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Autore: GuNeDrA    20/06/2010    2 recensioni
[Seconda Pubblicazione] "James Potter non si sarebbe mai meritato l'attenzione di Lily, figurarsi il suo amore. James Potter non meritava neanche di guardarla, di ascoltare la sua voce, di apprezzare il suo intelletto. Perché neanche Severus era riuscito a meritarsi nulla di tutto questo." Ambientata durante il sesto anno dei Malandrini (Severus Piton POV).
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un unico desiderio




"And I'd give up for ever to touch you
'Cause I know that you feel me somehow
You're the closest to heaven, that I'll ever be
And I don't wanna go home right now"
Iris, Goo Goo Dolls

-"La pietra di bezoar"-
-"La pietra di bezoar, esatto! Cinque punti a Grifondoro per la risposta corretta!"-
Il professor Lumacorno annuì soddisfatto, ritornando ad abbassare il capo per sfogliare il testo di Pozioni, mentre continuava la sua spiegazione che interrompeva di tanto in tanto per testare con qualche domanda l'attenzione della classe.
 
Lo sguardo di un ragazzo che stava assistendo alla lezione dall'ultima fila di banchi rimase per diversi istanti ad osservare la nuca della studentessa che aveva appena risposto.
Era stata una domanda semplice, avrebbe potuto batterla facilmente sul tempo e rispondere lui. Ma gli piaceva ascoltare la sua voce.
Severus Piton si sistemò una ciocca di capelli unti, malamente tagliati, in modo che non gli solleticasse la guancia, continuando ad osservare la chioma della ragazza. E fissando le onde rosso cupo che le accarezzavano le spalle esili, si immaginò con precisione come dovesse essere in quel momento il viso della ragazza, che da quella posizione non poteva osservare. Ogni singolo dettaglio di quel viso gli comparve preciso nella mente, in quell'istante sapeva esattamente come l'angolo della sua bocca si fosse increspato appena, in una smorfia soddisfatta che nascondeva a fatica ad ogni suo piccolo successo scolastico.
Si riscosse appena in tempo per vedere ragazzo belloccio dalla scompigliata chioma ribelle allungarsi verso di lei con un sorriso sornione.
-"Siamo preparati, vero Evans?"- le sussurrò dal banco della fila di fianco.
Severus a quella vista fu investito da una rabbia sorda gonfia di disgusto, che gli fece contrarre la mascella. Odiava l'atteggiamento di quello sbruffone, perché, nonostante la sua domanda fosse mediocre ironia da quattro soldi, lo sguardo ammiccante, il suo modo di sporgersi verso la ragazza, lasciava sottintendere che era tutto un pretesto per punzecchiarla e farsi notare da lei.
La rabbia si alleviò in un sottile piacere quando vide le dita di Lily Evans contrarsi attorno alla penna d'aquila malconcia con cui stava prendendo appunti. Severus aveva passato anni -una vita- ad osservare la ragazza dai capelli rossi, e sapeva interpretare ogni suo più piccolo gesto. Come quello, palese insofferenza.
La voce del professor Lumacorno lo costrinse a distogliere lo sguardo dalla scenetta di cui non era l'unico spettatore.
-"Beh, ragazzi, potete concludere il capitolo senza problemi per la prossima settimana. Quindi, se il signor Potter ha finito di importunare la signorina Evans, direi che possiamo chiudere qui la lezione"-
Risatine sommesse echeggiarono dai vari angoli dell'aula, mentre James Potter sorrideva spavaldo, incassando una gomitata giocosa dal suo migliore amico. La penna di Lily Evans intanto non stava vivendo un bel momento, a poco dallo spezzarsi tra le impietose dita della furente proprietaria.
-"Potete andare"- concluse il professore con un sorriso bonario, mentre si lisciava i folti baffi con le dita.

Gli occhi di Severus seguirono ogni movimento di Lily, mentre lei riponeva con un'insolita ferocia il materiale nella borsa. Perché gli era impossibile smettere di osservarla?
Il chiacchiericcio crebbe insistente, riecheggiando tra le pareti di roccia, e occupò tutta l'aula insieme al rumore di ragazzi che si alzavano per raggiungere la porta.
Un attimo di distrazione e lo sguardo verde di Lily incrociò quello di Severus, che non l'aveva mai abbandonata. Gli occhi della ragazza si soffermarono appena, per poi ritornare ad osservare la sua amica che le stava parlando. Era rimasta totalmente impassibile, come se lì non ci fosse stato neanche lui, come se lui non fosse altro che un calderone o un barattolo, da poter tranquillamente ignorare. Severus strinse nella mano la pergamena dove gli appunti si susseguivano in una calligrafia minuta e fitta, mentre una cocente delusione si impadroniva del suo animo. Delusione verso se stesso, per non essere riuscito ad impedire di divenire un elemento dell'arredamento per lei.
"...schifosa Mezzosangue"... un errore per cui non esistevano scuse che non fossero parole vacue.
All'improvviso le forze sembrarono scemare dalle sue membra, facendolo diventare troppo stanco anche per raccogliere le sue cose ed andare alla lezione successiva.
-"Evans, ti va di uscire con me?"-
-"Cosa ti fa credere, Potter, che dopo averti detto di no come minimo una cinquantina di volte, oggi ti dirò di sì?"- sbottò Lily, issandosi la tracolla della borsa sulla spalla.
-"Buon umore? Coincidenza astrale? Il mio fascino che finalmente colpisce?... Sfinimento?"- ribatté il ragazzo retorico, seguendola mentre si avviava verso la porta.
-"Sei senza speranze"- sospirò lei esasperata, oltrepassando la soglia e sparendo allo sguardo cupo di Severus.
-"E' per questo che mi ami, Evans"- affermò deciso James, mentre le loro voci venivano inghiottite dall'eco del corridoio.

Severus rimase seduto in silenzio, mentre l'aula si svuotava. Lo sguardo verde di Lily gli balenava ancora davanti agli occhi, sebbene lei se ne fosse già andata.
Ma il pensiero di lei era una presenza ossessiva, che non lo lasciava mai da solo.
Poi, lentamente, si alzò raccogliendo svogliatamente tutta la sua roba. La sua mente era ancora rivolta alla ragazza sveglia dalla chioma rossa, al suo sguardo così dolorosamente privo di qualsiasi forma di considerazione e poi a lui, James Potter, il suo aguzzino e persecutore.
Sistematosi la tracolla sulla spalla Serverus si avviò verso la porta dell'aula ormai deserta, fatta eccezione per il professore che, intento a scribacchiare seduto alla cattedra, sembrava non averlo notato.
Lo sguardo distratto del ragazzo fu all'improvviso attratto da degli scarabocchi che rovinavano la superficie di un banco in seconda fila... ora che ci faceva mente locale, il banco dove era stato seduto Potter. Osservando con maggior attenzione le strisce di inchiostro riuscì a distinguere disegni schematici di Boccini d'Oro e piccole scope. Poi, non molto distante da uno di quei Boccini, ripassate diverse volte, le lettere 'L.E.'.
Un moto di rabbia lo fece inspirare bruscamente, mentre il disprezzo viscerale che provava per il popolare Cercatore Grifondoro diveniva all'improvviso ancora più profondo.

Quelle lettere erano un chiaro tributo a Lily, al suo pensiero. Ai sentimenti che quello sbruffone di Potter pretendeva di provare per lei.
Pretendeva, perché in realtà tutto ciò che poteva provare Potter era un insulso desiderio di sfida.

Cosa ne sapeva lui, quell'arrogante pieno di sé? Che ne poteva sapere in verità di lei, della ragazza spontanea e allegra dai capelli rossi e dagli occhi verdi?
Niente, ecco perché non c'era un solo briciolo di qualcosa più intenso di una banale voglia di vincere la sfida.
Non sapeva di quel piccolo neo che lei aveva sul collo, poco sotto la nuca vicino all'attaccatura dei capelli, e che mostrava raramente, solamente quando raccoglieva i capelli stiracchiandosi.
Non sapeva di quel suo tic di mordicchiarsi l'unghia del pollice quando era nervosa.
Non sapeva del fastidio che le procuravano i braccialetti, del fascino che esercitava su di lei il mondo magico e la sua cultura e di quanto le piacesse il profumo dei glicini.
Per lui Lily non era altro che uno stupido Boccino d'Oro, uno sfuggente trofeo difficile da raggiungere. Lui non sapeva niente, niente di lei.
Passò con forza il polpastrello del pollice ossuto sulle lettere scritte sulla superficie di legno, sfumandole e sbavandole fino a renderle irriconoscibili.  
Cosa poteva saperne lui di quanta sofferenza potesse comportare amare quella creatura indomabile e perfetta, dolce e severa, intelligente e bellissima?

Cosa poteva saperne lui di cosa volesse dire innamorarsi di una bambina vivace, passare ogni anno, ogni mese, nell'incessante bisogno di averla accanto, di ascoltare la sua voce, di apprezzare la sua spiccata intelligenza, per poi scoprire ogni più insignificante aspetto di lei, nella vana speranza di trovare un difetto che la rendesse odiosa e non così... indispensabile?
Cosa poteva saperne lui di cosa volesse dire amare ogni singolo particolare di quella bambina, fallire in ogni ricerca di difetto che non si trasformasse in un aspetto affascinante in lei, ed infine ritrovarsi innamorato di una giovane e bellissima donna, in modo più maturo, ma sempre dolorosamente non corrisposto?
Cosa poteva saperne di cosa volesse dire perdere per uno stupido malinteso -errore- anche le dolci briciole di affetto che si era riusciti ad ottenere, mentre, per uno crudele scherzo del cuore, il desiderio di accarezzare la morbida pelle della curva del suo collo, di annusare l'intenso profumo dei suoi capelli e di contemplare le sue iridi verdi si faceva insostenibile?

James Potter non si sarebbe mai meritato l'attenzione di Lily, figurarsi il suo amore.
James Potter non meritava neanche di guardarla, di ascoltare la sua voce, di apprezzare il suo intelletto.
Perché neanche Severus era riuscito a meritarsi nulla di tutto questo.

E lui aveva sofferto -quanto aveva sofferto- nella flebile speranza di riuscire un giorno a stringere a sé quella creatura in qualcosa che fosse più di un casto ed amichevole abbraccio, e chissà magari anche di riuscire finalmente a saziarsi con quelle labbra rosate, sulle quali il suo pensiero si arrovellava, interrogandosi in uno sfibrante circolo vizioso su quale fosse il loro sapore.
E per lui che aveva sofferto anni, nel doloroso silenzio innamorato, quella speranza era rimasta tale, un sogno ossessivo, che torturava il suo desiderio sfiorandolo con la sua dolorosa falsità.
Bugie impalpabili, immagini eteree che invece di lenire il dolore lo acuivano.
Come avrebbe potuto pretendere James Potter, pensò Severus con una smorfia contrariata e lo sguardo vitreo, di ottenerla come un insulso trofeo? Di conquistarla senza scoprire quanto meravigliosa fosse e quanto amore meritasse?

-"Signor Piton, desidera un colloquio?"-
Il professor Lumacorno aveva sollevato lo sguardo ed era rimasto perplesso non imbattendosi in un'aula vuota come si sarebbe aspettato. Si era soffermato un attimo a considerare il Serpeverde rimasto in classe, fermo in piedi in mezzo all'aula con lo sguardo assorto. Severus Piton era un alunno di un'intelligenza non comune, in Pozioni aveva capacità davvero sorprendenti che lo portavano ad ottenere risultati invidiabili anche da un pozionista esperto. Eppure non sarebbe mai stato un uomo di successo, il crudele intuito del professore in merito non poteva sbagliarsi. A fare da freno al suo intelletto c'era quell'aspetto inquietante e malsano, la tendenza ad essere taciturno e serio che lo portava ad apparire ancora più indisponente e talvolta sgradevole di quanto già non fosse. Ma questi, si disse il professore, erano pensieri privi di umanità che metteva presto a tacere, tenendoli gelosamente per sé.
Dopotutto Piton era il miglior allievo della sua Casa nella sua materia, cosa che doveva assolutamente renderglielo caro.
Dopo un paio di tentativi di risvegliarlo dallo stato di trance in cui sembrava essere caduto con discreti colpetti di tosse, Lumacorno aveva optato per la prima domanda incolore venutagli in mente.

Severus si riscosse, osservando per qualche secondo con gli occhi ancora vacui il professore per poi riprendere il solito cipiglio austero velato di sarcasmo che ben pochi avevano imparato a riconoscere.
-"No, grazie, professore. Arrivederla"- disse con tono perfettamente calibrato, avviandosi verso la porta.
-"Arrivederci"- rispose l'uomo, con un lieve cenno del capo, mentre la sua mente non aveva ancora finito di macinare impietose considerazioni su Severus Piton.

Appena svoltato l'angolo e imboccato il lungo corridoio che l'avrebbe portato ai piani superiori, Severus Piton strinse i pugni convulsamente, riuscendo a conficcare le unghie nella carne.
Lui non aveva smesso di pensare a James Potter, alla remota ma esistente possibilità che Lily si facesse abbindolare da quello sbruffone.
Al pensiero di lei subito il suo sguardo gli comparve preciso nella mente.
Pensiero ossessivo, dolorosa menzogna, che non lascia un solo istante di pace.
Gli occhi verdi, scaglie di smeraldo e giada, velati da ciglia lunghe e scure, che folte ornavano abbellendo quello sguardo. E la pelle nivea, delicata come petali, in contrasto con il colore intenso dei suoi capelli, un morbido rosso cupo...
Pensiero ossessivo di quella che in realtà non era lei perché lei non era, né era mai stata, così perfetta.
Eppure nella sua mente -nel suo cuore- lei era così, eterea e perfetta. Irraggiungibile, come un angelo.
Pura.

L'idea che James Potter potesse contaminarla gli provocò un autentico urto di nausea.
Non gli importava che Lily avesse smesso di considerarlo, non gli importava di aver perso la bambina che lo chiamava dolcemente "Sev", l'unica ad averlo mai fatto.
In quel momento l'unica cosa che contava era impedire a Potter di osare sfiorarla, impedire che tentasse di ingannarla e raggirarla.
Perché, poteva scommetterci il proprio onore, anche se lui aveva perso Lily, Lily non l'aveva perso.
E non l'avrebbe mai fatto...
Lui era sempre lì, attento e silenzioso, invisibile. Ad osservarla, a sognarla, a nascondere dietro fredda indifferenza menzognera un amore ingombrante e doloroso, a sperare ancora che lei lo chiamasse con quel nomignolo buffo, che riecheggiava di un affetto infantile.
...Sev...

Potter non l'avrebbe mai avuta.
E per questo, era disposto a pagare qualsiasi prezzo.





Note dell'autrice:

Questa è forse l'unica fancfiction in canon che io abbia mai scritto.
Ci sono abbastanza rimandi ai libri di Harry Potter, lascio a voi la curiosità e la voglia di individuarli.
Non so con quanta giustizia io sia riuscita a rendere l'affascinante personaggio di Piton, e l'amore che lo lega a Lily. Spero vogliate farmelo sapere.

Bacioni a tutti i lettori.



  
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