Chi
può versare
sangue nero, sangue giallo, sangue bianco, mezzo sangue?
Il sangue non è
indio, polinesiano o inglese.
Nessuno ha mai visto sangue
ebreo, sangue cristiano, sangue musulmano, sangue buddhista.
Il sangue non è
ricco, povero o benestante.
Il sangue è rosso.
Disumano è chi lo
versa, non chi lo porta.
Route 29. Washington, DC.
“Lo sapevate che
quasi il venti per
cento della superficie di DC è costituita da
parchi?” disse
Alaska, sporgendosi in avanti facendosi perno con le mani su entrambi
i sedili anteriori.
Morgan e Prentiss si scambiarono
un'occhiata stranita. Hotch li aveva invitati a portare con loro la
giovane antropologa e a fargli vedere la scena dell'ultimo omicidio
prima di andare a parlare con i familiari delle vittime.
“Uhm...no.” ammise Emily, scuotendo
la testa e facendo ondeggiare leggermente i capelli corvini.
“Perchè tu lo sai, invece?”
si informò invece l'uomo alla guida.
“Adoro Washington.- spiegò la
ragazza- Spero di riuscire a visitarla, magari dopo aver finito la
mia consulenza per il caso...”
Morgan la guardò attraverso lo
specchietto retrovisore “Non sei mai venuta qui?”
“Sì, diverse volte.- continuò
Ross facendo sventolare una mano- Qualche visita ai musei, conferenze
e seminari, ma non ho mai girato molto. In effetti conosco meglio gli
alberghi, che la città vera e propria.”
Emily le sorrise incoraggiante “Sai
una cosa? Quando avremo chiuso il caso ti accompagnerò io a
vedere la città.”
Lo sguardo ceruleo di Alaska si accese
all'istante “Davvero?”
“Ma certo.” confermò la
donna, con una risatina causata dalla gioia che esprimeva l'altra.
“E io ti farò vedere i locali
in cui vale la pena fare una capatina.- si propose Morgan,
strizzandole l'occhio- Sembri una che sa come divertirsi.”
La ragazza si strinse nelle spalle con
un sorriso furbo, prima che l'uomo di colore continuasse a parlare.
“Comunque, cara Quarantanove, non
vorrai darcela a bere, vero?”
“Che cosa?- domandò Ross
confusa, cercando aiuto sul volto di Emily- E' vero che non ho mai
davvero visitato DC.”
“Sto parlando della tua presunta
ricerca in Guatemala.-le rinfrescò la memoria Derek- Io non
ci
credo, anche se ti sei sforzata di non sembrare troppo abbronzata,
secondo me ti sei fatta una bella vacanza a Cabo alle spalle di
Stein.”
“Mi dispiace, ma il mio cervello non
mi permette di elaborare piani tanto macchiavellici.- rise- E poi,
non sono molto abbronzata solo perchè mia mamma è
finlandese e mi ha passato un fototipo zero.”
“Davvero?- domandò Prentiss
incuriosita- Finlandese dalla Finlandia?”
“No, da Philadelphia.- rivelò
contenta- I miei nonni si sono trasferiti lì quando lei
aveva
quindici anni.”
Morgan annuì distrattamente: ora
capiva da dove arrivavano quegli occhi così marcatamente
azzurri. Lanciò uno sguardo d'intesa alla propria collega,
ma
lei gli rivolse un'occhiata confusa. Aveva capito che aveva in mente
qualcosa dall'espressione divertita che aveva dipinta in viso, ma non
era in grado, come Garcia, di decifrare così facilmente i
suoi
pensieri.
“Dimmi un po', bimba,-continuò
quindi a parlare l'uomo- che succede tra te e il nostro genietto
preferito?”
Alaska sbattè le palpebre prima
di rispondere con un'altra domanda “Perchè, avete
altri
colleghi con un QI decisamente sopra la media ma meno simpatici di
Spencer?”
“Era solo un modo di dire.” le
disse Emily.
“Meglio, sarebbe stato piuttosto
cattivo preferire qualcuno a qualcun' altro.”
ribattè con
una scrollata di spalle.
“Sai, se non fossi sicura del
contrario direi che stai evitando la domanda.” la
punzecchiò
divertita la profiler.
“Allora, Quarantanove?” incalzò
Morgan, con sguardo indagatore.
“Stiamo bene insieme, siamo molto
amici.- rivelò la mora con sincerità-
Perchè,
lui che vi ha detto?”
Il tono che aveva usato per porre la
domanda rivelava tutta la sua curiosità e il fatto che si
era
sporta ancora di più verso di loro aveva confermato la loro
ipotesi che teneva molto alla risposta. Certo, avevano letto
l'intonazione e il linguaggio del corpo, ma Alaska era così
trasparente che non occorreva certo essere profiler per capire che
gli importava molto del giovane agente dell'FBI.
“Sai com'è Reid, è
molto riservato sulle cose che non riguardano il suo cervello troppo
sviluppato.” scherzò Derek, senza però
andare lontano
dalla realtà.
“Non vi ha mai parlato di me?”
indagò l'antropologa, e i suoi occhi erano così
grandi
e carichi d'aspettativa che, anche se non fosse stato vero, le
avrebbero detto una bugia cosmica pur di accontentarla.
“Non senza arrossire come un peperone
e cominciare a balbettare.” rivelò Prentiss con un
sorriso
da Stregatto.
“Lo fa anche con me!- buttò
fuori in fretta- Sapete, credo che dovrebbe farsi vedere da un
dottore: la sua micro circolazione è piuttosto
bizzarra...”
Derek alzò gli occhi, esasperato
dall'ingenuità della ragazza, mentre Emily, più
comprensiva, si voltò verso di lei “Non credo sia
quello il
problema, Alaska.”
“Voi finlandesi fate troppo i finti
tonti, secondo me.” rincarò la dose l'uomo,
alzando le
sopracciglia.
“Io sono solo mezza finlandese, come
tara genetica dominante ho ereditato solo l'amore per le saune e
l'adorazione incondizionata verso Babbo Natale.-spiegò Ross
come se fosse logica pura- Ma davvero, non capisco a cosa ti
riferisci...”
Prentiss aprì la bocca, indecisa
se spiegarle cosa intendesse il suo collega oppure per cambiare
repentinamente argomento, abbandonando l'impresa di cercare di
mettere in imbarazzo la giovane riguardo il rapporto che la legava a
Reid.
“Siamo arrivati.” disse, staccando
una mano dal volante per indicare il palazzo dove era avvenuto
l'ultimo omicidio.
Wisconsins Avenue. Washington, DC.
“Ok,
Alaska.”
Morgan si era fermato davanti alla
linea gialla che sigillava la scena e si era voltato verso la ragazza
con sguardo serio.
“Questo è il tuo pass.-
continuò, porgendole un tesserino plastificato attaccato a
una
cordicella- Te lo infili al collo e non te lo togli finchè
non
torniamo in auto, d'accordo?”
L'antropologa annuì sorridendo,
facendo ondeggiare le onde corvine dei suoi capelli.
“Non vorremmo che si ripetesse lo
stesso incidente della prima volta che hai visto Derek,
vero?”
punzecchiò Prentiss, cercando di non sghignazzare.
La prima volta che aveva visto
l'antropologa, il bell'agente FBI era rimasto spiazzato totalmente
dal fatto che la ragazza avesse un teschio nascosto nella borsa.
Morgan fece roteare gli occhi,
scocciato “Sì, davvero una storia divertente.
Garcia la tira
fuori almeno una volta al giorno.”
“Siete i tizi da Quantico?” domandò
un agente dall'aria burbera, mentre sollevava il nastro giallo per
farli passare.
I due profiler tirarono fuori i
distintivi, mentre snocciolavano il proprio titolo.
“Agenti Morgan e Prentiss.”
Stavano per presentare anche Alaska, ma
quando l'uomo puntò gli occhi interrogativi su di lei,
l'antropologa iniziò a parlare velocemente, col solito tono
scanzonato.
“Sono con loro anche io!- disse
sorridendo, mentre sollevava il suo pass e glielo sventolava sotto il
naso- Vede questo?Consulente dell'FBI!”
Prentiss le afferrò al volo un
bracciò, trascinandola all'interno con un sorriso
imbarazzato
sul volto.
Il corpo di Bill Port era stato trovato
in un parcheggio sotterraneo a pochi passi di distanza dalla sua
macchina. Quando un uomo di mezza età era tornato a prendere
la propria auto era inciampato in qualcosa di molliccio e quando
aveva abbassato lo sguardo aveva visto il cadavere. Perlomeno, quello
che ne restava.
I poliziotti che erano accorsi sul posto si erano
domandati come il pover'uomo non fosse morto di infarto a quella
vista.
“I parcheggi sotterranei mi hanno
sempre dato i brividi.” commentò Alaska ad alta
voce, mentre
sentiva l'aria fresca che le solleticava la pelle ancora calda per il
clima esterno.
“Forse perchè guardi troppi
film thriller.- ribattè Morgan- Sai, Quarantanove, non credo
nemmeno che tu possa vederli, senza la presenza di un adulto.”
“No, i film non c'entrano.- continuò
la ragazza seria, mentre si fermava simultaneamente con Emily di
fronte alla vera scena del crimine- È che, visto che qua
sotto
non batte il sole, la temperatura è più
bassa.”
“Posso farti una domanda?” chiese
la donna, mettendosi le mani sui fianchi mentre guardava la macchia
vermiglia che suggeriva cosa fosse successo lì sotto meno di
ventiquattrore prima.
“Anche questa è una domanda.”
le fece notare, senza perdere il tono spensierato.
Prentiss lo ignorò e continuò
a parlare “Come mai Stein ti ha mandato qua?Il corpo
è già
in laboratorio e quelli della scientifica hanno già fatto
tutti i rilevamenti e le foto.”
“Non credo che il corpo sia tutto al
laboratorio.” borbottò Alaska, inclinando la testa
di lato.
“Certo che è là,
Alaska.” le assicurò Morgan.
La ragazza allungò il braccio e
con l'indice indicò la copiosa chiazza di sangue ormai
rappreso che si trovava sull'asfalto.
“Fortuna che la scena non è
ancora stata aperta.-buttò fuori, iniziando a parlare
velocemente, portando al limite la sua voce sottile- Sapete, esistono
delle agenzie di pulizie specializzate nel ripulire da cima a fondo i
luoghi in cui sono avvenuti omicidi, suicidi o altri incidenti
spiacevoli!Se fossero già passati di qui avrei fatto un
viaggio a vuoto, non che mi sarei lamentata, sia ben chiaro: adoro la
vostra compagnia e le gite in macchina, anche se credo che dovreste
usare delle auto ibride ed ecologiche. Quelle a metano oppure
elettriche, la tecnologia di certo negli ultimi anni ha...”
“Alaska?” la interruppe l'uomo,
attirandosi addosso il suo sguardo confuso.
“Sì?”
“Stai perdendo il filo del discorso.”
L'antropologa aprì la bocca in
una “O” sorpresa e Derek, scuotendo la testa
rassegnato, le posò
una mano sulla spalla.
“Dunque, che cosa cerchi,
esattamente?” si informò, vedendola recuperare un
piccolo
computer portatile dalla borsa del laboratorio.
“Qualsiasi traccia di sangue.-spiegò
semplicemente- Ne determino l'angolo di impatto, le caratteristiche
di spruzzo e le proiezioni: questo dovrebbe aiutarmi a scoprire le
azioni svolte dall'assassino e da quelle voi potrete entrare nella
sua mente e cercare di capire cosa diavolo aveva in testa. In
laboratorio stanno già procedendo con l'analisi del sangue
per
verificare viscosità ed altre caratteristiche particolari
che
potrebbero aver cambiato le condizioni di spruzzo.”
Emily spalancò gli occhi scuri
“Sembra una cosa complicata.”
“Lo so, è per questo che ve
l'ho spiegato: per farvi capire quanto sia difficile il mio lavoro e
di quanto dovrete essermi grati quando scoprirò
qualcosa.”
Rivolse ai due profiler un sorriso
radioso e appoggiò il computer per terra, pronta a inserire
i
dati che avrebbe trovato. Prese un metro e iniziò a vagare
da
un punto all'altro di quella piccola zona del parcheggio sotto il
loro sguardo interessato.
“Ok.- esordì, dopo vari minuti
di silenzio in cui rimase concentrata e seria- La direzione verso cui
punta la parte più sottile della goccia è quella
da cui
è partito il colpo. Quindi il vostro US si trovava
qui.”
Si era spostata di nuovo, enfatizzando
le proprie parole con un ampio gesto delle braccia.
“US?” ripetè Emily confusa.
“Uomo Sconosciuto.- chiarificò
Ross con ovvietà- Non è così che lo
chiamate?”
Morgan scosse la testa, sorridendo “In
realtà è SI. Soggetto Ignoto.”
“Non è quello che ho detto?”
domandò Alaska, sbattendo le palpebre incerta.
“Non esattamente.” la informò
Prentiss, aggrottando la fronte.
“Ma il concetto era lo stesso, no?-
continuò l'antropologa con convinzione- Che differenza
fa?”
“Dicevi che l'SI si trovava qui?”
incalzò Derek, cercando di riportare quella conversazione
sui
giusti binari.
“Già.-riprese a parlare la
giovane, come se non si fosse mai interrotta- Ha attaccato Bill alle
spalle, colpendolo direttamente alla testa. Probabilmente lui si
è
girato per fronteggiarlo ed è stato colpito di
nuovo.”
L'uomo fece vagare il suo sguardo verso
i punti indicati dalla scienziata, soppesando bene le sue parole
“E'
una tua ipotesi o c'è qualcosa che ti fa dedurre tutto
ciò?”
Alaska annuì prima di
inginocchiarsi e fare segno ai due profiler di avvicinarsi
“Vedete
quella bolla d'aria? Vuol dire che all'interno di quella goccia di
sangue c'era anche della saliva, quindi viene dalla bocca.
Perciò:
colpo frontale. Dalla foto che ho visto del signor Port posso dire
che era un uomo atletico, capace di difendersi, quindi è
probabile che sia stato colpito alle spalle, la prima volta, cosa che
l'ha preso alla sprovvista.”
“Hai notato qualcos'altro?” si
informò Prentiss, impressionata.
“Ci sono numerosi schizzi di sangue
con tracce di materia cerebrale.- rivelò l'antropologa,
mentre
digitava qualcosa al computer- La forma allungata degli schizzi e la
distanza a cui si trovano dal luogo dove è caduta la vittima
ci dicono che il nostro US...”
“SI” la corresse immediatamente
Morgan.
“Quello che ho detto. Comunque, lui,
ha usato un attrezzo dalla forma allungata. Procederò ad una
ricostruzione dell'episodio in laboratorio.”
Si girò verso i due agenti
facendo un largo sorriso mentre chiudeva con uno scatto il portatile.
“Allora, adesso dove si va?”
Unità di Analisi Comportamentale. Quantico, Virginia.
Spencer Reid
inclinò leggermente
la testa di lato, aggrottando le sopracciglia pensieroso, mentre
osservava con intensità la cartina di Washington che
troneggiava nella loro sala riunioni.
C'era un campanello d'allarme che gli
risuonava in testa, quel segnale gli diceva che c'era qualcosa che,
nonostante fosse ben davanti ai suoi occhi, gli stava sfuggendo. Un
particolare troppo piccolo, forse, per poter essere notato
immediatamente, ma lui sapeva che era lì, da qualche parte.
Avrebbe dovuto rifletterci su ininterrottamente, come faceva di
solito, fino a che non sarebbe venuto a capo della situazione.
“Novità?”
La voce secca di Hotch lo fece
sobbalzare e, quando si voltò verso la porta, vide lui e
Rossi
che lo osservavano con aria d'attesa.
“La dottoressa Tanaka mi ha detto che
la parte più colpita, e su cui l'SI si è accanito
per
prima è la faccia.- snocciolò in fretta- Questo
ci
potrebbe far pensare che è proprio l'identità
delle
vittime la chiave.”
“Hai trovato qualche collegamento?” si
informò Dave, aggrottando la fronte.
“Nessuno.- continuò
Reid scuotendo la testa- Età diverse, diverse estrazioni
sociali, frequentavano zone diverse e non si conoscevano fra
loro.”
Hotch sbuffò sommessamente
“Quindi cosa abbiamo?”
“L'SI ha riversato su di loro la
propria rabbia cercando di annientare la loro identità
attraverso la distruzione fisica delle proprie vittime.- disse
velocemente il giovane profiler, brandendo la penna che reggeva fra
le mani come se fosse stata un'arma impropria- Ci dev'essere qualcosa
che hanno in comune e che fa scattare la furia omicida.”
“Non ci resta che scoprire cos'è.”
concluse Rossi.
Reid annuì “Il capo della
polizia che vi ha detto?”
“Che non era a conoscenza del caso di
Prince's George Country, altrimenti avrebbe richiesto prima il nostro
intervento.- spiegò Aaron, mentre spostava lo sguardo sulla
mappa geografica per accompagnare le proprie parole- Aveva
classificato l'omicidio di Logan Circle come un regolamento di conti
o una questione di droga.”
“C'è qualcosa che non mi torna
riguardo la distribuzione degli omicidi.- rilevò Spencer,
tornandò a voltarsi verso il tabellone- L'SI ha agito
inizialmente in zone problematiche e piene di criminalità,
dove il suo operato non sarebbe spiccato particolarmente.
Perchè
ha sentito il bisogno di spostarsi?”
“Forse ha acquistato maggior
sicurezza.- azzardò Rossi, meditabondo- Ha trovato una
stabilità nei propri gesti, in un certo senso ha confermato
il
proprio modus operandi in modo tale che possa agire dove vuole e non
solo in zone più facili.”
“Se è così dobbiamo
trovare qualcosa e in fretta.” concluse il capo
dell'unità
uscendo velocemente dalla stanza.
Reid tornò a sfogliare le
cartelle delle tre vittime, cercando di trovare un elemento comune
che collegasse i tre uomini, ma sentiva su di sé lo sguardo
di
Rossi.
“Non sembri contento che Stein abbia
portato anche Alaska.” parlò infatti l'uomo, dopo
diversi
minuti di silenzio.
“Come?- domandò confuso, la
voce più alta del solito- Io sono contento che sia arrivata
anche qui. Noi siamo amici.”
Dave annuì, scettico “Mmm”
Spencer stava tentando di controbattere
in maniera più convincente ma in quel momento, quello che
sembrava a tutti gli effetti un uragano troppo colorato
entrò
nella stanza, attirando lo sguardo dei due agenti su di sé.
Garcia ignorò momentaneamente le
loro espressioni interrogativi e fece scorrere i propri occhi
indagatori per tutta la stanza.
“Alaska non è qui.” borbottò
infine, scontenta.
“No, infatti.- ribattè Rossi
confus- Non dovresti essere dai tuoi computer a cercare dei
collegamenti nelle vite delle vittime?”
“Già fatto. Pare che quei tre
non abbiano mai condiviso nemmeno una corsa in metro.-
spiegò,
mettendosi a fissare Reid- Dov'è Alaska?”
Il ragazzo arrossì, dando fine
al contatto visivo “E' con Morgan e Prentiss sulla scena del
crimine-rispose, prima di iniziare a balbettare-P-perchè io
dovrei sapere dove si trova, poi?”
Dave e Penelope fecero roteare gli
occhi in sincronia
“Al massimo potevi trovarla nei
laboratori.” continuò a parlare l'uomo.
Garcia scosse la testa “Si dice che
la Tanaka voglia defenestrarla.”
“Si dice?” Dave alzò
un sopracciglio perplesso.
“Voci di corridoio.” disse
sibillina, facendo roteare la mano con noncuranza.
“Garcia?” la richiamò
l'agente più anziano, che voleva sapere quale fosse il
problema fra la loro patologa e la giovane antropologa.
“Odio i profiler.- commentò la
bionda sbuffando- Diciamo che ho fatto una piccola capatina anche ai
laboratori per conoscere la famosa Alaska. E credimi, laggiù
fra la nostra dottoressa musona e l'antropologo che non credo si
candiderà per Mister Simpatia, non scorre affatto buon
sangue.
E l'oggetto del contendere pare proprio essere la ragazza del nostro
G-man. ”
“Non è la mia ragazza!”
sbottò Reid, più rosso di un peperone.
“Come vuoi, genietto. In ogni caso,
non c'era. Ma non riuscirete a tenermela nascosta ancora per
molto!”
minacciò prima di uscire dalla stanza velocemente come vi
era
entrata.
Casa di Bill Port. Avon Lane. Washington, DC.
La gravità di
quanto era
successo il giorno prima era già dipinta a chiare lettere
sul
volto della signora Port. Quella che aveva aperto la porta pochi
secondi dopo che Morgan aveva premuto il dito sul campanello, era di
certo quella che sembrava una moglie perfetta. Lo stile di vestire
sobrio ed elegante, ma comunque comodo per accompagnarla durante le
mille faccende che l'impegnavano durante la giornata, una bambina di
poco meno di un anno aggrappata docilmente al suo collo, e il trucco
impeccabile nonostante tutto. Tuttavia, non ci volle molto ai tre per
notare le occhiaie profonde e la lucidità sospetta degli
occhi
rossi e stanchi.
“Sì?” domandò la
donna, con voce debole.
“Signora Port?- chiese conferma
Emily, prima che lei e Morgan tirassero fuori i loro distintivi-
Siamo gli agenti Prentiss e Morgan, dell'Unità di Analisi
Comportamentale dell'FBI e questa è la dottoressa Ross,
un'antropologa forense.”
“Antropologa forense?” ripetè
la signora Port, confusa.
“Sì. Sono come un medico
legale, ma mi occupo solo di ossa.- semplificò Alaska, prima
di posarle la mano su un braccio con fare consolatorio- Mi dispiace
molto per la sua perdita.”
La donna la guardò stranita per
diversi istanti, ma negli occhi limpidi della ragazza trovò
solo sincera compassione.
“Grazie.” rispose infine,
aggrottando la fronte incerta da quel comportamento invadente ma
stranamente rassicurante.
“E' una bambina deliziosa.- continuò
Ross con tono casuale-Vuole che gliela tenga mentre parla con loro
due?I bambini non dovrebbero ascoltare certe cose.”
La vedova la fissò spiazzata,
mentre quasi meccanicamente le consegnava la bambina “Grazie.
Sa
come...”
Alaska strinse quel fagottino fra le
braccia, sotto gli sguardi confusi di Prentiss e Morgan, mentre
seguivano in casa la signora Port “Quando avevo diciott'anni
mia
mamma ha avuto due gemelli. Me la cavo con questi esserini.”
L'antropologa sparì nella stanza
attigua, mentre la padrona di casa faceva accomodare gli agenti FBI
nella cucina grande e ariosa.
“Sappiamo che è un brutto
momento- esordì Emily- ma dovremmo farle qualche domanda su
suo marito.”
Dalle labbra secche della donna uscì
una risata senza allegria “Pare che tutti non vogliano che
fare
questo, ultimamente.”
“Sa se suo marito ha avuto qualche
scontro con qualcuno, di recente?” chiese Morgan.
La signora Port alzò le
sopracciglia “Certo. Mio marito era un avvocato e aveva un
temperamento particolarmente infiammabile. Non era raro che litigasse
con qualcuno, al lavoro, ma la cosa finiva lì.”
“Signora Port- continuò l'uomo
di colore cercando di soppesare bene le parole- ci sono stati altri
due omicidi simili a quello di suo marito. Crediamo possa trattarsi
di un assassino seriale.”
“Seriale.” ripetè con voce
atona, gli occhi immobili su un infisso della cucina.
“I primi due omicidi sono avvenuti in
zone piene di criminalità- continuò Prentiss-
C'è
la possibilità che suo marito possa aver frequentato quei
posti?Che fosse coinvolto in qualche tipo di affare che...”
“Mio marito non era un santo, se è
questo che intende, ma non era immischiato in alcun tipo di affare
illegale.- rispose, fissando lo sguardo su Alaska che vedeva giocare
con sua figlia attraverso la porta che dava sull'altra stanza- Non
meritava certo questo. Nessuno lo meriterebbe.”
I due agenti tacquero, incerti su cosa
dire.
“Abbiamo finito?” domandò
stancamente.
“Certo.- confermò Prentiss-
Può darsi che avremo di nuovo bisogno di lei...”
“Sapete dove trovarmi.” assicurò
la signora Port, mentre li scortava alla porta.
Morgan era andato a richiamare Alaska e
lei aveva riconsegnato la bambina nelle mani della madre.
“E' una bambina deliziosa.” le
assicurò, prima di seguire i due profiler lungo il vialetto
ben tenuto.
“Dottoressa Ross?” la richiamò
la voce, leggermente acuita, della vedova.
L'antropologa si voltò, confusa
“Sì?”
“Posso...posso chiederle una cosa?”
continuò la donna, non riuscendo a non balbettare.
“Ma certo.” sorrise comprensiva la
giovane.
“Bill ha sofferto molto?” buttò
fuori la frase tutto d'un fiato, e sul suo volto bello ma stanco si
leggeva chiaramente la paura della risposta. Quell'espressione fece
gelare la dottoressa sul posto, nonostante la canicola estiva.
Derek e Emily fissarono la ragazza
preoccupati, senza sapere bene cosa avrebbe risposto.
Alaska fissò gli occhi in quelli
della donna, rivolgendole il sorriso più dolce di cui
disponeva “No. Il primo colpo alla testa è stato
fatale.-
mentì- Non si è accorto di nulla.”
Unità di Analisi Comportamentale. Quantico, Virginia.
Quando tornarono agli
uffici di
Quantico, Alaska si sentì sollevata. Dopo quella della
signora
Port, avevano fatto altre due visite ai familiari delle prime
vittime, ed ora, appena tornati alla base, Emily e Derek si erano
fiondati a riferire tutto ai propri colleghi.
Ad aspettare lei, invece, ci sarebbe
stato qualche piano più in basso, il rassicurante caos che
governava quel piccolo universo che erano i laboratori forensi.
“Hey, Quarantanove!-la chiamò
Stein, che era tornato al piano del BAU per aspettarla-Ho quello che
volevi.”
La ragazza si voltò verso di
lui, sorridendo apertamente “Un pony?”
“No, del lavoro da fare mentre
l'arpia non ci permette di avvicinarci al corpo.-snocciolò
l'uomo facendo una smorfia- Devi fare la ricostruzione delle ossa
partendo dalle radiografie che ho fatto. Voglio che a partire da
quelle e da quello che hai scoperto sulla scena ricrei quello che
è
successo passo passo.”
La ragazza mora annuì “Vado
subito.”
“Tutto qui?- ribattè
sospettoso l'antropologo- Nessun “Davon non è
carino
appioppare soprannomi odiosi alle persone”?Nessun
“La dottoressa
Tanaka è una forza e non un'arpia”?”
“Lo sapevo che fingevi soltanto di
non ascoltarmi, quando ti dicevo queste cose.” sorrise Ross.
“Va tutto bene, Alaska?” indagò
Stein, guardingo.
“Certo, devo solo...devo andare in
laboratorio.- disse, iniziando ad avviarsi agli ascensori- La
ricostruzione non si fa da sola.”
Stava camminando verso l'ascensore, con
ancora gli occhi indagatori di Davon incollati alle spalle quando
incrociò lo sguardo di Reid, che stava uscendo dalla sala
riunioni in quell'esatto istante.
Il profiler alzò a mezz'aria la
mano, facendole un segno di saluto e lei gli rivolse un sorriso
luminoso.
I suoi occhi azzurri, però, ci
misero più del tempo necessario per socchiudersi
leggermente,
accompagnando propriamente quel gesto.
Fu in quel momento che Spencer si
accorse che in Alaska c'era qualcosa che non andava.
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Pubblicazione del nuovo capitolo: check! Finalmente, oserei dire, magari dando voce ai vostri pensieri, o miei cari e amati lettori!Firt of all: grazie davvero tanto tanto tanto per i bei commenti!Mi hanno resa davvero felice e sono contenta che la storia vi piaccia, che Alaska vi piaccia e che, soprattutto, vi piaccia come scrivo. Tante tante grazie! E anche chi ha letto, ho visto che siete in tanti e anche se non vi esprimete vi dico ugualmente grazie! ; ) Detto ciò...il capitolo mi è uscito un pò lungo, o almeno così mi sembra, spero che non sia tedioso da leggere. Che ve ne pare dell'evolversi della storia? Fatemi sapere, miei prodi!Besos JoJo
aliena : Grazie, che chiudi un occhio sulla mia età. Però ti prego, voglio che continui ad immaginarmi saggia e vissuta, con una gamba di legno e l'occhio di vetro. Però i capelli rigorosamente senza tinta!eheheh!Bando alle ciance, rispondo al commento: Garcia e Morgan sono un arma di distruzione di massa, credo che la Cia li voglia assumere per estrapolare informazioni ai nemici della nazione!Reid non resisterà molto, credo...E la Tanaka avrà modo di chiamare la nostra Alaska con i nomi di tutti gli stati confederati, ora che finisce la ff! Al prossimo cap, un bacione!
kiry95: Urgh!Non moltissimi Alaska e Reid insieme in questo capitolo, ma giuro che la situazione migliorerà. Grazie mille per la recensione, sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!Bacibaci
takara: Beata te che sei libera e felice dalle incombenze!Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto, spero che l'inizio sia all'altezza del resto della storia...Per quanto riguarda il caso...a volte mi preoccupa cosa riesce a partorire la mia mente, spero che chi legge non sia un "focalizzatore" come me e che non si immagini tutte le scene cruente, bleah! E Tanaka...vabbè, se la amo io che l'ho creata non vale, ma se mi dici che piace anche a te sono soddisfatta!Alla prossima, kisses!
Maggie_Lullaby: Scusata!Non preoccuparti, ho avuto un'educazione rigida e severa che mi costringe a essere una dispensatrice di scuse da Guinness, eheheh!Sono contenta che sei riuscita a recensire comunque, sono curiosa di sapere che pensi di questo capitolo. Un baciotto!