Capitolo 1
La
famiglia si aggirava tra i binari di King’s Cross cercando di
raggiungere il più in fretta possibile le banchine nove e
dieci. Era composta, la famiglia, di cinque persone. Il padre, un uomo
magro e dinoccolato, camminava assorto nei suoi pensieri. La madre, una
donna alta dal volto austero, ma dolce, aveva capelli rossi molto mossi
e parlava con un ragazzino sui quindici (che
portava un carrello carico di un grosso baule e una gabbia con una
magnifica civetta delle nevi), dall’aria un po’
preoccupata che della madre aveva ereditato solo gli occhi. Il
più grande dei fratelli, poteva avere all’incirca
sedici anni, cercava di portare con una mano il carrello e con
l’altra di mandare un messaggio con un cellulare. Ma era
chiaro come il cristallo che gli mancava qualche nozione fondamentale
perché non aveva idea di come mandare il messaggio e aveva
tutta l’aria di essere una cosa importante. Il ragazzo era
alto e molto bello, aveva uno sguardo fiero e aveva capelli corvini.
Alla testa del gruppo, invece, si faceva strada una ragazzina di
tredici anni piuttosto spavalda e sicura di sé, rossa quanto
suo fratello maggiore era scuro e con un corpo asciutto e ben fatto.
“Ci siamo!” gridò emozionata verso il
resto della famiglia raggiungendo il muro dell’arco di pietra
tra i binari nove e dieci.
Suo padre si portò avanti lasciando per un momento da parte
le preoccupazioni che, chiaramente, lo affliggevano.
“Coraggio Lily, prima tu” disse il padre.
La figlia si diresse verso l’arco di pietra, ma quando era
lì lì per sbatterci contro scomparve alla vista.
Nessuno sembrava aver notato nulla.
“Al, forza, non abbiamo tempo da perdere”
borbottò il papà in tono spiccio.
Non avrebbe voluto essere scortese, ma il treno partiva alle undici ed
erano già le undici meno un quarto. Il ragazzino parve aver
capito e, spiccata un corsetta, scomparve anche lui alla vista.
“James tocca…James? James?” ma suo
figlio più grande era rimasto qualche metro più
indietro, chiaramente preso dal suo cellulare.
“Harry, tu va da lui. Io intanto vedo di raggiungere Lily e
Al. Tu riacciuffa James, vedete di fare presto. Il treno non
aspetta” e la donna scomparve dietro il figlio.
Harry corse verso James.
“James, è tardi”
“Aveva promesso che sarebbe venuta papà. Aveva
promesso. E non ha idea di come raggiungere il binario 9 e
¾, devo aspettarla io…” il ragazzo
sembrava in preda al panico.
“Ok, calmati. Facciamo così. Tu vai al binario e
sistemi il tuo baule. Io aspetto qui Ellen e appena arriva te la
porto” Harry guardò l’orologio.
Mancavano dieci minuti alle undici e suo figlio non era per niente
convinto delle sue parole.
“James, è tardi. Non puoi assolutamente
permetterti di perdere il treno”
James sospirò. Guardò un attimo tra la folla e
poi guardò il padre. Infine si girò, prese il
carrello e si avviò di gran carriera verso l’arco.
Avrebbe voluto fermare il tempo e avrebbe voluto per un attimo spezzare
la figura di suo padre che sembrava non capire quanto importante fosse
incontrare Ellen per quella che prospettava d’essere
l’ultima volta prima delle vacanze Natalizie.
“Si, mamma” rispose Albus.
Lily annuì ma il suo sguardo era rivolto altrove.
“Pronto? Lily Potter è qui con noi?”
chiese Ginny guardando sua figlia; poi ne intercettò lo
sguardo e vide che guardava con particolare interesse un ragazzino sui
quindici anni, alto e biondo che salutava i suoi genitori: Draco Malfoy
e Astoria Greengrass.
Lily si girò di scatto e fece un debole sorriso alla madre,
ma prima che una delle due potesse dire qualcosa James
sfrecciò verso di loro.
“E tuo padre?”
“Papà sta aspettando Ellen lì
fuori…Ha detto che io non potevo permettermi di perdere il
treno e ha detto che l’avrebbe guidata lui, qui sul
binario…” James scrutava la folla torcendosi le
dita.
Il treno cominciò a sbuffare nuvole di vapore. Tra poco i
suoi tre figli sarebbero partiti per Hogwarts, la Scuola di Magia e
Stregoneria.
“Lily, Albus fatevi dare un bacio…”
Ginny abbracciò i due.
Avrebbe rimandato la conversazione con sua figlia alle vacanze. I due,
quindi, spiccarono una corsa e salirono sul treno. James, con una
faccia funerea, si avvicinò alla madre.
“Sapevo che non sarebbe venuta…”
sospirò tristemente.
“James…”
“E’ troppo chiedere una relazione normale con una
Babbana?” continuò suo figlio irato.
“James, Ellen…”
“Cosa? Non cercare di giustificarla mamma…Guarda,
se fosse qui io…”
“MA LEI E’ QUI, JAMES!”
esclamò Ginny voltando il figlio dall’altra parte.
Lei era davvero lì. Sorridente in mezzo al fumo e alla folla
si avvicinava a James. Quest’ultimo salutò con un
bacio e un sorriso sua madre, poi corse verso di lei e si ritrovarono
l’uno di fronte all’altra.
“Pensavo che…”
“Che non sarei venuta?” sussurrò Ellen
continuando a sorridere.
“Sono un’idiota” rispose James sorridendo
e prendendole le mani “Scommetto che non ti è
arrivato neanche un messaggio”
“Oh, no. Mi sono arrivati tutti. C’è
qualcosa che non sai fare?”
James rise.
“Beh, si. Tonnellate. Quasi tutte le cose
importanti. C’è una cosa che credevo di non saper
fare, ma non lo so, comincio a pensare che forse sono capace.
Vediamo” e la baciò.
Secondi, minuti,
ore, giorni…James non seppe mai quanto durò quel
bacio. Per lui tutto si era fermato. Ma quando la lasciò
andare appurò che erano ancora sul binario 9 e ¾
e che il treno non era ancora partito anche se ora sbuffava vapore
incessantemente.
“Ritiro.
Hai ragione. Non c’è niente che non so
fare” disse James sorridendo e la baciò di nuovo
“Ti manderò una civetta da Hogwarts ogni
settimana. Lo sai che tecnologia e magia non vanno d’accordo
e il cellulare sarebbe del tutto inutile. Per contattarmi
basterà che tu risponda alla lettera e la dia al gufo con
l’indirizzo…”
“James
Potter, Torre di Grifondoro, Hogwarts” concluse Ellen.
Il treno
cominciò a fischiare. Harry si avvicinò ai due
ragazzi.
“James,
è proprio venuta l’ora di salutarci”
Il ragazzo
annuì e strinse la mano a suo padre. Poi lo
abbracciò. Sciolto l’abbraccio, James
baciò ancora una volta Ellen e salì sul treno. Si
sporse dal finestrino: i suoi genitori ed Ellen erano lì e
lo salutavano freneticamente. Il treno prese a muoversi ed Ellen
spiccò la rincorsa e continuò a salutare fin
quando il treno non voltò l’angolo e James
scomparve alla vista.
Ancora una volta ringrazio coloro che saranno tanto gentili da leggere questa fan fiction e da lasciare recensioni. Sia positive che negative. Non ho mai amato fantasticare sulla New Generation, ma la fantasia non conosce limiti e alla fine ho buttato giù qualcosa. L'idea mi è venuta quando un ragazzo di nome Giacomo mi ha ceduto il posto in libreria per pagare il libro delle Favole di Beda il Bardo. Alle volte, il destino gioca buffi scherzi.