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Autore: JoJo    16/06/2010    3 recensioni
Washington DC. Degli omicidi estremamente cruenti richiedono l'intervento del team di profiler della sezione di analisi comportamentale dell'FBI. E non solo il loro, in effetti...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '49 ways to live'
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Chi può versare sangue nero, sangue giallo, sangue bianco, mezzo sangue?
Il sangue non è indio, polinesiano o inglese.
Nessuno ha mai visto sangue ebreo, sangue cristiano, sangue musulmano, sangue buddhista.
Il sangue non è ricco, povero o benestante.
Il sangue è rosso.
Disumano è chi lo versa, non chi lo porta.

Ndjock Ngana

Route 29. Washington, DC.

“Lo sapevate che quasi il venti per cento della superficie di DC è costituita da parchi?” disse Alaska, sporgendosi in avanti facendosi perno con le mani su entrambi i sedili anteriori.
Morgan e Prentiss si scambiarono un'occhiata stranita. Hotch li aveva invitati a portare con loro la giovane antropologa e a fargli vedere la scena dell'ultimo omicidio prima di andare a parlare con i familiari delle vittime.
“Uhm...no.” ammise Emily, scuotendo la testa e facendo ondeggiare leggermente i capelli corvini.
“Perchè tu lo sai, invece?” si informò invece l'uomo alla guida.
“Adoro Washington.- spiegò la ragazza- Spero di riuscire a visitarla, magari dopo aver finito la mia consulenza per il caso...”
Morgan la guardò attraverso lo specchietto retrovisore “Non sei mai venuta qui?”
“Sì, diverse volte.- continuò Ross facendo sventolare una mano- Qualche visita ai musei, conferenze e seminari, ma non ho mai girato molto. In effetti conosco meglio gli alberghi, che la città vera e propria.”
Emily le sorrise incoraggiante “Sai una cosa? Quando avremo chiuso il caso ti accompagnerò io a vedere la città.”
Lo sguardo ceruleo di Alaska si accese all'istante “Davvero?”
“Ma certo.” confermò la donna, con una risatina causata dalla gioia che esprimeva l'altra.
“E io ti farò vedere i locali in cui vale la pena fare una capatina.- si propose Morgan, strizzandole l'occhio- Sembri una che sa come divertirsi.”
La ragazza si strinse nelle spalle con un sorriso furbo, prima che l'uomo di colore continuasse a parlare.
“Comunque, cara Quarantanove, non vorrai darcela a bere, vero?”
“Che cosa?- domandò Ross confusa, cercando aiuto sul volto di Emily- E' vero che non ho mai davvero visitato DC.”
“Sto parlando della tua presunta ricerca in Guatemala.-le rinfrescò la memoria Derek- Io non ci credo, anche se ti sei sforzata di non sembrare troppo abbronzata, secondo me ti sei fatta una bella vacanza a Cabo alle spalle di Stein.”
“Mi dispiace, ma il mio cervello non mi permette di elaborare piani tanto macchiavellici.- rise- E poi, non sono molto abbronzata solo perchè mia mamma è finlandese e mi ha passato un fototipo zero.”
“Davvero?- domandò Prentiss incuriosita- Finlandese dalla Finlandia?”
“No, da Philadelphia.- rivelò contenta- I miei nonni si sono trasferiti lì quando lei aveva quindici anni.”
Morgan annuì distrattamente: ora capiva da dove arrivavano quegli occhi così marcatamente azzurri. Lanciò uno sguardo d'intesa alla propria collega, ma lei gli rivolse un'occhiata confusa. Aveva capito che aveva in mente qualcosa dall'espressione divertita che aveva dipinta in viso, ma non era in grado, come Garcia, di decifrare così facilmente i suoi pensieri.
“Dimmi un po', bimba,-continuò quindi a parlare l'uomo- che succede tra te e il nostro genietto preferito?”
Alaska sbattè le palpebre prima di rispondere con un'altra domanda “Perchè, avete altri colleghi con un QI decisamente sopra la media ma meno simpatici di Spencer?”
“Era solo un modo di dire.” le disse Emily.
“Meglio, sarebbe stato piuttosto cattivo preferire qualcuno a qualcun' altro.” ribattè con una scrollata di spalle.
“Sai, se non fossi sicura del contrario direi che stai evitando la domanda.” la punzecchiò divertita la profiler.
“Allora, Quarantanove?” incalzò Morgan, con sguardo indagatore.
“Stiamo bene insieme, siamo molto amici.- rivelò la mora con sincerità- Perchè, lui che vi ha detto?”
Il tono che aveva usato per porre la domanda rivelava tutta la sua curiosità e il fatto che si era sporta ancora di più verso di loro aveva confermato la loro ipotesi che teneva molto alla risposta. Certo, avevano letto l'intonazione e il linguaggio del corpo, ma Alaska era così trasparente che non occorreva certo essere profiler per capire che gli importava molto del giovane agente dell'FBI.
“Sai com'è Reid, è molto riservato sulle cose che non riguardano il suo cervello troppo sviluppato.” scherzò Derek, senza però andare lontano dalla realtà.
“Non vi ha mai parlato di me?” indagò l'antropologa, e i suoi occhi erano così grandi e carichi d'aspettativa che, anche se non fosse stato vero, le avrebbero detto una bugia cosmica pur di accontentarla.
“Non senza arrossire come un peperone e cominciare a balbettare.” rivelò Prentiss con un sorriso da Stregatto.
“Lo fa anche con me!- buttò fuori in fretta- Sapete, credo che dovrebbe farsi vedere da un dottore: la sua micro circolazione è piuttosto bizzarra...”
Derek alzò gli occhi, esasperato dall'ingenuità della ragazza, mentre Emily, più comprensiva, si voltò verso di lei “Non credo sia quello il problema, Alaska.”
“Voi finlandesi fate troppo i finti tonti, secondo me.” rincarò la dose l'uomo, alzando le sopracciglia.
“Io sono solo mezza finlandese, come tara genetica dominante ho ereditato solo l'amore per le saune e l'adorazione incondizionata verso Babbo Natale.-spiegò Ross come se fosse logica pura- Ma davvero, non capisco a cosa ti riferisci...”
Prentiss aprì la bocca, indecisa se spiegarle cosa intendesse il suo collega oppure per cambiare repentinamente argomento, abbandonando l'impresa di cercare di mettere in imbarazzo la giovane riguardo il rapporto che la legava a Reid.
“Siamo arrivati.” disse, staccando una mano dal volante per indicare il palazzo dove era avvenuto l'ultimo omicidio.

Wisconsins Avenue. Washington, DC.

“Ok, Alaska.”
Morgan si era fermato davanti alla linea gialla che sigillava la scena e si era voltato verso la ragazza con sguardo serio.
“Questo è il tuo pass.- continuò, porgendole un tesserino plastificato attaccato a una cordicella- Te lo infili al collo e non te lo togli finchè non torniamo in auto, d'accordo?”
L'antropologa annuì sorridendo, facendo ondeggiare le onde corvine dei suoi capelli.
“Non vorremmo che si ripetesse lo stesso incidente della prima volta che hai visto Derek, vero?” punzecchiò Prentiss, cercando di non sghignazzare.
La prima volta che aveva visto l'antropologa, il bell'agente FBI era rimasto spiazzato totalmente dal fatto che la ragazza avesse un teschio nascosto nella borsa.
Morgan fece roteare gli occhi, scocciato “Sì, davvero una storia divertente. Garcia la tira fuori almeno una volta al giorno.”
“Siete i tizi da Quantico?” domandò un agente dall'aria burbera, mentre sollevava il nastro giallo per farli passare.
I due profiler tirarono fuori i distintivi, mentre snocciolavano il proprio titolo.
“Agenti Morgan e Prentiss.”
Stavano per presentare anche Alaska, ma quando l'uomo puntò gli occhi interrogativi su di lei, l'antropologa iniziò a parlare velocemente, col solito tono scanzonato.
“Sono con loro anche io!- disse sorridendo, mentre sollevava il suo pass e glielo sventolava sotto il naso- Vede questo?Consulente dell'FBI!”
Prentiss le afferrò al volo un bracciò, trascinandola all'interno con un sorriso imbarazzato sul volto.
Il corpo di Bill Port era stato trovato in un parcheggio sotterraneo a pochi passi di distanza dalla sua macchina. Quando un uomo di mezza età era tornato a prendere la propria auto era inciampato in qualcosa di molliccio e quando aveva abbassato lo sguardo aveva visto il cadavere. Perlomeno, quello che ne restava.
I poliziotti che erano accorsi sul posto si erano domandati come il pover'uomo non fosse morto di infarto a quella vista.
“I parcheggi sotterranei mi hanno sempre dato i brividi.” commentò Alaska ad alta voce, mentre sentiva l'aria fresca che le solleticava la pelle ancora calda per il clima esterno.
“Forse perchè guardi troppi film thriller.- ribattè Morgan- Sai, Quarantanove, non credo nemmeno che tu possa vederli, senza la presenza di un adulto.”
“No, i film non c'entrano.- continuò la ragazza seria, mentre si fermava simultaneamente con Emily di fronte alla vera scena del crimine- È che, visto che qua sotto non batte il sole, la temperatura è più bassa.”
“Posso farti una domanda?” chiese la donna, mettendosi le mani sui fianchi mentre guardava la macchia vermiglia che suggeriva cosa fosse successo lì sotto meno di ventiquattrore prima.
“Anche questa è una domanda.” le fece notare, senza perdere il tono spensierato.
Prentiss lo ignorò e continuò a parlare “Come mai Stein ti ha mandato qua?Il corpo è già in laboratorio e quelli della scientifica hanno già fatto tutti i rilevamenti e le foto.”
“Non credo che il corpo sia tutto al laboratorio.” borbottò Alaska, inclinando la testa di lato.
“Certo che è là, Alaska.” le assicurò Morgan.
La ragazza allungò il braccio e con l'indice indicò la copiosa chiazza di sangue ormai rappreso che si trovava sull'asfalto.
“Fortuna che la scena non è ancora stata aperta.-buttò fuori, iniziando a parlare velocemente, portando al limite la sua voce sottile- Sapete, esistono delle agenzie di pulizie specializzate nel ripulire da cima a fondo i luoghi in cui sono avvenuti omicidi, suicidi o altri incidenti spiacevoli!Se fossero già passati di qui avrei fatto un viaggio a vuoto, non che mi sarei lamentata, sia ben chiaro: adoro la vostra compagnia e le gite in macchina, anche se credo che dovreste usare delle auto ibride ed ecologiche. Quelle a metano oppure elettriche, la tecnologia di certo negli ultimi anni ha...”
“Alaska?” la interruppe l'uomo, attirandosi addosso il suo sguardo confuso.
“Sì?”
“Stai perdendo il filo del discorso.”
L'antropologa aprì la bocca in una “O” sorpresa e Derek, scuotendo la testa rassegnato, le posò una mano sulla spalla.
“Dunque, che cosa cerchi, esattamente?” si informò, vedendola recuperare un piccolo computer portatile dalla borsa del laboratorio.
“Qualsiasi traccia di sangue.-spiegò semplicemente- Ne determino l'angolo di impatto, le caratteristiche di spruzzo e le proiezioni: questo dovrebbe aiutarmi a scoprire le azioni svolte dall'assassino e da quelle voi potrete entrare nella sua mente e cercare di capire cosa diavolo aveva in testa. In laboratorio stanno già procedendo con l'analisi del sangue per verificare viscosità ed altre caratteristiche particolari che potrebbero aver cambiato le condizioni di spruzzo.”
Emily spalancò gli occhi scuri “Sembra una cosa complicata.”
“Lo so, è per questo che ve l'ho spiegato: per farvi capire quanto sia difficile il mio lavoro e di quanto dovrete essermi grati quando scoprirò qualcosa.”
Rivolse ai due profiler un sorriso radioso e appoggiò il computer per terra, pronta a inserire i dati che avrebbe trovato. Prese un metro e iniziò a vagare da un punto all'altro di quella piccola zona del parcheggio sotto il loro sguardo interessato.
“Ok.- esordì, dopo vari minuti di silenzio in cui rimase concentrata e seria- La direzione verso cui punta la parte più sottile della goccia è quella da cui è partito il colpo. Quindi il vostro US si trovava qui.”
Si era spostata di nuovo, enfatizzando le proprie parole con un ampio gesto delle braccia.
“US?” ripetè Emily confusa.
“Uomo Sconosciuto.- chiarificò Ross con ovvietà- Non è così che lo chiamate?”
Morgan scosse la testa, sorridendo “In realtà è SI. Soggetto Ignoto.”
“Non è quello che ho detto?” domandò Alaska, sbattendo le palpebre incerta.
“Non esattamente.” la informò Prentiss, aggrottando la fronte.
“Ma il concetto era lo stesso, no?- continuò l'antropologa con convinzione- Che differenza fa?”
“Dicevi che l'SI si trovava qui?” incalzò Derek, cercando di riportare quella conversazione sui giusti binari.
“Già.-riprese a parlare la giovane, come se non si fosse mai interrotta- Ha attaccato Bill alle spalle, colpendolo direttamente alla testa. Probabilmente lui si è girato per fronteggiarlo ed è stato colpito di nuovo.”
L'uomo fece vagare il suo sguardo verso i punti indicati dalla scienziata, soppesando bene le sue parole “E' una tua ipotesi o c'è qualcosa che ti fa dedurre tutto ciò?”
Alaska annuì prima di inginocchiarsi e fare segno ai due profiler di avvicinarsi “Vedete quella bolla d'aria? Vuol dire che all'interno di quella goccia di sangue c'era anche della saliva, quindi viene dalla bocca. Perciò: colpo frontale. Dalla foto che ho visto del signor Port posso dire che era un uomo atletico, capace di difendersi, quindi è probabile che sia stato colpito alle spalle, la prima volta, cosa che l'ha preso alla sprovvista.”
“Hai notato qualcos'altro?” si informò Prentiss, impressionata.
“Ci sono numerosi schizzi di sangue con tracce di materia cerebrale.- rivelò l'antropologa, mentre digitava qualcosa al computer- La forma allungata degli schizzi e la distanza a cui si trovano dal luogo dove è caduta la vittima ci dicono che il nostro US...”
“SI” la corresse immediatamente Morgan.
“Quello che ho detto. Comunque, lui, ha usato un attrezzo dalla forma allungata. Procederò ad una ricostruzione dell'episodio in laboratorio.”
Si girò verso i due agenti facendo un largo sorriso mentre chiudeva con uno scatto il portatile.
“Allora, adesso dove si va?”

Unità di Analisi Comportamentale. Quantico, Virginia.

Spencer Reid inclinò leggermente la testa di lato, aggrottando le sopracciglia pensieroso, mentre osservava con intensità la cartina di Washington che troneggiava nella loro sala riunioni.
C'era un campanello d'allarme che gli risuonava in testa, quel segnale gli diceva che c'era qualcosa che, nonostante fosse ben davanti ai suoi occhi, gli stava sfuggendo. Un particolare troppo piccolo, forse, per poter essere notato immediatamente, ma lui sapeva che era lì, da qualche parte. Avrebbe dovuto rifletterci su ininterrottamente, come faceva di solito, fino a che non sarebbe venuto a capo della situazione.
“Novità?”
La voce secca di Hotch lo fece sobbalzare e, quando si voltò verso la porta, vide lui e Rossi che lo osservavano con aria d'attesa.
“La dottoressa Tanaka mi ha detto che la parte più colpita, e su cui l'SI si è accanito per prima è la faccia.- snocciolò in fretta- Questo ci potrebbe far pensare che è proprio l'identità delle vittime la chiave.”
“Hai trovato qualche collegamento?” si informò Dave, aggrottando la fronte.
“Nessuno.- continuò Reid scuotendo la testa- Età diverse, diverse estrazioni sociali, frequentavano zone diverse e non si conoscevano fra loro.”
Hotch sbuffò sommessamente “Quindi cosa abbiamo?”
“L'SI ha riversato su di loro la propria rabbia cercando di annientare la loro identità attraverso la distruzione fisica delle proprie vittime.- disse velocemente il giovane profiler, brandendo la penna che reggeva fra le mani come se fosse stata un'arma impropria- Ci dev'essere qualcosa che hanno in comune e che fa scattare la furia omicida.”
“Non ci resta che scoprire cos'è.” concluse Rossi.
Reid annuì “Il capo della polizia che vi ha detto?”
“Che non era a conoscenza del caso di Prince's George Country, altrimenti avrebbe richiesto prima il nostro intervento.- spiegò Aaron, mentre spostava lo sguardo sulla mappa geografica per accompagnare le proprie parole- Aveva classificato l'omicidio di Logan Circle come un regolamento di conti o una questione di droga.”
“C'è qualcosa che non mi torna riguardo la distribuzione degli omicidi.- rilevò Spencer, tornandò a voltarsi verso il tabellone- L'SI ha agito inizialmente in zone problematiche e piene di criminalità, dove il suo operato non sarebbe spiccato particolarmente. Perchè ha sentito il bisogno di spostarsi?”
“Forse ha acquistato maggior sicurezza.- azzardò Rossi, meditabondo- Ha trovato una stabilità nei propri gesti, in un certo senso ha confermato il proprio modus operandi in modo tale che possa agire dove vuole e non solo in zone più facili.”
“Se è così dobbiamo trovare qualcosa e in fretta.” concluse il capo dell'unità uscendo velocemente dalla stanza.
Reid tornò a sfogliare le cartelle delle tre vittime, cercando di trovare un elemento comune che collegasse i tre uomini, ma sentiva su di sé lo sguardo di Rossi.
“Non sembri contento che Stein abbia portato anche Alaska.” parlò infatti l'uomo, dopo diversi minuti di silenzio.
“Come?- domandò confuso, la voce più alta del solito- Io sono contento che sia arrivata anche qui. Noi siamo amici.”
Dave annuì, scettico “Mmm”
Spencer stava tentando di controbattere in maniera più convincente ma in quel momento, quello che sembrava a tutti gli effetti un uragano troppo colorato entrò nella stanza, attirando lo sguardo dei due agenti su di sé.
Garcia ignorò momentaneamente le loro espressioni interrogativi e fece scorrere i propri occhi indagatori per tutta la stanza.
“Alaska non è qui.” borbottò infine, scontenta.
“No, infatti.- ribattè Rossi confus- Non dovresti essere dai tuoi computer a cercare dei collegamenti nelle vite delle vittime?”
“Già fatto. Pare che quei tre non abbiano mai condiviso nemmeno una corsa in metro.- spiegò, mettendosi a fissare Reid- Dov'è Alaska?”
Il ragazzo arrossì, dando fine al contatto visivo “E' con Morgan e Prentiss sulla scena del crimine-rispose, prima di iniziare a balbettare-P-perchè io dovrei sapere dove si trova, poi?”
Dave e Penelope fecero roteare gli occhi in sincronia
“Al massimo potevi trovarla nei laboratori.” continuò a parlare l'uomo.
Garcia scosse la testa “Si dice che la Tanaka voglia defenestrarla.” 
“Si dice?” Dave alzò un sopracciglio perplesso.
“Voci di corridoio.” disse sibillina, facendo roteare la mano con noncuranza.
“Garcia?” la richiamò l'agente più anziano, che voleva sapere quale fosse il problema fra la loro patologa e la giovane antropologa.
“Odio i profiler.- commentò la bionda sbuffando- Diciamo che ho fatto una piccola capatina anche ai laboratori per conoscere la famosa Alaska. E credimi, laggiù fra la nostra dottoressa musona e l'antropologo che non credo si candiderà per Mister Simpatia, non scorre affatto buon sangue. E l'oggetto del contendere pare proprio essere la ragazza del nostro G-man. ”
“Non è la mia ragazza!” sbottò Reid, più rosso di un peperone.
“Come vuoi, genietto. In ogni caso, non c'era. Ma non riuscirete a tenermela nascosta ancora per molto!” minacciò prima di uscire dalla stanza velocemente come vi era entrata.

Casa di Bill Port. Avon Lane. Washington, DC.

La gravità di quanto era successo il giorno prima era già dipinta a chiare lettere sul volto della signora Port. Quella che aveva aperto la porta pochi secondi dopo che Morgan aveva premuto il dito sul campanello, era di certo quella che sembrava una moglie perfetta. Lo stile di vestire sobrio ed elegante, ma comunque comodo per accompagnarla durante le mille faccende che l'impegnavano durante la giornata, una bambina di poco meno di un anno aggrappata docilmente al suo collo, e il trucco impeccabile nonostante tutto. Tuttavia, non ci volle molto ai tre per notare le occhiaie profonde e la lucidità sospetta degli occhi rossi e stanchi.
“Sì?” domandò la donna, con voce debole.
“Signora Port?- chiese conferma Emily, prima che lei e Morgan tirassero fuori i loro distintivi- Siamo gli agenti Prentiss e Morgan, dell'Unità di Analisi Comportamentale dell'FBI e questa è la dottoressa Ross, un'antropologa forense.”
“Antropologa forense?” ripetè la signora Port, confusa.
“Sì. Sono come un medico legale, ma mi occupo solo di ossa.- semplificò Alaska, prima di posarle la mano su un braccio con fare consolatorio- Mi dispiace molto per la sua perdita.”
La donna la guardò stranita per diversi istanti, ma negli occhi limpidi della ragazza trovò solo sincera compassione.
“Grazie.” rispose infine, aggrottando la fronte incerta da quel comportamento invadente ma stranamente rassicurante.
“E' una bambina deliziosa.- continuò Ross con tono casuale-Vuole che gliela tenga mentre parla con loro due?I bambini non dovrebbero ascoltare certe cose.”
La vedova la fissò spiazzata, mentre quasi meccanicamente le consegnava la bambina “Grazie. Sa come...”
Alaska strinse quel fagottino fra le braccia, sotto gli sguardi confusi di Prentiss e Morgan, mentre seguivano in casa la signora Port “Quando avevo diciott'anni mia mamma ha avuto due gemelli. Me la cavo con questi esserini.”
L'antropologa sparì nella stanza attigua, mentre la padrona di casa faceva accomodare gli agenti FBI nella cucina grande e ariosa.
“Sappiamo che è un brutto momento- esordì Emily- ma dovremmo farle qualche domanda su suo marito.”
Dalle labbra secche della donna uscì una risata senza allegria “Pare che tutti non vogliano che fare questo, ultimamente.”
“Sa se suo marito ha avuto qualche scontro con qualcuno, di recente?” chiese Morgan.
La signora Port alzò le sopracciglia “Certo. Mio marito era un avvocato e aveva un temperamento particolarmente infiammabile. Non era raro che litigasse con qualcuno, al lavoro, ma la cosa finiva lì.”
“Signora Port- continuò l'uomo di colore cercando di soppesare bene le parole- ci sono stati altri due omicidi simili a quello di suo marito. Crediamo possa trattarsi di un assassino seriale.”
“Seriale.” ripetè con voce atona, gli occhi immobili su un infisso della cucina.
“I primi due omicidi sono avvenuti in zone piene di criminalità- continuò Prentiss- C'è la possibilità che suo marito possa aver frequentato quei posti?Che fosse coinvolto in qualche tipo di affare che...”
“Mio marito non era un santo, se è questo che intende, ma non era immischiato in alcun tipo di affare illegale.- rispose, fissando lo sguardo su Alaska che vedeva giocare con sua figlia attraverso la porta che dava sull'altra stanza- Non meritava certo questo. Nessuno lo meriterebbe.”
I due agenti tacquero, incerti su cosa dire.
“Abbiamo finito?” domandò stancamente.
“Certo.- confermò Prentiss- Può darsi che avremo di nuovo bisogno di lei...”
“Sapete dove trovarmi.” assicurò la signora Port, mentre li scortava alla porta.
Morgan era andato a richiamare Alaska e lei aveva riconsegnato la bambina nelle mani della madre.
“E' una bambina deliziosa.” le assicurò, prima di seguire i due profiler lungo il vialetto ben tenuto.
“Dottoressa Ross?” la richiamò la voce, leggermente acuita, della vedova.
L'antropologa si voltò, confusa “Sì?”
“Posso...posso chiederle una cosa?” continuò la donna, non riuscendo a non balbettare.
“Ma certo.” sorrise comprensiva la giovane.
“Bill ha sofferto molto?” buttò fuori la frase tutto d'un fiato, e sul suo volto bello ma stanco si leggeva chiaramente la paura della risposta. Quell'espressione fece gelare la dottoressa sul posto, nonostante la canicola estiva.
Derek e Emily fissarono la ragazza preoccupati, senza sapere bene cosa avrebbe risposto.
Alaska fissò gli occhi in quelli della donna, rivolgendole il sorriso più dolce di cui disponeva “No. Il primo colpo alla testa è stato fatale.- mentì- Non si è accorto di nulla.”

Unità di Analisi Comportamentale. Quantico, Virginia.

Quando tornarono agli uffici di Quantico, Alaska si sentì sollevata. Dopo quella della signora Port, avevano fatto altre due visite ai familiari delle prime vittime, ed ora, appena tornati alla base, Emily e Derek si erano fiondati a riferire tutto ai propri colleghi.
Ad aspettare lei, invece, ci sarebbe stato qualche piano più in basso, il rassicurante caos che governava quel piccolo universo che erano i laboratori forensi.
“Hey, Quarantanove!-la chiamò Stein, che era tornato al piano del BAU per aspettarla-Ho quello che volevi.”
La ragazza si voltò verso di lui, sorridendo apertamente “Un pony?”
“No, del lavoro da fare mentre l'arpia non ci permette di avvicinarci al corpo.-snocciolò l'uomo facendo una smorfia- Devi fare la ricostruzione delle ossa partendo dalle radiografie che ho fatto. Voglio che a partire da quelle e da quello che hai scoperto sulla scena ricrei quello che è successo passo passo.”
La ragazza mora annuì “Vado subito.”
“Tutto qui?- ribattè sospettoso l'antropologo- Nessun “Davon non è carino appioppare soprannomi odiosi alle persone”?Nessun “La dottoressa Tanaka è una forza e non un'arpia”?”
“Lo sapevo che fingevi soltanto di non ascoltarmi, quando ti dicevo queste cose.” sorrise Ross.
“Va tutto bene, Alaska?” indagò Stein, guardingo.
“Certo, devo solo...devo andare in laboratorio.- disse, iniziando ad avviarsi agli ascensori- La ricostruzione non si fa da sola.”
Stava camminando verso l'ascensore, con ancora gli occhi indagatori di Davon incollati alle spalle quando incrociò lo sguardo di Reid, che stava uscendo dalla sala riunioni in quell'esatto istante.
Il profiler alzò a mezz'aria la mano, facendole un segno di saluto e lei gli rivolse un sorriso luminoso.
I suoi occhi azzurri, però, ci misero più del tempo necessario per socchiudersi leggermente, accompagnando propriamente quel gesto.
Fu in quel momento che Spencer si accorse che in Alaska c'era qualcosa che non andava.

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Pubblicazione del nuovo capitolo: check! Finalmente, oserei dire, magari dando voce ai vostri pensieri, o miei cari e amati lettori!Firt of all: grazie davvero tanto tanto tanto per i bei commenti!Mi hanno resa davvero felice e sono contenta che la storia vi piaccia, che Alaska vi piaccia e che, soprattutto, vi piaccia come scrivo. Tante tante grazie! E anche chi ha letto, ho visto che siete in tanti e anche se non vi esprimete vi dico ugualmente grazie! ; ) Detto ciò...il capitolo mi è uscito un pò lungo, o almeno così mi sembra, spero che non sia tedioso da leggere. Che ve ne pare dell'evolversi della storia? Fatemi sapere, miei prodi!Besos JoJo

aliena : Grazie, che chiudi un occhio sulla mia età. Però ti prego, voglio che continui ad immaginarmi saggia e vissuta, con una gamba di legno e l'occhio di vetro. Però i capelli rigorosamente senza tinta!eheheh!Bando alle ciance, rispondo al commento: Garcia e Morgan sono un arma di distruzione di massa, credo che la Cia li voglia assumere per estrapolare informazioni ai nemici della nazione!Reid non resisterà molto, credo...E la Tanaka avrà modo di chiamare la nostra Alaska con i nomi di tutti gli stati confederati, ora che finisce la ff! Al prossimo cap, un bacione!

kiry95Urgh!Non moltissimi Alaska e Reid insieme in questo capitolo, ma giuro che la situazione migliorerà. Grazie mille per la recensione, sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!Bacibaci

takaraBeata te che sei libera e felice dalle incombenze!Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto, spero che l'inizio sia all'altezza del resto della storia...Per quanto riguarda il caso...a volte mi preoccupa cosa riesce a partorire la mia mente, spero che chi legge non sia un "focalizzatore" come me e che non si immagini tutte le scene cruente, bleah! E Tanaka...vabbè, se la amo io che l'ho creata non vale, ma se mi dici che piace anche a te sono soddisfatta!Alla prossima, kisses!

Maggie_LullabyScusata!Non preoccuparti, ho avuto un'educazione rigida e severa che mi costringe a essere una dispensatrice di scuse da Guinness, eheheh!Sono contenta che sei riuscita a recensire comunque, sono curiosa di sapere che pensi di questo capitolo. Un baciotto!

   
 
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