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Autore: SummerRestlessness    21/06/2010    16 recensioni
"Non riuscii a completare il pensiero, perché mi arrivò un calcio rotante che mi disarmò, scagliando lontano il bastone che poco prima tenevo tra le mani. Guardai Edward minaccioso e la nostra danza ricominciò, stavolta ad armi pari; ovvero, in realtà, senza armi."
Un combattimento alla pari tra Edward e Jacob, con un premio in palio... particolare.
[SongFic bonus partecipante insieme a "Frantumi" al concorso "Spicchi di sole - Concorso per racconti brevi (Jacob/Bella)" indetto da Kukiness e Saorio]
Genere: Commedia, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen | Coppie: Bella/Jacob
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Frantumi'
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Questa SongFic è stata scritta come "bonus" per il"Spicchi di sole - Concorso per racconti brevi (Jacob Bella)" indetto da Kukiness e Saorio sul forum di EFP.
:D

Fa parte della Serie "Frantumi", in cui è inserita anche la storia omonima che si è classificata al primo posto nello stesso contest, "Frantumi".



Per lei

(Get Set Go, Die Motherfucker Die)
Die, motherfucker die
I want to see you cry
And then I'll watch you die
I want to hurt you, torture and desert you
Take a hot poker and stick it where the sun don't shine…
Then watch you die

Ci fissavamo senza muovere un muscolo, uno di fronte all’altro, in attesa ciascuno della prima mossa dell’altro. Edward era disarmato, mentre io avevo in mano un bastone di legno, abbastanza sottile e neanche troppo appuntito e stavo pensando a come usarlo al meglio contro di lui.
“Vorrei proprio verificare la teoria dei paletti di legno nel cuore dei vampiri… funziona bene quando la mette in pratica quella biondina della tv.” rimuginai “Anche se, questo vampiro qui, più che di un palo conficcato nel cuore avrebbe proprio bisogno che qualcuno gli togliesse quello che ha già conficcato nel…”
Non riuscii a completare il pensiero, perché mi arrivò un calcio rotante che mi disarmò, scagliando lontano il bastone che poco prima tenevo tra le mani. Guardai Edward minaccioso e la nostra danza ricominciò, stavolta ad armi pari; ovvero, in realtà, senza armi.

Ci stavamo studiando già da qualche minuto, io e lo stupido vampiro, entrambi considerando da quale angolazione fosse meglio attaccare, quando tutt’a un tratto, spazientito, esclamai:
- Sono stufo di te, vampiro! – e con un balzo gli fui addosso.
Edward però mi scaraventò a terra con un ringhio che ricordava vagamente la parola “bastardo” prima che riuscissi a colpirlo; mi rialzai quasi subito, notando però che il mio braccio destro non rispondeva più ai comandi.
- Oh, perfetto. – mormorai sarcastico, appena prima di scagliarmi di nuovo contro il succhiasangue, cercando di coglierlo di sorpresa. Stavolta, lo colpii in pieno viso con la mano chiusa a pugno, ma quello quasi non si spostò neanche. Anzi, si gettò immediatamente su di me ed insieme rotolammo per terra, sollevando un mucchio di polvere. Quando, dopo una breve zuffa corpo a corpo, ci dividemmo rialzandoci in piedi, lui aveva un occhio pesto ed io uno sfregio sullo zigomo dal quale fuoriusciva un rivolo di sangue.
Inoltre, eravamo ricoperti dalla testa ai piedi di graffi e lividi vari, nonché di un miscuglio piuttosto preoccupante di sangue e polvere. Entrambi sapevamo che il seguente sarebbe stato lo scontro definitivo e nessuno dei due osava fare la prima mossa.
- Ci giochiamo la tua ragazza, cane? – mi provocò lui.
Per lei.
Sorrisi sprezzante: - Non ti basterà questo per riavere indietro Bella.
Subito Edward mi si lanciò addosso e dopo avermi atterrato, cominciò a prendermi a pugni e a calci senza che riuscissi a ricambiare; infine mi sollevò in aria sopra la sua testa, per poi lasciarmi cadere pesantemente a terra, dove rimasi, immobile.
Ero ormai privo di conoscenza da qualche secondo; i miei occhi erano riversi all’indietro e un rivolo di sangue fuoriusciva da un angolo della mia bocca, formando una macchia scura sul terreno.
- Sei morto. – disse Edward con un sorriso spavaldo e vagamente annoiato – Ti ho battuto. Di nuovo.
- Certo, finché leggi nella mia mente quali saranno le mie mosse è troppo facile...! – esclamai io per tutta risposta. Continuava a barare, proprio non lo sopportavo.
- Se solo riuscissi a non sbraitare anche nei tuoi pensieri, forse potrei cercare di non ascoltarli. – rispose quello con aria di superiorità, calcando il tono sulla parola “anche” per sottolineare  come al solito il suo disprezzo nei miei confronti.
Intanto, sullo schermo del televisore davanti a noi stava apparendo per l’ennesima volta la scritta rossa “Game Over – ALWAYS THE BEST wins, DOG loses”.
- E a proposito: la prossima volta, i nomi li scelgo io. – dissi irritato, ma lui si limitò a ridacchiare, mentre guardava interessato il proprio avatar che, sotto le scritte in sovraimpressione, stava danzando sopra il mio corpo senza vita. La versione di me in carne e ossa, nonché l’unica ancora viva, gettò distrattamente il joypad da qualche parte sul divano su cui stavamo seduti:
- Non so perché sono ancora qui a prestarmi a quest’idiozia. – ripresi con una smorfia.
- Sai benissimo perché. – mi disse Edward e mentre posava con delicatezza il suo joypad sul basso tavolino in legno davanti a noi, indicò con lo sguardo la vetrata che dal salotto dava sul giardino. Là fuori, Bella stava discutendo con Charlie, impegnato a cercare di accendere il fuoco sotto ad un vecchio barbecue arrugginito.
Per lei.
- Già. – risposi io – Ma fingere di essere cordiale con te è più difficile del previsto. – quasi ringhiai, indicando il televisore e la relativa scritta che ancora vi campeggiava.
- Sssh, arriva. – disse poi Edward, indicando con un cenno Bella che ora si accingeva ad entrare in salotto dalla porta a vetri: - Fai almeno finta di essere una persona civile.
- Senti chi parla. Tu non sei nemmeno una persona.
Entrambi poi sorridemmo a Bella che ci passò davanti annuendo, un po’ stranita ma soddisfatta, per poi ritirarsi in cucina.
- Non saremo mai amici, lo sai, vero, cane? – sussurrò Edward tra i denti ancora chiusi in un sorriso tirato.
- Ci puoi giurare, succhiasangue. – borbottai – Ci puoi giurare.

   
 
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