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Autore: Elly    18/06/2010    11 recensioni
Cento buoni motivi a favore della coppia Runami, riuniti in una raccolta di flash fic.
*...aveva i suoi amici, i soldi, un'avventura da vivere e un sogno da realizzare. Tutto era perfetto...o no?*
Genere: Avventura, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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perché sono angst

 

ATTENZIONE: leggerissimo spoiler dei capitoli 583 e seguenti.

 

-RUFYYY!-

 

Nami urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, sporgendosi pericolosamente dal parapetto della torre sulla quale lei e la ciurma si erano riparati; fu solo grazie alla prontezza di riflessi di Sanji, che la afferrò per i fianchi trascinandola indietro, che la navigatrice non cadde di sotto.  Il capitano, distratto dall'urlo di Nami, si guardò istintivamente alle spalle per controllare che i suoi compagni stessero bene; la ferita che gli aveva procurato Coral bruciava senza tregua e sanguinava copiosamente. Stavano combattendo ininterrottamente da diversi minuti, dopo una settimana passata a dargli la caccia. 

 

-Moccioso, cosa speri di ottenere?-

 

Il nemico che Rufy si era ritrovato davanti era completamente diverso da coloro che aveva affrontato fino a quel momento; solitamente spocchiosi, accecati dal fanatismo verso sé stessi, si tradivano sempre stupidamente permettendo al capitano di trovare lo spiraglio nella loro difesa e distruggerli. Coral, invece, non aveva perso tempo vantandosi di ciò che sapeva o non sapeva fare, aveva osservato Rufy con attenzione e reagito ai suoi attacchi con una calma ed una precisione tutt'altro che comuni.

 

-Tu…mi hai rubato…una cosa molto importante-

 

Biascicò Rufy premendosi con fatica una mano sulla ferita, nel vano tentativo di fermare il sangue. 

 

-Intendi questo stupido cappello di paglia?-

 

Domandò il pirata, rigirandosi tra le dita il copricapo di Rufy, senza ombra di derisione o ilarità nella voce. 

 

-Sei disposto a morire per questo oggetto?-

 

-No, ma sono disposto a morire per ciò che rappresenta-

 

Coral fu a suo modo colpito da quell'affermazione e sorrise fiero in direzione di Rufy.

 

-Fa piacere affidare la nuova era della pirateria a gente come te-

 

Un boato indicò che un nuovo colpo di Coral era andato a segno e Nami, con la schiena contro i mattoni della torretta e protetta dall'abbraccio sicuro di Sanji, si fece sfuggire un gemito.  Il cuoco si sporse oltre la protezione offerta dal muro ed imprecò con rabbia. 

 

-Quell'idiota!-

 

Esclamò, tornando ad appiattirsi accanto a Nami ed inalando febbrilmente il fumo della sigaretta.  Un proiettile gli passò esattamente sopra la testa, sibilando, scompigliandogli i capelli biondi impiastricciati di sangue e polvere. 

 

-Sta perdendo troppo sangue! Devo andare a…-

 

Disse Chopper, cercando di alzarsi in piedi, ma Zoro gli appoggiò una mano sulla testa e lo spinse nuovamente a terra, al sicuro. 

 

-Non possiamo muoverci, saremmo solo una distrazione per lui!-

 

Spiegò con rabbia a malapena trattenuta. Nami si divincolò dall'abbraccio di Sanji, cercando di vedere cosa stesse succedendo; fece appena in tempo ad individuare il capitano -ferito e stanco- che un boato spaventoso fece tremare la  torre in cui avevano trovato riparo; una nuvola di polvere si alzò dalle fondamenta e, dopo qualche dondolamento incerto, l'edificio collassò su sé stesso,  trascinandosi dietro la ciurma. 

 

****

 

La prima cosa di cui Nami si rese conto, quando aprì gli occhi, fu il tremendo mal di testa che le rendeva difficile riprendere pienamente i contatti con la realtà. 

Con movimenti scomposti  si mise seduta, massaggiandosi le tempie in cerca di sollievo, e si guardò intorno; del vecchio borgo in cui avevano ingaggiato battaglia con Coral non rimaneva ormai che un mucchio di macerie polverose. I boati dei cannoni, le urla e il sibilo dei proiettili si erano quietati e tutto ciò che la circondava non era altro che un inquietante silenzio.  

Distrutti.

Era l'unica parola che potesse descrivere esattamente la ciurma dopo quello scontro; non avevano mai incontrato un avversario così ostico né erano mai usciti da uno scontro in condizioni tanto pietose. Nami sganciò con fatica i lacci dei sandali e se li tolse con malagrazia, abbandonandoli sul selciato; aggirarsi scalza tra le macerie non era certamente sicuro, ma il dolore pulsante alla caviglia sinistra le avrebbe impedito di camminare sui tacchi senza rovinare a terra.  

 

-RUFY!-

 

Chiamò, con la voce arrochita dalla polvere. Il silenzio che accolse il suo richiamo le premette fastidiosamente sui timpani e la ragazza scosse meccanicamente la testa per liberarsi di quella sensazione. 

 

-ZORO! RAGAZZI!-

 

Un sassolino rotolò giù dallo scheletro di un' abitazione, attirando l'attenzione di Nami: giacente tra  i resti sventrati della strada, coperto di sangue e con gli abiti ridotti a brandelli, stava Rufy.  

L'aria sembrò congelarsi nei polmoni di Nami, che trattenne bruscamente il respiro, terrorizzata; ignorando il dolore e la stanchezza, si alzò in piedi bruscamente e corse dal suo capitano. Aveva ormai perso il conto di tutte le volte in cui era stata in apprensione per le sorti del capitano; ogni volta Rufy le ripeteva che era una sciocca a preoccuparsi tanto e che lui non sarebbe certo morto. 

 

"D'altra parte io sono di gomma!"

 

Questa era la frase preferita da Rufy, anche se gli procurava sempre un sacco di bernoccoli. 

 

"Sei di gomma, mica immortale!"

 

Ribatteva furiosa la navigatrice, calando il suo ormai celeberrimo pugno sulla testa del malconcio capitano, nonostante le proteste di Chopper. 

Ogni volta che lo vedeva a terra privo di sensi e ferito, però, Nami cominciava a ripetersi la stessa frase, come se quella constatazione potesse allontanare la paura, dandole la forza per affrontare la situazione di emergenza con lucidità. 

 

-RUFY!-

 

Esclamò una volta che gli si fu inginocchiata accanto. Le condizioni  del ragazzo erano tutt'altro che incoraggianti; come tutte le volte in cui c'era stato da proteggere i suoi compagni, Rufy aveva ignorato i suoi limiti e aveva combattuto finchè c'era stato anche solo un alito di forza nel suo corpo.  Nami osservò con angoscia crescente le numerose ferite sul corpo di Rufy e sentì gli occhi inumidirsi, ma ignorò con rabbia le lacrime che avevano cominciato a scorrerle sul volto; se fosse caduta preda della disperazione non sarebbe stata più di nessun aiuto. Prese il volto di Rufy tra le mani e si chinò per sentire se respirava ancora; un soffio leggero, quasi impercettibile, raffreddò la pelle sudata della ragazza, che tirò un piccolo sospiro di sollievo.

 

Grazie al cielo...

 

La navigatrice si strappò malamente un lembo di stoffa dal vestito, ormai a brandelli, e lo utilizzò per tamponare la ferita al fianco del ragazzo, facendo pressione affinché il flusso sanguigno diminuisse e l'emorragia si fermasse. 

 

-Na…Nami-

 

Sentendosi chiamare, la ragazza si voltò fino ad incontrare lo sguardo velato del suo capitano. Rufy era di un pallore allarmante, ma Nami si sforzò di sorridere.

 

-Non è niente, Rufy, ora troviamo Chopper e…-

 

Una mano le si chiuse con forza sul polso; Rufy aveva uno sguardo angosciato e la sua mano tremava nello sforzo di stringerla. La navigatrice non diminuì di fare pressione sulla ferita, ignorando volutamente il calore viscoso che le impiastricciava le dita. Non aveva davvero mai pensato di poterlo perdere; Rufy era sempre stato così forte e sicuro, anche nei momenti di maggiore difficoltà, che la sua vittoria era sempre stata inconsciamente scontata. Eppure, inginocchiata tra le macerie del borgo sventrato, con le ginocchia sbucciate e il capitano che diventava ad ogni secondo più pallido, Nami iniziò a sentire un gelo familiare invaderle l'animo. Ricordava fin troppo bene quella sensazione; l'aveva accompagnata per otto lunghi anni, quando, alla luce tremula di una candela, disegnava carte nautiche per Arlong.   

 

-Nami…-

 

Biascicò Rufy, senza lasciarle andare il polso.

 

-Nami, come sta…-

 

Capendo ciò a cui il ragazzo alludeva, la navigatrice si morse il labbro con forza. Non aveva ancora potuto constatare se il bambino stesse bene o no; il fatto che non avesse più scalciato, però, la preoccupava terribilmente. La parte ancora lucida della sua mente soffocò la preoccupazione e obbligò Nami a concentrarsi sul capitano.

 

-Stiamo bene-

 

Gli assicurò e mai le fu tanto difficile mentire. Il ragazzo trasse un profondo respiro, appoggiando nuovamente il capo tra la polvere, l'espressione sollevata. 

 

-Rufy, dobbiamo trovare gli altri!-

 

Esclamò Nami, osservando la ferita che non accennava a smettere di sanguinare. 

 

-Coral…mi ha detto una cosa prima di sparire-

 

Mormorò il capitano, portandosi una mano sugli occhi. Il mondo iniziava ad apparirgli inspiegabilmente sfocato e la mente pareva un vuoto e silenzioso bianco in cui i pensieri galleggiavano scoordinati. 

Una macchia confusa color del tramonto gli occupò con forza il campo visivo e i pensieri di Rufy rincorsero fantasie infantili, popolate da montagne di immondizia, case sugli alberi e banditi di montagna (*).

 

-Chissà se Dadan ci sgriderà. Non le piace vedere me ed Ace tornare a casa feriti-

 

Mormorò, mentre due inspiegabili lacrime gli rotolavano sulle guance; in quel bianco infinito in cui cercava di riordinare i pensieri, Ace appariva ragazzino e lo invitava a bere il sakè, per diventare "ufficialmente fratelli". 

 

Ace…

 

Chissà perché quel nome si portava dietro una tale nostalgia. 

 

-RUFY! RUFY!-

 

La voce di Nami gli esplose improvvisamente nelle orecchie e lo indusse ad aprire gli occhi, anche se non ricordava esattamente quando li avesse chiusi. La navigatrice era china su di lui e lo chiamava con il volto stravolto dall'angoscia; Rufy non l'aveva mai vista così: i capelli le cadevano scompigliati sul viso sporco e graffiato, gli occhi erano gonfi di lacrime ed irritati dalla polvere presente nell'aria. Nonostante ciò, la trovò incredibilmente bella.

 

-Resta sveglio, dannazione! Dobbiamo trovare gli altri!-

 

Esclamò Nami, cercando invano di tirarlo in piedi. 

 

-Non puoi mollarci proprio ora, idiota!-

 

Aggiunse con rabbia, passandosi il braccio di Rufy attorno alle spalle e cercando di tirarlo su. Il capitano, a quelle parole, puntò i piedi a terra e si rimise faticosamente in piedi, pur barcollando paurosamente. 

 

-Andiamo…a cercarli-

 

Mormorò, mentre il bianco ovattato della sua mente piano piano si disperdeva e il dolore tornava ad invadere ogni suo capillare; ora poteva sentire ogni singolo graffio, ogni contusione, ogni rivolo di sangue che gli scivolava sulla pelle martoriata. Si appoggiò maggiormente a Nami e si guardò intorno, cercando di rimanere lucido.  I suoi compagni…Coral aveva davvero mantenuto la promessa e non aveva fatto loro del male?

Camminarono faticosamente tra le macerie, accompagnati solo dal suono dei loro passi strascicati, finchè Nami non ruppe il silenzio. 

 

-Cosa ti ha detto?-

 

Domandò, continuando a guardarsi intorno. Non era  sicura di voler sapere ciò che Coral avesse detto al capitano, ma non si spiegava come un pirata con un tale potere avesse deciso di risparmiarli. 

 

-Che è stata tutta una prova…e ci ha lasciato…un compito-

 

Spiegò Rufy, pulendosi con la mano libera il sangue che continuava a colargli sugli occhi. Nami smise di camminare e cercò il suo sguardo, allarmata.

 

-Che compito?-

 

Domandò e il capitano sfuggì ai suoi occhi indagatori, con la scusa di voler osservare meglio lo scheletro di un edificio; come poteva dirle che non aveva risposta a quella domanda?

 

 

Quando la torre crollò sotto i colpi dei cannoni nemici, Rufy sentì l'angoscia salire in lui come l'onda dell'acqua laguna. Voltò le spalle all'avversario e cominciò a correre disperatamente verso l'ammasso di macerie, urlando a squarciagola il nome dei suoi compagni. Non aveva fatto che pochi passi quando si sentì schiacciare a terra; Coral stava sopra di lui e lo teneva immobilizzato, aiutato dalla sua corporatura robusta. 


-Lasciami, bastardo!-


Si ribellò Rufy ma un colpo in pieno viso lo fece tacere.


-Ti ho osservato, Monkey D. Rufy. Sei all'altezza delle voci che circolano su di te, ed è per questo che ti assicuro che ai tuoi compagni non verrà fatto alcun male, se accetterai di aiutarmi-


A quelle parole il capitano guardò con sfida Coral, la rabbia a malapena trattenuta. 


-Ai miei compagni non sarà fatto comunque alcun male! Non finchè ci sarò io a proteggerli!-


Coral, senza cambiare espressione, afferrò il capo di Rufy e lo fece sbattere violentemente contro il tetto dell'abitazione su cui erano. Il dolore annebbiò la mente di Rufy per qualche secondo, mostrandogli il viso di Coral incerto ed ondeggiante come se fossero sott'acqua. 


-Potrai proteggerli solo se mi ascolterai. I miei uomini sono radunati intorno alle macerie della torre e tengono sotto tiro tutti i tuoi compagni; aspettano solo un mio ordine per abbandonare il campo oppure per ucciderli-


-Bastardo!-


-Insultarmi non ti aiuterà a salvarli. Voglio solo un sì o un no. Verrà un momento in cui ti giungerà la notizia della mia cattura da parte della Marina; dovrai venire alla mia esecuzione, senza la tua ciurma...sarà quello il momento in cui ti sarà chiaro il compito che ti ho affidato. Ho la tua parola Monkey D. Rufy?-


Rufy serrò le labbra e voltò un poco il capo, scorgendo con la coda dell'occhio gli uomini di Coral; erano appostati intorno alle rovine della torre, con i fucili già imbracciati. Rufy aveva una fiducia cieca nella sua ciurma, ma lo scontro di poco prima gli aveva reso chiaro che lo squilibrio di forze era troppo. 


-Hai la mia parola- 


Mormorò infine. Per un brevissimo istante Coral assunse un'espressione sollevata. 


-Questo è per ricordarti la promessa-


Disse e, l'ultima cosa che Rufy vide prima di precipitare in un buio ovattato, fu una mano enorme calata con forza sul suo addome. 

 

**** 

 

Rufy si alzò di scatto dal letto, gli occhi sbarrati e un dolore non ben identificato che gli divorava le viscere. Si portò le mani al petto, stringendo tra le dita sudate la stoffa della casacca; sembrava che la pelle gli stesse andando a fuoco. Scalciando per liberarsi del lenzuolo, Rufy si alzò dal letto e si avviò verso la porta dell'abitazione, aprendola e cercando di fare il meno rumore possibile; Nami, distesa a letto e profondamente addormentata, sembrava non essersi accorta di nulla.  Il capitano scivolò fuori di casa e si ritrovò tra i silenziosi filari di mandarini bagnati dalla luna; la risacca delle onde era un sottofondo ovattato, che Rufy percepiva a malapena a causa del battito furioso del proprio cuore. 

Il marchio lasciatogli da Coral più di un anno prima stava bruciando. Quando Chopper, dopo lo spaventoso scontro con il pirata, gli aveva curato le ferite, non era riuscito a spiegarsi come mai sul fianco di Rufy fosse presente un'ustione che, nonostante gli unguenti, non migliorasse. Il capitano aveva detto al medico di lasciar perdere perché, tanto, non gli procurava alcun dolore e Chopper, poco alla volta, aveva smesso di insistere per controllargliela ogni giorno. Il ragazzo si era interrogato a lungo su ciò che potesse essere quella scottatura ed era giunto alla conclusione che Coral, nel momento in cui gliela aveva fatta, volesse assicurarsi che lui si ricordasse la promessa. 

 

"Dovrai recarti sul luogo della mia esecuzione…"

 

Quelle parole rimbombarono nella mente del capitano, mentre la brezza marina gli asciugava la pelle e portava sollievo alla scottatura.  Dunque era giunto il momento di assolvere il compito che Coral gli aveva lasciato? La mente di Rufy ripercorse il tempo trascorso dopo il devastante scontro con il pirata: ne erano usciti tutti vivi anche se malandati e per qualche settimana avevano interrotto la navigazione, in attesa che i membri della ciurma si riprendessero. La pancia di Nami, intanto, diventava ogni giorno più grande e la ragazza era sempre più inquieta. Quando aveva annunciato alla ciurma di essere incinta, nonostante la felicità portata dalla notizia, tutti si erano a lungo interrogati su come avrebbero potuto continuare il viaggio con un infante a bordo. Rufy, come al solito, non pareva preoccuparsene più di tanto; cosa sarebbe mai potuto cambiare? Certo, forse si sarebbe dormito qualche ora di meno e Robin avrebbe dovuto aiutare Nami nella navigazione, ma nulla di davvero drastico. Dopo la battaglia con Coral, però, il capitano aveva cambiato parere; l'angoscia provata nel momento in cui si era reso conto di non riuscire a proteggere i suoi compagni era stata quadruplicata dall'idea che Nami, la sua Nami, potesse rimanere ferita  e perdere il bambino. Cosa sarebbe successo se, nel Nuovo Mondo, avessero dovuto affrontare altri scontri simili? Se suo figlio fosse stato coinvolto nella battaglia e lui non fosse riuscito a proteggerlo? Quando espose i suoi dubbi alla ciurma, la discussione sfociò in una paurosa litigata, che ebbe termine solo quando Nami, in lacrime, si rifugiò nella stanza delle ragazze sbattendo la porta. Sanji e Zoro, entrambi furiosi, lasciarono  Rufy solo con i suoi pensieri, sostenendo entrambi -per una volta d'accordo- che erano in quella situazione solo a causa del comportamento sconsiderato del capitano. Chopper aveva confessato in seguito, mesto, che le cose che i suoi due compagni avevano detto durante la litigata erano dettate solo dalla rispettiva impossibilità di avere vicino le compagne che amavano. Rufy aveva annuito con aria poco convinta; era a conoscenza del fatto che Sanji avesse lasciato Nojiko e la sua bambina di un anno per onorare la promessa che aveva fatto a Rufy il giorno in cui si era imbarcato con loro, e che Zoro avesse una situazione altrettanto complicata alle spalle. Loro, però, avevano messo le proprie promesse e i propri sogni al di sopra di ogni cosa e non lo avevano abbandonato. E lui? Non aveva forse infranto la promessa di proteggerli e di guidarli, implicita nel fatto di essere il capitano? Rufy pensò a lungo in quei giorni in cui erano rimasti obbligatoriamente ormeggiati e giunse alla conclusione che il viaggio, almeno temporaneamente, avrebbe dovuto essere interrotto.  Poco tempo dopo la ciurma si sciolse, con la promessa che il prima possibile si sarebbero ritrovati per riprendere il viaggio da dove l'avevano lasciato.  Nami, Rufy e Sanji salparono verso l'isola della navigatrice e si stabilirono a casa di Nojiko, dove Sanji poté finalmente riabbracciare Zefira, la sua piccina dalle sopracciglia a ricciolo. 

 

-Cosa ci fai qua fuori?-

 

Rufy si voltò, incontrando lo sguardo preoccupato di Nami; aveva addosso solo la camicia da notte con cui dormiva e si stringeva nelle braccia per contrastare la fredda brezza notturna.  

 

-E' giunto il momento-

 

Disse semplicemente Rufy; sapeva che Nami avrebbe capito. 

Prima della nascita di Roxanne, i due ragazzi avevano discusso a lungo sul da farsi; la navigatrice all'inizio aveva insistito affinché Rufy richiamasse i suoi compagni e spiegasse loro del "compito" che Coral gli aveva lasciato, ma Rufy era stato categorico. 

 

"Ci siamo promessi che ci saremmo rincontrati solo per riprendere il viaggio verso lo One PIece. Non ho intenzione di coinvolgerli!"

 

Quando Nami aveva detto che allora lo avrebbe accompagnato lei da sola, il capitano aveva scosso ancora la testa. Chi si sarebbe occupato della piccola Roxanne in loro assenza? Ma Nami non aveva voluto sentire ragioni e, alla fine, Rufy aveva ceduto. 

 

-Torna dentro, fa freddo qui-

 

Mormorò Rufy, vedendo come Nami si frizionava le braccia. Lei lo ignorò.

 

-Verrò con te- 

 

Disse con tono sicuro, per ricordargli che la decisione presa un anno prima non era cambiata; Rufy sospirò ed annuì. Sapeva che non avrebbe potuto fare nulla per impedirle di fare ciò che aveva detto. 

 

-Roxanne se la caverà. Sanji e Nojiko si occuperanno di lei- 

 

Aggiunse la navigatrice, con un cipiglio un po' meno determinato di prima ma che non ammetteva repliche. Il capitano annuì di nuovo.

 

-Sì. E risolta questa situazione riprenderemo il mare tutti insieme, come all'inizio dell'avventura-

 

Entrambi sorrisero a quel pensiero; sì, avrebbero ricominciato a navigare e Rufy sarebbe diventato, finalmente, il re dei pirati. Con due rapide falcate Rufy raggiunse Nami e se la strinse al petto di slancio, affondando il viso tra i suoi capelli.  

 

-Sei sicura di volermi seguire?-

 

Domandò, stringendola a sè. Nami strofinò la guancia contro il petto del marito e gli passò le braccia intorno alla vita.

 

-Quando ancora ero solo tua amica mi ripromisi che ti avrei seguito fino in fondo; l'essere diventata tua moglie non può che rafforzare questa promessa-

 

Rimasero in silenzio per alcuni momenti, mentre il cielo cominciava a tingersi dei colori del mattino.

 

-E poi…-

 

Aggiunse Nami.

 

-…mi piace l'idea di diventare Regina. Avrò un sacco di tesori!-

 

Rufy rise di cuore e per un attimo, mentre i primi raggi dell'alba gli illuminavano il viso, parve ad entrambi che il tempo non fosse mai passato. 

 

NDA

Allora…ecco che il nostro viaggio in compagnia di Rufy e Nami è ricominciato! ^^ Siete contenti? Mi scuso per l'enorme ritardo, ma purtroppo, all'inizio di questo lungo cammino verso i cento capitoli, mi sono ripromessa che avrei scritto solo capitoli di cui avrei potuto essere fiera. Con questo non voglio dire che saranno tutti perfetti, stupendi, avventurosi, etc., ma che, pur con i loro errori e le loro imperfezioni, saranno tutti nati da un'ispirazione sincera e non scritti "tanto per concludere la storia". Chiedo davvero scusa per il ritardo, spero che non ne avvengano più di così lunghi. 

Tornando al capitolo, che ve ne pare? ^^ E' un altro indizio sulla long fic che sto scrivendo ma che, almeno per ora, resterà al sicuro sul mio pc (voglio almeno concludere la prima parte della storia prima di pubblicarla :D). Spero davvero che vi piaccia, fatemi sapere! Rinnovo l'invito a dirmi le scene che vorreste vedere tra Rufy e Nami, oppure i  momenti del manga che vi hanno toccato e vorreste vedere in una one shot!  Un bacio ed un abbraccio fortissimo a tutti i lettori e recensori! :D

 

(*) Chi ha letto gli ultimi spoiler sa di cosa sto parlando ^^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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