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Autore: Carmilla Lilith    23/06/2010    6 recensioni
Helena, dolce e timida. Thomas, predatore nato. Il loro incontro avrà conseguenze inaspettate.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Bad blood'
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Angel Face

Helena era seduta sul candido divanetto della discoteca, assorta. Era sola e stava osservando la pista da ballo.

I suoi capelli color del miele le raggiungevano la fine della schiena e contrastavano meravigliosamente con il suo incarnato candido. Gli occhi celesti e l’espressione dolce e rassicurante contribuivano a rendere il suo volto a dir poco serafico.

Il fisico tonico ed aggraziato era fasciato da un bustino in raso bianco impreziosito da decorazioni floreali nere e da una corta minigonna in jeans chiaro. Indossava dei sandali argento con poco tacco.

 

Era decisamente troppo bella, troppo simile ad una preda perché lui potesse ignorarla.

 

Thomas, seduto al tavolino con i suoi amici, stava osservando Helena da qualche minuto.

Era il tipico ragazzo sicuro di sé, come si poteva intuire dall’espressione spavalda dei suoi occhi scuri. I capelli color pece erano leggermente arruffati ed indossava un paio di jeans delavè e una maglietta aderente nera che faceva risaltare il suo fisico allenato e l’incarnato abbronzato.

 

“Hai puntato quella?” domandò Eric, rivolto a Thomas. Quest’ultimo sorrise con fare allusivo all’amico biondo e si alzò dal tavolo.

“Domani mattina vi racconto tutto, ragazzi!” promise, prima di dirigersi verso Helena.

 

Thomas sorrise e raggiunse il divanetto dov’era seduta Helena. La giovane bionda lo notò e ricambiò il sorriso.

Thomas rimase incantato dalla perfezione delle sue labbra carnose. Non sembravano truccate eppure non era possibile che senza trucco delle labbra potessero avere un colore così bello.

“Posso sedermi?” domandò il giovane, indicando il posto vuoto accanto ad Helena. Lei annuì, anche se pareva un po’ imbarazzata.

“Sei qui da sola?” domandò Thomas, dopo essersi seduto. Si era avvicinato molto ad Helena in modo che lei potesse udirlo nonostante l’altissimo volume della musica. Da quella distanza avvertiva chiaramente il delicato profumo di violetta che avvolgeva la giovane.

“No, sono qui con una mia amica.” rispose Helena, indicando la pista.

 

Thomas si voltò e notò subito la ragazza indicata da Helena: era esile, minuta e pallidissima. I lunghi capelli corvini erano cotonati e gli occhi azzurro elettrico erano contornati da un pesante tratto di matita nera.

Indossava un bustino rosso fuoco con dettagli in pizzo, una minigonna in morbido tessuto nero e degli audaci tronchetti in velluto nero con almeno dodici centimetri di tacco. Stava ballando con un giovane alto, biondo e muscoloso che tuttavia sembrava un po’ intimorito dall’intraprendenza della giovane, che gli era letteralmente avvinghiata addosso.

“Wow, che tipino!” sorrise Thomas.

“Già, Alyssa è una forza della natura! Comunque non ci siamo ancora presentati!” fece gentilmente notare Helena. Thomas non poté fare a meno di notare come le sue labbra si muovessero in maniera appena percettibile nonostante il frastuono della musica.

“Già, che sbadato! Io sono Thomas!” si presentò, porgendo la mano alla giovane bionda.

“Io sono Helena, piacere!” si presentò a sua volta Helena, ricambiando la stretta.

 

Non appena la canzone terminò, Alyssa e il suo accompagnatore raggiunsero Helena e Thomas, i quali avevano iniziato a chiacchierare.

“Oh Helena! Anche tu ti sei decisa a fare della sana conoscenza!” commentò, raggiante Alyssa, rivolta all’amica.

Helena si limitò ad annuire imbarazzata, abbassando lo sguardo. “Adorabile.” pensò Thomas.

“E tu non mi presenti il tuo nuovo amico?” domandò poi Helena.

“Paul, molto piacere!” si presentò il ragazzo biondo, sotto lo sguardo compiaciuto di Alyssa.

“Vi va un drink?” propose Thomas, per spezzare un po’ il ghiaccio. In fondo gli dispiaceva che Alyssa e Paul si fossero unito a lui ed Helena, dato che sperava di poter restare da solo con l’attraente biondina il più presto possibile.

“Certo!” approvò Alyssa, entusiasta.

 

Angel Face. Il nome del drink ordinato da Helena s’intonava a meraviglia con la sua persona.

Lo stava sorseggiando piano, lanciando di tanto in tanto timide occhiate a Thomas.

Alyssa, nel frattempo, continuava a ciarlare vivacemente, fermandosi solo per sorseggiare il suo Sex on the Beach. Paul sembrava essersi adattato al suo carattere travolgente anzi, ormai ne pareva totalmente ammaliato e non riusciva nemmeno a distrarre il suo sguardo dall’estrosa moretta.

“Eli! Ma mi stai ascoltando?!” domandò, scocciata, Alyssa.

Helena scosse la testa. “Oh, scusa! Ero un po’ distratta!” si giustificò, timidamente, la giovane.

Alyssa alzò gli occhi al cielo, evidentemente divertita. “Ah! Come ti capisco! Dai, Paul, lasciamo soli i due piccioncini!” disse poi, prendendo per mano il giovane biondo e sparendo tra la folla che circondava il bancone.

Thomas ne approfittò immediatamente per portare avanti il suo piano di conquista.

“Qui la c’è troppa confusione, ti va di fare due passi fuori e chiacchierare un po’?” propose, accostando le sue labbra all’orecchio di Helena, sempre con la scusa della musica troppo alta. Gli parve che la giovane rabbrividisse, prima di annuire.

 

Si sedettero sul muretto che delimitava il parcheggio.

Mentre parlavano, Thomas si stupì del suo poco spirito d’osservazione: come aveva fatto a non notare il singolare ciondolo della collana di Helena?

Era un cilindro semitrasparente rosso vermiglio, dalla forma allungata, chiuso alle estremità da dei coni in oro, lo stesso materiale della sottile catenina. Incredibile che una ragazza come Helena indossasse una collana tanto bizzarra.

Da una delle macchine parcheggiate poco distante provenne un gemito eccitato. Chissà quante coppiette si stavano dando alla pazza gioia, pensò Thomas. Le invidiò profondamente.

 

“Thomas?”

La melodiosa voce di Helena lo ricondusse alla realtà.

“Oh, scusami! Dicevi?” si riscosse il giovane.

Helena sorrise. “Niente, ti ho solo domandato se anche tu eri venuto qui in compagnia.”

“No, in realtà no. Ho abbandonato la mia ragazza ad un tavolino, è convinta che io sia in bagno!” rispose, scherzosamente, Thomas. Helena ridacchiò.

Thomas evitò di raccontare che un episodio del genere si era realmente svolto: qualche anno prima, mentre la sua prima ed unica ragazza (che poi era diventata la sua prima ed unica ex) era seduta al tavolo ad aspettarlo, lui si era concesso una sveltina in automobile con una splendida rossa conosciuta in pista.

Quell’episodio, se non altro, aveva fatto a capire a Thomas quanto fosse poco portato alla monogamia. Aveva lasciato la sua ragazza e si era dedicato unicamente al divertimento anche se, purtroppo, era costretto a mentire alle ragazze con cui usciva: poche, pochissime, accettavano il fatto di essere una semplice avventura e così doveva fingere dei sentimenti che non provava.

Il senso di colpa, per fortuna, durava al massimo qualche giorno.

 

“Forse è meglio se rientri dalla tua ragazza, non trovi?” disse Helena, facendo l’occhiolino.

Thomas sorrise. “Ho una proposta migliore. Che ne dici di salire nella mia macchina e ascoltare un po’ di musica? Sicuramente è più comoda del muretto!” propose, sperando di non essere troppo audace per la timida Helena.

La giovane bionda parve riflettere sulla proposta. Sembrava piuttosto titubante e Thomas temette di finire in bianco.

“Sì dai! Comincio anche ad avere freddino!” accettò, infine, Helena. Thomas nascose con fatica la sua soddisfazione e i due si avviarono verso l’auto del giovane.

 

Circa un quarto dopo un’anonima utilitaria si allontanò dal parcheggio dalla discoteca. Al volante c’era un bellissima giovane bionda e sul sedile del passeggero un ragazzo dai capelli corvini, addormentato e con la testa reclinata contro il vetro.

Helena guidava prudentemente, senza fretta. Era diretta verso il laghetto che si trovava appena fuori città e preferiva non attirare l’attenzione.

Il sangue che colava dal collo di Thomas aveva già macchiato il sedile del passeggero ed era colato fino alla leva del cambio e non sarebbe stato facile giustificarlo in presenza di un posto di blocco.

 

Mentre erano in macchina, Thomas aveva allungato le mani. Non che Helena non se l’aspettasse, anzi, era proprio per quello che l’aveva scelto.

Ricordava la sua mano che le accarezzava le gambe nude. “Helena, la tua pelle è gelida!” si era meravigliato. Helena aveva sorriso.

“Tranquillo, ho sempre la pelle molto fredda.” lo aveva tranquillizzato. “Sicura, vuoi che accenda il riscaldamento?” aveva insistito Thomas.

Helena aveva sorriso maliziosamente. “Non preferisci scaldarmi in un altro modo?” aveva proposto, prima di baciarlo.

Un bacio appassionato, senza dubbio. Anche se Thomas ancora non lo sapeva, sarebbe stato l’ultimo.

Quando si erano staccati, Helena aveva preso a baciare avidamente il collo di Thomas. Il giovane aveva sospirato le parole che avevano firmato la sua condanna a morte: “Helena, amore…”

 

Già, amore. La più dolce utopia.

L’unica utopia alla quale Helena credeva, molto tempo prima. Moltissimo tempo, forse secoli, non lo ricordava più.

Il sogno di vivere insieme, per sempre, “finché morte non vi separi”. Solo che Helena era morta per davvero.

 

Helena non ricordava granché di cosa significasse essere morta, dato che si era risvegliata piuttosto presto. Come avesse fatto a diventare una vampira restava ancora un mistero, si era semplicemente svegliata in uno spazio angusto e buio.

Non appena era riuscita a fuggire dalla propria bara, aveva deciso di vegliare sul sonno del suo amore: nei primi mesi non dormiva, passava la notte in lacrime, invocando il nome di Helena.

Pian piano aveva smesso di piangere ed Helena ne aveva gioito: vedere il suo amore soffrire era veramente doloroso ed era felice che finalmente avesse ripreso a vivere. Poi, però, lui aveva smesso di visitare la sua tomba e aveva preso a frequentare un’altra giovane. L’aveva dimenticata!

 

Helena realizzò finalmente cos’era la sua nuova vita: un’eterna, dolorosa, solitudine. Non era più umana e aveva già ucciso numerose volte per potersi nutrire.

Decise di andarsene, non prima di aver ucciso la neonata coppietta: aveva torturato lentamente lei davanti allo sguardo terrorizzato ed impotente di lui, per poi ucciderlo. Soddisfatta, aveva lasciato il suo natio paesello e aveva preso a girovagare per l’Europa.

Nei suoi vagabondaggi aveva preso ad uccidere tutti i giovani uomini che le ricordavano, per un qualsiasi motivo, l’unico uomo che avesse mai amato: era il suo piccolo e necessario esorcismo che le impediva di uccidere altre persone.

 

Con l’avvento delle discoteche, rintracciare le sue vittime era diventato ancora più facile. Non solo, aveva anche incontrato la sua migliore amica, nonché unica compagna di viaggio: Alyssa, un’esaltata e ninfomane vampiretta che vagava per l’Europa in cerca di feste per trovare esseri umani con i quali accoppiarsi. Adorava sfinirli per poi succhiare quel tanto di sangue che le bastava per sostentarsi fino alla settimana successiva.

Non uccideva se non era strettamente necessario e non era per nulla vendicativa, eppure in lei Helena aveva trovato un’autentica amica, che non giudicava il suo modo d’agire.

 

Quella parola. Amore.

Un invito chiarissimo all’omicidio.

Helena conficcò dolorosamente i suoi canini nel collo di Thomas. Fissò lo specchietto centrale, che rifletteva l’espressione terrorizzata del povero giovane: una visione paradisiaca, eccitante.

I canini andarono più a fondo, mentre la mano curata della vampira si posò con forza sulla bocca di Thomas, per impedirgli di chiamare aiuto.

Il giovane tentò di ribellarsi, ma Helena sapeva di essere invincibile. Ogni tanto fingeva di allentare la sua morsa mortale, per poi bloccare rapidamente ogni tentativo di fuga da parte del giovane: lo trovava estremamente divertente.

In cinque minuti era tutto finito. Helena spostò facilmente il corpo esanime di Thomas sul sedile del passeggero e si mise alla guida, dirigendosi fuori città.

 

Giunta sulla riva del laghetto, Helena parcheggiò l’auto.

Estrasse un piccolo coltellino in argento dalla sua borsetta e tagliò la testa a Thomas, in modo che i segni dei suoi morsi sul collo non fossero riconoscibili.

Si tolse la collanina e svitò la parte cilindrica del ciondolo, dove raccolse parte del sangue del giovane moro: aveva scoperto che il sangue umano mescolato all’assenzio aveva un sapore ancor più delizioso. Si sarebbe concessa un calice del suo cocktail preferito durante la settimana.

La vampira mollò il freno a mano, scese dall’auto e poi la spinse: il veicolo raggiunse le ferme acque dello specchio del laghetto e cominciò lentamente ad affondare.

 

Helena ammirò la scena in silenzio e quando il veicolo sparì tra i flutti camminò lentamente verso il boschetto dove avrebbe atteso Alyssa.

La sua amica le avrebbe dato della sadica, come al solito. Un sorriso apparve sulle labbra di Helena: forse Alyssa non aveva tutti i torti, pensò sorridendo.

 

 

 

 

   
 
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