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Autore: whitevelyn    17/06/2010    9 recensioni
Dolores e Robert all'ombra di un salice piangente in Hyde Park. Lei lo cerca, lui la trova. Lei non sa che lui l'ha trovata. Lui non sa che lei lo cerca.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DOLORES POV

27 maggio 2009.

Potrei riempire pagine scrivendo solo che lo amo, e soprattutto dopo una notte come questa.
Sì una notte, perchè ho il tempo di scriverne solo ora che è già passata l'aurora. Non ho mai visto un cielo più trapuntato di stelle, di quello di Barnes.
Si riflettevano tutte nei suoi occhi. O forse erano quelle dentro i suoi occhi a riflettersi nel cielo, non l'ho molto capito questo.
Ad ogni modo, Barnes è tutta stellata, non solo nel cielo e non solo dentro gli occhi di Robert.
Il campo dietro casa sua pullulava di lucciole, Robert mi ha detto che il mese di maggio è proprio la loro stagione. Mi ha detto anche che le lucciole sono innamorate di Barnes e che non se ne vedono mai altrettante, tutte insieme, in nessun' altra zona di Londra.
Sorrideva mentre me lo diceva e mi si è creata dentro un po' di nostalgia di Bologna, non che si vedano le lucciole dalle mie parti, questo no, per carità, solo che il suo sorriso sottintendeva la consapevolezza di quella trama sottile, quanto intricata, che vincola senza possibilità di fuga, un'anima, al suo minuscolo paesino di provincia, non importa quanti luoghi incantevoli i suoi occhi potranno ammirare, nè quanto distanti. C'è sempre solo un posto come casa.
"Dimmi una cosa qualsiasi sulla tua città, Dolores." L'altalena su cui è seduto, alla destra della mia, cigola debolmente ed io lo immagino bambino.
Penso a quante volte magari ci si è dondolato sopra con troppo entusiasmo, finendo col franare tra le chiazze d'erba che ci circondano anche adesso, sbucciandosi le ginocchia, o macchiando di verde i pantaloni bianchi della domenica. Lo guardo e adesso ha ventitrè anni, è alto un metro e ottantanove centimetri, ed i suoi piedi toccano abbondantemente terra, mentre i miei, a malapena sfiorano i 'non ti scordar di me' che fan capolino come piccoli occhi curiosi, dal verde del prato.
"Bologna d'inverno è grigia come Londra, ma grigia di smog e di nebbia, non grigia di cuore." Con la coda dell'occhio l'osservo e lo trovo che annuisce con l'angolo sinistro della bocca sollevato in un fioco sorriso di comprensione.
"Da quanto sei qui?" Forse vuole sapere da quanto esattamente lo sto cercando, ma la sua educazione gli impedisce di esprimersi in modo troppo borioso.
Robert è bellissimo. L'unico ragazzo al mondo che riesce ad essere bellissimo in modo carino. Con quel sorriso che avvolge le persone come per metterle a loro agio, ma un po', ed involontariamente, le fa capitolare ai suoi piedi.
"Qualche giorno in più di un mese.. ero già qui il giorno del tuo compleanno." Aggrotta impercettibilmente le sopracciglia e si passa distratto una mano tra i capelli. Forse perchè siamo dietro casa sua, questa sera indossa solo una maglietta bianca ed un paio di jeans, abolite tutte le cianfrusaglie di cui normalmente si serve per sfuggire ai paparazzi.
E' così poco artefatto che penso sia la persona più umana di tutto il pianeta, ma di una bellezza sovrannaturale. E ho voglia di toccarti, amore. Di sfilarti quella maglietta che solo a guardarla ci s'immagina l'odore dolciastro di tutti i tuoi sonni, che quella ha proprio l'aria di una di quelle magliette che ci si butta addosso un po' per caso, anche per andare a dormire.
"Avrei.. avrei voluto trovarti prima. Non so cosa significa, ma forse tu sì, dato che te ne sei andata di casa per.. per, non lo so, conoscermi?" Io, mi sa, che non ho capito proprio bene quello che vuole sapere o quello che mi vuole dire, ho capito solo che esisto solo perchè lui esiste.
"Me ne sono andata di casa per venire a dirti che.. sì, bè, ecco.. che esisto e che.. tra triliardi di esseri umani, sei tu, quello che sento più di tutti.. insomma la tua vita, è un mistero misteriosissimo questo qui, ma ecco.. la tua vita mi sta così tanto a cuore che, quando stavo a Bologna, senza poter mai sapere in alcun modo come stessi, come fosse andato uno dei tuoi innumerevoli viaggi, o non so che altro.. mi sentivo perennemente sulle spine, perciò, dato che non mi ci trovo bene nei panni del fachiro.. eccomi qui." E, cazzo, credevo sarebbe stata una liberazione dirglielo ed invece sento che mi sta per esplodere la faccia per la vergogna, perchè i suoi occhi non mi mollano e sembrano determinati a cogliere di me, ogni più piccolo segreto, o pensiero, compreso il più impuro. Bè, forse, soprattutto il più impuro.
"Ne ho sentite tante di cose assurde da quando.. sì da quando le ragazzine inspiegabilmente delirano a causa mia.. e ho anche spesso pensato di averle contagiate, con la mia sindrome del neurone suicida.. ma questa che hai detto, le batte tutte di gran lunga, perchè è così atomicamente assurda che ..guarda non mi era ancora successo.. mi si è fermato il cuore."
Invece il mio sta facendo gli straordinari adesso, guarda un po'. Tutta colpa dei tuoi occhi.
"Non.. fare quella faccia. Smetti subito." E penso che più che smettere di fare quella faccia, dovrebbe smettere di avercela, perchè temo sia involontaria quella smorfia sexy, tremendamente simile ad un sorriso, ma che, accidenti, non lo è, e che gli sta illuminando lo sguardo di una sfumatura inquietante, da pazzo psicolabile.
"Cosa, che faccia? Non sto facendo nessuna faccia, io." Però non me la racconta giusta con quell'espressione da furbetto compiaciuto.
"Non ci provare, lo sai benissimo di che faccia sto parlando.. ecco, bravo, proprio quella lì, daiii, ti ho detto di piantarla." Per tutta risposta spicca un saltello dalla sua postazione, incredibilmente senza frantumarsi un femore, e mi si avvicina sinuoso, posando i palmi delle mani sulle catenelle della mia altalena.
"Le ripeto signorina, che io non so di che faccia stia parlando.." Sporge il busto verso di me, chinando il capo per scrutare meglio -presumo- il rossore infuocato sulle mie guance.
"La faccia da uomo più sexy del mondo, contento?" Noto lo sforzo che sta compiendo per non ridere, nella piega serrata assunta dalle sue labbra.
"Ah, quella dici. Bè tranquilla, non corri questo rischio, non sono io ad avere quella faccia.. l'hanno assegnata a Jhonny Depp, o forse Justin Timberlake.. sei salva, puoi rilassarti, mi hanno messo solo al terzo posto." Mi alzo piazzandogli una mano all'altezza della spalla per spintonarlo e lui ride.
"Quanto sei simpatico, gnèèè." Inarca un sopracciglio e si caccia le mani in tasca, avviandosi verso la porta di servizio sul retro di casa sua.
"Do.. dove vai? Ma che sei così permaloso, che te la prendi per una linguaccia? Non mi riaccompagni neanche a casa..? Co-come faccio a quest'ora.. mica passano gli autobus.."
Ma appena si volta di nuovo dalla mia parte, è un attimo vederlo sorridere ancora e chiedersi se in quei cinque secondi, in cui il suo volto si è sottratto al mio sguardo, la sua bellezza non si sia amplificata. Mi bruciano gli occhi e forse perchè vorrei piangere.
"Adesso.. adesso dovremmo parlare della tua di faccia. Dolores, davvero, saresti da filmare.. cos'è quel musino afflitto? Eh?" Mi si riavvicina di qualche passo sorridendo e avrei voglia di prendere la rincorsa per scaraventarmi tra le sue braccia e chiedergli di tenermi stretta e basta e nient'altro, che non è che nella vita, ci sia bisogno di tanto di più.
"Io c-credevo che.. ti fossi offeso.." Mi attorciglio l'orlo inferiore della maglietta color papavero che mi fa da miniabito alle dita e non mi azzardo ad alzare lo sguardo dal grumo di fango che si è formato tra due pozzanghere. Lo sento ridere e prendersi gioco del mio estremo imbarazzo. Maledetto lui.
"Dol-dolores.. scusa tanto sai? non ti sto prendendo per i fondelli, davvero.. io sono solo un casino felice quando sto con te, un casino felice che tu neanche lo saprai mai quanto è più facile respirare, adesso che mi stai dimostrando quanto la mia vita possa essere ancora normale, adesso che so che i tuoi occhi sono lo specchio più veritiero in cui mi sia mai visto riflesso.. sono un casino felice, perchè certe volte mi saliva il dubbio d'essermi un po' perso, ma nei tuoi occhi che mi guardano così, in quel modo indefinibile, io mi ritrovo. Se c'è qualcosa di poco normale in tutto questo, è che sia proprio tu, una semi sconosciuta, a farmi sentire ancora tutto intero ..che poi un po' mi fai anche, vabbè, sciogliere? lo posso dire? ma è un altro discorso.. comunque, hem, sì.. sono felice in modo pazzesco e non riesco a non ridere e a non sembrarti stupido, ma quando ci sei, io vorrei fare di tutto.. c-cioè, n-non quel tutto lì eh, o magari anche.. m-ma, insomma si è capito che non sono in grado di esprimermi, penso.. però il senso è che tu mi fai felice. E mi fa felice che tu sia qui nel campetto dietro casa, che non lo sai quante ore ci ho trascorso, a correre, sbagliare, scrivere, giocare.. fare incazzare mia madre, anche. E mi fa felice avere la testa piena di cose da chiederti, di cose di te che voglio sapere, di cose di me che ti voglio spiegare, di cose di me che mi devi spiegare, di cose che possiamo fare, che ti posso insegnare, che posso imparare, di cose, solo di tantissime cose. E mi sa che è vietato dire tutte ste cazzate in una volta eh? Ce l'ho avuto il sospetto, non credere.. ma adesso la smetto che ti vedo un po' provata. Ti ho rimbambita con la mia stupidità? Ti è presa la sindrome del neurone suicida? Dolly?" Ha parlato in fretta, in frettissima, ed è stato strano, che nelle interviste mi sono abituata a sentirlo parlare con estrema calma, inserendo anche numerose pause, come alla ricerca della risposta da fornire al giornalista, ma adesso no.
Adesso sembrava volermi dire tutte quelle cose prima che la vocina del cervello gli suggerisse di non farlo. La vocina del mio di cervello, invece, si è ammutolita completamente.
Confusamente distinguo una macchia bianca a forma di mano muoversi su e giù davanti al mio viso contratto.
"Q-quindi non ti sei offeso."
"Direi di no." Lo guardo negli occhi e lui inclina il volto sorridendomi interrogativo.
"E allora posso sapere dove caspiterina stavi andando?" Noto che prende a rosicchiarsi l'interno della guancia, sudando di nuovo sette camicie per contenere una risata.
"Stavo andando a prendere una cosa da sotto il mio letto." E pensare al suo letto è una vera e propria tortura, ma di quelle cinesi proprio.
"Una cosa tipo cosa?" Di nuovo cerca di non ridere e non capisco cos'abbia in mente, ma forse dovrei avere paura.
"Adesso vado a recuperarla, tu aspettami qui." Si morde un labbro e il modo in cui lo fa è talmente deleterio per il mio apparato riproduttore che già sto iniziando a formulare pensieri che comprendono lui e la gastronomia, coinvolti nello stesso contesto, e non sto pensando affatto ad una cena, bè, non ad una ordinaria.
"Detesto quando fai il misterioso.." Ridacchia e mi schiaccia la punta del naso con l'indice.
"Lo dici come se fosse una cosa che mi hai visto fare spesso.." Vorrei dirgli che anche io mi sento tutta intera, da quando lui c'è. E che se i miei occhi sono specchi, i suoi sono scrigni, dietro i quali si sono rifugiate tutte le mie notti insonni, quelle trascorse in Italia, quando invece lui non c'era. Non sapevo l'avessero raggiunto, ma adesso, mi sento tutta intera.
Mi perdo a gironzolare tra l'erba, quando lo vedo fare ritorno, con una scatola rettangolare tra le braccia.
La fa cadere a terra di proposito e quello che ci vedo scritto sul coperchio mi lascia di sasso.
"T-t-twister???" Lui annuisce tutto gongolante, beandosi di tutta l'attrazione che sa, che sente, -densa e tangibile nell'aria- di esercitare su di me.
"Ci hai mai giocato? E' divertente sai? C'è un tabellone con una freccia montata al centro, va fatta girare e.."
"Lo sai che lo so come si gioca." Sorride alzando entrambe le sopracciglia.
"Ma no, come faccio a saperlo scusa.. non so nemmeno se in Italia esiste.." Non c'è dubbio che la parte del finto tonto gli calzi a pennello. E non c'è dubbio che sia adorabile. E non c'è dubbio che giocare con lui a questo gioco mi ridurrà in un ammasso d'ormoni impazziti e liquefatti.
"Bè non lo so come fai a saperlo, ma lo sai.. a-altrimenti non mi guarderesti con quella faccia da schiaffi e con quel sorriso coglione stampato su quella faccia da schiaffi." Ride ed allunga la mano destra verso la mia, afferrandola e portandosela alle labbra. Mi fissa il palmo per un istante prima di posarci sopra un bacio leggero, ma umidiccio.
A me intanto gira la testa, ma a lui che gli frega.
"Suuu, non essere arrabbiata con me, Dolly. Ci divertiremo un sacco, vedrai."
E io non sono arrabbiata con lui, come potrei. Voglio solo massacrarlo, martoriare di baci, quel suo collo candido e perfetto.
"Ma tua mamma lo sa che circuisci le ragazze con i giochi di società porno?" Lui ride ed arrossisce vagamente sugli zigomi, rimboccandosi le maniche della maglietta.
"Maddai.. ma non è porno."
"No dai, mica. E' solo la versione del kamasutra con i vestiti addosso e senza contatti di mucose." Ride senza più ritegno, gettando la testa all'indietro e la sua risata contagia anche me.
"Ma come sei pessimista, senza contatti di mucose?? Andiamo dai, non necessariamente.." Vabbè, comunque, Diario, me lo poteva anche dire che aveva delle voglie represse, almeno arrivavo preparata all'incontro. Mi si sta scollando la mandibola.
"Robs? Ci stai provando con me?"
"Ops, si vede tanto?" Io un ragazzo più dolce e scemo di lui non so se esiste. Mi sa che ci metto le radici a Londra.
"Stendi questo affare dai." Mi guarda e mi sorride come un bambino che ha sorpreso Babbo Natale nel salotto di casa la mattina di Natale. Il telo di nylon bianco, chiazzato di file di cerchi colorati, sventola nell'aria, dall'alto delle sue dita a cui è appeso, si posa poi lieve sul prato sfiorandomi gli avambracci nudi durante la discesa.
"Chi gira per primo?"
"Prego, prima le donne." Mi sussurra rauco e sadico. In questo momento, non lo avrei mai detto, ma una parte della mia compassione vola a Kristen, che durante le conferenze stampa deve perennemente sopportare i suoi assalti e le sue irresistibili provocazioni. Lo osservo di sottecchi, mentre i suoi occhi sono puntati come fari sulla freccetta che gira frenetica.
"Umm, piede sinistro sul giallo, facile."
"La prima mossa è sempre facile, Robs." Annuisce ironico, e mi fa cenno di procedere, così mi avvicino titubante al primo cerchio giallo che costeggia il profilo del telo e ci piazzo sopra il mio piede sinistro. Mi volto a guardarlo lanciandogli il tabellone.
"La prego, non si faccia pregare, giri pure il cursore e mi raggiunga, Sir." Inarca un sopracciglio e corruccia le labbra, sempre più malizioso. La freccia gira di nuovo ed entrambi la squadriamo quasi fosse un oracolo.
"Occhei, piede destro sul rosso." Mi scivola di fianco e posa il suo piede destro sul cerchio rosso opposto a quello giallo, su cui mi trovo io.
Mi sorride osservandomi di sottecchi e mi passa il tabellone.
"Madame."
"Guarda che comunque per vincere ci vuole una discreta dose di equilibrio.. quello che, vorrei ricordarti, tu non possiedi, ma proprio neanche un po', eh." China il capo su una spalla ridendo e le sue dita salgono a sfilare tra i capelli dorati, che però sotto la luce della luna, sembrano spolverati d'argento.
"Gira quella cosa e non tergiversare.." Mi scappa un sorriso anche a me. E' onirica questa nottata, i contorni del mondo sono fluidi ed iridescenti, e lui sorride per uccidermi, ma è una morte di cui si muore volentieri. Poi nei sogni ci si sveglia sempre prima di morire. Ma la sua voce è troppo vivida e pungente per poter pensare ancora di trovarmi sotto le coperte.
"Su, su, Dolly. Piede destro sul verde, forza." Lo guardo storto divaricando leggermente le gambe, ed arrivando con la destra a posizionare il piede sul cerchio verde, avvicinandomi così a lui di un passo.
"A lei, gentile signore." Afferra il tabellone, sfilandolo delicatamente dalla presa delle mie mani e per un attimo i nostri sguardi s'intercettano magnetici. Il tabellone quasi sprizza scintille, ma ho sempre avuto una buona immaginazione, Diario, tu ne sei consapevole.
"E vabbè, e così, mi toccherà mettere la manina destra sul giallo, fattibile." Si china in avanti, poggiando la mano a terra su un cerchio giallo, a due cerchi di distanza da quello rosso su cui tiene il piede destro, e quasi si sbilancia, ma si riprende in tempo. Mi piego per raccogliere il tabellone e faccio vorticare la freccia, nel frattempo lo scruto sorniona.
"Stai comodo lì piegato a novanta gradi?" Gira il collo per riuscire a guardarmi negli occhi e sorride a metà tra l'amareggiato e lo scandalizzato.
"Non sono proprio novanta, vuoi andare a prendere un goniometro per misurare meglio la mia inclinazione?"
"Ah ah ah, che divertente.. bè spero ti farà felice sapere che il tabellone mi ha ordinato mano destra sul rosso." Lo sento mugolare soddisfatto, mentre allunga la mano per raggiungere la freccetta e farla ruotare, mentre io eseguo gli ordini impartiti dal gioco e mi chino nella sua stessa posizione.
"Mmmh interessante, mano sinistra sul verde.. mmm, ciao." Il suo respiro s'intrufola tra i miei capelli e la sua voce mi scalda l'orecchio destro, quando per raggiungere la sua postazione, si deve abbassare e sbilanciare ulteriormente.
"C-ciao.. allora.. io.. io giro eh." Ride ed io arrossisco.
"Gira, gira, sono impaziente."
"Bè, bene direi. Mano sinistra sul blu." Devo allontanare il viso dal suo per raggiungere con la mano la fila dei blu, all'estremità del telo, e sento la tensione scemare impercettibilmente.
Tensione che nel giro di cinque o sei turni, si trasforma in autocombustione, quando, per volere del tabellone, lui deve infilare una gamba tra le mie, sovrastandomi con tutto il suo corpo, con le mani poggiate ai lati delle mie spalle. Mi sorride, ma questa volta non mi lascia sola ad arrossire e sospira.
"Hei, come andiamo, Dolly? Qualche reumatismo?" Ridacchia cercando di sdrammatizzare, ma la situazione è molto, molto, troppo poco, sdrammatizzabile.
"I reumatismi ce li avrai tu. ..com'è che sei tutto rosso come un pesciolino?" Che un po' mi devo riscattare.
"Perchè hai sbagliato animale.. i camaleonti prendono il colore di quel che li circonda, ora tu sei la cosa a me più vicina, e sei rossa, lo sapevi?" Ed io non so di nuovo cosa replicare, indecisa se stupirmi dell'inutile dispendio d'energie a cui sottopone le sue sinapsi, o del fatto che per l'ennesima volta, mi si mozza il respiro, quando percepisco il suo, sulle labbra, al profumo di Bucaneve. Ma in effetti di questo non mi dovrei stupire.
"Quanti anni hai, Dolores?" Mi bisbiglia nell'orecchio e mi s'inarca la spina dorsale, inaspettatamente e dotata di vita propria. Da quando il mio corpo si muove a tradimento?
"Ven-ventuno. Tu?" Cazzo gli chiedo quanti anni ha se lo so e lui sa che lo so? Bah, mistero della fede. Ride e sento la punta del suo naso strusciarsi lenta e sinuosa in una carezza lungo il mio collo, che si rovescia all'indietro.
"Mmm.. posso dirti che mi è piaciuto passarti a prendere stasera? Eri carina col fiatone per la corsa giù per le scale.. ma guarda che anche se ci avessi impiegato un po' di più, ti avrei comunque aspettata, ho un'autonomia di un quarto d'ora." Ridacchia del suo strano, ma efficace, umorismo, sulla pelle sottile ed esageratamente irrorata di sangue del mio collo.
"Avevo fretta di vederti." Ma lo dico ancora col collo piegato in una posa innaturale, che mi costringe ad osservare il mondo a testa in giù, sfuggendo alla marcatura celeste dei suoi occhi.
"Anche io avevo fretta di vederti, grazie per averle fatte di corsa quelle scale."

Non lo so come funziona esattamente la memoria, quali sono i suoi meccanismi, ma credo che dopo questa notte, la mia abbia creato una sua succursale, solo per poter custodire il ricordo di questo nostro primo vero appuntamento strampalato, che è così immenso d'aver bisogno d'uno spazio riservato in cui accoccolarsi. In mezzo al resto, in mezzo al caos di pensieri che si spezzettano come frammenti di un puzzle nella mia mente, non ci può stare. E la sua voce che bisbiglia e mormora stupidaggini e frasette farcite del suo miele personale, tra i miei capelli, ancora mi fa il solletico, se ci penso.
La freccetta del tabellone ha continuato a vorticare ininterrottamente quasi fino alle cinque del mattino, annodandoci come i due capi d'un gomitolo, fin quando Robert, c'avrei scommesso, è franato a terra spiattellato sul nylon bianco come un quattro di bastoni, decretando la mia sudatissima e meritatissima vittoria. Comunque soprattutto, sudata.
Sudata come i palmi delle mie mani gelide, quando sotto al portone di casa -perchè mi ha anche riaccompagnata, chè lui è un inglese di Barnes e non ce la mette una donzella indifesa su un taxy, poco prima dell'albeggiare- mi ha detto "Spero con tutto me stesso, con ogni atomo di questo mio scoordinato corpo infame, di non aver infranto l'immagine che avevi di me nel tuo cuore. Che non vorrei mai rompere niente che sta lì dentro, nel tuo cuore."
Solo che io nel cuore non ho mai avuto una sagoma ritagliata a mio piacimento nel cartone, ho sempre avuto solo lui, così com'è e così come si è lasciato scoprire stanotte.
Innocente e fantasioso come un bambino, dolce e impetuoso come un adolescente, determinato e conturbante come un uomo. Soave come un poeta.
Un artista che dipinge l'amore nel mio cuore, come fosse la sua tela, ma come un cieco lo fa quasi senza volerlo. Senza dosare il caldo incendio dei colori. Senza pietà.
"E spero che anche tu voglia vedermi di nuovo, domani, Dolly."
"Ci devo pensare. Ochei ci ho pensato. Sì, anche io voglio vederti ancora domani."
Sorridi. E con la tua luce precedi quella del sole, che sta per sorgere da dietro il palazzo alle tue spalle.


ANGOLINO DELL'AUTRICE
Abbiate pietà di me, sono uno zombie. Sono in tremendo ritardo, non solo con questo capitolo, ma anche con gli aggiornamenti riguardanti le altre storie, ma all'improvviso il mio tempo libero ha subito un taglio drastico, sto cercando di fare il possibile davvero, l'impossibile ancora non l'ho imparato.... e si vede, altrimenti scriverei meglio ed invece di essere qui a scrivere, soprattutto, sarei da qualche parte con Robbie dolce-amore (sembra il nome di un nuovo bambolotto O_O).. bè sto tenendomi gli occhi aperti con degli stuzzicadenti, quasi.. quindi dai, mi sbrigo con i ringraziamenti, i baci, le smancerie e i saluti che riservo in particolare a Lyomael, la Doddina, Romina (hai proprio detto bene, Rob e divano nella stessa frase, non mi fan pensare immediatamente ad una seduta di psicanalisi, anche se ammetto la sua mente si sta rivelando sempre più interessante, ma il suo corpicino irresistibile, temo eserciterebbe un influsso maggiore sulla mia facoltà d'intendere e di volere... che poi volere.. ecco lo vorrei proprio un beeeeeeeel po' T_T ahahaah, basta dai.), la Rice (ti ho inviato un messaggio privato col mio contatto msn <3) la Kat e l'Annina dolci zuccherose loro. *_*
Bacissimi, mi ritiro e spero di riuscire a mettermi all'opera con Always.<3<3
  
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