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Autore: WolfEyes    15/06/2010    5 recensioni
[FanFiction scritta per il Tredicesimo Turno dei Never Ending Story Awards.]
Una coppia costretta a separarsi dolorosamente a causa di una partenza, un finale tragico. Leggete!! =)
"Manterrò fede alla promessa che sigillai col nostro primo bacio. Ti ricorderò per sempre, amore mio."
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Fic x tredicesimo turno

FanFiction scritta per il Tredicesimo Turno dei “Never Ending Story Awards

 

 

 

Promessa

 

Quel giorno era arrivato.

Stupidamente, come fossi una bambina, credevo che non sarebbe mai giunto, invece mi ritrovavo a dovermi duramente ricredere di fronte alla realtà dei fatti.

Credevo di potermi allontanare dalla realtà immaginando di poterlo avere sempre lì con me, ma non era così…

Lui doveva partire, e io non l’avrei più rivisto.

Mai più, probabilmente.

 

L’inizio dell’estate era la fine della mia vita.

La sua partenza sarebbe stata la morte del mio cuore.

 

 

 

Ormai la stazione dei treni era deserta, i nostri amici se n’erano appena andati, dopo vari saluti, abbracci, promesse di rimanere in contatto e qualche lacrima.

Io invece, in disparte, ero rimasta immobile, ad osservare le scene in silenzio, senza proferire alcuna parola. Come un fantasma invisibile, una figura sfocata la cui anima stava per essere strappata via per sempre, un’ombra con la morte nel cuore.

Forse ero rimasta immobile perché il mio corpo si era rifiutato di fare anche un solo gesto che non mi fosse utile per ricordarlo, ovvero unirmi alle chiacchiere confusionarie degli altri. Volevo osservarlo fino all’ultima immagine che mi restava di lui, mentre rideva, mentre scherzava forse per l’ultima volta con i suoi amici, mentre li salutava con un amaro sorriso e negli occhi una scintilla di tristezza. Volevo ricordare quella sua naturalezza.

Lo osservavo un’ultima volta per potermi imprimere nella mente ogni minimo particolare: il suo viso, i suoi lineamenti perfetti, i ciuffi della frangia che gli ricadevano delicati e morbidi sul viso chiaro, anche quel piccolo neo quasi invisibile sulla guancia, vicino al naso, e poi … quegli occhi…

Occhi che mai avrei potuto rivedere in un’altra persona.

Una fotografia non mi avrebbe mai fatto rivivere le emozioni che provavo nel guardarlo, così vicino a me.

Così… irreale.

Un miraggio, un ricordo sfocato.

Perché di lì a poco lo sarebbe diventato davvero: un ricordo.

E la mia memoria lo avrebbe lentamente cancellato, impedendomi di ricordarlo per quello che era, di rivedere il suo viso nei miei pensieri, che io lo volessi o meno.

-Come mai non vai anche tu?-

La sua domanda ruppe il silenzio che si era creato, insieme al flusso dei miei pensieri. Era di fronte a me, non mi ero quasi accorta che mi stesse guardando. La sua voce mi era giunta pressoché dubbiosa, tremante, come se avesse timore a pormi quella domanda. Distolse lo sguardo quando gli risposi con lo stesso timore nella voce.

-Io…- mi guardai i piedi circondati dal grigio del pavimento della stazione, come se mi aspettassi di trovarci scritta la risposta che cercavo e di poterla leggere, come se ciò che sentivo nel cuore fosse lì. –S-Se ti da fastidio, me ne vado…- dissi infine, cambiando discorso.

-Ma no!- s’affrettò a rispondere. –Non volevo dire questo, assolutamente. È che… sei rimasta in silenzio e in disparte fino ad ora, e non ne capisco il motivo. Ho fatto qualcosa che non va? Perché se è così voglio chiarire subito.- mi disse celando una certa preoccupazione.

Mi chiedi se mi hai fatto qualcosa?

Oh, no, tu non hai fatto un bel niente. E nemmeno io.

Per questo ce l’ho con me, perché avrei dovuto dirti tutto prima, quando ne avevo l’occasione, quando avrei potuto passare con te più tempo, quando sarebbe servito a qualcosa.

Invece… mi sono lasciata sfuggire il tempo di mano, senza fare nulla per renderlo meno doloroso.

-Niente… Tu non hai fatto proprio niente!- balbettai.

Alzai lo sguardo. Forse fu questo il mio errore. I suoi occhi incrociarono i miei e… Dio, quanto era bello!

Avrei voluto che quel momento non terminasse mai, ma sapevo fin troppo bene quanto fosse impossibile far avverare ciò che ardentemente desideravo.

Ciò che ero riuscita a nascondere e a tenermi dentro, apparendo impassibile, esplose in un attimo, violentemente, senza che riuscissi a controllarmi e ad impedire che accadesse.

Le lacrime presero a rigarmi il volto.

Rapide, scendevano, cadevano e si infrangevano al suolo. Sì, loro riuscivano a fuggire allo scorrere del tempo.

-Ma… Cosa ti prende? Perché piangi?-

Il nodo alla gola mi impedì di parlare, ma almeno mi diede tempo a sufficienza per pensare a cosa rispondere. Intanto, lui si era avvicinato a me ancora di più, preoccupato. Mi mise le sue mani sulle braccia, come volesse abbracciarmi.

-Non voglio che tu parta!- risposi infine con voce rotta dal pianto. In fondo, era la pura verità.

-M-Ma… non ti preoccupare di questo, resteremo in contatto e… e…- la sua voce non aveva lo stesso tono rassicurante che era riuscito ad assumere con gli altri cui aveva riferito le stesse parole. Ormai, stanco di mentire, la sua maschera crollava.

Con me la sua falsa recita non attaccava. Sì, saremo rimasti in contatto con lui, ma non sarebbe mai stata la stessa cosa. E lo sapevamo tutti, ma fingevamo di non saperlo, come se fosse servito a renderlo meno reale e doloroso di quanto già non fosse.

-Lo so, però…- singhiozzando, tentai di asciugarmi le lacrime, ma erano più insistenti e forti di me, e continuavano a scendere. Sembravo una bambina capricciosa che rivuole il giocattolo che ha appena rotto. Ostinata e capricciosa, ecco come dovevo sembrargli.

Ma il dolore che conservavo dentro di me era troppo forte per restarne indifferente, non ero capace di nasconderlo ancora, assolutamente. Mi stava uccidendo.

Finalmente, si decise e mi abbracciò, carezzandomi i capelli, per consolarmi.

-Su, non fare così. Ti scriverò sempre, non capirai nemmeno che sono partito.- mi sussurrò con voce gentile. Questa volta sembrava aver riacquistato la sua determinazione e quel fantastico potere rassicurante.

-Finirai per stancarti di me…- aggiunse con una risata.

Non potrei mai, pensai.

Si staccò da me e, sempre tenendomi le braccia, mi osservò.

Il cuore prese a martellarmi nel petto e mi avvamparono le guance. Non eravamo mai stati tanto vicini, per cui il suo gesto mi sorprese ancora di più.

-Promettimi una cosa…- riprese poi, serio, in un sussurro che mi fece salire i brividi lungo la schiena. La sua voce era… così dolce.

Restai in silenzio e aspettai che continuasse, sentendo soltanto rimbombare nelle mie orecchie il fastidioso martellare del mio cuore che non ne voleva sapere di calmarsi, per quanto mi stessi illudendo di qualcosa che non sarebbe mai accaduto.

-Non dimenticarmi…-

Il suo sussurro stavolta pareva una supplica, ma non ebbi tempo di decifrare oltre ciò che intendesse dire. Vidi i suoi occhi per una frazione di secondo prima di sentire le sue morbide e calde labbra sulle mie. Dolci, leggere, delicate, così perfette in quel tocco soave, come se temesse di farmi del male. O peggio, come se temesse che lo avrei rifiutato.

Forse è inutile aggiungere che, se avesse potuto, il mio cuore sarebbe schizzato fuori dal mio petto e che la mia mente ancora stentava a credere a ciò che mi stava accadendo, incapace di registrare in modo razionale quello che succedeva.

Rimpiansi il momento in cui le nostre labbra si separarono e fui costretta a riaprire gli occhi. Non avrei voluto che accadesse, ma ancora una volta il tempo si era preso gioco di noi.

-S-Scusa… io…-

La mano che gli era scivolata sul mio viso si staccò da me e si allontanò, lasciandomi come un vuoto, una strana sensazione di calore che viene improvvisamente a mancare. Imbarazzato dal gesto appena commesso, cercava qualsiasi pretesto per giustificarsi, guardandosi attorno pur di evitare il mio sguardo.

Come me, aveva sempre temuto che non lo avrei mai accettato, e così, entrambi avevamo preferito il silenzio, ingenuamente.

Fece per allontanarsi, ma prima che ciò avvenisse lo afferrai delicatamente per un lembo della giacca. No, questa volta ero stata io a prendermi gioco del tempo.

-Non scusarti. Baciami.- il mio sussurro risuonò come un ordine, mentre mi alzai sulla punta dei piedi per raggiungere le sue labbra e ristabilire un contatto con loro.

Risentii sulle mie labbra quella sensazione che mi ero da tanto tempo immaginata ma che non avevo mai provato, e ora che sentivo chiaramente reali le mie emozioni, sapevo che non mi sarei mai stancata di baciarlo.

Mi sentivo così libera dalle mie preoccupazioni ora che non avevo più niente da nascondere, libera di poter sognare, libera di poter volare.

Libera di poterlo amare.

Quanto ero stata stupida a non rivelargli prima i miei veri sentimenti, il fatto che per me non fosse solo un amico ma molto di più.

Ancora rimpiansi quando fummo costretti a staccarci.

Restammo abbracciati, sussurrandoci quelle dolci parole che tanto avevamo desiderato di sentirci udire l’uno dall’altra. E ora, finalmente, avremmo potuto, anche se per poco.

-Mi mancherai tantissimo, non immagini quanto.- sussurrai, stretta a lui, perché sapevo che appena lo avrei lasciato andare sarebbe partito.

-Anche tu…- disse stringendomi ancora più forte.

-Facciamo così,- riprese lasciandomi quel che bastava per potermi guardare negli occhi. –Te lo ricordi questo braccialetto?-

Come potrei non ricordarlo? L’avevo fatto io per il suo compleanno.

-Lo lascio a te, così ti ricorderai di me quando sarò lontano, ti ricorderai che l’hai fatto per me. Ok? Te lo affido momentaneamente, lo riprenderò quando tornerò.- disse infine, sorridendomi.

-Quindi… devo custodirlo per te? Aspetta ma… questo vuol dire che tornerai?- non avevo nemmeno tentato di celare la speranza nella mia voce.

-Probabilmente tornerò per Ferragosto. Dovrai avere solo un po’ di pazienza fino ad allora.- poggiò la fronte contro la mia, le punte dei nostri nasi si sfioravano, e prendendomi il viso tra le mani mi scoccò un altro tenero bacio sulle labbra.

Quando lo guardai nuovamente non potei fare a meno di sorridere. Anche se mancavano più di due mesi al suo ritorno, almeno lo avrei rivisto.

-Allora anche io ti lascerò qualcosa di mio.- mi sfilai l’anellino che tutti loro mi avevano regalato per il mio compleanno l’anno precedente. –Con questo non ti ricorderai non solo di me, ma anche di tutti gli amici che lasci qui…- sorrisi un po’ amaramente.

Mi prese l’anello dalle dita e mi baciò ancora.

Dio, perché avevamo aspettato tanto prima di dichiararci?

-E’ ora che vada.- disse abbassando lo sguardo.

Eccola, la frase che temevo.

Salì sul treno e, mentre la porta si chiudeva dietro di lui, si voltò per un’ultima cosa.

-Ti scriverò sempre e… Ricordati la promessa. Ti amo.- e ancora mostrò quello splendido sorriso, pur di riuscire a rassicurare entrambi.

Non feci però in tempo a dirgli che anche io lo amavo…

 

Pochi attimi dopo, il treno partì…

Restai ferma a guardarlo mentre si allontanava, diventando sempre più piccolo, e poi invisibile.

Lo aveva portato via, lo aveva portato via da me.

E benché sapessi che sarebbe tornato, non riuscivo a trattenere le lacrime.

Qualcosa nel mio cuore si era spezzato, lo avevo sentito chiaramente mentre saliva su quel treno.

Era solo l’inizio della mia lenta agonia nell’attesa del suo ritorno.

Ma dovevo resistere, perché gli avevo promesso di ricordarlo, gli avevo promesso con quel bacio che lo avrei aspettato, gli avevo promesso che al suo ritorno gli avrei restituito il braccialetto che avrei custodito e portato sempre con me.

Sì, tutte queste cose le avrei fatte per lui, e sarei stata sicuramente capace di fare molto di più.

Perché lo amavo da morire.

 

I giorni trascorsero, alcuni più lenti e dolorosi, altri più rapidi e gioiosi.

Ci scrivevamo quasi ogni giorno, e questo in fondo ci bastava perché era l’unico modo che avevamo di starci vicini e sentirci. Era immensa la gioia che provavo nel trovare una nuova e-mail con su scritto il suo nome. Ci raccontavamo tutto quello che ci succedeva mentre eravamo lontani e alla fine non facevamo altro che ricordarci quanto ci mancavamo l’un l’altro.

Non desideravo altro che rivederlo, il prima possibile.

Stavo sempre peggio senza di lui e l’attesa mi stava sfinendo, facendomi impazzire.

Finché un giorno non ricevetti la bella notizia:

“E’ confermato: torno per il 15 agosto!”

Il cuore prese a battermi di gioia, impazzito. Non vedevo l’ora.

Mancavano solo tre giorni al fatidico momento del suo ritorno e finalmente saremmo potuti restare insieme almeno per un po’.

Dovevo resistere ancora per poco, stringere i denti e portare pazienza, mentre il mio cuore si colmava di gioia e felicità, di desiderio e amore.

 

E finalmente eccolo, il giorno che tanto avevo atteso.

Mi trovavo alla stazione che ormai pullulava di gente, chi tornava, chi partiva, chi salutava i propri cari.

Ed eccolo, eccolo quel treno.

Dio, perché mi sembrava che si avvicinasse in maniera così lenta?

Quegli attimi mi sembravano eterni. Sentivo che gli occhi cominciavano a pungermi fastidiosamente; di lì a poco mi sarei sicuramente commossa per la gioia di rivederlo. Sembrava così stupido solo a pensarlo, eppure era vero.

Il treno stridette sulle rotaie, frenando per fermarsi, e le porte si aprirono.

Cominciai a tremare leggermente.

Scendevano miriadi di persone ma ancora non l’avevo visto. Normale, pensai, con tutta quella gente non era per niente facile trovare qualcuno.

Tuttavia, mi assalì la preoccupazione quando vidi svuotarsi almeno in parte la stazione ma non vidi lui. Perché?

Avevo forse capito male l’orario del treno? O ancora peggio, il giorno? Oppure c’era un ritardo?

Poi vidi un uomo, molto curato e ben vestito, cercare qualcuno. Infine lo vidi avvicinarsi a me, come se fossi io la persona che tanto aveva cercato.

Mi raggiunse e si fermò di fronte a me, e senza proferire parola allungò la mano a porgermi qualcosa. Ero confusa e perplessa, non capivo cosa volesse da me, né tanto meno chi fosse. Io non l’avevo mai visto. O no…?

Presi ciò che mi porgeva. Un cordoncino nero, probabilmente utilizzato come collana, infilato ad un anellino sottile e chiaro. Lo riconobbi immediatamente. Era il mio anellino, quello che avevo dato a lui.

Un presentimento alquanto sinistro mi fece salire un brivido lungo la schiena. Avrei voluto credere che ci fosse stato un semplice contrattempo, nulla di che, ma qualcosa mi suggeriva che si trattava di ben altro. Qualcosa di molto più serio. Qualcosa di…

Non sapevo come definirlo talmente sarebbe stato grande.

E avevo ragione.

Quello era suo padre.

E lui…

Lui era morto.

Incidente stradale.

Tre giorni prima.

Oggi si erano svolti i funerali e suo padre aveva deciso di venire fino a qui per restituirmi ciò che era mio, come aveva espressamente chiesto di morire.

Buffo, perché non poteva restituirmi ciò che era mio. Il mio cuore era morto con lui.

Ora i miei occhi pungevano e bruciavano, ma di lacrime di dolore.

Mi era crollato il mondo addosso.

Fu come se mi fossi rinchiusa in una sfera isolata da tutto il resto del mondo che era attorno a me e mi circondava. Non sentivo più alcun rumore, non vedevo altro che il suo viso sorridermi come il giorno in cui partì.

No, non poteva essere vero, non poteva, doveva esserci un errore, doveva essere uno scherzo, doveva esserci qualcosa sotto. Doveva essere sbagliato.

Sentii qualcosa spezzarsi nel mio petto. Allora era vero, non stavo facendo un brutto sogno.

Le lacrime cominciarono a solcarmi velocemente le guance, una dietro l’altra. Ero assolutamente incapace di fermarle.

Non riuscivo a crederci. Tre giorni fa, e io neanche lo sapevo. Tre giorni fa mi spedì la sua ultima e-mail. No, mi era impossibile pensare a lui come se ora non ci fosse più, era inconcepibile, era una cosa assurda, fuori dal normale, era… Era vero.

Questa volta fu un brivido di terrore a farmi tremare. Ero sola. E lui? Lui dov’era ora? Dov’era finito?

L’avevo perso, perso per sempre, non l’avrei mai più rivisto e…

E non gli avrei mai più potuto dire che anche io lo amavo.

Stavo malissimo, mi stava scoppiando la testa, continuavo a piangere, ero incredula e nessuno, nessuno, sarebbe riuscito farmi star meglio.

Pregavo che fosse uno scherzo di cattivo gusto, ma in cuor mio sapevo che non era così.

Avrei voluto gridare, ma non ne avevo nemmeno la forza.

Avrei voluto fare qualcosa, ma non c’era niente che avrei potuto fare, se non mantenere la mia promessa, quella più importante.

 

Il treno che se l’era portato via non me l’aveva più riportato indietro. E non l’avrebbe mai fatto.

 

Manterrò fede alla promessa che sigillai col nostro primo bacio.

Ti ricorderò per sempre, amore mio…

 

 

Eccomi di nuovo.

Chiedo umilmente perdono per l’orrenda fan, ma ho voluto provare…

La fine è scritta in modo frettoloso, lo so, ma non ho avuto abbastanza tempo.

Non ci sono descrizioni dettagliate dell’aspetto dei personaggi, dei luoghi o altro perché ho pensato che così ognuno di voi potesse immaginarseli un po’ a modo proprio.

Io sono qui solo per mettere in risalto le emozioni, ma credo di aver fatto un macello!!=P

Fatemi sapere, accetto ogni critica.

Baci e grazie a tutti!!!

DolceGg94

  
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