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Autore: Ever Lights    21/06/2010    6 recensioni
Quante lacrime potevo ancora sopportare?
Quante lacerazioni poteva ancora subire il mio cuore?
Quante preghiere avrei ancora detto?
Ma soprattutto,
quanto avrei resistito, prima di stringerlo fra le nostre braccia,
felici e finalmente sereni?

La si potrebbe definire una coppia normale e dall'amore idilliaco, quella di Edward e Bella.
Lei 24 anni, lui 28, sposati ormai da tanto tempo.
Lei una normale impiegata, Edward un dottore del reparto di Neonatologia e Pediatria dell'ospedale di Los Angeles.
Hanno tutto dalla vita, si direbbe. Una persona che compendi la metà esatta dell'altra, l'amore e una famiglia che li ama.
Ma per loro non è abbastanza. C'è qualcosa di più, che loro desiderano ardentemente e stanno perdendo le speranze.
Il vuoto in quella casa verrà presto colmato con vagiti, pianti e tante coccole che Edward e Bella attendevano con ansia,
ma i due dovranno contare sul loro amore reciproco per poter superare le avversità e gli ostacoli che sbarreranno
il loro traguardo.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Sera a tutti!
Allora, comincio a dire che vi ho delusi.... sì, e anche tanto.
Mano a mano dei capitoli cercherò di scriverli più lunghi. Per me non è facile, non mi piace dilungarmi.
La cosa dell'infertilità. Potrebbe esserci qualche errore. Mi spiace, ma non sono un medico. Ho guardato sui libri di maternità di mia madre.
Allora, vi rispondo....
@giocullen: grazie che hai letto il prologo-schifezza. Be', io volevo partire con Bell e Edward alle prese di quel bambino monello che non arriva. E poi siamo all'inizio.
@ANNALISACULLEN: ehi, grazie dei complimenti. Tranquilla, la continuerò! ^^
@Nicosia: grazie che segui tutte le mie Fanfic. Spero di non averti delusa con questo capitolo.
@Stella Cullen: grz per aver inserito la storia nelle preferite. ^^
@ledyang: grazie.
@JP: oramai so tutte le tue recensioni. Ma come devo fare con te? Sei adorabile. *-* . Volevo solo chiederti grazie. Hai una sorella? Che bello *-* Senti, non è che avresti un indirizzo di MSN? Se sì, me lo dici via MP? Grassie. (non ti preoccupare. Sono un'innocua bambina di 12 anni mezza pazza xD) Ti voglio tanto bene JP.






Despair



Pov Bella.

Aprii la valvola della doccia.
Un lento scrosciare di gocce calde mi arrivò addosso.
Mi ci misi sotto e lasciai che l’acqua rovente mi bagnasse i capelli.
Rimesti le parole del ginecologo.
Tanti colpi al cuore, come coltellate alla schiena.

“Nell’ambito della coppia fertile, la probabilità di gravidanza è del 20-25% per ogni ciclo; la percentuale aumenta fino al 40% al secondo mese, per raggiungere l’80% entro un anno di rapporti regolari, continui, non protetti. Solo il 20% delle coppie fertili concepisce entro il secondo anno.
Per tutti questi motivi si va sempre più affermando il nuovo concetto di sterilità intesa come patologia dell’uomo, della donna o della coppia.
In un 10-15% dei casi si parla di “sterilità idiopatica o inspiegata” tale valore con l’avvento di nuove indagini diagnostiche tenderà a diminuire progressivamente.
Il termine infertilità inspiegata definisce l’incapacità della coppia di concepire, e quella del medico di spiegare perché. Forse ancora più difficile da accettare della infertilità vera e propria, l’infertilità inspiegata sottopone la coppia a uno stress terribile: nonostante abbia seguito tutte le indicazioni e si sia sottoposta a tutte le analisi, la coppia non riesce ad avere un figlio e non trova risposta al suo problema.
La presenza di tube di Falloppio normali, di un’ovulazione regolare, e di parametri spermatici accettabili può essere ancora associata a una ipofertilità a causa di una distorsione anatomica della cavità uterina, della presenza di una endometriosi intraperitoneale, o di una condizione immunologica. Tuttavia in molti casi gli esami di routine non mostrano alcuna anomalia, ma la coppia non riesce a concepire. Questa infertilità è quindi definita inspiegata o idiopatica, ovvero senza causa apparente.”

In poche parole, noi facevamo parte di quel 10-15%... Perché problemi fisici non ce n’erano. C’era un problema psicologico. Ma chissà quale fosse...
Anzi, forse ero io il problema.
Non era possibile che, nonostante fossimo una coppia sana, non riuscivamo ad avere un bambino.
Ero io il vero problema.
Doveva essere per forza così.
Non capii più quali fossero le mie lacrime, che s’erano mischiate con l’acqua calda che grondava addosso al mio corpo.
Mi ritrovai seduta per terra, sulla ceramica bianca e scivolosa, con le gambe al petto.
Era possibile che proprio a noi doveva accadere?
No, non era giusto.
Uscii dalla doccia e mi avvolsi nell’accappatoio caldo.
Osservai il mio viso stravolto allo specchio. Avevo perso le speranze, oramai.
Dopo tentativi disperati, il medico ci aveva detto strettamente che non riuscivamo ad avere figli.
Era forse quella la risposta che mi aspettavo?
Sarei riuscita a non mettermi a piangere, guardando le altre donne abbracciare i loro figli, o peggio, i miei parenti –sorelle, cugine e cognate?
Quante lacrime potevo ancora sopportare?
Quante lacerazioni poteva ancora subire il mio cuore?
Quante preghiere avrei ancora detto?
Ma soprattutto, quanto avrei resistito, prima di stringerlo fra le nostre braccia, felici e finalmente sereni?
Non lo sapevo.
Probabilmente quel bambino, quel meraviglioso frugoletto dai capelli castani e dagli occhi smeraldini, non sarebbe mai esistito.
Sarebbe rimasto per sempre frutto dei miei sogni più remoti.
Ma mi stavo affliggendo ogni secondo che passava.
Non so per quanto tempo avrei ancora retto quella situazione.
Mi sistemai meglio nella nostra camera da letto. Quella con tutte le nostre foto.
Presi un paio di vestiti comodi e mi rivestii.
Ero stanca di provare, di tentare.
Ero stanca di vedere tutte le nostre speranze spezzarsi davanti all’ennesima risposta negativa.
Stavo rinunciando, ma una parte chissà quale del mio cuore cercava di incoraggiarmi a tirare avanti tutto.
Che un giorno all’altro avremmo visto le nostre aspettative realizzate.
Andai in cucina, trascinandomi afflitta. Preparai il bollitore dell’acqua e appoggiai il filtro alla camomilla dentro. Deposi il tutto sulla stufa.
Mi sedetti sul divano, in attesa che il “bip” della teiera facesse eco nelle mie orecchie.
Quando fu così, mi alzai automaticamente e rovesciai il contenuto nella mia tazza preferita, quella con il gattino sopra.
Mi avvicinai alla finestra, e il mio sguardo cadde su una rivista di maternità.
Mi perseguitava, non c’era l’ombra di dubbio.
E mi sedetti lì, a sfogliarne le pagine piene di fotografie di coppie felici.






Pov Edward.

Cercai le chiavi del portoncino di ingresso nella tasca del giubbotto.
«Ma dove diavolo sono?»imprecai, setacciando ancor di più il mio giubbino.
Appena le trovai, feci scattare la serratura ed entrai nel nostro piccolo appartamento.
La trovai lì, sul davanzale, che guardava fuori dalla finestra.
Nei suoi occhi opachi non c’era la solita scintilla che brillava.
Non era la solita Bella che ritrovavo a ogni mio ritorno a casa.
Era diversa. Sembrava che qualcuno le avesse staccato la spina.
Gettai la mia ventiquattrore sul divano e mi avvicinai a lei.
Stringeva una tazza fumante di camomilla.
«Ehi...»sussurrai, baciandole il collo. Non mi scansò, ma non si voltò nemmeno verso di me.
Stava piangendo, ne ero sicuro.
La implorai:«Bella, tesoro guardami.»
Si voltò e i suoi grandi occhi nocciola erano rossi a furia di piangere.
Strinsi il suo viso fra le mani. «Bella. Cos’hai?»
Non mi rispose e sfogliò qualche pagina di una rivista.
Si soffermò su una raffigurante una coppia che stringeva felice il proprio bambino.
La strinsi a me e baciai più volte i suoi lunghi capelli profumati.
Sapevo che ci stava male. La capivo.
Quello di avere un bambino per noi era il sogno più grande.
Di avere un frugoletto da coccolare, da stringere.
Si crucciava già da prima.
Ripensai a tutti quei test di gravidanza, che segnavano “Negativo”, buttati nel sacco nero dell’immondizia.
E le parole del nostro dottore di fiducia l’avevano completamente uccisa.
Possibile che non ci fosse rimedio?
Neanche con la fecondazione assistita potevamo avere un bambino?
No, non c’erano speranze per noi due.
Ora si tormentava ancor di più nel vedere tutte quelle donne portare a spasso i loro bambini.
Mostrava sempre un sorriso bugiardo quando andavamo a casa dei miei, dove c’erano tutti i nostri nipoti.
Nessuno più di me sarebbe riuscita a capirla, in quel momento.
«Edward, non è giusto...»sibilò, mentre stringeva con entrambe le mani la tazza calda di tè. Speravo non si ustionasse, data l’alta temperatura del liquido...
Cosa potevo fare?
Non sapevo cosa risponderle, così mi sedetti affianco a lei e la cullai.
Mi sentivo così inutile. Non sapevo come consolarla, non sapevo cosa dirle.
Perché avevo paura che ogni cosa avessi detto, avrebbe fatto solo il senso opposto.
Restammo per quasi tutto il tempo così, abbracciati l’una all’altro.

****

«Sicura che non vuoi nulla da mangiare?»le chiesi preoccupato. Non aveva mangiato nulla, durante la giornata. A parte quel pezzo di toast imburrato a colazione.
Scosse la testa e si infagottò nella vestaglia.
Possibile che avesse tutto ‘sto freddo, anche se eravamo ai primi di settembre?
Ritornai sui fornelli e finii di cucinare l’uovo al burro. Lo misi sul piatto e le lo porsi.
«Mangia.»borbottai, prendendo una sedia e ,mi ci accomodai.
Storse il naso. «Non ti avevo chiesto nulla mi pare.»
Sbuffai e con la forchetta staccai un grosso pezzo di albume cotto e saporito. Le lo portai alla bocca. «Ti devo forse imboccare?»
Prese bruscamente la forchetta in mano e si ficcò in bocca l’intero pezzo. «No grazie. Faccio da sola.»bofonchiò, guardandomi minacciosa.
Sorrisi e con un’altra forchetta le tagliai il resto dell’uovo in piccoli pezzi. Rimase imbronciata tutto il tempo della cena.
Logicamente qualcosa nella giornata dev’essere andato storto.
Come ogni sera,  la nostra routine prevedeva coccole davanti alla tv, magari con le serrande abbassate e la luce di una lampada accesa.
Quando feci per prende un Dvd dallo scaffale lei mi fermò: «No, aspetta a mettere il film. Vado a mettermi il pigiama.»
Mi sorrise e volò in camera da letto.
Adoravo quella ragazza.
La nostra vita assieme,. Sin dal giorno dopo alle nozze era quasi perfetta.
Se non fosse stato per quel piccolo particolare.
Beh, piccolo si faceva per dire...


   
 
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