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Autore: Anduril    10/09/2005    6 recensioni
La curiosità è il maggior pregio e il più terribile difetto di Ulisse, che muore tendando di soddisfare la sua sete di conoscenza. Harry, novello Ulisse, affronta di nuovo la sua curiosità, rischiando di perdersi, per confrontarsi con il suo cuore e congedarsi dal suo più grande protettore... Spoiler Sesto libro!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Oggi lo abbiamo sepolto… oggi se n’è andato per davvero… questa è l’ultima occasione che ho per girare indisturbato tra i corridoi di Hogwarts, da solo, con la luna come unica compagna.

Fa freddo.

No, non è vero, non fa freddo, ma io lo sento, un freddo che proviene dall’interno, dal mio cuore, dalla mia anima. Come si chiama questa sensazione? Paura? Dolore? Solitudine?

Il castello è così bello, ancora adesso, nonostante i segni degli anatemi sulle pareti, nonostante qualche traccia di sangue nella torre dove Bill è stato aggredito, nonostante lui non ci sia più…

Spesso quando ero più piccolo e non conoscevo ancora tutto questo, osservavo i vicini che traslocavano, che impacchettavano tutti i loro averi e se ne andavano da Privet Drive, lanciando sguardi malinconici alle dimore che si lasciavano alle spalle e mi chiedevo perché mai fossero così tristi.

Cosa c’era di triste nell’abbandonare un posto come Privet Drive? Perché addolorarsi per una casa, uno stupido ammasso di mattoni che non aveva altro scopo se non quello di riparare dalle intemperie?

 

Ora capisco….

 

Casa non è un insieme di tegole, travi, porte e finestre… Lasciare la propria casa è salutare una vita intera.

In casa si forma una famiglia, si accolgono gli amici, si affrontano i problemi, si ride, si piange, si aprono i regali sotto l’albero a Natale, sotto mille luci colorate il mondo sembra così bello, ma non perché lo è più del solito ma perché in casa c’è un’atmosfera magica…

Io questo non l’ho mai capito finchè non sono arrivato qui, nel mio castello, nella mia casa, Hogwarts.

Qui ho passato il primo Natale speciale della mia vita, con Ron, scartando i regali, parlando davanti al fuoco di come far espellere Malfoy, ridendo con i gemelli di Percy, qui ho sofferto, mi sono preoccupato per Ron e Hermione, qui ho conosciuto l’amicizia, qualcosa che in casa Dursley non avevo mai neanche lontanamente immaginato… loro sono sempre stati la mia famiglia, sin dal primo giorno in cui li ho conosciuti, fin dal primo litigio, dalle prime risate, i primi scherzi, le prime lacrime.

Qui ho smesso di esistere e ho iniziato a vivere.

Ho conosciuto la prima cotta, il primo bacio, il primo amore…per poi lasciarlo per qualcosa più grande di me.

Ora devo dire addio a tutto questo, per andare incontro al mio destino. No, non è il mio destino.

Il destino è qualcosa a cui si va incontro rassegnati, senza possibilità di scelta. Io non credo nel destino.

 

Credo nella scelta.

 

Io non combatto contro Voldemort perché una stupida profezia me lo impone. Io lotto contro il mio demone, contro il mio incubo, la mia paura, per potermene liberare, per poter continuare a vivere anche una volta uscito da questo castello.

 

Che strano…non mi ricordo di un’aula qui, non credo di esserci mai stato; non posso resistere alla curiosità, entro.

Un’ampia stanza con le pareti di pietra e al centro…lo specchio delle brame!

Dopo la lotta contro Raptor non credevo che Silente l’avesse riportato al suo posto…forse è per questo che Silente l’ha fatto, perché sapeva che non l’avrei più cercato che non avrei più corso il pericolo di perdermi nei miei desideri.

 

Mi tolgo il mantello dell’invisibilità, quasi senza accorgermene e rimango fermo, quasi impaurito.

Accolgo la sfida? Saprò guardare senza perdermi? Sono più forte di quanto credo? Guardare e venirne via? Andarmene? Mi perderò, io, novello Ulisse davanti alle Sirene?

Mi volto verso la porta indeciso, poi mi dirigo deciso verso lo specchio.

Ancora una volta la curiosità ha preso il sopravvento.

Guardo il mio riflesso, così cambiato dall’ultima volta in cui l’ho visto qui, in questa stanza, senza pietre filosofali da salvare, professori con teste deturpate a minacciarmi.

Solo io e il mio cuore a confronto.

L’immagine lentamente cambia.

Per terra Voldemort è morto, scompare in una nube di fumo e di vento, Ginny, Ron e Hermione mi vengono incontro, felici.

Con loro, Sirius e i miei genitori che vengono verso di me e mi abbracciano.

Da lontano Silente guarda la scena, gli occhi scintillanti sotto gli occhiali a mezzaluna, la bocca piegata in uno di quei suoi solari sorrisi, felice, per la prima volta da così tanto tempo.

 

Mi allontano in fretta, con il cuore martellante nel petto, come se tutto il dolore e la malinconia di questi giorni volessero uscire tutti insieme.

Mi siedo per terra, dando le spalle allo specchio, cercando di dimenticare la scena appena vista e che mai vedrò realmente.

 

E’ così strano come credi di aver superato la perdita di una persona cara e poi come questa, tutta ad un tratto, torni, guardando la sua poltrona preferita, entrando nel suo ufficio, leggendo uno dei suoi libri, ascoltando una musica particolare.

Mi guardo intorno, le guance umide, la gola serrata in un nodo di dolore e…sorrido.

Sorrido perché gli anni sono passati ma il mio desiderio è sempre lo stesso, la mia famiglia intorno a me. Solo che questa volta la mia famiglia si è un po’ allargata.

In questa stessa stanza, non molti ma distanti anni fa ho chiesto a Silente cosa vedesse lui nello specchio, per sentirmi rispondere: “Un paio di calzettoni di lana. La gente chissà perché mi regala sempre libri a Natale.

Sorrido ancora e mi alzo. Allora non capii cosa voleva dire, ma adesso credo di esserci arrivato.

“Nessuno ti conosceva bene, vero professor Silente?-chiedo, a voce alta, incurante di essere scoperto lì da Gazza o da un professore. Devo parlare al mio preside, devo dirgli che ho capito.- Tutti ti consideravano una persona importante, tutti erano impressionati dalla tua intelligenza, in così tanti ti volevano bene ma non te lo hanno mai detto, perché sembravi inavvicinabile nella tua originalità, nella tua importanza, per poterti confidare il loro affetto. Nessuno ti conosceva così bene da sapere che volevi solo un paio di calzettoni di lana, un po’ di calore, per essere veramente felice. E ora te ne sei andato e tutti noi rimaniamo immersi nel nostro rimpianto per non averti mai fatto capire quanto eri, quanto sei importante per noi.

Tu mi hai insegnato ad essere forte, a cercare di migliorarmi. Hai anche cercato di insegnarmi l’indulgenza verso gli altri, a non giudicare le persone superficialmente, ad avere rispetto. Lo hai fatto tutte le volte che mi correggevi quando non mostravo rispetto per Pit… per il professor Piton. E ora lui ti ha ucciso. Vorrei dirti che ho capito, che ho perdonato, ma non è così. Ancora una volta, ho mancato. Ma non riesco ancora a credere che ti abbia ucciso. Un giorno forse, ma non oggi.

Oggi devo salutarti professor Silente, oggi devo dirti addio, oggi devo dirti grazie.

Oggi devo dirti che ti voglio bene. Grazie per quello che sei sempre stato per me.”

 

Mi guardo intorno, ancora sorridendo, mentre il mondo diventa più leggero, prendo il mantello dell’invisibilità e, con un’ultima occhiata alla stanza, mi congedo.

 

 

 

Ma lo specchio non tornò vuoto. Un uomo alto e magro guardava la stanza ormai vuota, sorridendo ancora, gli occhi azzurri scintillanti e commossi sotto gli occhiali a mezzaluna.

“No, Harry. Grazie a te.”

 

 

 

 

 

….Lo so che ho un’altra ff in ballo, ma questa storia non riusciva a rimanere inespressa… la considero come il mio particolare saluto a questo personaggio così originale…

Mi raccomando, recensite! J

Alla prossima, 

Anduril

  
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