My Memory of You

Si sa, nella vita non si può mai dare nulla per scontato, a volte credere che tutto è perfetto è sbagliato, pensare che tutto finisca è sbagliato, a volte semplicemente pensare è sbagliato. Ma non si può evitare di credere di volere una vita perfetta, una vita infinita, una vita felice e quando ci si ritrova avvolti nel buio, allora si smette di credere e basta.

E in quella mattina piovosa, lei se ne sta sdraiata nel letto, lei Kira Uchiha, l’indomabile Kira se ne sta tra quelle coperte, in quel flebile calore che a mala pena sente, i rumori sembrano tutti ovattati, tutto è nero, non c’è nessuno colore attorno a lei, solo nero e il vuoto.

Non ha voglia di alzarsi dal letto, non ha senso farlo, a cosa servirebbe alzarsi? Cosa dovrebbe fare? Dove dovrebbe andare? Da chi dovrebbe andare? Non esiste più una risposta alle sue domande, solo cicatrici e false speranze.

Gli auricolari del suo mp3 abbandonati sul cuscino, ancora si sente un filo di musica, la finestra è chiusa, le tende tirate, non passa nemmeno un filo di luce, si sente solo un continuo rumore di gocce di pioggia sbattere sul vetro, l’improvviso rumore dei tuoni non le fa un minimo effetto, anzi la fa sentire ancora peggio di come sta.

“hai paura?“

Per la prima volta dalla sera prima, Kira apre gli occhi, avvolta dalle coperte e dal buio, non si muove, semplicemente fissa il vuoto davanti a lei.

Poi per un istante vede il volto di lui, per un istante lo vede sorridere, per un istante lo vede, per un istante c’è ancora lui, lui, la persona che aveva amato, la persona che le era rimasta sempre accanto, lui, Kiba Inuzuka.

“non piangere“

Istintivamente Kira si porta una mano sulla guancia e si accorge che sta piangendo, chissà da quando aveva iniziato, eppure non voleva piangere, si era promessa di non farlo, non era da lei, però evidentemente era più forte di lei.

Ora davanti a lei non c’era più nulla, di nuovo il buio, di nuovo il vuoto e di nuovo il nero.

Il lento cigolio della porta fece capire a lei che era entrato qualcuno, sicuramente suo fratello Itachi, chi altri sennò?

-Ti ho portato la cena -

Non risponde, non si muove, non fa nessun gesto, nessun rumore, niente.

Così, lentamente, la porta si richiude, facendo ripiombare la stanza nuovamente nel buio più totale.

Passano ore e ore, ma lei continua a non muoversi, fuori ancora piove, il vento si è fatto più insistente, ora un ramo dell’albero davanti alla sua finestra, sbatte rumorosamente, quasi stesse bussando per farsi aprire, proprio come lui.

Colpi continui si susseguono sul vetro della finestra, Kira è costretta ad alzarsi dal letto.

Lentamente raggiunge la finestra e scostando le tende si ritrova davanti il volto di Kiba, che appoggiato sul ramo dell’albero attende lei.

- era ora dormigliona -

Kira svogliatamente apre e si allontana, così L’Inuzuka può entrare.

- che ci fai a quest’ora a casa mia? –

Lui sorride, poi cerca qualcosa dalla tasca per poi avvicinarsi a lei e prenderle la mano.

- buon compleanno cucciola –

Quel ricordo è così vivido nella sua mente, così vero, così puro, così lontano ormai che fa male, gli fa male ricordarlo, ma allo stesso tempo è l’unica cosa che la fa vivere.

Istintivamente si porta la mano al collo dove tiene legato il ciondolo che gli aveva regalato, quel ciondolo a forma di osso, che solo Kiba poteva scegliere, quel ciondolo in cui c’erano incisi i loro nomi, quel ciondolo in cui erano racchiusi i loro ricordi e i loro sentimenti, quel ciondolo che ormai era rimasto l’unico ricordo suo.

Altre lacrime scesero dai suoi occhi, mentre il suo cuore ormai piangeva da giorni, la sua anima spezzata e i suoi occhi spenti.

“ti senti sola?”

Senza rendersene conto, aveva iniziato a tremare, qualcosa dentro di lei urlava incessante di uscire, il cuore sembrava volesse scoppiare, quel dolore che la prendeva dentro la stava uccidendo.

-         perché? –

una sola domanda, nessuna risposta

“perdonami”

Stava sempre più male, il dolore non faceva che aumentare, la notte non dormiva nemmeno, quel dolore la teneva sveglia, sempre.

“continua a ricordare”

Ormai era sola, nemmeno i suoi fratelli potevano farla stare meglio, non c’era più nulla che potesse fare, non c’era più nulla che volesse dire, non c’era più nulla per cui valeva la pena vivere.

“non dimenticare”

E dire che lei credeva che nulla potesse fermarla, nulla che potesse ferirla, nulla che potesse dividerla da lui, nulla che potesse ucciderla.

- perché Kiba? –

Invece lui non c’era più, lui non era più accanto a lei, lui era morto in quell’incidente, lui l’aveva lasciata sola, lui l’aveva ferita e ora lei si sentiva morire senza di lui.

“perdonami”

E mentre le lacrime continuavano ad uscire, i ricordi di lui si susseguivano nel suo cuore, la sua immagine, il suo volto, il suo sorriso, le sue mani, i suoi occhi, tutto di lui era qualcosa da ricordare, tutto compreso il suo carattere selvaggio che tanto l’aveva conquistata.

- mi manchi –

Lentamente chiuse gli occhi con il ricordo di lui nel cuore, le mani strette a quel ciondolo e le lacrime che ormai avevano smesso di scendere dai suoi occhi.

Ora solo il suo ricordo le era rimasto e mai e poi mai lo avrebbe dimenticato.

“Ti amerò per sempre”