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Autore: Evee_Paciock91    17/06/2010    1 recensioni
"...Un bacio non è altro che un apostrofo rosa tra le parole t'amo..." La New Generation alle prese con piccoli, grandi problemi di cuore.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il bacio che aspettavo

Capitolo 1

La famiglia si aggirava tra i binari di King’s Cross cercando di raggiungere il più in fretta possibile le banchine nove e dieci. Era composta, la famiglia, di cinque persone. Il padre, un uomo magro e dinoccolato, camminava assorto nei suoi pensieri. La madre, una donna alta dal volto austero, ma dolce, aveva capelli rossi molto mossi e parlava con un ragazzino sui quindici  (che portava un carrello carico di un grosso baule e una gabbia con una magnifica civetta delle nevi), dall’aria un po’ preoccupata che della madre aveva ereditato solo gli occhi. Il più grande dei fratelli, poteva avere all’incirca sedici anni, cercava di portare con una mano il carrello e con l’altra di mandare un messaggio con un cellulare. Ma era chiaro come il cristallo che gli mancava qualche nozione fondamentale perché non aveva idea di come mandare il messaggio e aveva tutta l’aria di essere una cosa importante. Il ragazzo era alto e molto bello, aveva uno sguardo fiero e aveva capelli corvini. Alla testa del gruppo, invece, si faceva strada una ragazzina di tredici anni piuttosto spavalda e sicura di sé, rossa quanto suo fratello maggiore era scuro e con un corpo asciutto e ben fatto.
“Ci siamo!” gridò emozionata verso il resto della famiglia raggiungendo il muro dell’arco di pietra tra i binari nove e dieci.
Suo padre si portò avanti lasciando per un momento da parte le preoccupazioni che, chiaramente, lo affliggevano.
“Coraggio Lily, prima tu” disse il padre.
La figlia si diresse verso l’arco di pietra, ma quando era lì lì per sbatterci contro scomparve alla vista. Nessuno sembrava aver notato nulla.
“Al, forza, non abbiamo tempo da perdere” borbottò il papà in tono spiccio.
Non avrebbe voluto essere scortese, ma il treno partiva alle undici ed erano già le undici meno un quarto. Il ragazzino parve aver capito e, spiccata un corsetta, scomparve anche lui alla vista.
“James tocca…James? James?” ma suo figlio più grande era rimasto qualche metro più indietro, chiaramente preso dal suo cellulare.
“Harry, tu va da lui. Io intanto vedo di raggiungere Lily e Al. Tu riacciuffa James, vedete di fare presto. Il treno non aspetta” e la donna scomparve dietro il figlio.
Harry corse verso James.
“James, è tardi”
“Aveva promesso che sarebbe venuta papà. Aveva promesso. E non ha idea di come raggiungere il binario 9 e ¾, devo aspettarla io…” il ragazzo sembrava in preda al panico.
“Ok, calmati. Facciamo così. Tu vai al binario e sistemi il tuo baule. Io aspetto qui Ellen e appena arriva te la porto” Harry guardò l’orologio.
Mancavano dieci minuti alle undici e suo figlio non era per niente convinto delle sue parole.
“James, è tardi. Non puoi assolutamente permetterti di perdere il treno”
James sospirò. Guardò un attimo tra la folla e poi guardò il padre. Infine si girò, prese il carrello e si avviò di gran carriera verso l’arco. Avrebbe voluto fermare il tempo e avrebbe voluto per un attimo spezzare la figura di suo padre che sembrava non capire quanto importante fosse incontrare Ellen per quella che prospettava d’essere l’ultima volta prima delle vacanze Natalizie.

 *

 “Lily, Al se avete dimenticato qualcosa ve la spedirò con il solito pacco. A ognuno di voi ho dato dei soldi. Li avete messi nel portafoglio?”
“Si, mamma” rispose Albus.
Lily annuì ma il suo sguardo era rivolto altrove.
“Pronto? Lily Potter è qui con noi?” chiese Ginny guardando sua figlia; poi ne intercettò lo sguardo e vide che guardava con particolare interesse un ragazzino sui quindici anni, alto e biondo che salutava i suoi genitori: Draco Malfoy e Astoria Greengrass.
Lily si girò di scatto e fece un debole sorriso alla madre, ma prima che una delle due potesse dire qualcosa James sfrecciò verso di loro.
“E tuo padre?”
“Papà sta aspettando Ellen lì fuori…Ha detto che io non potevo permettermi di perdere il treno e ha detto che l’avrebbe guidata lui, qui sul binario…” James scrutava la folla torcendosi le dita.
Il treno cominciò a sbuffare nuvole di vapore. Tra poco i suoi tre figli sarebbero partiti per Hogwarts, la Scuola di Magia e Stregoneria.
“Lily, Albus fatevi dare un bacio…” Ginny abbracciò i due.
Avrebbe rimandato la conversazione con sua figlia alle vacanze. I due, quindi, spiccarono una corsa e salirono sul treno. James, con una faccia funerea, si avvicinò alla madre.
“Sapevo che non sarebbe venuta…” sospirò tristemente.
“James…”
“E’ troppo chiedere una relazione normale con una Babbana?” continuò suo figlio irato.
“James, Ellen…”
“Cosa? Non cercare di giustificarla mamma…Guarda, se fosse qui io…”
“MA LEI E’ QUI, JAMES!” esclamò Ginny voltando il figlio dall’altra parte.
Lei era davvero lì. Sorridente in mezzo al fumo e alla folla si avvicinava a James. Quest’ultimo salutò con un bacio e un sorriso sua madre, poi corse verso di lei e si ritrovarono l’uno di fronte all’altra.
“Pensavo che…”
“Che non sarei venuta?” sussurrò Ellen continuando a sorridere.
“Sono un’idiota” rispose James sorridendo e prendendole le mani “Scommetto che non ti è arrivato neanche un messaggio”
“Oh, no. Mi sono arrivati tutti. C’è qualcosa che non sai fare?”
James rise.
“Beh, si. Tonnellate.
Quasi tutte le cose importanti. C’è una cosa che credevo di non saper fare, ma non lo so, comincio a pensare che forse sono capace. Vediamo” e la baciò.
Secondi, minuti, ore, giorni…James non seppe mai quanto durò quel bacio. Per lui tutto si era fermato. Ma quando la lasciò andare appurò che erano ancora sul binario 9 e ¾ e che il treno non era ancora partito anche se ora sbuffava vapore incessantemente.
“Ritiro. Hai ragione. Non c’è niente che non so fare” disse James sorridendo e la baciò di nuovo “Ti manderò una civetta da Hogwarts ogni settimana. Lo sai che tecnologia e magia non vanno d’accordo e il cellulare sarebbe del tutto inutile. Per contattarmi basterà che tu risponda alla lettera e la dia al gufo con l’indirizzo…”
“James Potter, Torre di Grifondoro, Hogwarts” concluse Ellen.
Il treno cominciò a fischiare. Harry si avvicinò ai due ragazzi.
“James, è proprio venuta l’ora di salutarci”
Il ragazzo annuì e strinse la mano a suo padre. Poi lo abbracciò. Sciolto l’abbraccio, James baciò ancora una volta Ellen e salì sul treno. Si sporse dal finestrino: i suoi genitori ed Ellen erano lì e lo salutavano freneticamente. Il treno prese a muoversi ed Ellen spiccò la rincorsa e continuò a salutare fin quando il treno non voltò l’angolo e James scomparve alla vista.

Note dell'autrice:

Ancora una volta ringrazio coloro che saranno tanto gentili da leggere questa fan fiction e da lasciare recensioni. Sia positive che negative. Non ho mai amato fantasticare sulla New Generation, ma la fantasia non conosce limiti e alla fine ho buttato giù qualcosa. L'idea mi è venuta quando un ragazzo di nome Giacomo mi ha ceduto il posto in libreria per pagare il libro delle Favole di Beda il Bardo. Alle volte, il destino gioca buffi scherzi.
  
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