"Tieni,
Harry."
Prende il cioccolato dalle mie mani e lo fissa come se sospettasse di tenere
tra le mani un Molliccio.
"E' cioccolato di Mielandia, Harry. Mangia."
Ne addenta un angolino, non ancora convinto, tenendo gli occhi fissi sul baule
dov'è rinchiusa la sua più grande paura.
Si accorge che lo sto osservando, e si sente in dovere di masticare più in
fretta.
Prima che possa rendermene conto, è di nuovo in piedi, con la bacchetta
sfoderata e l'espressione più seria e combattiva che abbia mai visto.
E ha soltanto tredici anni.
Vedendolo lì, nella sua divisa su misura, con quel distintivo rosso e oro
appuntato sul petto, mi convinco che quelle voci che ho sentito potrebbero
anche essere vere. Dicono che Harry sia destinato, un giorno, a combattere Lord
Voldemort.
L'ho sentito dire con le mie orecchie, da una vecchia strega giù a Hogsmeade:
"Verrà un giorno in cui il piccolo Potter si troverà faccia a faccia con
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, ve lo dico io!"
Qualcuno parla addirittura di una profezia. Forse dovrei riferire a Silente di
queste voci. Lui potrebbe fare qualcosa, fermarle prima che arrivino a lui. Non
vorrei che per colpa di qualche strega pettegola si sentisse in dovere di
imbarcarsi in qualche impresa più grande di lui. Harry non è pronto. Harry è
soltanto un bambino. Harry è il bambino di James e Lily. Non posso permettere
che gli accada qualcosa.
"Professore, sono pronto" mi ripete, per la seconda volta, con quella
voce che non trema nemmeno sapendo che da quel baule uscirà la cosa che lo
spaventa di più.
"Harry, credo che per oggi tu abbia fatto abbastanza. Due tentativi sono
abbastanza, come prima lezione, specialmente per un ragazzo della tua
età."
"La prego, professore. Vorrei provare ancora una volta."
No, Harry non è James. James mi avrebbe guardato con aria di sfida,
scompigliandosi i capelli, e alzando di più la bacchetta.
Harry, invece, mi guarda con quegli occhi - gli occhi di Lily - e mi prega
di lasciarlo provare.
A James avrei detto di no. Lo avrei rimproverato.
A Harry sorrido, e dico: "Un'ultima volta."