Capitolo2
Ama no Murakumo
Le prime
sagome presero vita e gli occhi del principe si sorpresero della velocità con
cui riconobbe la più maestosa. “Padre?!”
Amaterasu sorrise e nuovamente le parole della
dea si fecero sentire, senza lei ne desse accenno con un movimento.
“Sin dalla nascita della vita, le
colpe dei padri ricadono sui figli. Voi youkai non
fate eccezione …” e
mentre la sua voce lo raggiungeva le pareti dell’anfratto si deformavano, ma
nessuna roccia cadeva. Quale sortilegio
stava utilizzando, ora?
“Che
stai facendo!” esclamò il principe, capendo che la colpa del bizzarro
avvenimento era sua.
“Sto esaudendo la tua richiesta.
Ti mostro il perché Tenseiga
deve essere restituita a noi.” Le
parole si fecero più lontane, mentre lo specchio pareva ingigantirsi.
“Il primo motivo lo rivelerà
il tuo stesso padre.” e quasi ne venisse risucchiato,
la luce di Amaterasu l’avvolse. Solo bianco, del più
puro e innaturale candore velava i suoi occhi e per un istante credette di
essere stato accecato dall’intensità bruciante di quell’aura divina. “Apri gli occhi.” Udì di nuovo quella
voce perforante e suadente che gli impartiva comandi. Li tenne serrati
indispettito, pur di non compiacerne il volere. “Desideri capire la scelta di Amaterasu?”
stavolta il suo tono si fece più pesante e penetrante, quasi spazientita da
quell’assurda ostinazione. “Apri gli
occhi!” non vi era più calma o superiorità nella sua voce, ma seccato
rimprovero. Un brivido percorse lo youkai e
controvoglia (con inammissibile … timore?)
schiuse le palpebre.
Riflessi
argentei disturbarono le sue pupille serrate, con la stessa bellezza di
increspature d’acqua illuminate dal sole. Spalancò gli occhi e notò come fosse
sospeso al centro del nulla, un nulla fatto di silenzio e bianco intenso. Nulla
lo sorreggeva eppure non precipitava, anzi percepiva solidità sotto ai piedi.
Guardò interrogativo la dea che fluttuava, mentre vesti e capelli danzavano
liberi nonostante l’assenza di vento. Dietro di lei, vivo e in movimento, uno
specchio d’acqua verticale scintillava, colpito dalla luce insopprimibile di Amaterasu.
Sesshomaru
si guardò attorno spaesato, pur non mostrando l’agitazione che sentiva in
quell’angusto luogo. “Dove siamo?” Uscì spontanea quella domanda, suscitando il
sorriso ambiguo della dea.
“Siamo nel luogo dove tutte le
risposte ti saranno date e nulla potrà interferire.” Era pacata e tranquilla, quasi
stesse spiegando l’ovvio. “A mia domanda segue mia domanda.” ringhiò lo youkai insoddisfatto di inconcludenti affermazioni. “Io
voglio risposte!” gridò, mentre la sua voce esigente riempiva prepotente quello
spazio sconfinato e rimbombava tonante.
Nessuna
smorfia intaccò il perfetto volto di Amaterasu, per
nulla sorpresa o infastidita dall’improvviso ordine. “Lo so.” Due semplici parole che zittirono Sesshomaru con forza. “Non saremo qui altrimenti.” Un’altra
ovvia constatazione. La pazienza dello youkai era al
limite ed il desiderio di uscire da quella sorta di crisalide innaturale,
grande. “Basta arcani!” strinse il pugno spazientito, tanto da ferirsi con gli
artigli. “Nessun arcano in questo luogo.”
continuò quella voce apparentemente staccata da lei, che ostentava ancora il
solito sorriso che si faceva beffe della sua ansia. Il principe mostrò le zanne
e i suoi occhi iniziarono ad imporporarsi. “Non prenderti gioco di Sesshomaru,
donna!” e la stretta sul polso si fece più forte. A quell’appellativo una lieve
ruga intaccò la tempia della dea, mentre un rivolo scarlatto fuoriusciva dalle
falangi serrate del principe. Una piccola goccia scarlatta cadde con lentezza
infinita in quel precipizio sconfinato, mentre la dea distendeva nuovamente il
volto. “Non era mia intenzione.” si
limitò a spiegare con pazienza ancestrale, mentre la sua aura diveniva più
manifesta. Mosse le mani libere con
eleganza indescrivibile e Tenseiga comparve, avvolta
dalla mistica luce che unicamente a lei apparteneva. Solo allora Sesshomaru si
rese conto della sparizione dello specchio, che non aveva più veduto da quando
i suoi occhi si erano riaperti.
Il suo
animo si placò in fretta pur di dedicarsi all’analisi degli eventi così
improvvisi. Pose attenzione a quell’assurda superficie liquida verticale e si
rese conto della cornice ottagonale che l’arginava. In un attimo, comprese in
parte dove e cosa fosse quella limpida e mobile parete. “Lo specchio.” Mormorò
calmato dalla consapevolezza. Amaterasu arricciò di
più le labbra in un’espressione più “umana” e poi si udì quel piccolo
infrangersi amplificato, musica per le sue orecchie, mentre la goccia di
sangue, contro ogni legge naturale, cadeva dall’alto sulla lama della spada.
Quell’odore impose a Sesshomaru di guardarsi il palmo sanguinante, incredulo
davanti all’assurdità dell’evento. La risata cristallina della dea riempì il
luogo, cessando per ridare solennità al momento. Le labbra serrate e dipinte
divennero serie. “Le colpe passano col
sangue. Di padre in figlio.” E subito a quelle parole la spada trafisse la
superficie informe con forza, sollevando il liquido vischioso, come mosso da
volontà propria. Quell’onda sproporzionata assunse l’aspetto di due grandi mani
che avvolsero lo youkai. “Ora vedrai!” e a quel suono etereo e deciso quelle spire vischiose
si serrarono, afferrandolo e trascinandolo all’interno dell’argine ottagonale.
Il buio avvolse lo youkai e dopo pochi istanti, in
cui si sentì smorzare il fiato, sentì di nuovo la sensazione dell’erba sotto ai
piedi. Una fucina a lui ben nota gli si mostrava.
“Vedi dove tutto ha inizio?”
Una
brezza leggiadra accarezzò i capelli di Sesshomaru e la voce fu seguita dal
materializzarsi di Amaterasu. “Totosai
…” mormorò in risposta senza voltarsi.
“Colui che con la sua arte sfidò
il nostro volere!”
il tono come il volto erano adirati e Sesshomaru rabbrividì per l’aura emanata.
Quanto potere poteva possedere un Kami?
“Conosco
già costui e non trovo l’utilità nel portarmi qui.” ammise seccato. Quella
constatazione distese il volto di Amaterasu che rise
divertita. “Voi ignoranti youkai. Quanto divertite Amaterasu!”
Sesshomaru
scrocchiò gli artigli nel sentirsi così schernito. “Ti ho portato in luogo a te familiare, ma non è solo il dove a contare
…” si zittì e subito lo invogliò a guardare ciò che stava accadendo.
Una
figura massiccia e possente, dai lineamenti fini e i muscoli sviluppati
avanzava impettito. La pelliccia sulla schiena ricadeva morbida sopra
l’armatura pesante, mentre nuovamente lo scherno dipinse il volto di Amaterasu. Lo sguardo di Sesshomaru era incredulo di fronte
a quella vista. “Padre?!” bisbigliò fra sé.
“Il quando conta quanto il dove
…” e nuovamente
le labbra kami si arricciarono con più inclinazione. “Osserva come nacque la spada che vengo a
riprendere.”
Lo youkai mosse un passo …
***
Sdun.Sdun.
Batte il fabbro.
Sdun.Sdun.
Alza e colpisce con
forza il ferro.
Sdun.Sdun.
Si ferma e sputa
fuoco sulla lamina …
Quando le fiamme si diradano un
demone possente pare esservi nato. È superbo e magnifico, tanto da essere
terribile.
Le grosse orbite del vecchio
rotearono per nulla sorprese, inespressive come quelle di un rettile al sole.
Ci fu un gesto secco del demone
nel lanciare qualcosa di metallico fra le mani del vecchio youkai,
che attirato da quel materiale lo afferrò febbrile, iniziando a toccarlo
esaltato.
“Noto che era una spada prima di
finire in pezzi …” ammise, scovandone il filo, fintamente disinteressato. Non
ricevette risposta però. Alzò le spalle
e chiuse gli occhi, poggiando la scheggia sul braciere ed iniziando ad alzare
la temperatura. La bizzarra reazione si fece subito notare: non fondeva, anzi,
resisteva con tenacia, mantenendo forma e durezza.
Emetteva uno strano sibilo
vibrante, accompagnato da bagliori cremisi. Che reagisse a stimoli esterni?
Totosai afferrò l’ardente ed indefinita
lega con le pinze, rigirandola mentre gli occhi camaleontici indagavano.
“Non conosco simile materiale, ma
è di certo ottimo!” ammise, pulendosi l’orecchio col mignolo e roteandolo nella
cavità con fare svogliato.
“La mia curiosità è grande Inu no Taisho.” Spiegò, gettando
le pinze nell’acqua fredda e lasciando che il vapore salisse per alcuni
secondi.
Le estrasse, ritrovando un
raffreddato e lucido resto di spada. Lo prese fra le mani, portandoselo sotto
al naso.
Lo annusò da ambo i lati,
leccando la superficie per comprenderne la consistenza, ma quel sapore gli era
del tutto sconosciuto.
Si grattò la testa, mentre
allontanava il grosso frammento, pensieroso. “Mi porti materiale che mi esalta
Signore dell’Ovest, ma dimmi … cosa desideri ci faccia il fabbro Totosai?”
***
“Non
possono vederci?” chiese, abbastanza certo della risposta. Era rimasto in lieve
disparte a causa della straordinarietà della situazione. La figura del padre
davanti ai suoi occhi lo inquietava e rasserenava al contempo. Aveva bisogno di
sentirsi dire era un semplice sogno, per rimanere distaccato alla sua vista e
quella voce non tardò.
“Non è permesso interferire negli
eventi passati, persino a noi, creature senza tempo.” Ammise lei.
“Bene.” Si limitò a rispondere, mentre
avanzava con la stessa attenzione con cui aveva assistito fin all’ora. Guardò
di sfuggita la dea, che levitava al suo fianco sbiadita nella consistenza, in
cerca di un muto permesso forse, e poi si avvicinò di più alla scena. Nessuno
si volse in sua direzione ed i suoi passi si fecero meno titubanti.
***
Il silenzio fra i due intanto
cessava e il demone dell’Ovest, il padre, ghignò. “Ho sempre saputo non sei
stupido come sembri, Totosai ...”
Il fabbro lo guardò scioccamente
spaesato. “Dunque potrai ben intuire le mie intenzioni.” concluse vago.
Il vecchio chiuse gli occhi,
sospirando sfinito. “Rompere una spada per fabbricarne un’altra … Sciocco!”
ammise distante per attutire l’impatto delle sue parole.
“Non ho chiesto il tuo
benestare!” ringhiò l’altro, infastidito dall’atteggiamento dell’anziano. Un
sussulto impercettibile pervase il fabbro, che subito mutò atteggiamento.
“Dovrete darmi informazioni su
questa lega. Non posso manipolare ciò che non conosco, come voi stesso avete
assistito.” Cambiò argomento, centrando ciò che realmente gli premeva
conoscere.
“Non ha importanza.” Concluse
secco l’altro.
“Forse non per voi, ma ho
abbastanza anni per affermare che qualunque spada abbiate infranto, non
apparteneva a un mortale!”
Finalmente lo sguardo ambrato del
generale incrociò il suo. “Fabbricami una spada Totosai,
una spada che mi dia un potere superiore.”
Seguì il silenzio, un momento
meditativo per il vecchio che mugugnava ad occhi chiusi. Poi si espose,
rischiando.
“Non vi darò un potere che non vi
serve. Quello che già avete, per voi solo basta e avanza!”
Lo sguardo del generale si fece
rosso di rabbia.
Un soffio feroce e poi …
***
Un
vorticare impetuoso sconvolse la scena, mentre Sesshomaru si sentiva
risucchiare. Colori, volti, voci, profumi … tutto svaniva e di nuovo uno
scintillio liquido lo avvolgeva, mentre le pareti vischiose si ritiravano
all’interno della cornice ottagonale, tintinnando. Amaterasu
era immota, al suo solito posto.
La
rabbia del principe si mostrò. “Voi dei e i vostri stupidi giochi!” scrocchiò
le falangi e nuovamente si lanciò aggressivo all’attacco. La Kami rise, rassegnata all’impulsività dello youkai. Alzò il braccio, distendendolo innanzi a lui e un
lampo lo sbalzò indietro, un bagliore che portò alla luce una spada spezzata …
Lenta si
materializzò a mezz’aria, possente e dalla lama argentea e vibrante. “Kusanagi. La
spada il cui frammento forgiò Tenseiga e Tessaiga.”
Il suono
del nome della zanna del fratello lo sorprese più del previsto. Cos’altro gli
avrebbe mostrato?
*continua*
Angolino Autrice:
Ed
eccomi qui. Mi pare che almeno nel secondo capitolo qualche spiegazione sia
d’obbligo, prima di passare ai ringraziamenti. ^^
Ebbene
incomincio col dire che poco è lasciato al caso: la scelta della caverna, la
presenza dello specchio, della spada ed i nomi sono tutti elementi presenti nel
mito legato a questa dea: Amaterasu-ō-mi-kami (天照大御神, letteralmente "Grande dea che splende nei
cieli"), generalmente abbreviato in Amaterasu. È
la dea del Sole (divinità da cui discendono tutte le cose) nella religione shintoista ed è considerata la mitica antenata diretta
della famiglia imperiale giapponese. Da qui la scelta di usare lei come figura
in contrasto con quella di Sesshomaru (segno della luna sulla fronte, grande
demone, discendente di una importante famiglia di signori) . Lo trovavo un
abbinamento suggestivo. ^^
Non mi
metterò a raccontarvi nei dettagli questa leggenda, anche perché rovinerei la
sorpresa nell’introdurre nuovi elementi a mio avviso, ma probabilmente posterò
tutto per bene alla fine della fanfiction. Vi basti
sapere, per ora, che ad un certo punto scesero le tenebre sul mondo, perché Amaterasu, offesa, volle rifugiarsi nella caverna Ama-no-Iwato da
cui non era intenzionata a uscire. La luce ritornò solo grazie all’idea di
un’altra Kami, infatti tutti erano mobilitati per
farla uscire e riportare il suo splendore sulla terra. Con l’utilizzo del suo
specchio, chiamato Yata no Kagami, di
un gioiello, lo Yasakami no Magatama e
qualche piccolo espediente, Amaterasu fu fatta uscire
dalla grotta assieme alla sua luce.
Come
detto in precedenza, Amaterasu è considerata antenata
della famiglia imperiale, quindi non è un caso che simboli legati a lei siano
divenuti gli stessi degli imperatori giapponesi. La Yasakani no Magatama ( letteralmente Giada di Yasakani)
è uno dei tre sacri tesori imperiali giapponesi, insieme alla Spada del
Paradiso (Ama no Murakumo
o chiamata anche Kusanagi,
spada falciatrice d’erba) e allo Specchio Sacro (Yata no Kagami). In riferimento alla spada,
darò spiegazione nel prossimo capitolo però. ^^
Passiamo
ora ai ringraziamenti, che sono d’obbligo!
Riza
Hawkeye:
Cara
Riza, che bello leggere un tuo commento. Mi fa
piacere le mie storie ti piacciano, sei molto gentile! ^^ Ebbene sì, altroché
se Amaterasu dà sui nervi a Sesshomaru, non la
sopporta affatto, ma se noti la Kami si atteggia con
esattamente la stessa superiorità di Sesshomaru verso i ningen
e gli hanyou. Gli youkai
sono creature di livello inferiore ed anzi, forse nella sua scala sotto ai ningen visto la poca devozione per lei. Immaginati la
tensione fra i due! XD Se non fosse immortale,
probabilmente Sesshomaru l’avrebbe già fatta a pezzi, invece deve stare ben
attento a come si comporta vista la totale indefinibilità della dea. L’elemento
labbra immobili, voce udibile non deve essere necessariamente piacevole, ma più
che altro spiazzare. Quindi non preoccuparti se ti da fastidio, anzi meglio! XD Amaterasu deve essere piacevole e sgradevole al contempo. =)
GiulyRedRose:
Carissima.
Grazie mille per il tuo sostegno. ^^ L’idea di scrivere qualcosa su una dea e
Sesshomaru mi frullava da molto, ma non riuscivo a focalizzare i dettagli. La
domanda era esattamente la stessa che tu ti ponevi: “Che diavolo ci fa una
spada divina nelle mani di uno youkai? Come possono i
Kami lasciargliela?”
I
Kami si percepiscono in InuYasha
e Rumiko li fa apparire nella storia, ricordo infatti
la divinità del lago in uno degli episodi dell’anime, ma allora perché non dà
spiegazione su Tenseiga? In fondo tutto ciò che
riguarda il passato viene lasciato nell’ombra, ma io non ero per nulla
soddisfatta! O.O La mia testa ha dovuto darsene
spiegazione e spero caldamente soddisfi anche chi si è fatto le mie stesse
domande, come nel tuo caso. Fammi sapere pure più in là se le mie risposte ti
soddisfano. ^^
rosencrantz:
Sono
felicissima ti sia piaciuto il primo capitolo e spero di non averti deluso col
secondo. ^^ Quando ho deciso la Kami sarebbe stata
proprio Amaterasu e non un OC di mia invenzione mi
sono decisa a scriverla e a postarla, trovando il cimentarmi affascinante.
Trovavo più suggestivo l’utilizzo di elementi … “reali” per questa storia che
forse avrebbe perso solennità e magia(?) con una presenza diversa, sentendomi
però libera di sbizzarrirmi con la fantasia. Pensavo esattamente
all’indefinibilità che è propria delle divinità, mentre la descrivevo e mi
piaceva immaginarla come in un continuo movimento perpetuo, mentre
contemporaneamente era immobile e impassibile: gli occhi cangianti e sempre in
mutamento e le labbra sempre serrate. Mi fa piacere tu abbia la mia stessa
immagine di lei e viceversa. ^^
lagadema:
Ma
figurati! Il piacere di conoscerti è mio e ho recensito volentieri la tua fan
fiction. Mi fa molto piacere tu abbia letto le mie storie e grazie mille per i
complimenti. Davvero lusingata! >///<
Comunque, riprendendosi dall’imbarazzo, sì, la storia del nostro fuffoloso (*-*) eroe si svolge dopo il manga. Volevo
collocare questo incontro in un momento indefinito, ma avevo anche bisogno che
Sesshomaru avesse già compiuto l’intero suo percorso con Tenseiga
per confrontarsi con la Kami. Avevo bisogno di
materiale su cui lavorare. ^^
Earandir:
Tranquilla
anche io a volte non faccio molta attenzione alle novità. ^^ Sei perdonata! =P Grazie
al cielo mi dici che Sesshomaru è IC, avevo paura di averlo storpiato nello
scendere a compromessi con Amaterasu, anche se
costretto. Ho cercato il più possibile di evitarlo e ad ogni capitolo la stessa
fobia mi assale. Alla fine fa sempre bene fargli sferrare qualche artigliata
per salvargli la reputazione almeno, come nel primo capitolo. XD
Scherzi a parte, sono felice la mia Amaterasu ti affascini e spero mi dirai la tua sul nuovo
aggiornamento e su questo Sesshomaru.
Gold_Moon:
Come
vedi, mia cara, l’aggiornamento c’è stato, anche se ne dubitavi. XD Dama Ispirazione non ha fatto i
capricci stavolta e neanche monsieur Tempo. =P Spero
il capitolo ti sia piaciuto comunque. Ora inizia a pregare per il prossimo,
sempre SE ce ne sarà un altro … Sto scherzando ovviamente! (O forse no … ? O.O) XD Al prossimo capitolo! ^^
A
tutti i lettori (recensori e non):
Grazie di cuore a tutti coloro
che leggono i miei lavori, li seguono e recensiscono. Fa sempre piacere sapere
che c’è qualcuno che apprezza le tue storie o che gentilmente spende un attimo
a darti consigli o semplicemente a leggere un qualcosa di tuo. Vi ringrazio
davvero per il sostegno anche in questa nuova storia.
Un saluto e un ossequio.
KissKiss
KiraKira90