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Autore: Faby_Gaara    23/06/2010    1 recensioni
Guardami mondo e dimmi: Cosa resta?. Nulla, solo nel cuore un lieve non so che. I pensieri di una giovane donna nel ricordare gli ultimi attimi vissuti con l'uomo della sua vita. One-shot molto struggente, soprattutto nella parte centrale. Triste e malinconica alla fine. Spero che vi lasci ualcosa e che possa, in qualche modo , emozionarvi. Sarei felici se mi lasciaste un vostro parere, anche critiche, poichè ho solo voglia di migliorare. Grazie.
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono in piedi, davanti a te, ma le gambe mi tremano e non riesco a respirare: è troppo dilaniante il dolore che sento, troppo difficile da accettare.

Sono in piedi, davanti a te, e ancora mi chiedo “Perché? Perché l’hai fatto, amore mio?” Al tuo posto, in questo momento, dovevo esserci io, non tu, tu che non hai colpa, mio amore, mia gioia, mia speranza, mio respiro …

Sono in piedi, davanti a te, e piano tendo la mano per sfiorarti: sei così freddo. Chiudo gli occhi, e sento che man mano sotto i polpastrelli si definiscono i tratti del tuo viso: sento le lievi rughe che solcano la tua fronte ancora troppo giovane, sento le folte sopracciglia che mi solleticano le dita, e un lieve sorriso si increspa sul mio volto, sento la lieve curva del naso, soffermandomi, poi, sulle tue labbra carnose, e istintivamente mi tocco le mie con mano tremante; sento ancora il loro sapore dolce, e nella mia mente vi è il ricordo dei tuoi baci roventi e appassionati. Scendo giù, sulla tua mascella dai tratti così forti e decisi e poi sul tuo collo, dove amavi farti baciare. “Sei la mia stella, la luce che illumina le mie giornate” mi dicevi, e io ti sorridevo, dolcemente, e mi accoccolavo sul tuo petto, addormentandomi al ritmo del tuo respiro lento. I ricordi fanno muovere la mia mano, che si posa lieve sul tuo petto, lì , dove il cuore non batte, lì, dove tutto finisce. Colpevole, porto la mano sul mio cuore, che batte ancora, lento e regolare, mentre la mia mente inizia a popolarsi dei flash-back di quell’afosa giornata di inizio agosto. Nel mentre le immagini diventano più nitide sento il mio cuore accelerare sempre più …

Ricordo ancora che ti presentasti senza preavviso alla mia porta con quel tuo sguardo gioioso da bambino …

Ricordo ancora la tua foga nel dovermi portare subito fuori, dicendo che c’era una cosa importantissima da dovermi dire …

Ricordo ancora quei tuoi occhi innamorati, nel mentre ti inginocchiasti davanti a me in quel piccolo e semplice bar di periferia …

Ricordo ancora la mia consapevolezza per quello che mi avresti chiesto e le mie gambe tremanti di felicità e ansia al tempo stesso …

Ricordo ancora le mie lacrime di gioia nel sentire la tua richiesta e il mio fievole consenso, mentre i miei occhi si riempivano di una felicità nuova e più consapevole, senza sapere, povera sciocca, cosa sarebbe accaduto a pochi minuti da quell’attimo così perfetto ed etereo …

Ricordo ancora il mio stupore nel vedere il bellissimo anello che mi regalasti , uno splendido solitario dal taglio rotondo, la cui luce affondava nella pietra creando preziosi effetti di luce. Era davvero magnifico, ma, aimè, troppo largo per il mio finissimo anulare. Ti sorrisi rassicurante, dicendoti che saremo andati a cambiarlo ma che, comunque, testarda, l’avrei voluto portare solo per un po’…

A volte a nostra insaputa ci troviamo diretti verso un precipizio e, sia che ciò avvenga per caso o intenzionalmente, non possiamo fare niente per evitarlo. La vita, essendo quella che è, aveva creato una serie di circostanze incrociate e incontrollabili, per cui, una volta usciti dal bar, mentre mi apprestavo ad attraversare la strada, il caso volle che l’anello mi scivolasse dal dito, per posarsi, poi, proprio al centro della strada. Io mi precipitai subito a raccoglierlo, senza accorgermi, a causa della foga di dover raccogliere l’anello,  che un’auto stava procedendo a tutta velocità verso la mia direzione. Ebbi solo il tempo di sentire qualcuno gridare e poi due forti braccia che mi spintonavano di lato, che mi trovai a rotolare sul dure asfalto. Un rumore forte, poi lo schianto. Stordita, per un attimo non mi resi conto di cosa fosse successo; mi girai di scatto, trovando davanti ai miei occhi una folla di persone , al centro della quale intravidi un corpo disteso: subito un’orribile sensazione mi invase, cercai di alzarmi, ma ricaddi di nuovo a terra per il forte tremito che scuoteva tutto il mio corpo. Vidi qualcuno avvicinarsi e toccarmi la spalla, una donna, non ricordo ora bene i suoi tratti, provò anche a dirmi qualcosa ma sentivo solo un orribile fischio nelle orecchie a causa di quell’orribile sensazione, che non voleva lasciarmi. Mi appoggia a lei, per alzarmi; ci riuscii. A passi incerti avanzavo tra la folla, mentre una dolorosa consapevolezza mi stava dilaniando le membra.

Poi lo vidi: era disteso a terra, attorniato da una pozza di sangue, con il volto dilaniato dal dolore. Un urlo straziante uscì dalle mie labbra, non so nemmeno come trovai la forza, ma incomincia a spintonare con rabbia tutti coloro che lo attorniavano, per poi accasciarmi a terra, di fianco a lui, devastata dal dolore: tesi la mano, completamente sporca di sangue, e incominciai ad accarezzargli il volto.

“Jack, Jack, amore mio, riesci a sentirmi? Ti … ti prego, apri gli occhi” Avevo la voce  rotta dalle lacrime, che scendevano copiose dai miei occhi, e si posavano sul suo viso. Scossa dai singhiozzi, non mi accorsi di una flebile voce che mi chiamava.

“Emily …” Credevo fosse una mia illusione, ma poi alzai il capo e vidi i suoi occhi dolci incrociare i miei.

“Jack, mi dispiace, Dio non sai quanto mi …” non finii di parlare, perché lui mi interruppe, posando un dito sulle mie labbra.

“Shhh , Emily, mia dolce piccola Emily, mi devi ascoltare” Tese la mano e incominciò ad accarezzarmi debolmente i capelli. “ Tu … tu devi vivere, io … io ti ho salvato per questo.  Devi trovare un uomo che ti possa rendere felice”

“No, Jack, sei tu quell’uomo, l’uomo che ho sempre desiderato. Ricordi? Me lo avevi promesso, che non mi avresti mai lasciato, Jack.”

“Ma io ci sarò sempre per te, qui dentro” Tese la debole mano e col dito mi toccò il petto, al livello del cuore. “Ma tu, tu non resterai sola Emily, tu devi innamorarti, un amore delirante è quello che devi cercare,  devi assaporare il piacere di vivere, Emily. Le persone vengono nella tua vita per una ragione. Vengono … per assisterti nel momento della difficoltà, per supportarti …  nel momento del bisogno, per aiutarti fisicamente, emotivamente o …  spiritualmente. Può sembrare come un dono del cielo e lo è, è lì per il motivo per cui tu hai bisogno che ci sia. Ecco, io … la mia parte l’ho fatta, e adesso posso anche andarmene. Emily, ora non ti resta che accendere la luce che c’è in te per illuminare la tua … vita. Addio …  Emily”. Vidi la sua mano indugiare sulle mie labbra, per poi cadere di peso sul duro asfalto.

“JACK!” Non feci in tempo a cercare di scuoterlo che una mano mi tirò via da lui. Vidi dei medici posarlo su una barella e qualcuno di essi dire :“Respira ancora,  forse possiamo salvarlo”.

“Jack …” Una piccola speranza mi rimaneva ancora nel cuore, mentre lo caricavano di peso nell’ambulanza e lo portavano di corsa all’ospedale.

“Voglio salire con voi! Fatemi salire, vi prego!”

“No signorina, dobbiamo fare presto, lei sarebbe solo d’intralcio. Se vuole, ci segua con un altro mezzo”. Chiuse di botto le porte dell’ambulanza, partirono a tutta velocità. Per alcuni secondi rimasi lì impalata, come in trance, ripensando a quello che era appena successo, alle parole di Jack, al mio dolore. Lacrime di amarezza incominciarono a scendere copiose, ma non mi concessi altro tempo, e subito chiamai un taxi per portarmi all’ospedale …

Ricordo nitidamente quegli attimi carichi di ansia, di speranza, di sensi di colpa, e di tante altre emozioni che popolavano la mia mente e il mio cuore. Lo operarono d’urgenza, rimase cinque ore in sala operatoria; mi avventai subito, con cuore palpitante, al primo medico che ne uscì. Mi chiese se ero una parente, gli risposti che stavamo per sposarci. Mi disse che Jack era in condizioni gravissime, quattro costole rotte, un polmone perforato ed un’emorragia interna. Molto probabilmente non ce l’avrebbe fatta. “ L’intestino è completamente andato, possiamo sperare solo in un miracolo”.

Ma il miracolo non arrivò. Morì tre giorni dopo.

Sono in piedi, davanti a te, e lentamente la mia mente ritorna al presente. I miei occhi rivedono le pareti celesti della chiesa, il grande crocifisso posto al di sopra dell’altare. Rivedo il tuo volto pallido e scarno, ma rilassato e disteso, in quel sonno eterno che è la morte. Ho pensato più volte di farla finita, da quando non ci sei più, perché la mia vita senza di te non ha senso, perché tu gliene davi. Ma poi ripenso alle tue parole, ripenso al tuo sacrificio,  le uniche motivazioni per le quali riesco ad alzarmi la mattina . Allora cerco di pensare a quel futuro radioso di cui mi parlavi, che purtroppo non riesco ad intravedere. Guardami mondo, e dimmi: “ Cosa resta?” . Nulla, solo nel cuore un lieve … non so che.

  
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