Do I have to cry for you?
Shower
“Robert, piacere di
conoscerti ”
Non furono tanto le parole
che aveva pronunciato, no: quelle erano banali.
Il modo più semplice e
normale per presentarsi.
E infatti non era stato
quello a sconvolgermi.
A farmi impazzire il cuore,
che seriamente temevo potesse uscire dal petto e schizzargli in faccia a breve,
fu il modo in cui lo disse…
Il tono di voce, roco e
provocatorio.
Gli occhi azzurri, divertiti
e sinceri, fissi nei miei.
Il fiato, caldo e morbido,
sul mio collo.
Furono quelle le cose che
rischiarono di farmi morire lì, in quel bagno.
Schiusi le labbra, tentando
di articolare qualcosa di sensato, ma era difficile e la cosa mi stupì: da
quando in qua, io, non sapevo cosa dire?
Riuscii purtroppo ad attribuire
l’anomalia unicamente a quella paurosa vicinanza, così per quanto
inutile, cercai ancora di allontanarmi.
Con le spalle al muro però,
era alquanto improbabile che ci riuscissi.
Prendendo un bel respiro
perciò, mi decisi: allungai le braccia, poggiando le mani sul petto di Robert e
cercando di non pensare a niente, lo allontanai.
Una voce acuta, proveniente
da qualche angolo remoto della mia mente, iniziò a farsi sentire.
Erano urla quelle della
vocina: grida di biasimo miste ad imprecazioni.
Tutto perché contro ogni
logica stavo allontanando da me quello che, per quanto difficile da ammettere,
era davvero un figo da paura.
Sorrisi appena, pensando a
quello: un figo da paura… ecco, ora sembravo una tredicenne arrapata
pronta a farmi mordere! Ma che diavolo mi faceva quel surrogato di vampiro?!
No, no, no!
Assottigliai lo sguardo,
continuando a tenere le mani ben ferme sul suo torace.
Torace assolutamente
perfetto e… no, santo Dio, no!
- Giulia, piacere mio -
Avrei dovuto sentirmi compiaciuta:
in fondo ero riuscita a dire qualcosa e ci ero riuscita anche con un tono
abbastanza serio, per la miseria! Cosa per niente facile da farsi rinchiusa in
un bagno con i suoi occhi blu tutt’altro che rassicuranti fissi
nei tuoi!
- Giulia, lo sai che è un
bellissimo nome? -
Sì, sì, sì!
Dio, sì, fammi tua adesso!
Spalancai appena gli occhi,
non riuscendo neanche lontanamente a metabolizzare quel complimento: ma era
serio? L’aveva detto davvero?
Sì, l’aveva detto!
Signore, aiutami tu…
Non posso stuprarlo capisci?
Non sarebbe carino…
c’è mio padre dietro questa porta… e poi in bagno sarebbe alquanto
scomodo, capisci ? Non sarebbe carino…
- Tu! Tu, tu… tu sei
solo un attoruncolo che per caso ha fatto fortuna. Come ti permetti di dire
cose del genere? Chi ti credi di essere? -
Ancora una volta, a
dimostrare quanto la mia lingua ed il mio cervello siano totalmente
scoordinati, le parole uscirono dalla mia bocca senza alcuna autorizzazione.
Avrei voluto morire, proprio
lì.
Sprofondare, scomparire,
fossilizzarmi. Qualunque cosa.
Tutto, tranne affrontare le
conseguenze di quello che avevo appena detto.
Osservai con costruita aria
sprezzante il viso di Robert: passò dall’ammiccante alla sorpresa più
totale. Tutto si aspettava tranne che gli rispondessi in quel modo.
Non si era mai sentito
rivolgere a quel modo la parola, probabilmente.
Sorrisi, osservandolo con
aria di sfida.
C’è una prima volta
per tutto, tesoro mio.
- Giulia… hai un bel
caratterino, sai? -
Prendendomi in contropiede,
sorrise anche lui.
Un sorriso che mi fece
sicuramente perdere ben più di un anno di vita.
Avrebbero dovuto dichiararlo
illegale, quel sorriso.
- Chi mi credo di essere, mi
chiedi, eh? Ma ti dirò: non lo so, veramente. Quella che mi aspettavo di avere
davanti era una vacanza, riposante, rilassante… Poi, invece, meno di tre
giorni dopo il mio arrivo, arrivi anche tu -
Smisi di sorridere, non
capendo dove volesse andare a parare.
Lui si avvicinò di nuovo,
passandosi ancora una volta la mano fra i capelli.
Mi guardò con un espressione
che era un misto di irritazione e divertimento.
- Arrivi tu… E prima
Byron si alza alle tre del mattino, per venire a prendere te
all’aeroporto. Poi, inizi a monopolizzarlo, occupandogli tutto il tempo.
Alla fine, dulcis in fundo, irrompi in camera -
Arrossii, non volendo eppure
lo feci.
Perché in fondo era vero:
non aveva detto una sola bugia.
Non credevo di star facendo
niente di male, però.
A chi salterebbe mai in
mente che uno ti tiene fuori di camera sua perché ci nasconde un attore?!
- Mi hai costretto a
starmene nascosto qui, e come se non bastasse, ora mi costringi a starci anche
con te. Cioè, non è carino lo sai? –
La vergogna, rapidamente, si
trasformò in rabbia.
Mi aveva appena offesa, quel
pezzo di cretino! Se ne era almeno accorto?
Con gli occhi pronti ad
incenerirlo lo sospinsi ancora all’indietro, facendo in modo che fosse
lui a trovarsi spalle al muro.
Iniziai a pungolarlo con un
dito, picchiettando con l’indice sulla sua spalla.
Odiavo chi si comportava in
quel modo.
Non l’avrebbe passata
liscia.
- Vorresti dire che è tutta
colpa mia?! -
Lui fece per annuire,
serrando le labbra in un sorriso tirato.
- Ma come ti permetti?! Non
ero io a nascondermi! Come potevo saperlo, poi? Avresti avuto qualcosa di cui
incolparmi se, che so, avessi preso ad urlare come una pazza, correndo da tutte
le parti e dicendo a tutti dov’eri! Invece no, ho solo… -
Mi interruppe, divertito:
- Certo: non hai gridato e
non mi hai smascherato. Mi hai solo sbattuto una porta sul naso -
Strinsi gli occhi, sempre
più nervosa:
- Non te l’ho sbattuta
apposta, e non sono stata solo io! -
Robert fece spallucce, come
a far intendere che non era quello l’importante.
- Non hai niente di cui
rimproverarmi, surrogato di… -
- Non chiamarmi più così,
per favore: mi mette i brividi, non so perché. E comunque, ad essere sinceri, è
per colpa di tuo padre se ora ci ritroviamo qui –
Fui io a fare spallucce
questa volta. Non era colpa mia, punto.
- Sai che, Giugiu? -
Lo interruppi, inarcando
divertita le sopracciglia:
- Come mi hai chiamata? -
- Giugiu, non ti piace?
–
Non mi diede modo di
rispondere in alcun modo, continuando a parlare indifferente:
- Dicevo: non ho ancora
avuto modo di farmi la doccia. Non è una vergogna? -
Fissai gli occhi in quei due
vortici azzurri, non capendo il suo intento.
Fu lui, poco dopo, a
chiarirmi tutto.
- Me la faccio ora, se non
ti dispiace. Non è un problema, vero? -
Allibita, continuai a
fissarlo.
Scherzava.
Non c’erano altre
spiegazioni. Poteva solo essere uno scherzo.
- Non dirai sul serio -
Non avevo neanche finito di
parlare che lui si era già tolto la felpa con un movimento fluido.
Tornò a guardarmi, inarcando
un sopracciglio.
Sorrise ancora, alterando
definitamene il mio circolo cardiaco.
Cercai di non abbassare lo
sguardo, tentando di ignorare il fatto che fosse seminudo.
Non indossava più la felpa e
allora?
Dov’era il problema?
Non avrebbe continuato, ne
ero certa.
Sorrisi, come a fargli
capire che avevo scoperto il suo bluff.
Lui però, sorrise con me.
E prima che potessi
realizzare qualunque cosa, si stava sfilando i pantaloni.
*
Benissimo, ce
l’ho fatta alla fine! ^^
Vi spiego: sono
in una sottospecie di pseudo vacanza…
Qui però non
esiste Internet =D
Perciò, ve lo
dico con estrema afflizione, non so con che frequenza riuscirò ad aggiornare.
Dipende da quando
riuscirò a connettermi, anche solo per pochi minuti ^^
Spero, con tutto
il cuore, che questi possibili ritardi non vi facciano passare la voglia di
leggere!
Mi manchereste
troppo, vi avviso! **
Un bacio enorme,
Sara