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Autore: fiddle    23/06/2010    4 recensioni
Ed eccomi di nuovo all'opera!! ^^ Di nuovo con una storia fantasy... Sembrerà strano, ma è ciò che riesco meglio ad immaginare... buffo che sia la non-realtà... Sto cercando di scrivere una storia non-fantasy, ma per ora è solo qualcosa di estremamente confuso nella mia testa... un po' come i cromosomi prima della profase xD Okay, dopo aver mostrato quanto sono erudita, mi rendo condo che è giunto il momento di scrivere la trama di questa storia:
dunque, da dove parto? "Dall'inizio!" *rotea gli occhi* dunque: questa storia si chiama "Stoneguys", perchè parla di persone fatte di pietra. Non pietra semplice, non ghiaia, non il sassolino che raccogliete per la strada. Si tratta perlopiù di pietre preziose: rubini, quarzi, smeraldi, zaffiri... ma anche alabastri, onici, acquemarine, perfino l'ultima, ma la più preziosa di tutte, il diamante.
Dunque, l'inizio vede cone protagonisti una ragazza vestita di grigio e un gatto nero. Sfondo: una strada che si divide in tre. Antagonista un carro lanciato a gran velocità, proprio mentre il gatto nero sta attraversando la strada. La ragazza vestita di grigio cerca di salvarlo e... beh, il resto lo potete immaginare. O forse no...? (: Leggete!! Spero davvero vi piaccia! ^^ fatemelo sapere lasciando una recensione!! ^^
Vi auguro una buona lettura ^^
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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STONEGUYS
Capitolo uno: Prologue


Nonostante il giorno prima avesse diluviato, quel giorno il sole splendeva e, illuminando le pozzanghere, le faceva rilucere, abbagliando chiunque abbassasse lo sguardo alla strada. Una ragazza con un semplice vestito grigio passeggiava in una via deserta. C’era vento, e quando una folata le scompigliava appena i capelli castani, lei si portava le mani alla testa come a tenerseli stretti.
Un gatto, nero, stava seduto sul davanzale di una finestra sul lato opposto della strada rispetto alla ragazza vestita di grigio. Un paio di atletici balzi, e fu sul marciapiede.
In quel punto, vi era un bivio ed una terza strada vi si immetteva in modo che nessuno dalla via dove camminavano la ragazza e il gatto nero, ed in particolar modo quest’ultimo, riuscissero a vedere se qualcuno arrivava da quella strada. La ragazza, prima di attraversare, vi gettò uno sguardo, ma non riuscì comunque a distinguere nulla che si muovesse a causa delle splendenti pozze d’acqua. Tuttavia, passò e rimase illesa. Ma per il gatto era troppo tardi. Quello non guardò e attraversò con passo lento e tranquillo, senza accorgersi della carrozza che saliva dalla strada a gran velocità. La ragazza, invece, l’aveva vista. «NO! VIA, VAI VIA, MICIO!!», gridava. Corse in mezzo alla strada per cercare di trarlo in salvo, ma tutto ciò che riuscì a fare fu scaraventarlo verso il marciapiede da dove era venuto, venendo travolta lei stessa. Il cocchiere si voltò appena, ma non poteva fermare i cavalli in piena corsa. Con un’espressione di terrore, mentre cercava di convincersi che intervenire sarebbe stato inutile mormorando che dopo un impatto del genere non poteva essere rimasta viva, tornò a guardare la strada, rallentando un poco.
Ma aveva torto: la ragazza respirava ancora. Stesa sul fianco destro, aveva le mani sulla testa, in un gesto si protezione, e le gambe scomposte in una maniera particolarmente strana, la destra in qualche modo sopra alla sinistra, con le ginocchia piegate al contrario. Stranamente non perdeva sangue.
Il gatto si rialzò. Si avvicinò svelto alla ragazza e mise il muso sotto il suo naso. Sentito un esile e irregolare respiro, le mise una zampa sulla spalla.
Poi, improvvisamente, non vi fu più il gatto. Al suo posto, un giovane un giovane dai capelli neri, con due ciocche unite e raccolte dietro la nuca, lunghissime, che si agitavano al vento, con una mano sulla spalla della ragazza stesa a terra.

Shiromi fu svegliata dal brusio; gente si era raccolta attorno a lei, e parlava a bassa voce: chi diceva che era una scostumata, un’ubriacona che era improvvisamente svenuta; chi diceva che era un cadavere, visto il suo pallore; chi direttamente sussurrava che era un fantasma, uno spirito dall’inferno venuto a saldare conti in sospeso, ma che, debole, era stato sconfitto e si era lì accasciato come morto per la seconda volta; c’era anche chi la vedeva come un’“attrice”: «Ma guarda fino a dove si sono ridotti pur di ricevere un po’ d’elemosina… feccia».
Lei aprì del tutto gli occhi: era distesa su un fianco, le mani sui capelli; ma soprattutto era in mezzo alla strada. Si alzò in piedi e si spazzolò il vestito grigio con le mani. Dunque sorrise a tutte quelle persone che la guardavano e si girò, nella stessa direzione verso cui andava anche prima… prima? Prima di cosa? Come mai era stesa addormentata in mezzo alla strada? Come quando cerchi di afferrare il sapone, quello sguscia via dalla presa, più Shiromi cercava di ricordare, più il bianco totale divagava nella mente. Decise di non pensarci – probabilmente non si era resa conto di quanto fosse affamata o stanca ed era svenuta – e continuò la passeggiata, diretta verso la Locanda.


Gion borno, carissimo lettore!! Benvenuto qui =) Ma che ha ancora l’autrice, che rompe anche dopo la fine del capitolo?, ti starai chiedendo. Ebbene, … … ^^ volevo dire che dal prossimo capitolo in questo spazio oltre a ringraziare che mi ha recensita, spiegherò il significato dei nomi che ho scelto di dare a personaggi, luoghi, e vattelapesca. E poi, vorrei chiederti di lasciare un commentino =) forse di questo capitolo c’è davvero poco da commentare, ma mi piacerebbe davvero conoscere il tuo parere =)
Al prossimo capitolo!! (a breve su questi schermi…! (: )
Ps.: mi dispiace che titolo e capitolo siano venuti in verde, ma non riesco a metterli rossi!! Non è che per caso qualcuno ha una soluzione?? Grazie!!!
  
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