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Autore: Archangel 06     17/06/2010    2 recensioni

Sono terrorizzato. Ho una paura folle. Non c’è nulla nella mia mente. Nessun ricordo. Non un nome. Non un volto. Non un luogo. Niente. Niente di niente. Ho paura. Tanta paura.
seguito di "memories of an happines that does not fades".
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo Children of Bodom'
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Li avevano trovati alla fine, quei deficienti che ci avevano attaccati. Una settimana di indagini aveva portato a scoprire nomi e cognomi di quegli imbecilli, grazie anche agli identikit che avevamo fornito.
Tutti figli di papà, che per una volta almeno non erano stati rilasciati dopo qualche giorno come era ormai d’uso in Italia. Per evitare l’incidente diplomatico infatti la “giustizia” si era affrettata a comminare loro una pena esemplare: un anno di galera per violenza, ubriachezza molesta e disturbo della quiete pubblica, più il risarcimento dei danni morali e materiali nei nostri confronti e pagamento delle spese processuali. Avevo visto alcune scene del processo per televisione, trasmesse via satellite, e anche i dibattiti televisivi che si erano scatenati… io ero pure stata contattata per parteciparvi, ma avevo prontamente buttato giù il telefono ogni volta, schifata.
La cosa che dava maggiori grattacapi, era il fatto che Janne era famoso. I fan dei Children e i metallari in genere erano furiosi, e su internet avevano scatenato una vera e propria campagna contro i colpevoli… sui siti apparivano post su post di solidarietà verso Janne e di denigrazione e minaccia verso i colpevoli. Per evitare ritorsioni contro di loro, non erano stati diffusi i nomi o le foto.
I Children in quel periodo stavano mantenendo un rigoroso silenzio stampa. Niente comunicati sullo stato di Janne, su un’eventuale ripresa del tour, nulla di nulla. Piano piano le acque iniziarono a calmarsi, e i media a disinteressarsi della faccenda.

***

Passò un mese, ma la memoria del mio Janne non tornava. Continuavamo a stimolarlo, a mostrargli fotografie, a portarlo in luoghi dove amava particolarmente stare, a fargli ascoltare musica, a fargli mangiare i suoi cibi preferiti… ma niente.
Ogni giorno che passava io ero sempre più frustrata e furiosa, e Janne sempre più depresso. Non riuscivo ad accettare il fatto che la sua memoria avrebbe potuto non tornare mai. Non riuscivo a capacitarmi del fatto che per colpa di quattro deficienti tutto il suo passato, tutto quello che lo aveva fatto diventare come era, fosse scomparso da lui. Non riuscivo a concepire il vuoto che doveva esserci nella sua testa, l’assoluta mancanza di qualsiasi appoggio mnemonico per sapere chi fosse o chi non fosse. Quando si era svegliato non ricordava neppure di chiamarsi Janne Wirman, e ancora adesso quando lo chiamavamo alle volte non rispondeva, non avendo ancora ricordato che Janne Wirman era proprio lui. Non era facile fare finta di nulla. Ogni volta che vedevo lo sguardo vuoto di Janne, mi veniva da piangere, e mi sembrava di esplodere per la rabbia. Avrei voluto avere una bacchetta magica, ma non ce l'avevo... potevo soltanto aspettare e sperare.

***

Quel giorno mi alzai, ma Janne non era nel letto. Pensai che fosse in bagno, ma non era nemmeno li. Lo cercai per tutta la casa, ma non c’era. Cercando di stare calma, cercai un biglietto che magari mi aveva lasciato. Niente.
In fretta e furia mi vestii, andando a cercarlo in garage e in cortile, ma non c’era. Provai a chiamarlo al cellulare, ma era spento. Cominciando a essere presa dal panico, chiamai Alexi, anche se erano le otto e mezza di mattina, e sapevo benissimo che raramente il frontman si alzava prima delle dieci.

“Pronto…” mi rispose la voce assonnata del cantante.

“Alexi, sono Angela. Senti, Janne è li da te? Qui a casa… non c’è! Ho provato a chiamarlo al cellulare, non risponde, e non ha lasciato nemmeno un biglietto, niente!”

“COSA??? ne sei sicura???” Alexi tutto d’un tratto fu sveglissimo. “Chiama anche Jaska e Roope, io avverto Henkka!!”
Noi cinque ci dividemmo per poterlo cercare in tutti i posti dove lo avevamo portato, aiutati da Francesco, Erik e Virginia.
Facemmo il giro di bar, pub, negozi di musica e di dischi, ma niente. Janne non si trovava. corremmo per ore per tutta Helsinki, come dei matti: Janne sembrava aver preso il volo.
Restava solo un ultimo posto da controllare, uno solo: la sala prove dei Children of Bodom. Non avevano più portato li Janne dopo che aveva perso la memoria. Possibile che fosse li? Possibile che si fosse ricordato dove si trovasse? Io e Alexi decidemmo di andare a controllare.
Janne aveva in effetti le chiavi della sala, erano nello stesso mazzo di quelle di casa, perciò avrebbe potuto entrarci facilmente.
Correvamo come due ossessi, con il fiato corto per aver corso a destra e a manca e poi ancora a manca e a destra. Quando arrivammo, trovammo che la porta non era più chiusa a chiave: Janne dunque doveva essere proprio li. Quando entrammo ci stava dando le spalle, ed era davanti alla sua tastiera. Era come se non ci avesse sentito. Le note di DownFall riempivano l’aria che odorava di chiuso. Quella era la canzone che più amava suonare...
Alexi stava per chiamarlo, ma lo fermai mettendogli la mano sul braccio e facendogli cenno di tacere. Se Janne stava facendo così, un motivo doveva esserci. Ed ero sicura che la sua memoria fosse tornata, almeno parzialmente, se si era ricordato dove fosse la sala prove, quale fosse la chiave giusta per entrare e quale quella che apriva il deposito degli strumenti, e infine le note delle canzoni. Ogni tanto inciampava sulle note (dopotutto era un mese che non metteva le mani su una tastiera!!), ma non si perdeva d'animo, e ripeteva il passaggio finchè non gli riusciva, poi continuava.
Quando ebbe finito rimase immobile con la testa piegata verso l’alto. Janne? lo chiamai dolcemente. Lui si girò piano. Aveva il volto rigato di lacrime, e sorrideva. Sorrideva non con il sorriso timido e sperduto del Janne che aveva perso la memoria. Sorrideva con il sorriso del Janne di una volta, allegro, vitale e contagioso. Il nostro Janne, insomma.
“Angela!!!! Alexi!!!!” esclamò radioso “Io mi ricordo!!!!” per la felicità si era messo a ballare come un perfetto deficiente, e ci aveva presi per le mani trascinandoci in un forsennato girotondo. Alla fine lo abbracciammo, felici, mentre lui continuava a piangere senza riuscire a smettere. “Forse è meglio chiamare gli altri, a quest’ora saranno terribilmente preoccupati…” propose Alexi pragmatico. Sospirò quando non ottenne risposta nè da me nè da Janne: eravamo troppo impegnati a baciarci, perciò prese il telefono e chiamò.

***
Quella notte la festa fu grande. Bevettero tutti senza ritegno alcuno (tranne me, come sempre! Anche se Janne le provò tutte per farmi ubriacare…anche Erik quella sera decise di non bere. Chissà perché? Forse il motivo però erano le occhiate lascive che gli avevo visto lanciare alla Virginia, piuttosto alticcia... ok, niente eufemismi, era sbronza marcia)tanto che alla fine rimanemmo tutti a dormire a casa di Alexi, tanto lo spazio non mancava.
Quella sera erano venuti anche Marco, Jukka, Emppu e Tuomas dei Nightwish, e Petri degli Ensiferum, tutti buoni amici dei Bambini, e pure loro ci dettero dentro parecchio con l’alcool! Mi sembrava di stare in un sogno... quante celebrità del mondo del metal radunate tutte assieme in un posto solo!! e potevo chiacchierarci tranquillamente come fossero vecchi amici... Quella scena mi sembrava quasi irreale, come un sogno: sbadigliando mi stavo aggirando fra le persone addormentate sui divani e sui tappeti della sala, girando su un fianco e aprendo la bocca a quelli distesi a pancia in su o in giù per evitare che si soffocassero col vomito (benedette lezioni di primo soccorso!!) e appoggiando vicino secchi e bacinelle (Alexi ne aveva una quantità… o casa sua era soggetta ad allagamenti continui- ma abitava al primo piano, quindi direi che la cosa era alquanto improbabile- oppure scene simili erano assai frequenti…).
“Ma lo saai che sei proprio carinaaaa?” biascicò Marco mentre gli mettevo vicino la bacinella. “Capisco perché ti hanno chiamata Angela… sei un vero cherubino, sci sci! Janne, scei proprio fortunat- hic!-” scossi la testa, con un sorriso indulgente. Era proprio fradicio, povero Marco. Domani non si sarebbe ricordato nulla. Di fianco a lui Petri già russava sonoramente con una gamba appoggiata sulla pancia di Henkka. Janne era solo un po’ alticcio, non seriamente ubriaco, ma barcollava comunque, perciò lo aiutai a raggiungere una delle camere degli ospiti.
Si sedette pesantemente sul letto, attirandomi a se.
“Come ti è tornata la memoria?” chiesi, incuriosita.

“Beh” disse lui con quel suo sorriso incredibilmente tenero, ridacchiando (ecco l'effetto di un'intera bottiglia di Jack Daniels...) “ti ricordi… quando ti ho detto che mi pareva di aver già sentito il tuo odore? È cominciato da li. Sentivo che c’era qualcosa che non riuscivo a cogliere, come… come se stessi guardando tutto dietro un vetro smerigliato. Poi stamattina lo sguardo mi è caduto sulla fotografia che noi Children ci siamo scattati sul tour bus nel 1997, quando mi sono unito a loro. L’avevo guardata tante volte, ma non so come mai stamattina ho avuto un flash: Alexi che mi versava della birra addosso sul bus, la zuffa che si è scatenata, Jaska che mi dava manforte, Henkka e Roope che tentavano di separarci… e da li i ricordi hanno cominciato a fluire, un po’ a caso… ancora adesso non sono sicuro dell’ordine cronologico di alcuni, ma almeno li ho recuperati…” mi sussurrò all’orecchio. Il suo respiro mi solleticava la pelle, mentre mi dava dei baci sul collo.
Ci baciammo. Era proprio lui, il mio Janne. Quel vuoto di cui aveva tanta paura alla fine non l’aveva ingoiato, anzi, aveva restituito tutto quello che si era preso.
Mentre mi baciava sorrisi, ripensando a tutto quello che era successo da quando ci eravamo conosciuti. Quanti casini, quanti disastri. Eppure sapevo di poter contare su di lui, per ogni crisi, per ogni guaio. E lui sapeva di poter contare su di me.
Il mio Janne… le sue labbra erano di nuovo le stesse, finalmente. Incredibilmente morbide, terribilmente eccitanti.



mmmmmh, chiedo scusa se mi è venuta così corta... non sono riuscita ad allungare più di così!! dopo questo capitolo ci sarà un'epilogo come per l'altra storia... spero vi sia piaciuta!
   
 
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