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Autore: Piccolo Fiore del Deserto    21/06/2010    1 recensioni
La mia vita è come un deserto. Anche in un luogo così arido si può trovare un fiore, e quel fiore eri tu per me. Ma io l’ho calpestato, frantumato. Ho ucciso il nostro amore, la nostra vita insieme. Ora uccido me stessa, per il solo assurdo motivo di avere una terribile paura per il futuro. La paura in un futuro nel quale non riesce a vedersi spinge Angela a interrompere la sua storia d'amore ma, incapace di reagire, la sua follia la conduce alla morte proprio per sua mano. Questi sono i suoi ultimi pensieri, rivolti a Manuele. Il suo fiore. Il suo amore.
Genere: Triste, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ultimo Battito

“Anche quando la vita ti appare come un deserto, dentro di te puoi trovare un fiore” – Sergio Bambarén (tratto da “La Rosa di Gerico”)


Sento la mia vita frantumarsi ogni minuto che passa.
I polsi sanguinanti bruciano tremendamente, mentre attendo la morte.
Che sia la benvenuta!
Il dolore fisico, però, non regge il confronto con quello che provo nel petto: il mio cuore è in frantumi. Ormai è così sbriciolato che mi riuscirebbe difficile prendere le singole parti e riunirle in modo da assemblarlo di nuovo.
Tuttavia ancora batte, ma sempre più lentamente. So che appena anche l’ultimo battito si sarà chetato la mia vita avrà fine.
È ciò che voglio. Ciò che ho fatto a me stessa.
Ciò che merito per la mia follia, per averti allontanato da me in modo tanto sciocco.

Ero così felice con te…

Al tuo fianco era uscita la vera parte di me che a lungo avevo tenuto nascosta dietro a una maschera di perenne tristezza e rancore nei confronti degli esseri umani e del mondo.
Con te riuscivo a ridere, scherzare, vedere che in fondo a quell’oscurità c’era una luce, che la vita poteva avere sfaccettature per cui valeva la pena andare avanti ed affrontarla con gioia.
Grazie a te, al tuo immenso amore e al tuo continuo ottimismo, riuscivo anche ad intravedere un futuro felice:
Vedevo noi due, insieme e il nostro amore che, invece di affievolirsi, aumentava.
Vedevo un matrimonio. Io vestita con un abito bianco che avevo sempre sognato sin dalla più tenera età, e mio padre che, commosso, mi accompagnava all’altare. Vedevo altri volti emozionati, persone che appartenevano alle nostre rispettive e diverse vite; ed infine vedevo te, vestito con un elegante completo blu che enfatizzava il medesimo colore dei tuoi occhi. Mi sorridevi per poi tendere la mano verso di me, in quel chiaro gesto di concessione della propria figlia, di un padre, all’uomo che lei ama.
Vedevo due piccoli, adorabili, bambini biondi, che rallegravano la casa con la loro gioia e la loro vitalità. Ci vedevo tutti riuniti su un divano a guardare insieme la tv, a ridere, ad imitare i personaggi televisivi, a scherzare.
Vedevo il tuo dimostrarti un perfetto padre, nell’atto di dar la buonanotte ai nostri figli, che tanto ci avevano uniti.
Poi ci vedevo vecchi ma ancora così innamorati da suscitare tenerezza nelle effusioni d’affetto che ci scambiavamo.
Sì, con te riuscivo ad immaginare un futuro che fino a quel momento mi faceva paura, rendendomi irrequieta e spaventata, alimentando in me il desiderio di morire.
Non amo il modo in cui il mondo sta cambiando; non amo tutte quelle nuove tecnologie assurde che ti permettono di entrare in altre dimensioni, non reali.
Amo i cartoni che prendono vita dalle mani esperte di un disegnatore, e non dalle strane funzioni di un computer.
Amo vedere persone reali e non ambientazioni assurde e eccessivamente digitali.
Non disprezzo tutti i nuovi film digitali, ma prediligo gli anni passati, dove tutto era disegnato a mano, dove tutto era reale, anche se appartenente sempre a un mondo fittizio.
Amo il passato, dove tutti riuscivano a piangere di fronte a film e cartoni d’amore, dove le ragazze ed i ragazzi prediligevano giocare anche fino a quindici anni e non pensavano ad essere già grandi; dove si cercava di godere la vera infanzia, avendo quasi paura di un bacio, mentre ora ragazze si concedono sin dalla più tenera età, per poi vantarsi con le coetanee.
Posso sembrare una donna troppo all’antica ma tremo di fronte a quel futuro che rischia di giungere, che, in verità, giungerà ben presto.
Eppure al tuo fianco ero felice. Mi sentivo quasi più forte e volevo davvero credere nel nostro futuro.

Ed ora sono qui, in una vasca piena d’acqua calda, con i polsi tagliati dal quale fuoriesce il sangue come un fiume che va ad arrossare il liquido trasparente nel quale sono immersa, e l’arma di quel “delitto” – una lametta che mai avrei pensato di riuscire ad usare per porre fine alla mia vita – adagiata sul pavimento di marmo bianco, or macchiato di qualche goccia rossa,  in attesa della morte.
Nella mia mente confusa e in preda alla follia più malsana risalgono immagini passate il cui ricordo brucia ancor più delle ferite che mi sono procurata.

« Angela, non smetto mai di pensare a te. Ci frequentiamo da poco, ma ormai non riesco a vivere senza sentirti, senza vederti, senza sapere che sei al mio fianco. Vedo il tuo volto ogni volta che mi guardo in giro e credo di amarti come non ho mai amato nessuna. »
Ci frequentavamo da poco tempo, eppure tra noi era nato tutto sin dal primo istante in cui i nostri sguardi s’incrociarono. Inizialmente ero schiva e timida, ma poi pian piano t’insinuasti nel mio cuore, fino ad accenderlo di una nuova luce che in tanti chiamano: Amore.
Le tue parole mi colsero alla sprovvista.
Eravamo sdraiati sopra una coperta adagiata su un prato, a guardare le stelle nella speranza di vederne almeno una cadere, per esprimere magari un desiderio, con la mera speranza che un giorno potesse avverarsi.
Di fronte a una tale dichiarazione ti guardai, mentre i miei occhi si riempirono di lacrime e il mio cuore parlò tramite le mie labbra:
« Io, invece, sono ormai certa di amarti, Manuel e non so cosa farei senza di te. »
Tu mi stringesti più forte a te, sfiorandomi appena il viso con una leggera carezza. Avvicinasti il tuo viso al mio, sfiorando il mio naso con il tuo, cosa che ci spinse a ridere entrambi. Spesso eravamo simili a dei bambini. Poi sfiorasti le mie labbra in un dolce tenero bacio, per poi giocarci: provasti a morderle ed io ricambiai.
In breve tempo le nostre effusioni, in un primo tempo dolci, divennero sempre più audaci e spinte.
E sotto quella magica cornice ci scambiammo il bacio più sublime ed intenso che potessi mai ricordare.
Sentii le tue calde labbra adagiarsi alla perfezione sulle mie e riuscirono a sprigionare qualcosa d’intenso in me. Indescrivibile. Meraviglioso.
Continuammo a baciarci ancora e ancora, in maniera sempre più ardente, fino a quando non riuscimmo più a frenare le fiamme che ci invadevano il corpo e che volevano congiungersi insieme, in un unico grande fuoco. Non riuscimmo più a bloccare quelle emozioni intense che scaturirono dalla vicinanza che i nostri corpi ci donarono.
In poco tempo ci unimmo completamente, avendo la luna e le stelle come uniche e silenziose testimoni del vero, autentico inizio del nostro amore.

Ti amavo talmente tanto che non riuscivo proprio più ad immaginare la mia vita senza te al mio fianco. Tu eri parte di me, del mio presente e del mio futuro, ma proprio quest’ultimo contribuì a… dividerci.
Spesso ci ritrovavamo a parlare dei nostri reciproci interessi che non sempre avevano una collimazione positiva e, proprio ciò, mi spinse a riflettere: e se in realtà il nostro futuro non sarebbe stato così come lo sognavo?
D’un tratto tutti quei sogni che avevo fatto in passato iniziarono ad ardere fino a consumarsi del tutto, divenendo polvere.

La paura m’invase e mi portò alla follia.

Non volevo né potevo vivere senza di te, ma, nello stesso tempo, non volevo rischiare di perderti quando ormai c’eravamo spinti troppo oltre, non volevo sprofondare di nuovo nella tristezza e ritrovarci a litigare in quel futuro che ora non appariva più tanto idilliaco come l’avevo immaginato.
Non volevo farti soffrire ma spesso pensare al futuro, anziché al presente, può portare a fare delle scelte assurde e prive di comprensione.
Come quella che presi.

Ti guardai con le lacrime agli occhi, che però non esprimevano né commozione né amore, bensì immensa, inconsolabile tristezza.
Avevamo litigato da poco per i soliti motivi futili scaturiti ancora una volta dalle mie paure ed io decisi di fare una cosa fino a quel momento inimmaginabile.
« Manuele, mi dispiace, ma non ce la faccio più a litigare con te. Sono stanca di stare male e soprattutto di farti del male. Proprio a te, un ragazzo dal cuore d’oro. » mi bloccai non riuscendo a guardarti negli occhi troppo a lungo. Faceva troppo male ma, prima che potessi dire qualcosa, aggiunsi: « non riesco più a vedere un futuro insieme… non riesco più ad immaginarlo felice, quindi non possiamo più andare avanti. La nostra storia finisce qui. So che ti faccio male, ma è la cosa migliore da fare. Vedrai che riuscirai a trovare una persona migliore di me, con la quale essere realmente felice. » ti guardai negli occhi, come era corretto fare, e lessi il tuo dolore in quello sguardo che mi aveva fatto completamente innamorare. Ero conscia di spezzarti il cuore, come del resto era ormai ridotto in pezzi il mio, ma dovevo farlo.
« No... non puoi dirmi questo; non puoi lasciarmi per un motivo simile. Il futuro lo costruiamo noi, insieme. Siamo felici, non posso trovare un’altra quando amo te, non vedo e non sogno che te. Non può succedere. Ti prego Angela, ti prego…»
Bene, o meglio, male.
Riuscii a farti piangere e mi sentii un mostro, ma non potevo tornare indietro.
« Ti prego non dire queste cose tu, Manuele. L’amore è un sentimento che può mutare. Un giorno ami qualcuno, il giorno dopo puoi trovare la tua vera anima gemella ed impazzire per lei. Sono sicura che la troverai.» erano parole che non pensavo realmente, ma dovevo fare di tutto per costringere sia te sia me stessa a porre fine a quella storia.
« No. Non è così, non è da te dire parole simili. Ora sei arrabbiata, triste, e non valuti realmente come stanno le cose. Tu mi ami, Angela. Mi ami almeno quanto io amo te. Noi dobbiamo stare insieme, noi abbiamo un futuro da costruire insieme, ed anche se ora hai paura, io ti terrò sempre per mano e ti aiuterò. Cambierò, mi comporterò meglio, per non farti più soffrire. »
Di fronte a tali parole, sentii una tale irritazione crescermi dentro, che per un attimo fui irriconoscibile. Le mie mani si chiusero in due pugni, mentre i tratti del mio viso si fecero duri, e la voce uscì come un urlo.
« Vuoi smetterla di accusarti sempre?! Non capisci che qui sono io quella che è fatta male? Non capisci che io ci soffro ad essere così e a farti del male? Tu non puoi capire quello che provo. Io non voglio ritrovarmi in un futuro e capire che non possiamo più stare bene insieme, e ritrovarmi a litigare come fanno sempre i miei genitori ora. Si amano, sì, ma allo stesso tempo sono così diversi che non si comprendano, che litigano continuamente. Tutto ciò si riflette in me e nella mia sorellina. Io non voglio che ci succeda questo. Io non voglio litigare per sempre con te. Io non voglio rischiare di perderci quando ormai saremo andati troppo oltre, formando una famiglia. Io non voglio far star male i miei bambini. Io non voglio star male e vederti soffrire. Ora lo comprendi? Tu vuoi determinate cose, tu riesci ad integrarti alla perfezione con il futuro tecnologico che si affaccia, mentre io no. Io appartengo al passato. Io amo il passato. E non riesco a togliermelo di dosso. Io non amo questo presente, e odio il futuro che vedo arrivare con prepotenza. Ed essendo così, che madre sarei per i miei figli?
Non voglio più stare con te. Lo capisci? » svuotai tutto ciò che avevo dentro seppure non volessi.
 Tu mi avevi spinto in quella direzione e così non riuscii più a trattenermi. Eri contento ora?
Provasti a stringermi a te, ma io mi districai dalla tua presa.
Non volevo sentire il tuo calore. Non volevo, perché sapevo benissimo che rischiavo di cedere e tornare indietro, mandando all’aria quella decisione che per una volta avevo fatto senza troppe, eccessive, esitazioni.
« Ma… Angela…» non ti permisi di continuare. Fissai i miei occhi colmi di lacrime nei tuoi. Uno sguardo freddo ma, allo stesso tempo triste, e poi conclusi.
« Ti prego, basta. Prima o poi, con il tempo, passa tutto. »
Non volli restare e, quasi con freddezza, mi allontanai, ignorando le sue lacrime e le sue suppliche. No. La decisione era presa e, anche se bruciava talmente tanto, dovevo proseguire per la mia strada.
Ma quale strada poteva esserci senza lui al mio fianco?

Nessuna.
Non c’è vita senza di te.
Non c’è futuro. Non c’è gioia.
Non ci sono sorrisi, né risate.
Non può esserci un nuovo amore, perché questo cuore sbriciolato non appartiene che a te.
Non ti ho dimenticato. Non ho mai smesso di amarti.
Ci sono solo lacrime, sofferenza, dolore, desolazione.
La mia vita è come un deserto. Anche in un luogo così arido si può trovare un fiore, e quel fiore eri tu per me.
Ma io l’ho calpestato, frantumato.
Ho ucciso il nostro amore, la nostra vita insieme.
Ora uccido me stessa, per il solo assurdo motivo di avere una terribile paura per il futuro.

L’ultimo battito è per te. È per dirti ti amo e continuerò a farlo per sempre, anche se non mi sarà concessa un’altra vita dopo la morte, anche se dovrò sopportare l’eterna dannazione.
Non piangere più per me.
Ma silenzio ora.
Il cuore tace. Reclino il capo e do il benvenuto alla cara morte.

Fine


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Eccomi qui a pubblicare una nuova storia sorta da un momento di assoluta tristezza a seguito di un fatto personale, che si è più o meno risolto.
Sì, lo so che è molto triste, ma spero che non sia banale...
Purtroppo ci sono persone che a seguito di fallimenti non vedono altre alternative se non la morte.
Con questo non voglio dire che sono d'accordo. La vita è un bene preziosissimo che non va sprecato così, solo perchè provi paura, solo perchè hai fallito, solo perchè quello che credevi il tuo grande amore ti lascia e via dicendo.

Però ero triste e ho scritto. E dato che non mi sembra una brutta storia, voglio provare a postarla. Se vi va di recensire, fate pure, altrimenti non importa. Non voglio obbligare.

A presto.


ps. La frase da cui ho tratto questa storia, come ho citato, è di Sergio Bambarén, nel suo libro "La Rosa di Gerico". Vi consiglio di leggerli i suoi libri... sono meravigliosi, e ti aiutano a capire quanto può essere bello vivere ed avere autostima. (certo, se poi ci ho scritto sopra sta storia, è assurdo xD ma, ripeto, ero triste e questa frase mi piaceva xD)


ps2: ho messo arancione come rating, ma se la gestione o altri ritengono che devo aumentare, basta dirlo, che cambio subito :)

   
 
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