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Autore: _Mary    20/06/2010    10 recensioni
Era stato in quel momento che l’aveva vista. O meglio, che aveva visto i suoi capelli rossi. Lei era di spalle, e Severus non aveva potuto guardarla negli occhi. Ma forse era stato meglio così, rifletté in seguito: avrebbe accettato di vederla raggiante? Perché quella doveva essere la sua espressione dal momento in cui aveva preso la mano di Potter ed era diventata sua moglie.
Per Asfe.
Fanfiction partecipante al 2010: a year together, indetta dal Fanfiction Contest ~ { Collection of Starlight }
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton | Coppie: James/Lily, Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Fanfiction partecipante al 2010: a year together, indetto dal " Collection of starlight ", said Mr Fanfiction Contest, " since 01.06.08 " . Il prompt era ‘Altalena che dondola cigolando’.

 

Fanfiction nata su richiesta di Asfe. Ergo, questa fic è tuuuuutta per lei <3

 

DISCLAIMER: i personaggi sono tutti della Rowling, io li ho solo presi in prestito. La fic non è ovviamente a scopo di lucro.

 

 

Swing – 20 giugno

 

 

L’aria di quel venti giugno era di un calore insopportabile. Il rumore dei suoi passi lungo il viottolo era l’unica cosa che Severus potesse sentire tutt’intorno, in quel deserto di grano. Il respiro affannato, il passo veloce, il mantello che lo faceva sudare e che svolazzava intorno ai suoi piedi non gli davano fastidio più di tanto.

Aveva saputo dove si sarebbero sposati, e doveva vederla.

Il sole di giugno picchiava su quei campi. Il paesino dalle case basse sembrava dipinto in un paesaggio perfettamente irreale: c’erano solo l’azzurro, l’oro ed il bianco in quel frammento di Inghilterra. E, da qualche parte laggiù, tra le case dipinte, ci doveva essere anche lei.

Non c’era vento. L’aria era pesante, immobile. O forse era solo il Mantello sotto il quale si trovava a farlo soffrire, questo Severus non avrebbe potuto saperlo. Aveva continuato a camminare, ed era stato così che era giunto in vista della villetta leggermente discosta dalle altre, con un grande albero verde ad ombreggiarla, e del gruppo di persone intorno ad essa. Da quella distanza non sembravano altro che insetti brulicanti nel paesaggio irrealmente dorato. I cappelli colorati degli invitati, i vestiti chiari delle signore, quelli più scuri degli uomini, il brusio delle loro voci udibile anche da lì.

Era stato in quel momento che l’aveva vista. O meglio, che aveva visto i suoi capelli rossi.

Lei era di spalle, e Severus non aveva potuto guardarla negli occhi. Ma forse era stato meglio così, rifletté in seguito: avrebbe accettato di vederla raggiante? Perché quella doveva essere la sua espressione dal momento in cui aveva preso la mano di Potter ed era diventata sua moglie.

Si sudava sotto il mantello dell’Invisibilità di Avery*, a quell’ora. Piccole gocce di sudore imperlavano la sua fronte, ma Severus aveva dovuto fare attenzione a non muoversi, o il mantello corto gli avrebbe scoperto i piedi. Era arrivato vicino alla piccola folla, troppo vicino, a tal punto da riconoscere molti tra gli invitati: i McKinnon, i Paciock, alcuni professori di Hogwarts, e poi, ovviamente, Black, Lupin e Minus.

Non era arrivato tanto tardi da non vedere Potter baciarla. Aveva sentito gli applausi e a quel punto aveva visto il volto di Lily, e per un attimo aveva pensato che fosse valsa la pena di fare quel viaggio solo per vedere di nuovo il suo sorriso.

Il sorriso che una volta era stato per lui.

Se ne era andato così come era arrivato, in silenzio, non invitato. La nuova vita di Lily non lo riguardava più.

Ma, voltandosi un’ultima volta, l’aveva vista guardare nella sua direzione, e per un momento aveva sperato che riuscisse a scorgerlo.

Era stato solo un attimo, prima che la sua attenzione fosse nuovamente attratta da Potter.

 

“Quindi, anche tu sai fare questo?” chiese la bambina sgranando gli occhi.

Il sole picchiava sulle loro teste, nel parco deserto, e le catene in metallo dell’altalena scottavano nella presa di Severus. I vestiti troppo grandi lo impacciavano, ma il bambino era troppo occupato a guardarla per farci caso.

L’altalena cigolava pericolosamente quando Lily prese il volo ed atterrò con grazia poco distante.

Severus esitò.

“Non ci ho mai provato… ma immagino di sì” disse, evitando il suo sguardo.

Lily annuì.

“A me piace andare in altalena! Mi sembra di volare”.

Lily si sedette nuovamente sull’altalena, meditabonda. Severus alzò lo sguardo su di lei.

Improvvisamente il suo sguardo si illuminò.

“Hai detto che esiste un gioco sulle scope?” chiese, entusiasta.

Severus annuì. “Il Quidditch” rispose.

Lily batté le mani.

“Mi insegnerai a giocare a Quidditch, Sev?”.

Severus si sedette sulla seconda altalena prima di rispondere.
“Sì”.

 

Ricordava bene il giorno in cui aveva notato che Lily non era sola nel parco. Entrambe le altalene erano occupate, in quella afosa giornata di giugno, e non erano risate di bambini quelle che Severus riusciva a sentire.

La sua voce era inconfondibile, così come la massa di capelli indomabili che si scorgeva fin da lì.

Lily aveva la testa inclinata da un lato, pensierosa. Potter sembrava volerla far ridere, con scarso successo.

Severus si era lanciato un Incantesimo di Disillusione e si era avvicinato cautamente. Il profumo di fiori di quel piccolo parco gli arrivava forte alle narici.

“… ci sono dei ricordi” stava dicendo Lily.

Potter aveva inarcato un sopracciglio.

“Ricordi? Qui?”.

Lily aveva annuito guardandosi la punta delle scarpe. Il caldo secco di giugno incombeva sui due innamorati e sul loro osservatore, mentre qualche cicala emetteva il suo suono aspro, lì intorno.

“Petunia?” aveva azzardato Potter con una smorfia.

Lily aveva scosso la testa.

Potter aveva sbuffato. Si era alzato dall’altalena e si era stiracchiato, per poi rivolgersi di nuovo a Lily. Si era abbassato fino ad arrivare all’altezza del suo viso e le aveva fatto una carezza lieve.

Severus aveva deglutito.

“Ehi” aveva mormorato Potter. Lily aveva alzato lo sguardo.

“È da un po’ che voglio chiederti una cosa, Lily”.

Lily aveva aggrottato le sopracciglia. Potter le aveva preso una mano tra le sue, e a quel contatto Severus si era sentito chiudere lo stomaco.

Potter aveva detto qualcosa che Severus non era riuscito a sentire. Ma niente gli aveva impedito di vedere lo sguardo che Lily gli aveva rivolto.

“Avrei voluto trovare un’occasione più romantica, ma…”.

“Sì, sì, sì!” aveva esclamato Lily, abbracciandolo.

Potter l’aveva baciata.

“Allora ora ti posso chiamare ‘Signora Potter’?” aveva ghignato.

Lily aveva scosso risolutamente la testa.

“Assolutamente no, suona così male!” aveva ribattuto ridendo.

Severus aveva stretto le mani intorno ad un ramoscello con tanta forza che l’aveva sentito rompersi. Se ne era andato a grandi passi, con qualche foglia in mano e la risata di Lily ancora nelle orecchie.

 

“Sev!”.

Severus imprecò tra sé. L’aveva visto.

Lily si alzò dall’altalena e gli andò incontro. Era furiosa.

“Spiegati” gli ordinò incrociando le braccia al petto.

“Cosa dovrei spiegarti?” rispose Severus evitando il suo sguardo.

“Mi eviti. Spiegati” ribatté Lily senza muoversi di un millimetro.

Severus rimase in silenzio. Il vento di giugno mosse l’altalena e la fece cigolare lentamente. Le risate di alcuni bambini attraversarono l’aria, leggere.

“Hai deciso di dar retta ai tuoi amici? Severus” sibilò Lily, assottigliando lo sguardo. “Il prossimo è il nostro quinto anno lì dentro. O mi spieghi perché sei improvvisamente cambiato o non ti rivolgerò mai più la parola”.

Severus sospirò, poi si decise a guardarla.

“Lily, perché almeno tu non eviti di dirmi cosa devo fare?” mormorò.

Lily si irrigidì.

“Perché li frequenti”, chiese, fredda, “se ti dicono cosa devi fare?”.

Severus le rivolse un ultimo sguardo colpevole, prima di allontanarsi a grandi passi. La sentì tornare verso il parco, e poco dopo gli sembrò di sentire anche il cigolio della sua altalena.

 

 

 

Severus non era più tornato lì. C’erano dei ricordi, come aveva detto Lily tanti anni prima: c’era quello della bambina che non conosceva la magia e c’era quello della donna che aveva deciso di sposare James Potter. E quei ricordi dai capelli rossi erano troppo ingombranti per permettergli di entrare nel parco.

Ma in quell’occasione aveva dovuto. Troppe cose stavano andando a rotoli per potersi permettere il lusso del timore di due fantasmi. Quando era arrivata l’estate, Severus aveva deciso di tornare.

Non c’era nessuno a quell’ora. Probabilmente erano tutti a pranzo. Le altalene libere, il dondolo rotto, il vento leggero. Non sembrava esserci nient’altro.

Severus sfiorò un’altalena. Ormai c’era la ruggine su quelle catene che il tempo aveva rivelato meno resistenti dei suoi ricordi. Su quelli non ci sarebbe mai stata.

Aveva visto il sorriso di Lily, aveva sentito il profumo dei suoi capelli, aveva visto i suoi stessi occhi nel figlio di colui che aveva odiato di più al mondo. Aveva sentito la sua risata e la sua risposta alla richiesta di matrimonio, e l’avrebbe sempre vista in quel parco, insieme alle foglie degli alberi agitate dal vento di giugno.

Anche se Lily non c’era più, lì. Anche se c’era solo un’altalena che dondolava cigolando.

 

 

 

 

 

*del tutto inventato, fine solo alla trama.

Swing = altalena

 

Non so se essere soddisfatta di questa fic. Era da tanto che non scrivevo su Severus e Lily, e temo di aver fatto un pasticcio =S

Comunque, questa storia mi è stata richiesta da Asfe qui: la sua richiesta era una fic in cui ci fosse la scelta definitiva di Lily, ovvero James; spero di non essermi fatta prendere troppo la mano e di non essere andata fuori traccia O.O

Asfe, cara, non so se questa cosa è quello che ti saresti aspettata, ma non esitare a fustigarmi nel caso in cui non dovessi essere soddisfatta – sono una scrittrice su commissione orribile <3

Oltretutto, girovagando di qua e di là, mi sono imbattuta in quel prompt che mi è sembrato perfetto, e ho deciso di aggiungerlo.

Se qualcuno dovesse recensire, anche solo per lanciarmi pomodori, sarebbe il benvenuto <3

Un abbraccio,

Ilaria

   
 
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