Fanfic su artisti musicali > Children of Bodom
Segui la storia  |       
Autore: Archangel 06     16/06/2010    3 recensioni

Sono terrorizzato. Ho una paura folle. Non c’è nulla nella mia mente. Nessun ricordo. Non un nome. Non un volto. Non un luogo. Niente. Niente di niente. Ho paura. Tanta paura.
seguito di "memories of an happines that does not fades".
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo Children of Bodom'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il giorno dopo lo dedicarono al riposo e al cazzeggio animale.
“Angela, ci fai visitare un po’ Mestre?” chiese Alexi.

“Non c’è molto da vedere, anzi… beh, vi porterò all’Irish Pub, c’è birra buona” propose.

“Evvai, fatta!!” esclamarono tutti allegramente.

Li condussi verso il pub, evitando la strada della piazza, frequentata a quell’ora da gente che non mi piaceva. Di solito infatti davanti al centro commerciale stazionava un gruppetto di fighetti, non so se avete presente i tipi: abbronzati, con addosso uno stipendio di vestiti, occhiali da sole a mosca anche di notte… di sicuro un gruppetto di metallari come noi non sarebbe passato inosservato, e si sarebbe potuta scatenare una rissa come niente. Precauzione inutile la mia, purtroppo. Ce li trovammo davanti lo stesso. Erano circa una dozzina, e fra di loro riconobbi alcuni ragazzi, miei vecchi compagni di scuola. Loro fortunatamente non riconobbero me, erano troppo sbronzi, anche se qualcuno guardava la mia maglietta dei Rhapsody come se pensasse di averla già vista. “Forza froci, lasciate a noi quelle belle ragazze!!” esclamarono, mettendosi a sghignazzare. I ragazzi non erano ovviamente disposti a obbedire, Janne ed Erik meno di tutti. Io di nascosto mi misi i bracciali borchiati a mo di tirapugni. La rissa non ci mise molto a scatenarsi, e noi ci mettemmo a picchiare duro. Presto li mettemmo in fuga, non fu troppo difficile, ma uno, forse più lucido degli altri, era saltato addosso a Janne, cogliendolo di sorpresa e riuscendo a scaraventarlo a terra. Noi ci lanciammo su di lui, afferrandolo e allontanandolo a calci e pugni. Janne era per terra, con gli occhi chiusi. Non si muoveva.

***

“C’è un parente prossimo fra di voi?” il medico si rivolse a noi otto, tutti seduti sulle sedie dell’ospedale dell’Angelo. Io tradussi in finlandese a beneficio dei Bambini e di Erik: loro, Virginia e Francesco si allontanarono di un passo, lasciando solo me ed Alexi con il medico.

“Io sono la sua fidanzata… lui è il suo migliore amico” spiegai. Il medico annuì.

“Il vostro amico è fuori pericolo” disse, e io sospirai di sollievo, sentendomi come se mi avessero tolto di dosso una montagna, seguita da Alexi, che aveva capito tutto dalla mia espressione. “Tuttavia, vi avverto che il colpo che ha ricevuto alla testa è notevole” proseguì “e potrebbero esserci dei danni.”

"Che... tipo di danni??" chiesi impallidendo. Alexi mi prese la mano, pronto a sostenermi temendo che stessi per svenire.
"Non lo sappiamo. la TAC ha evidenziato che il vostro amico ha subito il colpo nella zona prefrontale, perciò possiamo soltanto fare alcune ipotesi. potrebbe avere problemi di linguaggio, o nell'elaborazione di concetti astratti e complessi, oppure problemi motori, o ancora problemi di memoria... o forse nessun problema, come ci auguriamo. purtroppo non conosciamo ancora a sufficienza il cervello umano per poter dare una risposta certa."

Con un po' di fatica riuscii a spiegare agli altri che cosa sarebbe potuto succedere al nostro Janne, scatenando una preoccupazione sotterranea e strisciante. anche se nessuno lo dava a vedere, eravamo tutti quanti terribilmente preoccupati.

***

Sto galleggiando… dove sono?
No, un momento… sento… qualcosa, sulla pelle…
Qualcosa di morbido.
Non sto galleggiando.
Perché mi fa male la testa?
E perché è buio? Sto dormendo?
No, non sto dormendo.
Ho gli occhi chiusi.
Ma se non dormo perché ho gli occhi chiusi?
Sono morto?
Ma se sono morto perché sento?
Non sono morto.
Voglio aprire gli occhi. Ma non ci riesco. Sento che si muovono.
Devo aprirli. Devo. Voglio. Devo.

“Janne? Janne! Ragazzi, ha aperto gli occhi!!”

Janne? Chi è Janne?

“Janne, come ti senti? Tutto bene?”

Perché mi fanno tutte queste domande? Mi fa male la testa. Ma loro chi sono? Non ricordo di averli mai visti…

“Ma… voi chi siete??” riuscii a chiedere finalmente.

***

Dalla vetrata osservavo Janne rispondere con lo sguardo vuoto alle domande che gli poneva il medico, mentre Francesco traduceva le domande dall’italiano al finlandese, e le risposte dal finlandese all’italiano. La porta era aperta, e riuscivo a cogliere qualche brano di conversazione.

“Come si chiama?”

“Io… non lo so…”

“Si ricorda quanti anni ha?”

“Veramente… no…”

“Sa perché è qui?”

“Non lo so… non me lo ricordo…”

Mi voltai, frustrata. Mi trovai davanti Alexi. “I medici dicono che non sanno se e quanto durerà… o se recupererà mai i suoi ricordi…” dissi, cercando di nascondere la frustrazione.
“Fra qualche giorno torneremo in Finlandia. Diamo il tempo a Janne di rimettersi fisicamente… lo dobbiamo riportare a casa. Il tour lo interromperemo, e chi se ne frega. Janne è più importante” mi disse.
Io non ce la facevo più, e abbracciandolo scoppiai in un pianto a dirotto. “Alexi… dimmi che ce la farà! Dimmi che recupererà la memoria!!”
“Tranquilla, Angie. Gli ridaremo i suoi ricordi. Lo porteremo dagli strizzacervelli migliori… e noi lo aiuteremo… gli staremo vicini” mi rassicurò. Anche la sua voce però tremava.



completato il capitolo sei... Ancora mi chiedo da dove mi sia venuto in mente un disastro simile O_O
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Children of Bodom / Vai alla pagina dell'autore: Archangel 06