Sono in
piedi, davanti a te, ma le gambe mi tremano e non riesco a respirare:
è troppo
dilaniante il dolore che sento, troppo difficile da accettare.
Sono in
piedi, davanti a te, e ancora mi chiedo “Perché?
Perché l’hai fatto, amore
mio?” Al tuo posto, in questo momento, dovevo esserci io, non
tu, tu che non
hai colpa, mio amore, mia gioia, mia speranza, mio respiro …
Sono in
piedi, davanti a te, e piano tendo la mano per sfiorarti: sei
così freddo.
Chiudo gli occhi, e sento che man mano sotto i polpastrelli si
definiscono i tratti
del tuo viso: sento le lievi rughe che solcano la tua fronte ancora
troppo
giovane, sento le folte sopracciglia che mi solleticano le dita, e un
lieve
sorriso si increspa sul mio volto, sento la lieve curva del naso,
soffermandomi, poi, sulle tue labbra carnose, e istintivamente mi tocco
le mie
con mano tremante; sento ancora il loro sapore dolce, e nella mia mente
vi è il
ricordo dei tuoi baci roventi e appassionati. Scendo giù,
sulla tua mascella
dai tratti così forti e decisi e poi sul tuo collo, dove
amavi farti baciare.
“Sei la mia stella, la luce che illumina le mie
giornate” mi dicevi, e io ti
sorridevo, dolcemente, e mi accoccolavo sul tuo petto, addormentandomi
al ritmo
del tuo respiro lento. I ricordi fanno muovere la mia mano, che si posa
lieve
sul tuo petto, lì , dove il cuore non batte, lì,
dove tutto finisce. Colpevole,
porto la mano sul mio cuore, che batte ancora, lento e regolare, mentre
la mia
mente inizia a popolarsi dei flash-back di quell’afosa
giornata di inizio
agosto. Nel mentre le immagini diventano più nitide sento il
mio cuore
accelerare sempre più …
Ricordo
ancora che ti presentasti senza preavviso alla mia porta con quel tuo
sguardo
gioioso da bambino …
Ricordo
ancora la tua foga nel dovermi portare subito fuori, dicendo che
c’era una cosa
importantissima da dovermi dire …
Ricordo
ancora quei tuoi occhi innamorati, nel mentre ti inginocchiasti davanti
a me in
quel piccolo e semplice bar di periferia …
Ricordo
ancora la mia consapevolezza per quello che mi avresti chiesto e le mie
gambe
tremanti di felicità e ansia al tempo stesso …
Ricordo
ancora le mie lacrime di gioia nel sentire la tua richiesta e il mio
fievole
consenso, mentre i miei occhi si riempivano di una felicità
nuova e più
consapevole, senza sapere, povera sciocca, cosa sarebbe accaduto a
pochi minuti
da quell’attimo così perfetto ed etereo
…
Ricordo
ancora il mio stupore nel vedere il bellissimo anello che mi regalasti
, uno
splendido solitario dal taglio rotondo, la cui luce affondava nella
pietra
creando preziosi effetti di luce. Era davvero magnifico, ma,
aimè, troppo largo
per il mio finissimo anulare. Ti sorrisi rassicurante, dicendoti che
saremo
andati a cambiarlo ma che, comunque, testarda, l’avrei voluto
portare solo per
un po’…
A volte a
nostra insaputa ci troviamo diretti verso un precipizio e, sia che
ciò avvenga
per caso o intenzionalmente, non possiamo fare niente per evitarlo. La
vita,
essendo quella che è, aveva creato una serie di circostanze
incrociate e
incontrollabili, per cui, una volta usciti dal bar, mentre mi
apprestavo ad
attraversare la strada, il caso volle che l’anello mi
scivolasse dal dito, per
posarsi, poi, proprio al centro della strada. Io mi precipitai subito a
raccoglierlo, senza accorgermi, a causa della foga di dover raccogliere
l’anello, che
un’auto stava procedendo a
tutta velocità verso la mia direzione. Ebbi solo il tempo di
sentire qualcuno
gridare e poi due forti braccia che mi spintonavano di lato, che mi
trovai a
rotolare sul dure asfalto. Un rumore forte, poi lo schianto. Stordita,
per un
attimo non mi resi conto di cosa fosse successo; mi girai di scatto,
trovando
davanti ai miei occhi una folla di persone , al centro della quale
intravidi un
corpo disteso: subito un’orribile sensazione mi invase,
cercai di alzarmi, ma
ricaddi di nuovo a terra per il forte tremito che scuoteva tutto il mio
corpo.
Vidi qualcuno avvicinarsi e toccarmi la spalla, una donna, non ricordo
ora bene
i suoi tratti, provò anche a dirmi qualcosa ma sentivo solo
un orribile fischio
nelle orecchie a causa di quell’orribile sensazione, che non
voleva lasciarmi.
Mi appoggia a lei, per alzarmi; ci riuscii. A passi incerti avanzavo
tra la
folla, mentre una dolorosa consapevolezza mi stava dilaniando le membra.
Poi lo vidi:
era disteso a terra, attorniato da una pozza di sangue, con il volto
dilaniato
dal dolore. Un urlo straziante uscì dalle mie labbra, non so
nemmeno come trovai
la forza, ma incomincia a spintonare con rabbia tutti coloro che lo
attorniavano, per poi accasciarmi a terra, di fianco a lui, devastata
dal
dolore: tesi la mano, completamente sporca di sangue, e incominciai ad
accarezzargli il volto.
“Jack,
Jack, amore mio, riesci a sentirmi? Ti … ti
prego, apri gli occhi” Avevo la voce
rotta dalle lacrime, che scendevano copiose dai miei
occhi, e si
posavano sul suo viso. Scossa dai singhiozzi, non mi accorsi di una
flebile voce
che mi chiamava.
“Emily
…” Credevo fosse una mia illusione, ma poi alzai
il capo e vidi i suoi occhi dolci incrociare i miei.
“Jack,
mi dispiace, Dio non sai quanto mi …” non finii
di parlare, perché lui mi interruppe, posando un dito sulle
mie labbra.
“Shhh
, Emily, mia dolce piccola Emily, mi devi
ascoltare” Tese la mano e incominciò ad
accarezzarmi debolmente i capelli. “ Tu
… tu devi vivere, io … io ti ho salvato per
questo. Devi
trovare un uomo che ti
possa rendere felice”
“No,
Jack, sei tu quell’uomo, l’uomo che ho sempre
desiderato. Ricordi? Me lo avevi promesso, che non mi avresti mai
lasciato,
Jack.”
“Ma
io ci sarò sempre per te, qui dentro” Tese la
debole
mano e col dito mi toccò il petto, al livello del cuore.
“Ma tu, tu non
resterai sola Emily, tu devi innamorarti, un amore delirante
è quello che devi
cercare, devi
assaporare il piacere di
vivere, Emily. Le persone vengono nella tua vita per una ragione.
Vengono … per
assisterti nel momento della difficoltà, per supportarti
… nel
momento del bisogno, per aiutarti
fisicamente, emotivamente o … spiritualmente.
Può sembrare come un dono del
cielo e lo è, è lì per il motivo per
cui tu hai bisogno che ci sia. Ecco, io … la
mia parte l’ho fatta, e adesso posso anche andarmene. Emily,
ora non ti resta
che accendere la luce che c’è in te per illuminare
la tua … vita. Addio … Emily”.
Vidi la sua mano indugiare sulle mie
labbra, per poi cadere di peso sul duro asfalto.
“JACK!”
Non feci in tempo a cercare di scuoterlo che una
mano mi tirò via da lui. Vidi dei medici posarlo su una
barella e qualcuno di
essi dire :“Respira ancora,
forse
possiamo salvarlo”.
“Jack
…” Una piccola speranza mi rimaneva ancora nel
cuore, mentre lo caricavano di peso nell’ambulanza e lo
portavano di corsa all’ospedale.
“Voglio
salire con voi! Fatemi salire, vi prego!”
“No
signorina, dobbiamo fare presto, lei sarebbe solo
d’intralcio.
Se vuole, ci segua con un altro mezzo”. Chiuse di botto le
porte dell’ambulanza,
partirono a tutta velocità. Per alcuni secondi rimasi
lì impalata, come in
trance, ripensando a quello che era appena successo, alle parole di
Jack, al
mio dolore. Lacrime di amarezza incominciarono a scendere copiose, ma
non mi
concessi altro tempo, e subito chiamai un taxi per portarmi
all’ospedale …
Ricordo
nitidamente quegli attimi carichi di ansia, di
speranza, di sensi di colpa, e di tante altre emozioni che popolavano
la mia mente
e il mio cuore. Lo operarono d’urgenza, rimase cinque ore in
sala operatoria;
mi avventai subito, con cuore palpitante, al primo medico che ne
uscì. Mi
chiese se ero una parente, gli risposti che stavamo per sposarci. Mi
disse che
Jack era in condizioni gravissime, quattro costole rotte, un polmone
perforato
ed un’emorragia interna. Molto probabilmente non ce
l’avrebbe fatta. “ L’intestino
è completamente andato, possiamo sperare solo in un
miracolo”.
Ma
il miracolo non arrivò. Morì tre giorni dopo.
Sono in piedi,
davanti a te, e
lentamente la mia mente ritorna al presente. I miei occhi rivedono le
pareti
celesti della chiesa, il grande crocifisso posto al di sopra
dell’altare.
Rivedo il tuo volto pallido e scarno, ma rilassato e disteso, in quel
sonno
eterno che è la morte. Ho pensato più volte di
farla finita, da quando non ci
sei più, perché la mia vita senza di te non ha
senso, perché tu gliene davi. Ma
poi ripenso alle tue parole, ripenso al tuo sacrificio,
le uniche motivazioni per le quali riesco ad
alzarmi la mattina . Allora cerco di pensare a quel futuro radioso di
cui mi
parlavi, che purtroppo non riesco ad intravedere. Guardami mondo, e
dimmi: “
Cosa resta?” . Nulla, solo nel cuore un lieve …
non so che.