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Autore: Shahrazad    18/06/2010    11 recensioni
Edward lascia Bella, ma quando la ritrova sei mesi dopo.. incontrerà anche "qualcuno" di totalmente inaspettato. Quanto può essere forte l'amore paterno?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Amore paterno
                                                                                       
                          Nostra


                                                                             Reneesme


S
apevo che ritornare a Forks, dopo così poco tempo, non sarebbe stato affatto salutare. Il mio umore, non che normalmente fosse alle stelle, ne risentì.
Nonostante il saperla così vicina mi rendesse elettrizzato ed euforico, la paura (o avrei dovuto chiamarla speranza?) che lei mi avesse dimenticato, mi angosciava.
La mia famiglia, era rimasta nell'Illinois per qualche mese e poi era ritornata a casa sotto le pressioni di mia sorella Alice. La conoscevo bene, mi aspettavo che da un momento all'altro avrebbe finito per non darmi ascolto e pestare i piedi.
Ma chi ero io poi per giudicare? Uomo, egoista, vigliacco. Chi più ne ha, più ne metta.
Non ero riuscito a resistere nemmeno sei mesi di lontananza da Isabella, e come un cane della peggiore specie tornavo a testa bassa per implorare il suo perdono.
Per chiedere scusa, di una fuga così riprovevole. E poi, la sensazione più brutta, quella che mi attanagliava lo stomaco anche quando cacciavo. La vergogna.
Io, ragazzo di altri tempi. Vissuto in un epoca dove la virtù di una ragazza non era altro che un fiore prelibato concesso in dono solo al momento delle nozze, avevo libato il dolce sapore della sua innocenza.
E quella notte stessa, mentre l'avevo vista chiudere gli occhi e addormentarsi con il più dolce dei sorrisi a me dedicati, frutto di una sua soddisfacente vittoria, come se non cercassi di accontentare ogni suo minimo desiderio, l'avevo abbandonata.
Da allora non avevo più voluto avere sue notizie. Mi ero allontanato, ad avevo costretto anche gli altri a farlo minacciandoli con l'incolumità di Bella.
Il che non era poi una bugia vera e propria, visto le condizioni pietose in cui l'avevo lasciata. Piena di lividi e graffi, i suoi vestiti a brandelli vicino alla scrivania dove l'avevo vista sempre studiare.
Ma quello era nulla in confronto al senso di colpa, l'avevo privata della sua verginità, il suo bene più prezioso. Ero stato soggiogato da quel profumo invitante, tanto per la mia fame quanto per il mio corpo.
Avrei dovuto resistere al dolce richiamo dei suoi seni lattei, del suo ventre piatto, dei capelli così morbidi e aromatici. Non era stata certo la prima volta che Bella aveva provato a sedurmi.


I suoi tentativi ormai si ripetevano quasi ogni sera, quando dopo l'ora di cena salivo per la sua finestra. E come ogni sera, ovviamente io tracciavo una linea di confine, o almeno ci provavo.
Ma quella notte per me fu più difficile del previsto. Trovai Bella già sotto le lenzuola, dall'angolazione della finestra mi dava le spalle.
Era pieno agosto e l'insolito bozzolo mi fece arrestare un attimo. Ovviamente non avrei mai potuto prevedere ciò che gli stesse passando per la testa, il suo muro invalicabile per me era ancora un mistero.
"Bella" la chiamai piano, avevo timore di svegliarla nel caso stesse dormendo "non ti senti bene?"
"Certo che sto bene" disse con voce tremante, ma anche se fosse stata male non l'avrebbe mai ammesso "ho solo molto caldo"
Aggrottai la fronte, era così contraddittoria!
Scossi la testa e decisi di entrare nel groviglio di lenzuola, almeno la mia temperatura fredda, che normalmente le provocava troppi brividi, avrebbe giovato a qualcosa.
A tutto ero preparato fuorchè a quello che mi si presentò davanti. Strinsi il corpo di Bella con le mie braccia, ma mi accorsi subito di una certa differenza.
Al tatto il tessuto del suo pigiama era davvero troppo morbido anche per il cotone delle sue solite mise da notte.
Le accarezzai le spalle e sentii il sangue pulsare, pompato dal cuore impazzito. Una mia mano finì per accarezzare il suo petto, volevo sentire il battito vibrare per me.
Merito del mio tocco audace e delicato decise di girarsi e per qualche minuto restai a bocca aperta, quasi fossi alla ricerca di aria.
Le sue guance rosse per la vergogna, normalmente attiravano in me istinti selvaggi, ma in quel momento non destarono più di tanto la mia attenzione.
Era ben altro che catturava il mio sguardo.
Bella era nuda. Completamente nuda, lo avvertiva ogni fibra del mio corpo. Istantaneamente mi misi in posizione di allerta, le narici dilatate.
Ovviamente, come del resto faceva sempre, si accorse del mio rapido cambiamento di umore.
Così si stinse ancora di più a me, facendo fremere dal piacere e da Dio solo sa di che cosa, nascondendo il volto nell'incavo del mio collo.
"Ti prego, almeno per stanotte.. non rifiutarmi".
Solo chi mi conosceva bene sapeva che la cosa più difficile nella mia vita era negare qualcosa ad Isabella. Le avrei dato la luna se solo me l'avesse chiesto.


Sentii Esme gemere di dolore, mentre preparava le valigie nella stanza accanto alla mia. Mormorava a Carlisle "come è potuto accadere", "Bella è perfetta per lui", "si amavano così tanto".
Nessun altro mostrò interesse per la questione, gli altri preferivano farsi gli affari loro. Tutti ovviamente, eccetto Alice.
Lei si dibattè inutilmente in una disputa a senso unico. Unico perchè io non la degnavo nemmeno di uno sguardo. Me ne stavo impassibile seduto al mio pianoforte mentre cercavo l'ispirazione prosciugata dalla sua assenza.
"Perchè diavolo non mi ascolti!" inveì dopo avermi colpito con un pugno.
Fissai la spalla offesa per qualche secondo, poi come un automa salii in camera pronto a raccogliere i miei dischi.
"Non la ama a tal punto!" sbottò imbestialita.  Forse la amo troppo invece.
Jasper che in tutto questo mi aveva fissato con espressione truce, conosceva benissimo le sensazioni che stavo provando, si lasciò andare ad un commento discreto. Un giorno forse, l'avrei rigraziato.
"L'amore non sempre segue i percorsi convenzionali Alice" lui, amava mia sorella profondamente, poteva capire "spesso amare significa non giungere a compromessi".


"Vedo che ti sei rammollito per benino" mi disse Emmet sorpassandomi. Dovevo ben nutrirmi prima di rivederla, non ero più assefuatto al suo odore come un tempo.
"Quant'è che non ti fai una caccia come si deve Eddie?" mi canzonò muovendo la mano in maniera femminile. Risi, felice di essermi ricongiunto di nuovo a loro, mi erano mancati. Ovviamente la ragione della mia ilarità era soprattutto un'altra, ma non avrei mai voluto farlo notare.
Presi la rincorsa e riuscii ad afferrare un cervo maschio ancor prima che Emmet se ne accorgesse.
Deluso, quella montagna umana di mio fratello si sedette a braccia conserte sopra ad un masso scrutandomi guardingo. Jasper ci aveva appena raggiunto, fissò i poveri resti dell'animale che avevo squartato e alzò un sopracciglio fame? mi domandò mentalmente.
Mi sistemai i capelli lasciandomi trasportare dal disagio, sapevo che era una mossa sbagliata.
"Gli altri hanno già finito, ci stanno aspettando vicino al litorale" Alice è pazza di gioia, sono felice che sei ritornato fratello.
"Oh non ci rompere soldatino di piombo! Io e Eddie dobbiamo parlare.. cos'hai fatto in tutto questo tempo? Non mi dire che dopo esserti spupazzato Bella e detto addio alla tua millenaria verginità, hai fatto la parte del povero eremita casto?"
Al ricordo doloroso di quello che avevo fatto mi incupii. Jasper gettò gli occhi al cielo "Gran bel tatto bicipiti!"
"Perchè? Che ho detto?" chiese un Emmet ancora sbalordito.
Sistemai la camicia nei pantaloni e riallacciai i bottoni sfuggiti alle asole. "Allora andiamo?"
Non mi batterà mai se lo faccio partire in quarta e poi cambio strada pensò Emmet.
Assottigliai gli occhi "Emmet leggo ancora nella tua testa, non è perchè non sono più vergine ho perso le mie doti speciali"
Emmet si diede uno schiaffo in testa "Oh cazzo" poi allargò il volto in un sorriso a trentadue denti "fa niente ho già un nuovo piano!" non è vero.
Scoppiai a ridere, quanto mi era mancata la mia famiglia. "Oh no aspetta aspetta.. ci sono ricascato di nuovo"
Jasper si unì alle mie risa e poi improvvisamente scattò nervoso verso gli arbusti di fronte a noi "Forza vediamo se sei ancora altrettanto veloce"
Ma per chi mi avevano preso? Sapevo che l'amore, in special modo quello fisico, come mi aveva detto Carlisle, potesse modificare in maniera permanente la nostra natura.
Era semplice e naturale come l'aria per la nostra specie. Ma non mi sentivo affatto cambiato, ed ero certo che fossi già diverso dal momento in cui mi ero accorto di essermi innamorato di Isabella.
Sfrecciammo tra le cime degli alberi, io e Jasper eravamo quasi pari, mentre Emmet ci stava a qualche spanna più indietro.
Eravamo quasi giunti al litorale, ad est dalla tanto amata, da Bella, First beach. Vedevo già saltellare Alice, per farsi riconoscere, quando ci accorgemmo che Emmet non era più dietro di noi.
"Jasper" chiamai mio fratello, che al mio tono brusco si arrestò.
"Dov'è Emmet?" mi chiese preoccupato della vicinanza al centro abitato. Quando correvamo, o cacciavamo ci lasciavamo guidare solo dai nostri istinti. Non era molto facile evitare situazioni spiacevoli.
Gli altri capirono la nostra inversione di marcia, perchè nemmeno un minuto dopo ci stavano seguendo.
Trovammo Emmet in una piccola radura sormontata da querce e decorata da betulle. E fu così che tutti l'avvertimmo, quell'odore intenso floreale, molto simile e allo stesso tempo così diverso da quello di Bella.
Sentivo dalle menti della mia famiglia una confusione interiore. A chiunque di loro quell'odore provocava l'aquolina in bocca, ma dubitavo fortemente che qualcuno avrebbe anche osato pensare di far male al possessore di quel profumo così buono.
Emmet era inginocchiato per terra e stringeva le mani a una bambina con un vestitino giallo. Anche se era seduto, la piccola gli arrivava a mala pena ad altezza del busto.
Per un attimo temetti il peggio, Rosalie gridò in maniera isterica, ma Jasper riuscì a calmare gli animi, e tutti ci tranquillizzammo.
"Non le sta facendo del male" ci assicurò indicandolo.
"Come ti chiami piccola?" gli chiese con tono che mi strinse il cuore, se mai ne avessi avuto uno.
Il sogno di Emmet e Rosalie era sempre stato quello di avere un figlio, forse Emmet era stato attirato in primis dal suo odore dissetante, ma poi dalla tenerezza nei confronti di questa splendida bambina.
Perchè oggettivamente non si poteva definire altrimenti. La sua pelle era candida e bianca come la neve, e la sua consistenza sembrava essere sofficissima. I suoi capelli erano dei lunghi boccoli color rame che al sole scatenavano riflessi biondastri.
"Mi chiamo Reneesme" annunciò con la voce più dolce e soave mai sentita prima d'ora.
"Che bellezza, Reneesme. Hai proprio un nome particolare! Rose.. vieni a conoscere anche tu Reneesme"
Rosalie accecata dalla stessa luce negli occhi di suo marito, si avvicinò delicata cercando di raccogliere una delle mani paffutelle tra le sue.
Reneesme non si lasciò toccare preferendo appoggiare la sua manina sul volto di mia sorella.
Indagai la mente di Rose in quel frangente e colsi una strana e fugace immagine di una voce femminile che le diceva di non allontanarsi, e poi la figura di Reneesme, duplicata in quel ricordo, mentre raccoglieva le margherite che adesso giacevano per terra.
"Cosa è stato?" chiese Rosalie agitata.
Carlisle insieme ad Esme erano impietriti quando gli raccontai ciò che avevamo visto io e Rose.
"Non è un umana, benchè profumi di buono e il suo cuore batta. Non ci resta che capire cosa sia" meditò Carlisle con tono scientifico che lo caratterizzava.
Riuscivo a cogliere il lampo di interesse verso quella strana bambina taciturna.
Come riuscivo anche a sentire il tutt'altro scopo di Rosalie. Voleva portare la piccola a casa nostra ma non certo per puro interesse medico. Lei, avrebbe voluto tenere per se quella bambina dispersa. Giurava a se stessa che l'avrebbe amata come avrebbe fatto la sua vera madre, forse anche meglio visto da quanto desiderava avere un figlio.
"Non credo sia giusto Rosalie" la rimproverai.
Lei alzò il mento presuntuosa "Esci dalla mia testa!" sbottò. Poi tornò a sorridere rivolgendosi alla bambina misteriosa che ci scrutava con occhi attenti e furbi.
Gli occhi. Non mi spiegai mai il perchè non me ne fossi accorto prima. Quando avevo conosciuto Bella la prima cosa che mi colpirono erano stati proprio quelli, come avevo fatto a non notarli adesso.
Vivi, straordinariamente marroni e profondi. Enigmatici. Gli occhi che mi avevano stregato l'anima. Rimasi incantato a fissarne la bellezza, erano perfettamente identici ai suoi. Un vero e proprio scherzo del destino. Come poteva quella bambina possederli?
E come quella prima volta sentii immediatamente di essere legato in qualche modo al destino di quella bambina, ancora una volta. Era come un magnete per me, mi attirava e volevo anche io saperne di più benchè non possedessi pensieri così egoistici come quelli di Rose.
Tutto ad un tratto venimmo distratti da dei passi veloci inequivocabilmente appartenenti ad un vampiro. Jasper portò Alice dietro al suo corpo per farle da scudo, e io e gli altri ci mettemmo in posizione di difesa eccetto Rose che strinse al petto la piccola orfanella.
"Reneesme!" gridò la stessa voce cristallina dei ricordi della bambina.
Lei spaventata tentò di districarsi dall'abbraccio di Rosalie senza risultato. La sentivo emettere gemiti infastiditi "Mamma!" strillò alla fine.
Una vampira veloce come il vento raggiunse la radura. Aveva lunghi capelli castano scuro e la pelle di avorio.
"Ti prego è solo una bambina!" supplicò con volto sconcertato. Scrutai bene quel viso tormentato dal terrore e la riconobbi.
L'odore era diverso, più intenso ma allo stesso tempo meno succulento. I pensieri della mia famiglia sotto shock risultavano solo dei brusii indistinti nelle mie orecchie.
Il tempo si era fermato mentre cercava di avvicinarsi con le braccia alzate e con cautela "non le fare del male, poi te ne pentiresti Rosalie"
Indossava un paio di jeans stretti e una semplice canottiera bianca, eppure ero certo di non averla mai vista così bella. Così perfetta, così forte.
"Bella" mormorò Rosalie sconcertata abbandonando inermi le braccia sui fianchi.
Reneesme finalmente libera, corse all'impazzata verso di lei. Bella s'inginocchiò stringendola tra le braccia e accarezzandole i capelli.
La vidi sospirare di sollievo "Grazie al cielo" alitò tra i boccoli ramati.
E in tutto questo io ero come paralizzato. Non respiravo neanche, non mi chiedevo nemmeno chi fosse quella piccola creatura e il perchè tenesse così tanto alla sua vita.
Tutto quello che sapevo era che lei era lì a due passi da me, ed era una vampira. La vampira più bella mai vista su questa terra. Ebbi male al petto al pensiero di averla lasciata sola con il rischio che qualcun altro l'avesse avuta.
Si alzò in piedi stringendo ancora una mano della bambina tra le sue "Le avevo raccomandato di restare vicina. Per fortuna ha incontrato voi e non è andata peggio"
Rosalie scosse la testa con la bocca ancora aperta "Non le volevo fare del male, ma è tua.." i suoi pensieri confusi non riuscirono a terminare la frase.
In effetti non riuscivo a trovare anche io la connessione tra questa particolarissima bambina e la mia Isabella.
Bella trasalì e il suo sguardo ambrato ancora troppo acceso si incatenò al mio di una tonalità più chiara. Avrei corso a per di fiato per stringerla a me, ma non ne avevo il coraggio.
"E' mia figlia".


I miei muscoli, ogni fibra del mio essere stavano vibrando. Sua figlia, sua figlia, sua figlia. Ma certo, ora era chiaro il mistero dei suoi occhi.
Gli occhi di Reneesme erano identici a quelli della Bella umana, e non potei evitare di cacciare indietro il sentimento di sollievo per non averli perduti per sempre.
Avrei potuto vederli ancora, nonostante lei fosse una vampira.
Figlia sua e di.. mi sento così confusa è tremendamente frustrante non riuscire a vedere nulla! mia sorella Alice da dietro Jasper stava lasciando andare tutto il suo disagio.
Ma il suo tentennare aveva scatenato in me una sensazione odiosa, la gelosia sorda e disperata.
Bella aveva una figlia, frutto dell'amore con qualcuno, era sua, aveva tra le mani una parte della sua vita che non sarebbe mai potuta appartenere più a me.
Dall'altro lato della radura, Esme si illuminò di un sorriso radioso "Tua figlia?" potevo leggere nei suoi pensieri un affetto profondo e smisurato per Bella, come se fosse una figlia mancata.. e il sapere che quella bambina fosse sua figlia, la faceva sentire no. Non potevo dire quella parola no. Nonna.
"Bella" la chiamò mio padre pragmatico come sempre "sono molti mesi che non ci vediamo, sono cambiate molte cose vedo.. vieni a casa nostra, sono sicuro che tutti noi saremmo contenti di sapere cosa ti è successo"
La mia ragione di vita prese la bambina tra le sue braccia accucciandosela al petto, si morse le labbra nervosa "Non so se.."
"Non accettiamo un no come risposta Bella" sbottò Rosalie che si avvicinò con un braccio teso per accarezzare la piccola appoggiata ancorata alle sue braccia.
Reneesme al tocco di Rose mostrò ancora quelle strane immagini di poco prima. Aveva un'immaginazione fervida, pensò a noi tutti seduti in una stanza dalle mura bianche e anonime che parlavamo di lei.
"Come diavolo ha?" mia sorella sembrava incantata.
Bella sorrise facendomi venire un colpo al cuore "E' il suo modo di comunicare"
"Non sa ancora parlare?"
"Certo che ci riesce. Reneesme è una bambina molto intelligente. Solo che inizialmente è molto timida e preferisce esprimersi così"
Rose sorrise intenerita "Non devi vergognarti" disse scostandole i capelli dal volto "una bambina così bella non può vergognarsi. Ti va di venire a casa nostra piccola Reneesme? Ci sono tanti giocattoli che ti aspettano sai.."
Bella aspettò attenta la risposta di sua figlia, e in qualche secondo mi fece un quadro di lei come madre. Era sicuramente molto apprensiva, non che me ne meravigliassi.
"Sì" mormorò, e Rosalie sorrise trionfante "allora non hai alternativa Bella!"


Seppur visibilmente controvoglia arrivammo a casa nostra. Bella si dimostrò timida e restia ad entrare, guardò il nostro salone come se lo vedesse per la prima volta.
Lasciò andare la bambina che corse felice fino a raggiungere il mio pianoforte impolverato.
"Reneesme!" la rimproverò Bella quando la vide salire sullo sgabello e sistemarsi il vestino.
Mi sentii infastidito dal suo comportamento, come se quella bambina potesse toccare tutto quello che c'era in questa stanza, anzi le era dovuto.
Più la conoscevo, più mi meravigliavo dei miei sentimenti nei suoi confronti.
"Non la rimproverare" le dissi piano, e per la prima volta da quando c'eravamo visti le rivolsi la parola. Lei sembrò davvero sbalordita.
Mi avvicinai al mio strumento e Reneesme mi guardò per niente spaventata, come se immaginasse che non le volevo affatto fare nulla.
Si spostò a destra facendomi posto. Poi mi sorrise. Due splendide fossette le si disegnarono
sulle guanciotte e rimasi estasiato e completamente innamorato di quella bambina.
Più fissavo il suo sorriso, più sentivo una gioia sormontarmi. Come se il mio stare bene dipendesse dalla sua felicità.
Come potevo provare una simile attrazione proprio per lei che era la figlia del mio unico amore con un altro uomo.
Eppure era così, mi sentivo legata a lei da un filo invisibile.
La mano della bambina si sporse per accarezzarmi la guancia suona con me pensò intensamente immaginando noi due al pianoforte.
Nel suo sorriso c'era qualcosa di familiare. Presimo a suonare una ninna nanna infantile ma che la faceva gioire visto che vedevo Jasper non smettere di sorridere.
Restai totalmente sconvolto nel vederla districarsi tra le note in maniera così abile, era una bambina così piccola.
Non sapevo nemmeno quanti anni avesse, benchè ne dimostrasse all'incirca tre. Ma era davvero improbabile visto che l'ultima volta che io e Bella c'eravamo visti, sei mesi prima, non aspettava affatto un bambino. Doveva essere un'altra delle sue particolarità.
Quando finnimò lo spartito, Esme pareva commossa. Non faceva che scuotere la testa emozionata e se avesse potuto avrebbe pianto.
Bella invece si era seduta e ci fissava dal divano di pelle bianca con una strana espressione in volto che non seppi decifrare. 
Benchè stessi la stessi fissando intensamente sentii Reneesme attirare la mia attenzione, tirandomi il colletto della camicia.
"Sei bello come ti ho sempre immaginato" disse esprimendo per la prima volta una frase più complessa.
Bella scattò in piedi "Reneesme non.." si avvicinò prendendole una mano per farla scendere dallo sgabbello e la piccola la guardò scocciata.
Digrignò i denti e cominciò a piagnucolare "Ti prego mamma, lasciami stare con il mio papà!"
Le sue parole risuonarono nelle pareti come se fosse vive. Il suo papà, lei pensava che io fossi il suo papà.
Esme e Carlisle si strinsero forte emozionati, sapevo già cosa stessero pensando. Ma non poteva essere, no era successo solo una volta, ed io..
"E bravo Eddie, colpito e affondato!" si lasciò scappare Emmet ricevendo una gomitata da parte di Rosalie.
Mio Dio. Reneesme. Quella piccola meravigliosa creatura, quel sorriso, quel profumo. Era mia.
Alzai lo sguardo accarezzando con tutta l'intensità che possedessi il volto di Bella. Era tesa, ma quando si accorse dell'emozione che strabordava dai miei occhi, mi sorrise.
Era un sorriso magico e intimo. Era un sorriso tra due genitori orgogliosi.
Abbracciai Reneesme con tutta la forza necessaria, ma evitai di farle male. Mi sintonizzai immediatamente con il suo battito, e dopo quello di Bella, divenne la mia ragione di vita.
La piccola respirò il mio odore fino in fondo e mi prese una mano tra le sue quando la lasciai.
Mi mostrò ancora una volta l'immagine distinta di me, lei e Bella. Insieme, felici. Era un suo sogno questo, un suo desiderio. Mi aveva cercato e desiderato sempre in tutti questi mesi di lontananza. E ora sapevo che il mio posto era lì, vicino a lei. Qualsiasi cosa fosse successa.
La mano destra era occupata dalla soffice stretta di Reneesme, quella sinistra libera da ogni ingombro, cercò quella di Bella. Non si ritirò come mi aspettavo.
"E' mia" mormorai come se fosse ancora irreale.
Bella sorrise furba "In realtà è anche mia"
Non mi importava nulla del domani, se Isabella mi avesse perdonato, se fossimo riusciti ad essere una famiglia. Sentivo solo che adesso eravamo lì, insieme, e tra le mie braccia c'erano le cose più preziose della mia vita.
La donna che amavo e.. mia figlia.
Annuii alla constatazione di Bella.
"E' nostra" affermai stringendole ancora di più a me.





Questa storia nasce senza alcuna pretesa. Non è legata a nessun evento in particolare, seppur si potrebbe collocare al periodo di New Moon. Ma la ragione per cui Edward se ne va è sempre l'incolumità di Bella, anche se i fatti scatenanti sono diversi. Spero saprete apprezzarla comunque.
Un enorme grazie.

  
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