Una vita insieme
Capitolo 2
Una serata insieme
I giorni e le settimane passarono sempre più lentamente,
soprattutto per il Dottore. Aveva preso a lavorare con Rose al Torchwood, sotto
il nome di John Smith, massimo esperto di reliquie aliene, ma il fatto di
trovarsi tutti i giorni nello stesso posto a fare sempre le stesse cose,
stavano incidendo anche sul suo entusiasmo, era più nervoso e suscettibile.
Rose faceva di tutto per non fargli pesare questa situazione, passavano insieme
la maggior parte del tempo, ma tutto era rimasto sul vago, non avevano ancora
affrontato nessun argomento.
Tamburellava nervosamente le dita sulla scrivania, mentre
attendeva che il computer terminava la scansione ad un oggetto di dubbia
provenienza. Si mise seduto sbuffando, per la lentezza del processo, nonostante
le apparecchiature dell’istituto erano più avanzate che in altri posti, per lui
andavano comunque lenti.
Si tolse gli occhiali, e si strofinò gli occhi, non
riuscì a non pensare a Rose, al fatto che poteva sempre contare sulla sua pazienza
e sul suo supporto, questo rendeva le cose più semplici. I suoi pensieri furono
interrotti quando venne raggiunto da Pete.
“Ti disturbo?” chiese avvicinandosi.
“No, tranquillo, ho molto tempo.” Disse frustrato,
guardando verso lo schermo del computer.
“Qualcosa non va?” gli chiese ancora.
“Questi computer sono terribilmente lenti.” Si lamentò.
“Strano, mi hanno garantito che sono di ultima
generazione.” Rifletté Pete, guardando il lavoro in corso del Dottore.
“Lascia perdere, comunque posso fare qualcosa per te?”
chiese concentrandosi su di lui.
“Non proprio, stavo cercando Rose, sai per caso dov’è?”
chiese.
“Deve essere nel suo ufficio privato, so che aveva
qualcosa da studiare per un esame.” Rispose scettico, aveva la sensazione che
Pete si trovava lì per un altro motivo.
“Giusto, dimenticavo.” Rispose pensieroso facendo
aumentare i sospetti del Dottore.
“Pete, tutto bene?” chiese studiandolo attentamente.
“Si, niente di cui devi preoccuparti.” Gli rispose
avviandosi di nuovo verso l’uscita.
“Sembra che devi parlarmi di qualcosa.” Continuò ad
osservarlo. L’uomo si fermò prima di uscire, voltandosi di nuovo verso il
Dottore.
“Io detesto dovermi intromettere in queste cose, ma
Jackie ha pensato che sarebbe stato un bene per tutti se avremmo parlato un po’.”
Spiegò e il Dottore annuì capendo subito di cosa si trattava, infondo se lo
doveva aspettare da Jackie.
“Di cosa dovremmo parlare?” chiese fingendo di non
capire. Pete si mise seduto su uno gabellino davanti a lui.
“Sai quando Jackie è arrivata qui, non è stato subito
facile per entrambi. Tu lo sai meglio di me, quanto lei ha sofferto per la
morte dell’altro Pete…” iniziò a parlare, ma il Dottore lo bloccò.
“Perché non vieni al punto, tralasciando i particolari
che già conosco.” Disse annoiato, se ci sarebbe stata Rose lo avrebbe
richiamato, ripensò con dolcezza.
“Ecco, a Rose venne in mente un idea per metterci
entrambi al nostro agio.” Continuò a raccontare.
“Ci ha organizzato un appuntamento, ricreando
perfettamente il nostro primo appuntamento.” Raccontò con un moto di orgoglio,
il Dottore sorrise riconoscendo la sua Rose, testarda e generosa.
“Aveva proprio ricreato ogni cosa, il piccolo ristorante,
il film che ci eravamo visti, i fiori che le regalai, ogni particolare.”
Raccontò perdendosi nei ricordi.
“Non per rovinare l’atmosfera, ma questo cosa a che fare
con me?” chiese ancora il Dottore, Pete si destò dai suoi pensieri e tornò a
concentrarsi.
“Si, scusa. Ecco noi abbiamo pensato …. Cioè Jackie ha
pensato, che per voi due sarebbe stato lo stesso.” Spiegò, ma il Dottore lo
guardò dubbioso, ecco adesso non sapeva dove quei due volevano arrivare.
“Scusa credo di non capire.” Disse con calma.
“Si, insomma potesti chiederle un appuntamento ... un
modo per entrambi di passare del tempo insieme, da soli, lontani dal lavoro e
da tutto.” Spiegò meglio l’uomo.
“Un appuntamento?” chiese scettico. Si aspettava che
Jackie lo spingesse a parlare con Rose, o qualcosa del genere, ma non che lo
spingesse a questo. Un appuntamento? Lui?
“Si, insomma avrete avuto una prima uscita o qualcosa del
genere, no?” chiese Pete guardandolo, il Dottore si trovò a dover riflettere
anche su questa cosa. Poteva considerare il loro primo viaggio, come una sorta
di primo appuntamento? No, decisamente non era il caso.
“Non credo che sia una buona idea.” Rispose il Dottore.
“Queste genere di cose io non le faccio … sono troppo …
come dire …” iniziò a parlare, ma Pete sorrise, annuendo.
“Troppo umane? Credo che dovresti abituarti all’idea che
fai parte del genere umano, caro Dottore.” continuò divertito, mentre si alzava.
“Non credo che abbiamo bisogno di una cosa come questa.
Possiamo anche vedercela noi.” Gli rispose sforzandosi di non essere scortese.
“Lo so, ma abbiamo semplicemente pensato che con un
appuntamento verrebbe tutto più semplice.” Continuò Pete, il Dottore rimase fermo a riflettere.
La loro discussione venne interrotta dall’arrivo di Rose.
“Ah sei qui.” Disse avvicinandosi, mentre lui si alzò
dalla poltrona.
“Ciao papà, come mai qui?” chiese sorpresa.
“Stavo solo dando un occhiata al lavoro del Dottore.”
Mentì.
“Ok.” Gli rispose scettica guardando i due.
“Come mai qui, non stavi studiando?” chiese il Dottore,
mentre si grattava la nuca nervosamente
“Te lo posso rubare per un po’.” Disse al padre, avvicinandosi
al Dottore.
“Certo, tanto adesso devo tornare in ufficio. Dottore.”
Salutò e andò via, Rose continuò a guardarlo sospettosa.
“Che strano.” Sussurrò.
“Cosa posso fare per te?” chiese distrendola dal motivo
per cui il padre era lì.
“Si, giusto. Ho bisogno di una pausa, che ne dici se
andiamo pranzare fuori di qui.” Disse aggrappandosi al suo braccio, mettendo il
broncio, il Dottore la guardò divertito, si voltò verso lo schermo del computer
che ancora lavorava.
“Perché no, tanto questo computer finirà di lavorare solo
tra un milione di anni.” Si lamentò avviandosi fuori dall’ufficio. Con la scusa
avrebbero potuto parlare, e magari informarla di questa strana idea del primo
appuntamento.
Rose decise di prendere la loro tradizionale porzione di
patatine e portarlo in un bellissimo parco, dove anche lei in passato amava
andare a pranzare, certo ogni volta che il tempo glielo permetteva.
Era sicura che anche al Dottore sarebbe piaciuto, in più
quella giornata sembrava perfetta, non c’era troppo freddo, nonostante era
novembre, e c’era il sole, avrebbero potuto godere a pieno di quella giornata,
inoltre voleva scoprire come mai suo padre era nel suo ufficio, quando si
solito, per sapere qualcosa in più sui vari lavori mandava Chris o li chiamava
nel suo ufficio.
Si misero seduti ad un tavolo, vicino ad un piccolo parco
giochi, per una buona parte del tempo, parlarono di stupidaggine, scherzavano
sugli strani oggetti che trovavano in giro per il mondo, scherzavano sul fatto
che Tony assomigliava sempre di più a Rose, cosa che preoccupava non poco
Jackie, inoltre la presenza del Dottore non aiutava.
“Allora vuoi dirmi che ci faceva mio padre nel tuo
ufficio?” chiese improvvisamente mettendolo in difficoltà.
“Niente, te l’ho detto, stava solo controllando il mio
lavoro.” Rispose in modo poco convincente.
“Sei un pessimo bugiardo, lo sai?” scherzò lei facendogli
una linguaccia.
“Sto dicendo la verità.” Si difese fingendosi offeso,
fregandogli una patatina.
“Su avanti, perché non vuoi dirmelo.” Cercò di
convincerlo sbattendo e ciglia, utilizzando il suo efficace sguardo da
cerbiatta che spesso riusciva farlo desistere.
“Davvero non importa, abbiamo solo parlato di lavoro.”
Insistette il Dottore, concentrandosi sulle patatine. Rose sbuffò e morse
un'altra patatina.
“Prima o poi riuscirò a estorcerti la verità.” Disse la
ragazza, il Dottore le sorrise continuando a mangiare.
“Stasera ci tocca fare da baby-sitter a Tony, spero non
ti dispiaccia.” Aggiunse la ragazza.
“Come mai?” chiese lui, non dandogli molto importanza.
“Pete e Jackie devono andare a qualche tipo di cena. Sai
quelle genere di cose che odi tanto, tutta pompa magna e cose del genere.”
Spiegò la ragazza.
“Perché tu non ci vai?” chiese il Dottore, incuriosito.
“Perché anche io le odio.” Rispose come se fosse la cosa
più logica.
“Comunque, spero che non ti dia fastidio rimanere a casa
a tenere d’occhio un bambino.” Disse la ragazza.
“Certo che no, tranquilla. Sempre meglio che andare a
quelle serate, giusto?” chiese sorridendole.
“Giusto.” Concordò ricambiando il sorriso.
“Così riuscirò a estorcerti quello che vi siete detti con
mio padre.” Lo minacciò con ironia, il Dottore scosse la testa.
“Non ci riuscirai mai, Tyler.” L’avvertì, addentando
un'altra patatina.
Rose chiuse la luce in camera del fratello, per poi
andare via. Si diede una controllata allo specchio che c’era nel corridoio,
questa era la prima volta che lei e il Dottore rimanevano da soli in quella
casa, sperava che almeno quella sera sarebbero riusciti a parlare con
calma chiarirsi una buona volta.
Scese al piano di sotto e lo trovò mentre curiosava nella
biblioteca, capitava che spesso dopo una pesante giornata a lavoro, lui cercava
conforto in un buon libro, sorrise perché in fondo questo era tipico del suo
Dottore.
“Trovato niente di interessante?”gli chiese avvicinandosi,
si voltò a guardarla e le sorrise.
“Stavo cercando un libro, ma forse non c’è!” disse un po’
deluso, mentre guardava i libri nel mobile davanti a lui.
“Credo di averlo io.” Rispose un po’ imbarazzata, il
Dottore la guardò incuriosito.
“Non sai nemmeno il titolo.” Affermò.
“Certo, come se non sapessi che cercavi The time
Machine.” Gli rispose, vide il suo sguardo sorpreso.
“E come mai lo hai preso tu?” le chiese avvicinandosi.
“Beh lo hai letto almeno una ventina di volte da quando
ti conosco, ero solamente curiosa di sapere perché ti piace tanto quella
storia.” Rispose.
“Quante volte lo hai letto?” le chiese.
“Io ... solo ...
tre ... cinque ... Ok ...l’ho letto una quindicina di volte.” Confessò, lui
sorrise divertito e anche al quanto soddisfatto.
“Tony?” chiese cambiando discorso.
“Dorme. Diventa sempre più difficile farlo addormentare.”
Gli rispose.
“Se vuoi potrei provarci io qualche volta.” Le propose, lei
lo guardò scettica.
“Non fare così, sono molto bravo con i bambini.” Le
rispose fingendosi offeso.
“Credo, che hai avuto poca esperienza con un Tyler,
sappiamo essere molto testardi a quell’età, non lo sai?” scherzo lei.
“Non solo a quell’età.” Disse, affondando le mani nelle
tasche guardandola dalla testa ai piedi.
“Faccio finta di non aver sentito.” Gli rispose,
fingendosi offesa.
“Allora stasera che si fa?” gli chiese poi, per loro
sarebbe stata una buona occasione per parlare, ma voleva anche che fosse una
cosa naturale, per entrambi, non gli andava di forzarlo a fare una cosa che non
voleva.
“Non lo so, in genere tu che fai in queste serate?
Organizzi festini o roba del genere.” Scherzò lui.
“In genere mi deprimo davanti a qualche film.” Gli
rispose. Colse un ottima occasione per testare di nuovo la sua gelosia. Era da
qualche giorno che non lo stuzzicava, ci pensava la presenza di Chris a farlo
borbottare da solo.
“Anche se la maggior parte delle volte, Chris mi è venuto
a fare compagnia.” Disse uscendo mentre sogghignava, mentre sentiva il Dottore
borbottare qualcosa sulla onnipresenza di Chris.
Rose andò nella sala multimediale, che Mickey le aveva
creato per il suo compleanno accanto alla biblioteca, mise un dvd nel lettore e
si accomodò sul divanetto, il Dottore arrivò poco dopo, ancora accigliato per
la battuta di prima.
“Allora, mi fai compagnia Dottore?” lo invitò
indicandogli il posto vuoto accanto a lei.
“Sicura che a qualcuno non dispiace.” La schernì, mentre
si metteva comodo.
“Su avanti, non fare il geloso.” Scherzò lei, il Dottore
roteò gli occhi al cielo.
“Io non sono geloso!” disse appoggiando la schiena allo
schienale, appoggiano i piedi sul tavolino davanti a lui.
“Oh si che lo sei invece.” Scherzò lei, punzecchiandolo
sul braccio.
“Che film guardiamo?” chiese, cambiando discorso.
“Ritorno al futuro.” Rispose, sapendo che lui ne sarebbe
stato contento.
“Oh .. adoro quel film. Ottima scelta Rose.” Disse
sorridendo come un ragazzino.
“Lo ricordo bene, mi hai fatto vedere tutti i tre film,
uno dopo l’altro, in una sola serata.” Si lamentò premendo play, iniziando a
guardarsi il film.
Erano lì, tutti e due su un divanetto a guardare per
l’ennesima volta un film, non era inusuale, ance quando erano nel Tardis
avevano preso questa abitudine, le rare volte che a Rose non andava di
gironzolare per i vari pianeti, lo costringeva a questo rituale, anche se alla
fine ci si era pure affezionato, diventando un ottima occasione per passare del
tempo insieme.
La guardò con la coda dell’occhio sembrava concentrata sul
film, avrebbe voluto abbracciarla, sentiva un forte impulso di stringerla a sé.
Sarebbe sembrata normale, no? Loro due da soli in quella gran casa, seduti così
vicini, un normale umano avrebbe cercato di abbracciarla, peccato che lui era
una vera frana in queste cose e non sapeva mai come comportarsi.
Tornò a concentrarsi sul film, maledicendosi per la sua
inettitudine, ma anche stavolta Rose lo sorpresa, appoggiò la testa contro la
sua spalla, si irrigidì non sapendo cosa fare.
“Non ti dà fastidio vero?” chiese lei con la voce
tremante, facendogli capire che anche per lei era una situazione nuova.
“No, affatto.” Le rispose sorridendo e rilassandosi, le
circondò le spalle con il braccio, mettendosi più comodo che poteva.
A metà film, senza neanche rendersene conto, si ritrovò la
testa di Rose appoggiate al suo petto, e i suoi capelli che gli sfioravano il
viso. Il suo profumo di fragola e vaniglia, inebriava i suoi sensi e la voglia
di baciarla aumentava sempre di più. Gli accarezzava capelli con dolcezza,
sembra un gesto tanto naturale per quel corpo, per la sua mano. Si trovò a
pensare se anche con Chris e Mickey era successo una cosa del genere “Ma certo, razza di idiota.” Si disse
nella sua mente, Rose era una bella ragazza, con un cuore d’oro, solo uno
stupido come lui, non aveva fatto una cosa del genere, inoltre si rendeva conto
che lei avrebbe potuto andare avanti con la sua vita, sarebbe stato anche
giusto. Ma ammetteva che pensarla accanto a qualcun altro che non era lui,
faceva male, terribilmente male, tanto da fargli mancare il fiato.
Improvvisamente, il telefonino di Rose iniziò a suonare
spezzando la tranquillità di quella serata.
“Scusa.” Disse la ragazza spostandosi dalla posizione,
guardò il display e si fece seria.
“E’ Chris.” Disse preoccupata, il Dottore non riuscì ad
evitare di roteare gli occhi al cielo, possibile che quel tizio gironzolava
sempre attorno a Rose.
“Che succede?” rispose al telefono alzandosi, mentre il
Dottore la seguiva con lo sguardo, forse stava succedendo qualcosa, forse si
trattava di lavoro. Sperava si trattava di lavoro.
“D’accordo stiamo arrivando.” Disse la ragazza chiudendo
il telefono, si rivolse al Dottore.
“Il dovere ci chiama, hanno bisogno di noi al Torchwood.”
Disse la ragazza spegnendo il dvd.
“Di che si tratta?” chiese alzandosi in piedi, finalmente
un po’ di sana avventura, almeno lo sperava, gli mancava quel senso di
avventura dei suoi viaggi.
“Chris non è stato molto chiaro, per questo ha chiamato
noi.” Spiegò Rose uscendo dalla stanza prendendo le sue cose, il Dottore la
seguiva a ruota. La vide prendere di nuovo il cellulare e fare una chiamata
alla madre per avvertirla, ma la donna rientrò in quel momento dalla porta
d’ingresso.
“Ah bene sei qui.” Disse Rose avvicinandosi, mentre si
metteva la giacca.
“Tuo padre è stato chiamato a lavoro, fuori c’è una
macchina che vi aspetta.” Spiegò la donna.
“Bene, Tony sta dormendo. Ci vediamo dopo.” Disse la
ragazza dandole un bacio sulla guancia, per poi correre, insieme al Dottore
verso la macchina.
“Fate attenzione.” Gli urlò Jackie dalla porta
d’ingresso.
Arrivarono al Torchwood in poco tempo, corsero mano nella
mano verso la sala delle emergenze, dove Pete, Chris e Jack li aspettavano.
“Eccoci.” Disse Rose entrando.
“Meno male che siete qui.” Disse Chris sorridendo a Rose.
“Che sta succedendo?” chiese il Dottore mettendosi gli
occhiali e guardando i monitor davanti a loro.
“Qualcosa è caduto in un piccolo pesino lontano da Londra.”
Spiegò brevemente Chris.
“Sapete di cosa si tratta?” chiese Rose.
“Non ancora, volevamo mandare una squadra sul posto.”
Rispose ancora Chris, osservando il Dottore fare avanti e indietro trai monitor
e le carte.
“Naturalmente voglio che tu, il Dottore e Jack vi
rechiate sul posto per verificare tutta la situazione.” Ordinò Pete.
“Perché non siamo stati avvertiti?” disse improvvisamente
il Dottore, indicando le carte che aveva in mano, Rose si avvicinò.
“Che succede?” chiese la ragazza.
“Due mesi fa, c’è stato un avvistamento, un oggetto non
identificato ha sorvolato la zona, e poi
è scomparso improvvisamente, da allora una o due volte la settimana durante la
notte, qualcuno ha avvistato qualcosa di strano.” Spiegò il Dottore, la ragazza
si voltò a guardare Chris.
“Beh… ecco non eravamo sicuri
di quello che succede.” Spiegò un po’ imbarazzato.
“Avete dovuto avvertirci lo stesso.” Lo richiamò Rose.
“Avanti Rose, quante volte siamo stati chiamati per
avvistamenti che poi non si sono rivelati tali.” Intervenne Jack.
“Non importa dovevamo saperlo.” Continuò la ragazza.
“Se volete scoprire cosa succede vi conviene muovervi.”
Aggiunse Pete, tagliando la discussione.
“Il dirigibile è già pronto, sta aspettando solo voi.”
Spiegò Chris.
“Allora muoviamoci.” Disse il Dottore uscendo dalla
stanza seguito da Rose e gli altri.
Fine
II Capitolo
Revisione
Settembre 2011
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