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Autore: EleZero    22/06/2010    3 recensioni
Un padre che ritorna dal figlio dopo che quest'ultimo ha rischiato la vita. Un fidanzato con una faccia da angelo ed una mente da diavolo. Una cena. Ed un finale.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sommario: Un padre che ritorna dal figlio dopo che quest'ultimo ha rischiato la vita. Un fidanzato con una faccia da angelo e una mente da diavolo. Una cena. Ed un finale.

Beta: Onda1965.

Rating: Giallo (perché ci vuole un po' di sensibilità per capire le tematiche affrontate)

Disclaimer: Tutto, tutto, tutto mio! Come sono commossa!

Note dell'Autrice: Per una volta non ho da dire nulla *la mascella dei lettori tocca terra*

 

Non così vigliacco.

 

Apri lentamente gli occhi. La prima cosa che vedi è un soffitto. Bianco, immacolato. Osservi meglio la stanza. Le pareti, anche quelle sono bianche. Il letto dove ti trovi è bianco. La stanza è in penombra, merito delle tende -bianche- che impediscono alla luce di entrare. Sei grato a chi ha avuto quell'accortezza. La luce riflessa su tutto quel bianco ti avrebbe di certo accecato.

La testa fa male. Ti passi una mano sulla fronte, chiudendo gli occhi per qualche istante.

<< Leroy. >>

Apri gli occhi, la mano scatta ad artigliare il lenzuolo.

È lui.

<< Papà. >> rispondi. La rabbia che scivola tra le tue parole come sabbia asciutta tra le mani.

Marius è cambiato dall'ultima volta che l'hai visto, ma non potrai mai dimenticare la sua voce. La stessa che molti anni fa ti ha urlato “Tu non sei mio figlio!” quando, pensando che ti avrebbe capito, gli hai rivelato di essere omosessuale. La stessa voce che ti ha intimato di non farti più vedere mentre le mani -le mani di tuo padre che ora tremano- ti spingevano fuori di casa.

Ed ora lui è qui. I capelli sono bianchi e più radi di come li ricordavi, e il volto pallido è segnato da nuove rughe. Gli occhi, però, non sono cambiati: castano-dorati, esattamente come i tuoi. L'unica cosa che hai ereditato da lui.

<< Come... come stai? >>

Non ci credi. Te lo sta chiedendo veramente?

<< Male, ora che sei qui. >>

Abbassa lo sguardo. Lo sapevi. È solo un vigliacco.

<< Avanti, papà, guardami. Guarda tuo figlio gay, avanti. O forse... no, aspetta, non mi avevi forse detto che non sono più tuo figlio? Allora perché sei qui? Perché? >>

Lo deridi senza pietà, anche se nell'ultima parola che hai pronunciato c'era il bisogno di sapere, un bisogno troppo forte. Non vorresti che trasparisse in modo così esplicito.

<< Io... ho sbagliato. E mi sei mancato. >>

Ah sì? Beh, tu no.”

Non mentire a te stesso, Leroy.

<< Aspettavi che mi sparassero, per venire a dirmelo? >>

Non hai nessuna intenzione di rendergli le cose facili. Non lo merita.

<< Ho avuto paura di perderti. >>

Non importa se ti guarda con quegli occhi sinceri che chiedono solo perdono. Lui è un mostro. Deve soffrire almeno la metà di quanto hai sofferto tu.

<< Vuoi solo ripulirti la coscienza. >> sentenzi, la voce fredda come la neve che fuori certamente va sciogliendosi. È inverno, fuori e dentro di te.

E poi, la domanda che hai atteso.

<< Mi puoi perdonare? >>

Aspetti qualche secondo prima di rispondere, come se ponderassi attentamente. Ma tu sai già quello che vuoi dirai.

<< Non spererai di tornare a fare il padre, dopo tutto questo tempo, vero? Il nostro rapporto è irrimediabilmente rovinato. >>

Non è né un sì, né un no, e lo sai bene.

Rimani in silenzio.

Poi, dopo qualche secondo è lui a parlare.

<< Allora? >> chiede.

<< Ovviamente no. >>

Abbassa la testa.

Sperava veramente in un sì? Dopo quello che ti ha fatto?

Si volta ed esce dalla camera senza una parola.

Non combatte.

Non ti aspettavi che lo facesse.

È solo un vigliacco.

***

<< Credo che tu abbia sbagliato. >> dice Alec, dopo che ti ha costretto a raccontargli la breve conversazione che hai avuto con tuo padre.

Crede. È sempre molto attento quando parla con te di Marius, sa che scatti subito.

<< Non può pretendere di essere perdonato solo perché lo vuole. Non sono disposto a farlo. >>

Alec ti stringe la mano. Puoi sentire l'anello d'argento all'anulare sinistro, identico a quello che porti tu. Il vostro anello di fidanzamento.

<< è arrivato qui appena ha saputo della sparatoria. >>

Qualcosa si muove nel tuo petto, ma lo ignori, volutamente.

<< Come si è comportato con te? >>

<< Bene, tutto sommato. Un cenno di saluto quando arrivavo e mentre me ne andavo, niente di più. >>

<< Per essere il mio compagno, ti è andata più che bene. >>

<< è rimasto qui tutto il tempo. >>
C'è un'ombra di rimprovero, in quelle parole e negli occhi azzurri di Alec, che non ha diritto di esistere. Lui non sa cosa significa essere buttati fuori di casa da chi, fino ad un giorno prima, ti presentava come il suo amato figlio.

In effetti Alec non ha mai avuto una vera casa. È cresciuto in casa famiglia, i suoi genitori sono morti quando era piccolo.

<< Lee... non puoi dargli almeno una possibilità? >>

<< Assolutamete no. >>

Non hai alcuna intenzione di cambiare posizione. Tuo padre ha aspettato tanto, davvero troppo. Ti ha chiesto scusa solo ora, fatto solo per avere la coscienza pulita.

…se lo credessi veramente la smetteresti di ripetertelo, no?

Sopprimi anche questo pensiero.

***

Alec se la vedrà brutta. Molto brutta.

È incredibile come, sotto quella faccia d'angelo, il tuo compagno possa tramare certi piani.

Ormai è passato un mese da quando sei stato dimesso, e sei completamente ristabilito. Altrimenti oggi Alec non ti avrebbe letteralmente spinto fuori dalla porta. Le sue parole riecheggiano ancora nella tua mente.

<< Fatti trovare al ristorante italiano in centro alle otto, ho prenotato per noi due! >>

Poi la porta si è chiusa e tu ti sei ritrovato a girare per la città tutto il giorno, vagabondando, fino alle otto in punto, quando ti trovi davanti a quel maledetto ristorante.

Ma non c'è nessun Alec ad aspettarti.

Solo tuo padre.

Subdolo, subdolo Alec. Gliela farai pagare, una volta arrivato a casa.

Speri solo che non vada come tutte le altre volte che cerchi di vendicarti di lui e invece finisce che fate l'amore in qualunque parte della casa vi troviate. Non riesci mai a dire di no a lui, quel dannato angelo demoniaco, dalla pelle chiara e gli occhi azzurri.

Ma questa volta ha passato quel sottile confine tra ciò che è permesso e ciò che non lo è.

Una cena con tuo padre rientra nella seconda cat

egoria.

Sei tentato di andartene, ma non lo fai.

Non sei un vigliacco.

Non sei come tuo padre.

Ma lui è qui. Forse non è così vigliacco.

L'ennesimo pensiero ricacciato nel profondo della tua mente, nelle acque torbide.

***

Bevi un sorso di vino bianco, mentre il cameriere porta via i piatti del dessert. Avete mangiato il meglio che il locale potesse offrire – Alec aveva prenotato anche il menù. Cosa pensava, che a stomaco pieno sareste stati più inclini a riappacificarvi?

Beh, si sbagliava. Marius ti ha fatto qualche domanda su tutto e niente, alla quale tu hai risposto il più laconicamente possibile.

<< Ci porti il conto? >> chiedi al cameriere.

<< Tutto pagato in anticipo. >> risponde lui.

Alec. Ha pensato davvero a tutto.

Ti alzi.

<< è stata una piacevole serata papà, ma ora, per quanto mi dispiaccia, devo proprio andare. >>

Marius non risponde alla provocazione, non ti chiede di restare. Semplicemente, abbassa gli occhi.

Vigliacco.

Esci nella fredda aria notturna. Il tuo cuore è pesante di amarezza. Non ne capisci il motivo: in fondo, sei tu che lo hai frenato con il tuo comportamento. È stata anche una tua scelta.

Prendi il pacchetto di sigarette e ne tiri fuori una. Stai frugandoti in tasca alla ricerca dell'accendino – Possibile che sparisca sempre? - quando senti una voce.

<< Leroy. >>

Ti volti: è Marius.

Nei suoi occhi dorati c'è una cosa che non vi vedevi da molto, troppo tempo: determinazione.

Coraggio.

<< Scusami. >> ti dice. << Non avrei dovuto buttarti fuori di casa. Ero solo spaventato, arrabbiato, confuso, sconcertato... stupido. È la tua vita, hai diritto di viverla con chi preferisci. Uomo o donna che sia. Volevo solo che lo sapessi. >>

Si volta, andandosene.

Le spalle sono dritte, fiere, non è affatto un vigliacco.

Rimani così, immobile, per parecchi secondi. Solo quando ormai è ad una decina di metri ti rendi conto di due cose, due, così essenziali: è sincero e se ne sta andando.

Lo insegui correndo, fino a che non gli sei alle spalle.

Si volta e ti guarda.

E rivedi l'uomo che una volta i teneva a cavalluccio sulle gambe, scherzando con te, ricoprendoti di affetto ed attenzioni.

Prima di rendertene conto lo stai stringendo forte. E mentre le sue mani forti sono sulla tua schiena, non ti preoccupi delle lacrime che bagnano copiose il tuo viso.

Perché sei di nuovo con papà.

 

Note dell'Autrice

Ora però qualcosa da dire ce l'ho: supplico in ginocchio recensioni! Per la mia prima orginale... vi prego!!!

   
 
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