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Autore: Lovely Sally    23/06/2010    2 recensioni
Leah ha un dono:comunicare con la natura. Purtroppo questo potere spaventa chi le sta accanto ,sopratutto i suoi genitori che la costringono a passare un'esistenza lontana da tutti e da tutto. L'unico a starle accanto è il Vento,si il vento, il quale è perdutamente innamorato di lei e per lei arriverà a fare una cosa.. ciao a tutti! questo è la mia primissima storia che finisco di scrivere e che pubblico. Probabilmente potrà sembrare frettolosa ma fatemi sapere ok? buona lettura un bacio
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LIKE THE WIND

 

 

Quel giorno mi sentivo terribilmente sola.

Il silenzio che regnava in casa mi stava facendo impazzire:dovevo uscire.

Quando fui in giardino mi sedetti all’ombra della grande quercia e socchiusi gli occhi.

Era una giornata calda.

Non so dire in che mese eravamo. Per me il tempo non esiste,sono solo delle lancette che si rincorrono. Il tempo me lo creo io.

Accarezzai delicatamente l’erba soffice come fosse il pelo di un gatto. Se mi concentravo riuscivo a sentire le sue fusa. Arrivò un leggero venticello. Passò tra i miei capelli arruffandoli e sul volto come se mi stesse facendo mille carezze. Sospirai contenta. E’ da quando sono nata che il vento viene a farmi compagnia.

Non ho amici,da quel che  ricordo non ne ho mai avuti. I miei genitori ,inoltre, sono praticamente inesistenti. Vivono addirittura in un atra città. Una volta alla settimana mi mandano un assegno con  lo stretto necessario per vivere e una breve lettera dove mi chiedono come stia..la casa e io. In genere non si aspettano una risposta. A loro non importa veramente. Sono convita che non mi vogliono bene,forse non sono neanche i miei genitori. Fino a che ero troppo piccola per badare a me stessa mi hanno accudito ma non mi hanno mai dato dimostrazione di grande affetto. Quando ero nata hanno comprato questa casa sperduta in mezzo ai campi lontana dal paesino. Non sono mai andata a scuola, mia mamma ha provveduto solamente a insegnarmi a leggere e a contare (addizioni,sottrazioni,moltiplicazioni e divisioni). Il resto l’ho imparato da me. Probabilmente mi temono perché so comunicare con la natura.

“Mamma non strappare quell’erba non vedi come soffre?sta piangendo!”

“Non dire stupidaggini Leha, è solo erba!”

Corsi da mio padre per chiedergli di far smettere la mamma,non sopportavo sentire quei fili d’erba gridare straziati dal dolore

“Papà,papà ti prego falla smettere”

Abbracciai la sua gamba dato che ero troppo piccola per arrivare più in alto.

Lui con un gesto brusco mi allontanò da se. Mi guardò così male che desiderai scomparire

“Ti prego” sussurrai

“Devi piantarla di dire stupidaggini!le piante non parlano!gli uccellini non ti raccontano segreti e il vento non ti chiede di giocare!”

“Ma è vero!”

Lo schiaffo arrivò così all’improvviso che non saprei dire se fece più male quello o la sorpresa.

Perché stavo rivangando il passato? Di sicuro la mia infanzia non è stata delle più felici. Slacciai i sandali e li lanciai sull’erba. Scrollandomi la terra dal sedere mi alzai e mi incamminai giù per i campi. Il vento mi seguiva.

Con la mano toccai la corteccia di un salice. La sentii sussultare come riscossa dal sonno. Mi disse

“Buon giorno cara,dormito bene?”

“Buon giorno Salice,si grazie ma ormai è da un po’ che sono sveglia” ridacchiai

Un passerotto andò a posarsi su un suo ramo

“Leha ci sono novità! Hanno rifornito la libreria del paese”

“ Fantastico!grazie mille andrò a farci un salto”

Il vento mi spinse in avanti come se fosse impaziente di farmi proseguire.

E’ l’unica presenza fissa che c’è da quando sono nata. Ho sempre giocato con il vento e gli ho sempre confidato i miei segreti. E’ l’amico più caro che ho e a volte vorrei tanto che fosse in carne ed ossa per poterlo toccare veramente.

Chiusi gli occhi.

“Dove mi porti?” gli chiesi.

Un soffio,simile a un brusio. Mi concentrai e lo sentii sussurrare

“ Seguimi..”

Era difficile sentirlo parlare. Dovevo concentrarmi decisamente molto di più rispetto a quando cercavo di sentire le piante e gli animali.

Ma adoro la sua voce,quel suo sussurro. Per me è una melodia,la mia canzone. Lui è tutto ciò che mi serve per continuare a vivere. La sua presenza è fondamentale,è come l’ossigeno.

“Muoviti..” si fece più insistente.

Mi portò in un piccolo giardino selvatico all’interno del bosco. Non ero mai lì stata prima d’ora.

C’erano fiori di ogni specie e colore. Quasi mi mancò il fiato per lo stupore.

“ E’ stupendo!” esclamai.

“ Non c’entra..” sussurrò.

Ero confusa

“ Ma..” feci per ribattere

Il vento cominciò a farsi sempre più forte.

Cominciai a temere per la mia incolumità. Mi rifiutavo però di credere che volesse farmi del male.

 I fiori si staccarono da terra vorticando nel cielo. Foglie, rami e terra si aggiunsero in quell’insieme. Non capivo perché faceva così. Enormi nubi grigie cominciarono ad oscurare il cielo.

“Perché fai così!?” gridai

“Aspetta..” sussurrò “guarda..”

Strizzai gli occhi per poter veder meglio attraverso quel caos. Tutto ciò che il vento aveva sollevato da terra vorticò sempre più forte,i petali si unirono sempre di più creando un’immagine. L’immagine di un uomo.

Non capivo, anzi no,non potevo crederci.

Il mio vento stava prendendo forma.

“Non ci posso credere”

La figura mi si avvicinò sempre più. Per l’emozione no riuscivo a reggermi sulle gambe. Finalmente lo avrei visto con i miei occhi. Finalmente aveva un corpo, seppur fatto di fiori.

“ Non sai quanto ho aspettato questo momento”sussurrò “ma ho bisogno di te..”

“ Dimmi cosa devo fare” Avrei fatto di tutto pur di poterlo toccare almeno una volta.

“ Voglio restare per sempre con te” proseguì “voglio poterti stare accanto come una persona qualunque ,voglio..voglio”

Cominciai a piangere. Anche lui desiderava la stessa cosa che desideravo io da tanto tempo.

“ Dimmi cosa devo fare” ripetei “farei qualunque cosa”

“ Ho bisogno di un po’ del tuo potere. Non voglio privarti di niente se non te la senti..”

“No!” gridai “non mi interessa del mio potere. Voglio te. Ma non so come si fa!A cosa ti può servire il mio dono?”

Caddi nello sconforto. Lo sentii sospirare.

“ Dammi la tua mano Leha”.

 

Tutto quello che ricordo dopo fu una luce accecante,la sensazione calda del corpo di qualcuno che mi teneva in braccio e il sussurro del mio vento che continuava a ripetermi qualcosa.

 Poi:buio.

 

Mi risvegliai nel mio letto. Che strano,avevo sognato che il mio vento assumeva sembianze umane. Si è proprio un sogno. Sentii dei rumori provenire dalla cucina. Mamma e papà?Qui?A casa?

Scesi  dal letto incamminandomi vero quel rumore. Il profumo di uova e pane tostato mi riempì il naso. Entrai lentamente in cucina. C’era un ragazzo vicino ai fornelli che mi dava le spalle. Non sapevo se gridare o allontanarmi lentamente per chiamare la polizia. Con un po’ di buona fortuna sarebbero arrivati prima che lo sconosciuto se ne renda conto. Ma perché sta cucinando?

“ Ti sei svegliata”

Sobbalzai sia per lo spavento sia per la sorpresa del suono di quella voce.

Non ci posso credere..

 Era la stessa del mio vento.

 Com’era possibile? Devo essere impazzita. Sono stata così tanto a lungo sola che il mio cervello è schizzato,si deve essere così. Non sentendo alcuna risposta si voltò verso di me. La vista di quel bellissimo volto mi mozzò il fiato. Dovevo avere la bocca spalancata perché lui mi guardò alzando un sopraciglio.

“ Sembra quasi che hai visto un fantasma” disse

Riuscii a trovare le parole

“ Sto ancora sognando. No aspetta! Sono morta e questo è il paradiso”

Scoppiò a ridere

“No,non sei morta e no, non stai sognando. Sono qui e non intendo andarmene”

Si avvicinò. Prima di lui mi raggiunse il suo profumo. Profumo di fiori,foglie,campi e natura. Il suo profumo. Mi venne sempre più vicino. Ormai tra di noi c’era solo la distanza di un bacio. Seguii con lo sguardo il profilo del suo braccio ,che sfiorava il mio, su fino alla spalla. Guardai ogni centimetro della sua pelle cercando di imprimermelo nella mente e poi ancora su per il collo,il mento,la sua bocca. La sua bocca. Era come me la immaginavo la sera. Perfetta. Continuai guardando il suo naso e fermandomi finalmente agli occhi di un blu magnetico. Potevo vedere il vento dentro di essi che sbuffava e soffiava. Posai una mano sul suo petto seguendo il rumore del suo respiro. Avevo paura che da un momento all’altro ritornasse immateriale com’era prima. Lui si chinò vero si me.

“ E’ da un eternità che aspetto questo momento”

Le sue labbra si posarono sulle mie. Piano,piano le dischiusi assaporando il suo respiro,sapeva di rose. E in breve divenne un bacio. Il bacio che tanto avevo desiderato. Lui era qui con me. Ero felice,non ero più sola. Con le mai cominciai ad accarezzargli le braccia. La sua pelle era fresca come il vento. Salii fino ad attorcigliare le mie dita nei suoi capelli castani.

“ Ti amo,ti ho sempre amato” sussurrai sulle sue labbra.

Lui mi strinse più forte e rispose.

“ Ti amo dal momento in cui sei venuta alla luce. Ti amo anche quando tu mi credevi solo tuo amico. Ti amo da prima ancora che nascessi. Ti amo e niente potrà più portarmi via

  
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