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Autore: Memento_B    23/06/2010    6 recensioni
-Vernon Dursley-
-James Potter-
Cosa succede se Lily, James, Petunia e Vernon si incontrano per una cena?
Dedicata alla mia Ale, che sta facendo gli esami di maturità.
Genere: Generale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Petunia Dursley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Missing moments'
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Ad Alessandra.

Elvendork: it’s unisex!

La primavera tardava ad arrivare, quell’anno. Era già aprile, ma quell’umido stagnante che aveva caratterizzato il 1980 sin dai primi mesi regnava sovrano.
Una giovane coppia, entrambi non mostravano più di vent’anni, percorreva il vialetto che conduceva al numero quattro di Privet Drive, a passo piuttosto veloce. La ragazza aveva lunghi capelli di color rosso scuro, che scendevano lungo le spalle e incorniciavano un volto di forma ovale, al centro del quale splendevano due meravigliosi occhi verdi. Un sorriso largo e sincero donava un tocco di gentilezza a quel viso già di per sé bellissimo. Indossava un vestito piuttosto largo e comodo di un colore simile a quello degli occhi, mentre la mano sinistra era posata sul ventre; ai piedi un paio di comode scarpe da ginnastica, necessità dettata dallo stato interessante.
Al suo fianco camminava un giovane alto e dai tratti e dai comportamenti simili a quelli delle tante rock star di quel periodo. I capelli erano nero pece, piuttosto corti e parevano non obbedire ad alcuna legge fisica. Gli occhi castani guizzavano da una parte all’altra del giardino dietro le lenti degli occhiali, pareva stesse studiando ogni dettaglio di quel luogo, quasi cercasse di capire il segreto di un ordine così maniacale. Il suo sorriso era totalmente diverso da quello della moglie; trasudava arroganza, voglia di sfida e disprezzo per qualsiasi tipo di dogma. Un buon riassunto del suo carattere, insomma. Ai piedi un paio di Dr Martens nere a 10 buchi, le gambe erano fasciate da un paio di jeans scuri piuttosto stretti e, infine, indossava una maglia nera con al centro la stampa di un Boccino d’Oro, mentre sul retro era scritto il nome della sua squadra di Quidditch, il Puddlemere United. Sotto la scritta era presente anche il simbolo della squadra: due mazze gialle incrociate su uno stemma blu.
Ad attenderli sull’uscio vi era un’altra giovane coppia, totalmente diversa. Il primo ad intravedersi era un ragazzo piuttosto robusto, il collo era quasi del tutto inesistente, gli occhietti erano piccoli e neri e vi era un inizio di stempiatura, o perlomeno i capelli neri non erano così folti come qualche mese prima. Dal volto rubicondo e dal carattere burbero, aveva da poco trovato lavoro in una fabbrica di trapani ed indossava abiti prettamente formali: giacca e pantaloni grigio scuro, camicia bianca e cravatta verde scuro.
Dietro di lui era la moglie, anch’essa incinta. Una donna dal profilo cavallino e dalla chioma bionda, con il collo fin troppo lungo per la media. Indossava un vestito lungo fino ai piedi, bordeaux, il più elegante che il suo stato avanzato di gravidanza le permetteva di indossare. Aveva un’espressione piuttosto seccata, quasi si fosse pentita di quell’invito a cena e rivolgeva all’altra donna sguardi carichi di invidia.
<< Tuney! >>
Lily Potter avrebbe voluto correre incontro alla sorella, ma i suoi cinque mesi e mezzo di gravidanza non glielo permettevano, così accelerò solo leggermente il passo. Nonostante tutto, era felice di rivederla.
<< Ciao, Lily. >>
La risposta di Petunia Dursley arrivò secca, tagliente. Lei, invece, non era affatto contenta di rivedere la sorella e di conoscere “quel perdigiorno del suo nuovo marito”. Nutriva una profonda e radicata gelosia nei confronti dei poteri magici di Lily e James, cosìnon poteva fare a meno di odiarli. Non si vedevano da qualche anno, dall’ultimo pranzo di Natale di famiglia, esattamente otto mesi prima che Lily Evans diventasse Lily Potter.
<< James, lei è mia sorella Petunia! >> Lily presentò entusiasta la sorella al marito proprio quando lui la raggiungeva presso l’ingresso della casa.
Il sorriso beffardo si allargò quando gli occhi del giovane caddero sui volti dei cognati. Terrorizzati, ecco cos’erano. Probabilmente si aspettavano di arrivare a fine serata con la casa in fiamme o qualcosa del genere. Quelle espressioni erano una vera e propria sfida per James e se non si fosse trattato della sorella di sua moglie avrebbe sicuramente combinato qualcosa. Anche perché, del resto, gli bastava frugare nella borsa della moglie e trovare lo specchio che ci aveva messo dentro di nascosto per chiamare “rinforzi”.
<< Con il piccolo … come hai detto che si chiamerà, Lil?! Oh, sì! Con il piccolo Dudley, vedo! >>
Nonostante Petunia fosse restia a lasciar avvicinare la sorella, Lily riuscì comunque a schioccarle due baci sulle guance e poi portò la sua attenzione sull’altro ragazzo, rimasto ad osservarli in assoluto silenzio. Ora fissava la maglia di James, chiedendosi che diavolo ci fosse rappresentato e soprattutto perché quel ragazzaccio si era presentato a casa sua vestito in quel modo, come uno di quei tanti ragazzi con giubbotti di pelle o con le creste colorata che incontrava quando andava a lavoro. Per di più, era uno di loro, il che poteva solamente peggiorare la situazione.
<< Tu devi essere Vernon >> affermò poi Lily, con il suo solito tono gentile. Mosse un passo verso di lui, quasi cercasse di abbracciarlo, ma quello fu più veloce.
<< Vernon Dursley >> si presentò, tendendo la mano alla giovane con fare sbrigativo, quasi volesse impedirle di colmare la distanza fra loro. C’era un qualcosa di fin troppo cerimonioso e artificiale nei suoi comportamenti, qualcosa di così evidente che James non poté non cogliere al volo l’opportunità di fargli rimpiangere definitivamente quell’invito a cena.
<< James Potter >> si presentò a sua volta, stringendo la mano del cognato subito dopo Lily. Tutto, dal tono di voce ai comportamenti, lasciava intuire una palese presa in giro. Tuttavia, Vernon lasciò correre, temendo una vendetta di qualsiasi tipo da parte del giovane se solo lo avesse rimproverato. Il giovane Potter si fece poi largo dentro la casa, senza un invito preciso. Del resto erano lì per cenare, no? Ma mentre gli altri tre gli passavano accanto, la sua attenzione fu totalmente catturata da una mensola di vetro affissa poco lontana dalla porta su cui erano posati circa una ventina di oggettini di cristallo raffiguranti animaletti.
<< Allora, Vernon, di cosa ti occupi? >> Lily tentava ancora di intraprendere una conversazione con i due e cercava di formulare domande che non contemplavano una risposta monosillabica. Vernon fece per rispondere, ma ogni suo suono venne coperto da un rumore assordante di vetri che incontravano il pavimento, sfracellandosi su di esso e schizzando in ogni direzione, seguito poi da un “ops” che Lily ben conosceva.
<< Niente paura, ci penso io! >> affermò tranquillo James, mentre stringeva ancora in mano un oggettino a forma di cagnolino. E prima che chiunque potesse fare qualcosa per impedirgli di combinare altri disastri prese la bacchetta dalla tasca dei jeans e la puntò contro il mucchio di vetri per poi sussurrare “Reparo”.
Così, sotto lo sguardo impaurito dei cognati –che istintivamente avevano fatto due passi indietro-, la mensola tornò sul muro con tutti gli oggettini sopra.
<< Visto? >> chiese loro James, avvicinandosi e passando un braccio attorno alle spalle di Vernon, ancora traumatizzato da quel che aveva appena visto.
Petunia li fece immediatamente sedere al tavolo e servì la prima portata, desiderosa di porre al più presto fine a quella serata.
<< Ottimo questo sformato Pet, davvero! >> commentò James tra un boccone e l’altro, mentre si beava degli sguardi di puro odio misto a paura che gli lanciava il cognato.
<< Allora, dicevamo? Stavamo parlando del tuo lavoro, mi pare… >> Lily ancora non demordeva, aveva deciso che avrebbe fatto parlare quell’uomo e ci sarebbe riuscita, anche con James che le metteva i bastoni fra le ruote.
<< Oh, sì. Beh, da qualche tempo ho trovato lavoro in una fabbrica di trapani, ma con le giuste conoscenze fra qualche mese sarò più di un normale impiegato >> rispose Vernon, felice di poter sbandierare la sua professione ai due e di far vedere a quello che lui non perdeva le sue giornate dietro riviste dall’etica alquanto dubbia, come era sicuro che facesse.
<< E tu di cosa si occupi, Jason? >> chiese Petunia, che sedeva sulla punta della sedia, dritta dritta, quasi si aspettasse da un momento all’altro di schizzare via.
<< James >> la corresse il giovane << Oh, al momento nulla di che, ma vorrei provare a fare l’addestratore di draghi fra qualche mese… >> rispose, con fare distratto. Non che fosse vero, il lavoro non rientrava per nessun motivo nei suoi programmi, ma era certo che la parola “draghi” avrebbe avuto le sue conseguenze su i due, che infatti si scambiarono uno sguardo allarmato. E poi… non poteva nemmeno dirle che dava la caccia ai maghi oscuri mettendo a repentaglio l’incolumità di chiunque si trovasse a meno di venti metri da lui, né che probabilmente l’avrebbero assunto come “ragazzo immagine” insieme ai suoi compari al pub dietro casa per tutte le ore che ci passavano dentro.
<< Comunque complimenti, davvero una bella casa >> affermò poi, continuando a guardarsi attorno. Sì, James la trovava davvero una bella casa, anche se era troppo in ordine per i suoi gusti. Non vi era nulla in disordine, nemmeno un posacenere o qualcosa di simile e i fiori sul davanzale erano tutti così noiosamente uguali, mentre in casa regnava un silenzio ed una pace quasi inquietante per i suoi gusti.
<< Grazie >> replicò secca Petunia, mentre serviva il secondo.
<< Del resto, l’ordine è una qualità di famiglia >> disse Lily, posando il suo sguardo gentile sulla sorella. Nel frattempo, la sua mente ripercorreva una normale giornata nella sua casa. I primi mesi li aveva passati seguendo dietro per dietro il marito cercando di dare un vago ordine alle varie stanze. Ma ben presto ci rinunciò, si era rassegnata all’idea di avere un marito troppo casinista per vivere nell’ordine a cui era abituata.
Così, anche a causa dei tre fedeli amici di James che passavano quasi ogni sera da loro, nella loro casa regnavano sovrani caos e anarchia. Lily aveva semplicemente paura ad aprire l’armadio di James, sicuramente di avrebbe trovato di tutto, senza escludere qualche strano esperimento o qualche forma di vita atipica, così si limitava a lavargli la catasta di roba che andava disseminando per casa.
Così come aveva rinunciato a rifare il letto, visto che aveva passato intere giornate a cercare di sistemare le lenzuola. Ma pareva che ogni volta che lo rifaceva James sentisse l’impellente necessità di buttarcisi sopra, costringendola così a rifarlo anche più di cinque-sei volte al giorno.
Per non parlare poi dell’aria che regnava in casa, decisamente diversa da quella di casa Dursley. Come se non bastasse James in sé a sconvolgere ogni singola stanza al suo passaggio, Sirius aveva contribuito regalandogli della musica Babbana che lei trovava semplicemente assordante. Così nelle camere rimbombava musica chiamata punk o qualcosa del genere e la giovane si ritrovava a cercare di sistemare casa sulle note di Anarchy in the U.K. dei Sex Pistols o di Blitzkrieg bop e Pinhead dei Ramones. E non era nemmeno raro che si imbattesse in improvvisati ed improbabili concerti live nei corridoi che vedevano James suonare una chitarra inesistente saltando su e giù cantando “I am an anti-Christ, I am an anarchist, don’t know what I want but I know how to get it”, talvolta accompagnato da Sirius nella fantastica versione di batterista immaginario. E le cose andavano peggiorando quando ascoltava gruppi musicali magici, allora non si poteva davvero entrare in casa.
E lei, Lily, povera ragazza di vent’anni, non poteva fare niente per impedire tutto questo. Ma alla fine doveva ammettere che si divertiva anche, specialmente ora che aveva visto la casa fin troppo ordinata e monotona dove abitava la sorella.
<< E quindi? Avete deciso come chiamarlo? >> Chiese Petunia, indicando con un cenno del capo il ventre della sorella. Sicuramente avrebbero tirato fuori qualche nome assurdo, tipico da gentaglia come loro.
<< A dire il vero, ancora n… >> iniziò a rispondere Lily, felice che finalmente, dopo circa due ore, sua sorella le avesse formulato una domanda.
<< Elvendork! >> rispose quasi in contemporanea James.
<< E… Elvendork?! >> gli fece eco Lily, che davvero non riusciva a capire se il marito fosse serio o scherzasse.
<< M-mh. >>
<< E da dove esce?! >>
<< Me l’ha suggerito Sirius! >> disse quindi il giovane, che continuava a mangiare imperterrito e con nonchalance.
<< Ah, adesso capisco tutto… >> mormorò Lily, alzando gli occhi al cielo.
<< Dai, Lil, Elvendork Potter. Suona bene, è anche unisex! >>
<< Ne parliamo dopo… >> Sospirò Lily, alzandosi per aiutare una –stavolta a buon ragione- sconvolta Petunia a sparecchiare.
<< No, ferma, faccio io. Tu risparmia le energie per dopo, baby >> la bloccò James, togliendole i piatti di mano e facendole l’occhiolino.
<< No, Jame… Troppo tardi >> Lily sprofondò nella sedia, con la testa fra le mani. Il marito aveva fatto solo un paio di passi prima di inciampare nel cavo della TV e di sfracellare tutto. E quel che era peggio, la sua attenzione fu subito dopo catturata da quelle immagini per lui fin troppo strane.
Ormai Vernon e Petunia si scambiavano ripetutamente sguardi nervosi e furibondi. Il colorito di Vernon era improvvisamente diventato più acceso, mentre Petunia tamburellava nervosamente con le dita della mano sinistra sul tavolo, all’erta, come se temesse che qualche vicino vedesse quei due tizi che aveva invitato a cena. Idea funesta, quella! Non sapeva proprio cosa le era preso quando per un minuto aveva sentito nostalgia della sorella e l’aveva invitata a cena, si era rivelata davvero una pessima idea. E per capirlo, del resto, le era bastato lanciare uno sguardo a quello che purtroppo era suo cognato. Niente a che vedere con il suo Vernon, che aveva un lavoro stabile ed una posizione sicura, tsk.



***





<< Dai, non è andata male. Sono sicuro di aver fatto una buona impressione >> commentò James, una volta a casa.
<< Oh, sì. Se si esclude la mensola rotta. >>
<< Era fissata male, e poi l’ho riparata. >>
<< E i piatti. >>
<< C’era quel filo in giro per casa! >>
<< Cavo che, poi, è finito per essere tagliato a metà… >>
<< Uff, non è colpa mia se sono così delicati. >>
<< E come giustifichi il fatto che il tappeto buono ha preso fuoco quando ci sei passato accanto? >>
<< Oh… uhm… Dai, non ho mica il tocco incendiario, io! >>
<< Forse no, ma hai una bacchetta magica. E comunque non mi stupirei più di nulla. >>
<< Come sei maligna, Lily… >>
<< E potrei andare avanti per molto tempo! >>
James roteò gli occhi, scocciato. Sempre la solita storia, sembrava quasi che sua moglie lo rimproverasse come un bambino, e forse era proprio quello che faceva.
<< Lily? >> la chiamò poi parecchio tempo dopo. La giovane era sul punto di addormentarsi, ma James no. Lui pensava e ripensava ad una sola cosa, che lo teneva sveglio e gli impediva di dormire. Si agitava come un bambino in fibrillazione, un sorriso speranzoso stampato sul volto.
<< Mh? >>
<< Ma capisci? Ti rendi conto? Elvendork! E’ unisex! >>
  
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