosa, come se il suo cuore avesse iniziato a battere più forte. Come il mio.
Si sedette sul letto e mi invitò a sedermi sulle sue ginocchia.
Lo accontentai con un mezzo sorriso e legò le sue braccia attorno alla mia vita, spostando lo sguardo sulla pancia.
La accarezzò di nuovo, delicatamente.
- Hey, tu! – disse poi sottovoce, avvicinandovi il viso. – So che mi senti, e so anche che sai chi sono. Spero che capisca quello che ti sto dicendo. Sai, questi sono tempi duri. Stiamo facendo di tutto per tenerti al sicuro, davvero. Ma anche tu dovrai aiutarci, ok? Perciò stai buono. Cresci bene e non far affaticare.. la mamma – fece una piccola pausa e mi guardò. – Sì, la mamma. – sorrise per poi voltarsi di nuovo verso la pancia. – Qua fuori c’è gente perfida, che non vuole che tu nasca. Ma noi faremo il possibile perché tu venga alla luce. Magari questo non sarà il posto migliore, ma spero che avrai la stessa fortuna che ho avuto io. Magari ti insegnerò anche a suonare la chitarra, sperando di ricordarmi qualcosa quando nascerai. Forse in questi mesi potrei comporre qualcosa per te. A proposito, si può sapere di che sesso sei? Insomma, sei un maschietto o una femminuccia? Perché se fossi una femminuccia.. non so, non ho mai pensato ad un bambino, ad essere sincero. Ma sento che ti amerò lo stesso, a prescindere dal sesso, sai?
Quella scena mi commosse. Iniziai a piangere e Tom se ne accorse.
- Visto? Ho fatto piangere la mamma. Sono proprio un papà cattivo.
Mi prese una mano e la baciò, per poi abbracciarmi e lasciare che estraniassi tutte le mie emozioni sulle sue spalle.
Il mattino seguente continuava a nevicare.
Stavamo stretti in quel letto, ma tra le sue braccia riuscii a dormire per tutta la notte.
Stefania entrò nella stanza e, vedendo Tom che mi abbracciava e mi accarezzava i capelli e la pancia, restò ferma sulla soglia. Lui sollevò lo sguardo e la vide, rivolgendole un mezzo sorriso.
- E’ la prima volta che dorme tutta la notte, da quando è qua – disse lei.
Lo sguardo di Tom si spostò sul mio viso per metà nascosto dal suo corpo nella quale mi ero rifugiata.
- Tu hai dormito? – gli chiese Steph.
Tom sollevò le sopracciglia.
- Tu che dici?
Stefania non rispose e fece un lungo respiro.
- Dopo tanto tempo che non la vedevo, torno e scopro che aspetta un bambino.
- La notizia ha sorpreso un po’ tutti – sospirò. – Però non è di questo che volevo parlarti..
Tom la osservò di nuovo, serio.
Stefania prese fiato.
- Al telegiornale hanno detto che le pattuglie sono in costante aumento, stanno riprendendo a girare dappertutto. La zona Est è completamente sotto controllo, forse quasi disabitata a causa di tutti i controlli che stanno facendo.
- Il che significa che è meglio se torno a casa.
Stefania socchiuse gli occhi e annuì.
Tom le sorrise.
-  La sveglio io.
Stefania annuì ed uscì dalla camera socchiudendo la porta.
Tom espirò pesantemente, poi voltò il viso verso di me e si abbassò.
Mi baciò la fronte e poi le guance, svegliandomi.
- Mi dispiace interrompere i tuoi sogni, so che la realtà non è fantastica.
Abbozzai un sorriso.
- Se ci sei tu la mia realtà è meravigliosa, anche in questo contesto – gli risposi.
Sorrise per poi tornare serio subito dopo.
- Devo andare.
- Di già?
Annuì.
Gli legai le braccia attorno al collo.
- Tornerò, te lo prometto – mi sussurrò.
- Ti credo.
Gli schioccai un bacio sulla guancia e poi lo lasciai.
Mi alzai con lui e quando entrai nel soggiorno trovai Stefania e Sara già sveglie e in piedi.
Accompagnai Tom alla porta.
Quella tavola di legno si chiuse separandomi un’altra volta da lui.
Dividendo per l’ennesima volta le nostre strade.
   
 
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