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Autore: Archangel 06     16/06/2010    3 recensioni

Sono terrorizzato. Ho una paura folle. Non c’è nulla nella mia mente. Nessun ricordo. Non un nome. Non un volto. Non un luogo. Niente. Niente di niente. Ho paura. Tanta paura.
seguito di "memories of an happines that does not fades".
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo Children of Bodom'
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In aereo ero seduta vicina a Janne. Lui guardava fuori. Da quando si era svegliato era cambiato. Ora era timido, silenzioso, e con uno sguardo triste che faceva venire voglia di piangere. Non era più allegro, logorroico, pieno di voglia di scherzare e con uno sguardo vitale che trasmetteva allegria. Aveva paura… di noi. Di me. Non ricordando niente non sapeva se poteva realmente fidarsi. Stavo ascoltando musica, con lo sguardo perso nel vuoto. I Rhapsody riuscivano sempre a farmi tornare un po’ di ottimismo… quasi non sentii che Janne mi stava chiamando, ma mi tolsi subito le cuffie.
“Dimmi Janne” risposi con un sorriso.
“Ecco… volevo chiederti… senti… è vero che tu sei la mia ragazza?” chi glielo aveva detto? Alexi. Non poteva essere altrimenti.
“Si, è vero” risposi, fissandomi le mani intrecciate.
“Ah… ecco… credo di essere molto fortunato, allora. Sei una… bella ragazza… Alexi dice che vieni dall’Italia. Mi ha mostrato dov’è… è lontano dalla Finlandia?”
“Beh, si… eravamo in Italia quando… ti sei svegliato in ospedale” risposi morsicandomi il labbro per non mettermi a piangere.
Janne stette qualche minuto in silenzio, poi riprese a parlare.
“Ho una casa tutta mia?”
“Si, una bella casa.”
“E dovrò… starci solo?”
“Se vuoi uno di noi può fermarsi a dormire da te, se non ti va di stare solo.” Prima di rispondere ebbe una leggera esitazione, poi disse: “Senti… vorresti… stare tu da me? Di quei quattro non mi fido. Mi spaventano.” Rimasi un po’ in silenzio anche io prima di rispondere.
“Come preferisci… comunque, non devi avere paura di loro. Si farebbero tagliare la testa piuttosto che farti del male…” lo rassicurai.
“Quello biondo… Alexi… è simpatico, molto simpatico. Quando gli domando qualcosa è sempre premuroso…”
“Certo, lui è il tuo migliore amico. Ti vuole davvero molto bene.” Janne non rispose, tornando a guardare fuori dal finestrino.

***

Sono terrorizzato.
Ho una paura folle.
Non c’è nulla nella mia mente.
Nessun ricordo.
Non un nome.
Non un volto.
Non un luogo.
Niente. Niente di niente.
Questi otto ragazzi dicono di essere amici miei. Ma è vero?
Sono molto premurosi nei miei confronti. Specie il biondo e la ragazza… com’è che si chiamano? Alexi e Angela. Io però non so né posso sapere se sia vero che lui è il mio migliore amico e lei la mia ragazza. Non ho un solo ricordo su cui basarmi, niente.
È una sensazione orribile. È quasi come se non esistessi più.
Tutto quello che devo essere stato è scomparso.
Non c’è niente. Solo nero e vuoto.
Non so nemmeno se Janne sia veramente il mio nome.
Dicono che sono Finlandese. Ma che posto è la Finlandia? È fredda? Calda? E quanto grande è? Ed Helsinki è sul mare o in montagna?
Mi hanno detto che sono un tastierista. Che mi sia dimenticato anche come si suona? Chissà se a casa mia c’è una tastiera.
Mi sembra di essere inerme come un neonato.

***

Come le ho chiesto, Angela è rimasta a casa mia. Lei dorme sul divano, nonostante io abbia insistito per lasciarle il letto, non ne ha voluto sapere. Ha tolto i cuscini dallo schienale per avere più spazio, ha preso delle trapunte e si è messa li. Adesso sono sdraiato a letto, che osservo il soffitto senza riuscire a dormire… sento che manca qualcosa. In silenzio, mi alzo e mi dirigo verso il salotto, dove Angela sta dormendo… spesso ha un sonno agitato, credo che faccia dei brutti sogni. Le sono cadute di nuovo le coperte, perciò gliele rimetto sopra con delicatezza… adesso è tranquilla. È bella… non è molto alta, ed è più tarchiata delle donne che ho visto qui. I suoi capelli sono anche di un biondo più scuro e caldo, tagliati in modo irregolare. Senza quasi rendermene conto, allungo una mano e le sfioro la guancia, ma ritiro subito la mano colto dal timore di averla svegliata quando si muove. Lei si gira, e si addossa allo schienale, lasciando un po’ di spazio… senza sapere bene cosa faccio, sposto con cautela le coperte, e mi ci infilo sotto, abbracciandola. Non si sveglia… meglio.

Quando mi svegliai, mi accorsi che c’era qualcosa che mi impediva di muovermi. “Mmmh? Che cavolo…” mugugnai, tentando di girarmi per vedere che cosa ci fosse. “Ti sei svegliata?” feci un salto: Janne si era messo sul divano, sotto le coperte, e mi aveva abbracciata!!!!!!!

“Tu… quando… cosa…” balbettai.

“Scusami… è che… non riuscivo a dormire…” borbottò, diventando rosso come un pomodoro ma non accennando a muoversi.
Poi, prima che potessi dire qualcosa, mi baciò. Timidamente, sulle labbra. Sapeva di menta.
“Non mi è ritornata la memoria” mi disse, evitando di guardarmi negli occhi “però… tu… ecco… il tuo odore. Ho la sensazione… di averlo già sentito, ecco” concluse, diventando rosso fino alla punta delle orecchie.
“Se non vuoi che resti qui dimmelo…”
“No, no, resta, ti prego!” esclamai, abbracciandolo e stringendolo a me. Non volevo che se ne andasse. da quando eravamo tornati quasi non c’era stato contatto fisico tra noi, e per me stava diventando una cosa insostenibile. Quell’abbraccio ora mi sembrava come una panacea, un balsamo lenitivo che alleviava il dolore della paura. Non so quanto rimanemmo abbracciati li, senza parlare, solo dandoci un bacio ogni tanto. Lui inspirava a fondo l’odore dei miei capelli mentre giocava con i miei ciuffi irregolari.
“Perché non li fai crescere?”

“Non riesco a sopportare i capelli lunghi. Si annodano, ci vuole troppo tempo per prendersene cura… no, non ce la faccio proprio” risposi sorridendo. Quante volte lo ripetevo alla gente? Eppure nessuno mi ascoltava mai. Da che mi ricordavo, avevo sempre tenuto i capelli corti. Janne invece li aveva lunghi fino alla base del collo.

“Sai… ho paura” disse con un sospiro.
“Di che cosa?” chiesi cercando di non sembrare troppo curiosa o invadente.

“Ecco… di tutto. Non riesco a trovare il minimo appiglio per niente… vedo per strada qualcuno che mi saluta, e non so chi sia: potrebbe magari essere un malintenzionato, ma anche una persona che conosco davvero… quando ho visto voi, ho avuto veramente paura. Mi sentivo inerme come un neonato. È come se… tutto quello che ho vissuto, tutto quello che mi è successo, le volte in cui ho riso e ho pianto, tutto quello che mi ha fatto diventare come sono… fosse stato tutto ingoiato da un buco nero. È rimasto solo il vuoto, Angela. Solo un vuoto che non riesco a riempire in alcun modo. Anche se cerco di guardare il fondo per cercare, non c’è niente. Solo niente e vuoto assoluto. E ho il terrore che quel vuoto ingoi anche me.” Mentre parlava fissava il vuoto in alto. “Mi sento terribilmente solo.”

“Ma non sei solo” osservai, sperando di non apparire scontata. “Ci sono io. Ci sono Alexi, Henkka, Roope e Jaska. Anche se tu hai paura, noi non ti lasciamo solo. E non permetteremo che il vuoto ti ingoi… mi hai capito??” gli presi il viso fra le mani, in modo che mi fissasse negli occhi. Volevo che vedesse che ero sincera.


Capitolo sette!!! aaaah che parto questa parte della storia... chi perdeva la memoria doveva essere prima Angela, poi Henkka... aaah!!! alla fine ho deciso per il povero Janne (capitano tutte a lui, dio che sfigato!!) XDD
grazie erik per il commento, l'ho davvero apprezzato^^
   
 
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