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Autore: KiraKira90    21/06/2010    5 recensioni
Questa storia ha inizio con un test di gravidanza e le lacrime di una ragazza dai capelli rossi. Non aspettatevi riveli subito l'identità di chi ha contribuito a questo disastro, ma, per ora, sappiate che il viaggio ha inizio.
Genere: Romantico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ash, Brock, Misty
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Conflitto interno

 

Azurill! Colpocoda. Adesso!”

Misty era riuscita a trovare qualcuno su cui sfogare la sua frustrazione. Era inesperto lo si capiva subito dal livello dei suoi pokemon: Staryu non aveva avuto problemi col primo sfidante. Quel Ratata non era durato molto ed ora contro il suo Charmender aveva schierato il suo Azurill. Se avesse vinto anche il secondo round, non ci sarebbe stato bisogno di evocare un terzo pokemon e Misty era più che mai determinata a finirla. Il piccolo drago, però, era un osso più duro del previsto, nonostante i suoi attacchi d’acqua l’avvantaggiassero.

Era stanco dopo l’attacco bolla del pokemon azzurro e Misty non attese riprendesse fiato. Senza pietà aveva impartito l’ordine che stava per essere eseguito. Un attacco che sperava lo mettesse al tappeto.

Azuuuuu …” facendo leva sulla sua coda, il pokemon si era alzato in aria, iniziando a roteare su se stesso per impartire maggiore vigore al suo attacco. “… rill!” concluse, sferrando un poderoso colpo con la sua coda elastica. Il Charmender avversario volò contro il tronco di un albero e, dopo il forte tonfo, non si mosse. L’Azurill riatterrò e subito esultò per la vittoria, saltellando. Avvilito, il pokemon-master perdente richiamò il suo compagno e ringraziò l’avversaria per la bella sfida. Misty si limitò a sorridere e a salutare. Non era in vena di conversazione, anzi, voleva solo che quello sconosciuto sparisse con tutti i suoi deboli pokemon. Come poteva riuscire a sfogarsi con sfidanti tanto deboli? Il nervosismo era solo aumentato. Possibile il livello degli allenatori di nuova generazione fosse così bassa?

Sospirò. Odiava i suoi pensieri maligni, ma non aveva bontà o gentilezze da elargire.

Accarezzò Azurill non troppo affettuosamente e lo spedì a riposare. Le dispiaceva i suoi malumori li dovessero pagare i suoi compagni di tante battaglie, ma proprio non riusciva a non esternarli. Il motivo, causa di tutto, non tardò a tornarle in mente. Era un qualcosa che era parte di lei, qualcosa che con l’andare dal tempo si sarebbe mostrato prepotentemente e che non poteva ignorare per molto. Si toccò istintivamente la pancia scoperta. Era piatta come sempre, ma per quanto ancora?

Poteva fingere non fosse vero, ma la realtà si sarebbe presto gonfiata per smascherare le sue bugie e curare la sua cecità. Era confusa. Spaesata come non mai.

Alcune vertigini, dovute ai nervi, la costrinsero a reggersi sul tronco più vicino. Si tenne la fronte, mentre assorta si levava il fagotto rosso dalla schiena e si sedeva ai piedi di quell’albero. Aveva già abbastanza peso da portarsi addosso per i suoi gusti e crollò sfinita da tutto.

Fece scorrere le falangi fra i capelli, togliendoseli dal viso e, con una forza che non credeva di avere, aprì lo zainetto. Lo estrasse quel maledetto responso.

Positivo. Nonostante il luogo e il momento fosse cambiato, il risultato era lo stesso.

Si sentiva così stupida ad averci sperato, anche per un solo momento, ma in fondo era un’inguaribile sognatrice. Pregava davvero si sarebbe svegliata in una pozza di sudore e con il pigiama addosso, reduce da quell’incubo terribile. Lo voleva davvero. Si sarebbe fatta quattro risate, raccontandolo come storiella alle amiche magari, oppure lo avrebbe dimenticato come spesso succede e la sua vita sarebbe normalmente continuata.

Sospirò. Un sospiro infinito. “Cosa devo fare?” mormorò fra sé, abbandonando la testa contro il tronco. Non lo sapeva e chiederselo di continuo non sortiva effetti. Guardare il cielo azzurro fra le fronde e sperare in un qualche miracolo le parve patetico. Smise e si rannicchiò nelle ginocchia.

Non ci si poteva svegliare da quell’incubo, doveva rassegnarsi. Presto sentì la pelle bagnarsi e le labbra seccarsi a causa di quel sapore salmastro.

“Dannazione. Dannazione! Dannazione! DannazioneDannazioneDannazione!” si strinse con maggior forza e anche se soffocati i suoi primi singhiozzi si poterono udire. Erano le lacrime che non poteva più trattenere e con cui mai aveva dovuto fare i conti.

Ci fu un fascio di luce improvviso e  Psyduck, come suo solito, uscì dalla pokeball senza permesso. “Psy-y?”

Le si presentò col suo solito sguardo confuso, ma Misty non parve intenzionata a lasciare andare le gambe. Il papero si avvicinò lento, protendendo il becco verso la sua master. “Psy-y-y?” cercò di nuovo di farsi notare.

“Non ora Psyduck!” singhiozzò lei, rannicchiandosi nella direzione opposta al pokemon.

Per tutta risposta questo si spostò in fretta, incespicando sulle sue zampe palmate, ripetendo i medesimi gesti. “Psy-y?”

Non aveva la forza per scacciarlo. Anche se era fuggita per non mostrarsi in quello stato la solitudine non faceva per lei.  Misty non ce la fece più, lo afferrò in un impulso fulmineo e lo abbracciò forte. Aveva bisogno di stringere qualcuno e sfogarsi senza che la giudicassero. “Oh, Psyduck.” 

Le prime lacrime iniziarono a bagnare il suo piumaggio e per la prima volta il papero non si lamentò, nonostante il mal di testa che si acuiva.

 

***

 

Misty è strana ultimamente non trovate?” Lily si era decisa a tirar fuori quell’argomento a cena. Ovviamente l’interessata mancava come sempre, da ben una settimana. Ultimamente era uno straccio e la nausea non le dava tregua. Si limitava a brodini e decotti, restando serrata in camera da letto.

“Strana?” sbuffò Daisy. “Se non si riprende chi lo spiega a tutti gli allenatori che abbiamo rispedito a casa?” Violet sbadigliò.  “Pensi solo agli affari sorella. Rilassati!”

“Se non ci pensassi io la palestra sarebbe sul lastrico da un pezzo.” Commentò gelida, infilandosi un pezzo di carne in bocca. Terminò di masticare e subito guardò Violet severa. “Sta composta. Giù i gomiti!”

“Quanto sei noiosa sorellina.” Replicò l’altra, accontentandola. “Comunque sarebbe da precisare che senza Misty la palestra sarebbe sul lastrico!” Daisy smise di affettare al carne per perforarla con lo sguardo. Lily sospirò. Come al solito avevano trovato una nuova scusa per litigare e se non se ne andava subito, di certo l’avrebbero tirata in mezzo. “Io vado a vedere come sta.” Mormorò, cercando di non dare troppo nell’occhio, mentre si allontanava da quell’atmosfera tesa.

 

***

 

Stava malissimo. La testa le girava come mai prima e lo stomaco continuava a muoversi. Quelle terribili nausee la sfinivano e si sentiva debole in ogni muscolo. Con il peluche di Squirtle stretto fra le braccia e con la ferma intenzione di smettere di pensare alla causa di tutto ciò, chiuse gli occhi in cerca di un po’ di sollievo. Esausta cadde addormentata di sasso.

Era da diversi minuti che appariva tranquillamente avvolta nel sonno, quando con lentezza la porta scricchiolò e la testa di Lily diede un’occhiata alla stanza buia. C’era una forte puzza di chiuso, perciò decise di spalancare la porta, inclinandola in modo da evitare che la luce del corridoio la infastidisse. Si avvicinò al letto della sorella e la vide. I capelli scompigliati le nascondevano il viso e raggomitolata come una bambina stritolava quel vecchio giocattolo. Le scostò i ciuffi ribelli, fissandoli dietro all’orecchio. Badò a non svegliarla, mentre le rimboccava le coperte. La fissò per alcuni stanti in meditativo silenzio e sospirò. La sua fronte corrucciata e le labbra strette, fin troppo confermavano i suoi timori. “Che cosa ti turba, Misty?” bisbigliò preoccupata. Era da quel giorno che era silenziosa e continuamente distratta. La testa era perennemente altrove ed ora ci si metteva di mezzo pure la salute. Possibile le sue sorelle non se ne fossero accorte?

Daisy era troppo presa a controllare il bilancio e a pagare i conti, probabilmente, e Violet troppo preoccupata di che vestito indossare per la festa di compleanno di …, per il concerto del …, per la lezione di piano, aerobica e chi più ne ha ne metta. Quello che Daisy riusciva a far loro risparmiare l’altra trovava il modo per spenderlo.

Lei era quella che poteva definirsi una via di mezzo. Non troppo bacchettona ne troppo spendacciona, mentre Misty

A volte non pareva nemmeno la loro sorella minore, anzi, spesso non pareva neppure loro parente, ma quella freddezza … Non era mai stata una estranea, ma ora era come se stesse cercando di divenirlo. Lily era preoccupata e aveva paura. Uno strano legame, fatto di sangue, le suggeriva di badare a lei e starle accanto.

Anche se non lo ammetteva apertamente Misty ne aveva bisogno. Lo sentiva. Lo vedeva in quell’espressione tirata.

La salutò con lo sguardo e richiuse la porta. “Buonanotte Misty.”

 

***

 

Lily non era mai stata così insistente, se non per strappare un parere su un colore di rossetto. Eppure si era fissata con la storia di spedire Misty dal medico o viceversa, tartassandola fino lo sfinimento. Almeno aveva avuto la decenza di parlarne con l’interessata, sarebbe stato un vero trauma trovarsi faccia a faccia con l’unico che poteva trasformare una verità in certezza. Il solo immaginare la serie di spiegazioni che avrebbe dovuto dare la sfinivano. Se fosse stata Daisy al posto di Lily avrebbe di certo approvato l’idea e senza consultarla, anzi, immersa nelle scartoffie, avrebbe derogato la fatidica telefonata a Violet. L’importante per lei era la palestra si rimettesse in attivo e di certo come avrebbe mai potuto Misty opporsi al bene familiare? Sarebbe stato egoista da parte sua e Lily, come lei, conosceva fin troppo Daisy per non prevedere i suoi paternali discorsi. Li aveva saggiamente evitati. Violet, poi … La sua preoccupazione per la sorella si manifestava con pomeriggi interi concentrata a trovare nuove assurde malattie su internet. Incredibili le sue conclusioni e in nessuna si ipotizzava una gravidanza. Misty era ancora sconvolta quando le aveva parlato della possibilità di avere contratto una strana e rara malattia tropicale ed a nulla serviva il fargli notare le mai avvenute vacanze in tali luoghi. Ormai si rendeva conto non sarebbe riuscita a tenere segreto ciò che le stava accadendo, ma voleva ritardare le confessioni il più possibile e poi … forse non sarebbe mai stato necessario lo venissero a sapere.

In sostanza, anche se la portavoce era Lily, Misty sapeva di dover soddisfare quella richiesta generale. Trovava inutile farsi visitare, sapendo già a che era dovuto il suo stato, ma era pure consapevole che sarebbe stato saggio averne conferma e di non poter evitare la decisione ancora per molto. Aveva preso appuntamento con la sua ginecologa, spacciandolo per il loro vecchio dottore di famiglia e sotto gli sguardi soddisfatti delle sorelle si era recata all’appuntamento.

Doveva sapere. Doveva chiedere. Doveva … decidere!

Doveva scegliere, con tutto ciò che comportava. Doveva accantonare le sue paure e anche se non le piaceva … doveva mentire.

 

 

*continua*

 

 

Angolino Autrice:

Ebbene ho cercato di dare un certo spessore alle sorelle di Misty. Non mi piaceva averle solo come soprammobili.

Mi sono presa alcune libertà concesse da dama fantasia che spero abbiate gradito. ^^

Ringrazio infinitamente Misty_Pan96, a cui auguro buona fortuna per gli esami, e a sesshy_91, il cui nick mi rallegra irrimediabilmente (adoro Sesshomaru =P).

Vi sono grata per le recensioni dello scorso capitolo. Siete state molto gentili a dirmi la vostra; sono felice l’idea vi sia piaciuta e che siate curiose di sapere come evolverà la situazione di Misty. Non posso spoilerare nulla sul padre, ma verrà rivelato a tempo debito. Vi posso solo dire che non è un’immacolata concezione. XD

Vi saluto ora e mi auguro mi diate un’opinione anche sul secondo capitolo. ^^

KissKiss KiraKira90

 

 

 

   
 
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