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Autore: Dils    22/06/2010    2 recensioni
Alice Black ha tutte le qualità per essere la ragazza perfetta: è divertente, affascinante, intelligente, e per lo più si intende di musica e di letteratura. Nick Jonas la incontra e ne rimane folgorato. Nasce l’amore tra i due, eppure Alice sa che non potrà durare a lungo: custodisce, infatti, un segreto che va contro tutti gli ideali che contraddistinguono la famiglia Jonas. Riuscirà l’amore a sopravvivere ai pregiudizi?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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We can be lovers.

 

                                                                                             

2) Nicholas Jonas era sempre stato un ragazzo tranquillo: mediamente bravo a scuola, sempre lontano dai problemi, con la testa sulle spalle, era, insomma, un ragazzo come tanti. Se non si contava i milioni di dischi venduti e le ragazzine di mezzo mondo che urlavano al suo solo passaggio, certo. Ma questi sono dettagli. Negli ultimi anni la sua vita era stata così frenetica che raramente aveva avuto il tempo di fermarsi a pensare, ma, nonostante ciò, mollare tutto non gli era neanche passato per l’anticamera del cervello: amava troppo la musica.

Era il suo grande amore, e sapeva che niente e nessuno sarebbe riuscito a sostituirla.

Eppure, Nick Jonas, quella notte, nonostante gli sforzi, non riusciva a dormire. Aveva provato a chiudere gli occhi, davvero, ma più li chiudeva, più lo sguardo di Alice gli appariva, più realistico che mai.

E la sensazione che quella ragazza aveva qualcosa in più rispetto alle altre, lo colpiva nuovamente. Non riusciva a togliersela dalla testa.

Si girò, per la milionesima volta, nel letto, poi, stufo, decise di chiedere consiglio all’unica persona che sapeva non lo avrebbe mai giudicato: Joe Jonas, nome in codice Pericolo.

Poi si ricordò che non aveva con se il cellulare, e , ancora una volta, imprecò contro se stesso.

Non gli restava che telefonare dall’albergo, fortunatamente ricordava il numero a memoria.

Silenziosamente scene nella hall (se così si poteva chiamare) per chiedere dove, e se, ci fosse un telefono.

Quando non trovò nessuno, sbuffando fece per tornare indietro… ma proprio in quel momento andò a sbattere contro qualcuno.

«Accidenti, non potevi stare più attento!?»

Alice era scesa per andare a fare uno spuntino nella piccola cucina dell’albergo, unico luogo in cui le era concesso di gironzolare dopo il lavoro, visto che la stanzetta che aveva affittato da qualche mese a quella parte proprio in cima al palazzo comprendeva solo un letto, qualche mobile, e un piccolo bagno.

«Alice? Oh, scusa! Ti ho fatto male?»

Quel ragazzo era assolutamente adorabile, e le piaceva, le piaceva terribilmente. Ma sapeva che per loro due non ci poteva essere un futuro, come potrebbe anche solo nascere una qualsiasi relazione tra persone provenienti da mondi completamente opposti? Era impossibile.

E Nick Jonas non era la persone giusta per lei, di questo ne era certa. O meglio: lei non era la persona giusta per lui.

Persa nei suoi pensieri, non si era accorta che Nick la stava ancora fissando, in attesa di una risposta.

Sorridendo teneramente, come una mamma davanti a una prodezza del proprio piccolo, scosse la testa.

«Avevi bisogno di qualcosa, comunque?»

Lui, di risposta, le lanciò un sorriso che la lasciò completamente e letteralmente… in adorazione. Ci sapeva fare il ragazzo, eccome.

Non riusciva proprio ad essere acida con lui, le era impossibile, nonostante ci riuscisse benissimo con il resto del mondo. Che c’era di diverso in lui? Questo non riusciva proprio a capirlo.

«Sì, cercavo un telefono..»

Il giovane Jonas osservava rapito il corpo della ragazza, coperto solo da una succinta camicia da notte, cercando di scacciare quei pensieri che non doveva avere. Ma come poteva?

Era bella, più bella di qualsiasi ragazza avesse mai visto; eppure ne aveva conosciute tante, di ragazze carine. Ma paragonata a lei, ai suoi occhi, qualsiasi star avrebbe sfigurato.

Aveva quel qualcosa che la differenziava da tutte le altre e che lo attirava come una calamita.

Ma chi era quella ragazza? Un diavolo in vesti di angelo inviato a metterlo alla prova?

Se era così, al momento la stava decisamente fallendo, la prova.

«L’albergo non ne dispone di uno, ma se vuoi ti posso prestare il mio.»

Nick, annuendo, fece un sospiro di sollievo: finalmente avrebbe potuto avvisare la sua famiglia. Ma come poteva parlare con Joe di quella cosa con lei vicino?

«Grazie mille, non avrei saputo come fare»

 

~

 

Ancora sorridendo, i due salirono le scale che li avrebbero condotti al piccolo appartamento di Alice, all’ultimo piano.

Quando la giovane aprì la porta, il cantante entrò lentamente  osservando rapito quanto quella piccola stanza raccontasse di lei.

Era piccola e modesta, i mobili erano vecchi e logori, seppur ben tenuti. Da una parte c’era una piccola libreria, piena zeppa di testi, tanto che molti erano disposti anche orizzontalmente e altri erano accatastati in colonne vicino alla scrivania, che era a sua volta piena di libri aperti e fogli completamente scritti.

Sopra il letto era adagiato un piccolo pupazzo a forma di orso bianco, ormai grigio per colpa del tempo e della polvere.

Attaccati alla parete dietro al letto c’erano vari poster di vecchie band e attori della old Hollywood.

E poi, proprio sopra la scrivania, erano esposte varie foto, di bambini e ragazzi sorridenti, nella maggior parte delle quali c’era proprio lei, che sembrava crescere, di foto in foto, sotto i suoi occhi.

Alice a pochi mesi, in braccio a una donna tale e quale a lei. Alice a cinque anni senza un dente. Alice che cerca di andare in bici. Il primo giorno di scuola, le prime amiche.

E poi le foto della sua adolescenza, e poteva vedere come improvvisamente era cambiata, come se in un solo giorno fosse passata dall’essere bambina all’essere donna. Senza mezzi termini.

«Il cellulare è lì, sul comodino.»

Nick si riscosse dai suoi pensieri.

«Cosa? Ah sì, grazie.»

Compose il numero, sperando fosse quello giusto, e, tempo di uno squillo, Joe rispose.

«Dove sei razza di cretino!?»

«Oh, ciao Joe. Sì, sto bene grazie. E tu?»

L’ironia di Nick era palpabile.

«Ti rendi conto di quanto si siano preoccupati mamma e papà? Stavano per chiamare la polizia!»

Il giovane alzò gli occhi al cielo, facendo sorridere Alice.

«Primo, smetti di urlare. Secondo, sono vivo e vegeto. Terzo, dì a mamma e papà di non preoccuparsi e che tornerò domani.»

Alice si sedette sul letto, intenta ad osservare divertita Nick che discuteva con suo fratello, e, ancora una volta, si ritrovò a pensare che quel ragazzo fosse troppo bello per essere vero.

La sue bellezza, però, non si fermava all’aspetto, no, era qualcosa di più.

Erano i suoi modi, le sue espressioni, il modo in cui si toccava frustrato i capelli, la sua camminata, sicura ma nello stesso momento rispettosa degli spazi altrui, e poi la sua voce.

Non aveva mai sentito una voce tanto dolce e innocente quanto matura e adulta, aveva la voce di chi sa cosa dire, di chi sa cosa vuole dalla vita. Non aveva mai conosciuto nessuno così.

«… No, Joe, non ti dico dove sono e non tornerò a casa stanotte. Ho bisogno di… stare un po’ da solo.»

E un quel momento Joe capì: suo fratello stava crescendo, semplicemente. Aveva bisogno di capire chi volesse essere, e probabilmente lo aveva già deciso, ma non stava a lui chiedergli di tornare. Non era più il suo capo, come quando erano bambino e tutto ciò che faceva era il suo eroe, no, ora il suo fratellino era diventato l più grande tra i due e sarebbe stato ipocrita ed egoista chiederli di aspettare, aspettare che anche lui fosse pronto per crescere.

Ora Nicholas doveva affrontare il mondo senza Danger e, d’altra parte, era giusto così.

«Okay, piccolo. Torna quando ti senti pronto. Ti aspetto a casa.»

Il minore sorrise riconoscente «Grazie Joe.» E suonava tanto come un “Ti voglio bene”.

Joe a sua volta sorrise, e a Nick parve sentire il suono di quel sorriso. E attaccò.

«Allora grazie. Per il telefono.»

Nick Jonas era in imbarazzo.

Si trovava in una stanza, da solo, con la più bella ragazza che avesse mai visto e non si sentiva propriamente se stesso, se capite ciò che intendo.

«Di nulla. Allora, domani te ne vai?»

Chissà perché non era pronta a dire addio a quel ragazzo, e le dispiaceva, le dispiaceva immensamente salutarlo prima di poterlo conoscere davvero.

«Suppongo di sì»

Nick fece per uscire dalla stanza, quando la piccola mano di Alice lo bloccò.

«Posso chiederti una cosa?»

«Certo»

«Hai sonno?»

«Per niente.»

Improvvisamente l’umore di Alice si rallegrò, e ogni particella del suo essere sembrava esultare. E lui se ne accorse, nonostante nessuno dei due avesse proferito parola.

«Nemmeno io.»

In quel momento non c’era nessuna star grande star, nessuna receptionist un po’ pazza. Nessun passato oscuro, e nessuna stupida inibizione.

C’erano solo Nick e Alice, due diciassettenni, e le loro giovani vite.

«Che ne dici di fare un giro tra i bassifondi di New York?»

 

 

 

 

  
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