Kyle e Serah si diressero nell’abitazione del primo per
esaminare con attenzione la trasmittente trovata. Sembrava contenere un cip
molto potente capace di captare segnali anche a diverse miglia di distanza. Il
che non poteva voler dire nulla di buono, Madison poteva essere in quella casa
come effettivamente anche in un’altra parte dell’America. La donna lavorava al
computer cercando di studiare i componenti dell’oggetto mentre Kyle riceveva
istruzioni da Rod via auricolare.
“Allora, trovato niente?”
“Salvo una gigantesca maglietta nulla di buono, non hai niente di più piccolo?”
“Vivo da solo mi dispiace”
“Non solo mi strappi una delle mie magliette preferite ma poi non rimedi
nemmeno!, che razza di uomo sei?”
“Un uomo che vuole tanto mettere le mani su quella puttana, quindi al lavoro
forza”
Qualche minuto dopo ecco Serah balzare di gioia:
“Ehi guarda qui, sono riuscita a risalire alla fonte del
segnale..”
“Notevole davvero, non pensavo fossi un Hacker..”
“Beh diciamo che nel mio lavoro saper fare più cose possibili è questione di
vita o di morte”
“Già.. il tuo lavoro..”
“Comunque ecco.., il segnale veniva da quest’isola a qualche miglio dalla costa
di Manhattan. Sai qual è la cosa strana?, quel luogo non risulta in nessuna
delle cartine mondiali..”
“Ci siamo Serah, deve essere il covo degli esperimenti di Madison, anche se non
dovessimo trovarla so per certo che tutti i campioni del Virus si trovano in
quell’isola”
Kyle prese da un cassetto una Colt semiautomatica e dopo
averla ricaricata era pronto a scendere nuovamente in campo. Serah frenò però
gli entusiasmi:
“Ehi frena, sono stanca e ho bisogno di dormire, rimandiamo a
domani, mi farò viva io”
“Non pensavo ti stancassi anche tu, sei umana dopotutto!”
“Non togliermi il buon umore Kyle, a domani”
La donna si diresse verso la porta d’uscita ma Kyle l’afferrò
per un braccio:
“Aspetta..”
L’uomo le si avvicinò guardandola negli occhi. Serah non
proferì parola, cosa piuttosto rara mentre il padrone di casa le sussurrò
qualcosa all’orecchio:
“Ti sta troppo grande questa maglietta..”
“Kyle.. devo.. andare..”
Il ragazzo afferrò con forza la giovane donna e poggiandola su un
tavolo del soggiorno cominciò a sfilarle via la maglietta. Quest'ultima fece lo stesso e baciandolo intensamente al collo e all'orecchio cominciò a rendersi conto di stare completamente perdendo la ragione in quel tumulto di sentimenti. Kyle l'afferrò quindi ai fianchi e guardandola in quegli occhi glaciali cominciò a spingere verso il tavolo senza attendere consenso mentre Serah gli strinse i capelli ormai completamente sovrastata da quel piacere carnale: in quegli istanti non vi era più Madison, l'H Virus o l'intera missione, ma solo una voglia di continuare quel passionale gesto.
La notte passò veloce e quando Kyle si risvegliò non trovò al
suo fianco la giovane donna che come probabilmente si aspettava aveva già lasciato la casa
alle prime luci dell’alba. L’uomo sorrise pensando a cosa diavolo fosse
successo la scorsa notte. Un attimo di passione, di sensazioni e di desideri
tra due nemici-amici accomunati da un'unica grande missione, l’unica che in
quel momento aveva realmente importanza e che avrebbe messo in secondo piano
tutto ciò che non ne avesse attinenza.
“Ma che mi prende..? Devo muovermi..”
La donna aveva lasciato un biglietto che diceva che alle 18:00
del giorno dopo si sarebbero dovuti incontrare al porto più a Sud di Manhattan.
Diceva che avrebbe preparato il tutto.
“Che donna maledizione.., finirò per perdere la testa”
Il giorno dopo Kyle si fece trovare in perfetto orario nel
luogo richiesto e circospetto attese notizie dalla compagna. Il porto era quasi
deserto, era presente una sola nave ed era anche piuttosto piccola.
“Che voglia raggiungere l’isola con quella..?”
Rod mise in allerta l’amico:
“Kyle fai attenzione.. non mi piace quella donna. Ricordi cosa
ti ha detto? Una volta trovata Madison avrebbe provato ad ucciderti..”
“Tranquillo amico, so badare a me stesso”
In quell’istante ecco un bisbiglio giungere fino all’orecchio
di Kyle:
“Ehi!, qui!”
Era Serah che attirata l’attenzione del compagno provò a
spiegargli velocemente il piano:
“Apri bene le orecchie, questa nave trasporta un carico che
deve arrivare a Port Morris. L’equipaggio è molto ridotto e non vi sono
civili..”
“Vuoi dirottarlo vero?”
“Esatto, il percorso è quello che si avvicina di più all’isola e vista la
sorveglianza non dovremmo avere problemi..”
“Beh, non ci sono molte alternative..”
“No non ce ne sono, forza!”
I due si intrufolarono senza troppi problemi usando un rampino
che attaccarono alla poppa. La zona era quasi deserta e non vi sarebbe stato un
eventuale pericolo di essere avvistati. Avanzando lentamente raggiunsero il
ponte per poi entrare nella porta che dava sulle scale. Il loro obbiettivo era
raggiungere la cabina del timone per costringere il capitano a cambiare rotta.
Kyle si tenne in contatto con Rod che velocemente ricercò sul suo computer la
struttura della nave su cui erano saliti i due infiltrati e ricreata una
piantina digitale la inviò al GPS del collega.
“Di qua, carica la pistola”
“Per cose come queste le mie uniche armi sono i miei calci”
“Ok forza, è dietro questa porta..”
Kyle fece irruzione mentre Serah scaraventò al muro con un
potente calcio il povero capitano della nave. Poi estrasse la sua arma e la
puntò con forza alla tempia del malcapitato:
“Dove va di bello questo gioiello?”
“C-cosa volete da me?? Trasporto solamente merci di media qualità.. non è
niente di estremamente ricco maledizione. Vi prego non uccidetemi!”
La donna colpì nuovamente il capitano con il calcio della
pistola, poi lo prese per il collo e lo sbatté alla parete:
“Vogliamo solo una cosa, devi spostare il culo di questa nave
seguendo le coordinate che ti forniremo, chiaro? Se ci farai arrivare dove
vogliamo potrai tornare dalla tua famiglia con tutte le dita e senza buchi sul
corpo”
“Ok ok calmatevi.., dove sono queste coordinate?”
Kyle mostrò il GPS al capitano che sembrò sorpreso:
“Come volete ma non puntatemi addosso quell’arma per favore..”
Qualche minuto dopo, l’uomo esaminò le coordinate con un
qualche strumento di sua competenza e con grande stupore realizzò che il punto
indicato dalle stesse non era altro che uno squarcio di oceano lontano
abbastanza da una qualsiasi terra ferma:
“A cosa vi serve andare in mezzo al nulla?”
Serah perse la pazienza e colpì ancora il capitano facendolo
sanguinare.
“Dì un’altra parola e giuro che ti buco la fronte”
L’uomo provò a suonare l’allarme attraverso il pulsante
situato sotto una scrivania della cabina ma stranamente non venne attivata. Rod
aveva disattivato tutti i sistemi di sicurezza della nave. Non avrebbero avuto
interferenze di alcun tipo fino alla fine del viaggio.
Giunti a non molta distanza dal punto indicato dalle
coordinate, fino all’orizzonte non era presente altro che nebbia.
“Ora capisco come fa a passare inosservata..”
I due infiltrati sedarono il capitano in modo che non potesse
chiamare aiuto almeno per le prossimo 6 ore e velocemente scesero una
scialuppa.
“Guarda Serah, intravedo qualcosa, deve essere l’isola”
“Sarà molto sorvegliata, mi gioco tutto che questo è il centro di ricerca che
ha ospitato la maggior parte degli sviluppi del progetto H.V.”
“Rod mi senti? Hai le coordinate, cosa mi dici del luogo?”
L’amico all’auricolare cercò abilmente nel suo PC riuscendo ad
isolare il perimetro in cui doveva trovarsi l’isola:
“Bene Kyle, guarda a Sud-Est.. Continuate verso quella
direzione ma attenzione, anch’io sono d’accordo con Serah, pullulerà di guardie”
“Ottimo amico, tienimi informato se scopri qualcos’altro”
Gli infiltrati avanzarono un’altra ventina di metri per poi
abbandonare la scialuppa e continuare a nuoto. Dopo qualche minuto quell’ombra
distinta tra la nebbia cominciò a prendere forma:
“Il porto.., come facciamo ad entrare?”
“Ma sei venuto qui impreparato? Era ovvio che saremmo attraccati in un porto. Beh
da qui distinguo tre guardie. Direi di metterle fuori gioco e correre verso l’uscita
del porto”
“E in che modo? Non ho un fucile di precisione silenziato”
A quelle parole Serah sorrise prendendo dalla fondina
attaccata alla sua gamba un sacco impermeabile da cui uscì una pistola munita
di mirino che puntò verso una delle guardie.
“Canna in acciaio, leva della sicura rinforzata, grilletto regolabile,
caricatore da 8 colpi e mirino telescopico avanzato per le missioni di
infiltrazione. Ti presento la mia Desert Eagle personale che ci aiuterà in una
situazione come questa”
“Ma che diav.. Come hai avuto un’arma del genere?”
“Sta a guardare”
Tre precisi colpi vennero esplosi dalla grande pistola che con
grande sorpresa rimase però piuttosto silenziosa. Kyle sgranò gli occhi:
“Ma come è possibile?, la Desert Eagle usa munizione calibro
44 o 45.. come l’hai silenziata una cosa del genere?”
“Usa pallottole modificate, non sono letali ma quei tre rimarranno a nanna per
un bel po’. Questo rende l’arma anche molto più stabile in quanto il rinculo si
annulla e il suono dell’esplosione si riduce almeno del 60% per la modesta
forza delle pallottole”
“Incredibile..”
I due avanzarono e riuscirono finalmente ad uscire dal mare.
Kyle si levò quindi la giacca appesantita dall’acqua mentre Serah rimase allerta
osservando l’entrata di una grossa struttura:
“Deve essere il laboratorio ma è molto sorvegliato, ehi
aspetta.. una guardia sta entrando. Oh diamine, c’è la scansione delle impronte
digitali!”
“Non importa, taglieremo la mano ad uno di quei due. Sono arrivato fino a qui e
non intendo fermarmi..”
Kyle caricò la sua Colt semi-automatica e si preparò ad agire.
Serah lo fermò:
“Aspetta, aggiriamoli. Dobbiamo rimanere nell’ombra, nessuno
deve vederci, non fare azioni avventate Kyle”
“Come vuoi ma sbrighiamoci, comincio ad averne abbastanza di tutta questa
storia..”