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Autore: Dk86    23/06/2010    4 recensioni
12 Giugno 2010: il giorno del match fra Inghilterra e Stati Uniti per la qualificazione alla fase finale dei Mondiali di calcio!
Come affronteranno le nazioni, riunite a casa di Germania, questo imperdibile evento? Leggete per scoprirlo!
(In ordine di apparizione: Svizzera, Francia, Italia, Germania, Australia, OC!Uruguay, OC!Paraguay, OC!Argentina, OC!Brasile, OC!Nigeria, OC!Ghana, OC!Costa d'Avorio, Seychelles, Corea del Sud, Grecia, OC!Corea del Nord, Liechtenstein, OC!Nuova Zelanda, OC!Portogallo, Olanda, Bielorussia, Russia, Ucraina, America, Inghilterra, Canada, OC!Sud Africa, Spagna, OC!Andorra)
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO QUINTO


“AHAHAHAHAHAHAHAHAHA!”.
Nonostante il caldo, America era vivace e frizzante come suo solito. Anzi, era fin troppo vivace e frizzante.
“AHAHAHAHAHAHAHAHAHA!”.
Ecco, appunto.
“Mi spieghi che hai da ridere tanto?”. Inghilterra si tolse gli indici dalle orecchie con aria infastidita. “E soprattutto, perché devi farlo così forte?”.
“M-mi dispiace che m-mio fratello sia c-così rumoroso”, balbettò Canada, in piedi dietro ai due con l’inseparabile Kumajiro fra le braccia. Ovviamente, nessuno si era reso conto della sua presenza o sentì ciò che aveva appena detto.
Inghilterra e Austria erano accomodati nella biblioteca di Germania, che essendo orientata verso Nord si manteneva più fresca del resto della casa. E c’era anche Canada, che però come già detto nessuno si filava di striscio.
America si fermò un momento per pulirsi gli occhi dalle lacrime dovute al troppo ridere. “Non è ovvio?”, esclamò, alzando le braccia al soffitto. “Questa sera il mio popolo rifilerà una severa batosta alla tua squadra!”.
Questa volta fu Inghilterra a scoppiare a ridere. “Certo, come no? Come se quei mangia-hamburger dei tuoi compatrioti fossero bravi in qualche sport che non sia il football americano!”. Il giovane sbuffò con aria di superiorità. “Siete così patetici che avete dovuto inventarvi uno sport con il vostro nome per riuscire a primeggiare in qualcosa!”.
America, comunque, non si lasciò scoraggiare: sollevò un dito indice e lo sventolò a qualche centimetro dal naso dell’altro. “Ah! Ti ricordo che l’ultima volta che ci siamo sfidati ai Mondiali siamo stati noi a trionfare!”.
Inghilterra fece schioccare la lingua con aria irritata, le braccia conserte. “Sono passati sessant’anni da allora o sbaglio?”.
“Vero. Ma la tecnologia da allora ha fatto passi da gigante!”.
“Che cosa vorresti dire?”.
“Semplice!”. America si alzò dalla poltrona, un pugno chiuso davanti a sé con determinazione e gli occhi che brillavano. “Ho dato l’ordine di costruire una squadra di guerrieri della giustizia robotici da schierare in campo! In questo modo saremo imbattibili!”.
CHE COSA?”. Anche Inghilterra si era levato in piedi, ma lui sembrava più che altro sconvolto. “Ma non puoi fare una cosa del genere!”.
“E perché no, scusa?”.
“Beh… perché è contro il regolamento!”.
“L’ho letto da cima a fondo, e non c’è niente che vieti di schierare dei robot!”.
“P-per favore, n-non litigate!”. Canada tentò di fare da paciere, ma prima avrebbe dovuto tentare di rendersi visibile in qualche modo.
Le sopracciglia di Inghilterra iniziarono a fremere. Sembravano sul punto di esplodere. “Basta!”, esclamò alla fine, dirigendosi verso la porta.
“Ehi! Dove stai andando?”, gridò America, lanciandosi al suo inseguimento.
“Vado a domandare a Germania una copia del regolamento, ovvio! Sono sicuro che ci debba essere da qualche parte una regola che limiti il gioco agli esseri umani!”. E con queste parole abbandonò la biblioteca, seguito a ruota da America, che aveva ripreso a ridere.
“S-spero che n-non facciano qualcosa di azzardato…”, mormorò Canada, guardandoli uscire con espressione preoccupata.
Kumajiro alzò gli occhi. “Beh, di certo tu non ti sei dato molto da fare per impedirlo… Chiunque tu sia”.


Portogallo si voltò verso la persona che aveva osato fermarla dall’amministrare la giusta punizione a Costa d’Avorio, brandendo il frustino con aria minacciosa… Ma si bloccò, gli occhi stretti a due fessure. “Tu!”, sibilò, a metà fra il sorpreso e l’arrabbiato.
Dietro di lei era apparso un giovane uomo dai lunghi capelli neri, fermati in una coda di cavallo da un nastro verde e giallo, un fisico alto e sottile e un viso da lasciare a bocca aperta: il taglio dei suoi occhi era elegante e leggermente a mandorla, e sembrava naturalmente sottolineato da una leggera riga di bistro, la pelle color canna da zucchero era liscissima e la linea morbida del suo viso racchiudeva un lungo naso affilato e una bocca dalle labbra sensuali. “Già, io!”, esclamò lui in tono allegro. “Davvero, zietta, dovresti darti una calmata”.
La donna sollevò l’arma con mano tremante, le labbra che si contorcevano nel vano tentativo di dire qualcosa… Poi le sue spalle crollarono, e per la prima volta da quando era arrivata apparve sconfitta. “Te l’ho detto mille volte”, borbottò con gli occhi bassi. “Piantala di chiamarmi così. Mi fai sentire vecchia”. Poi, senza dire parola, si allontanò; ma apparentemente cambiò idea dopo una decina di passi, perché si voltò di nuovo. Sembrava essersi ricomposta, e anzi sfoggiava un’espressione più determinata che mai. “Sai? Credo che sia un segno del destino che siamo nello stesso girone”, affermò, puntando il frustino verso di lui come una bacchetta magica improvvisata. “E sappi una cosa: non mi lascerò intimorire o mettere in piedi in testa da te, chiaro? Il mio popolo riuscirà a battere il tuo, e ancora una volta questo ribadirà la mia supremazia su di te”.
L’uomo sorrise. “Non vedo l’ora di assistere alla sfida!”, rispose.
Lei ricambiò l’espressione, poi si voltò e si allontanò, sparendo all’ombra degli alberi che circondavano la piscina.
Prima che qualcun altro potesse parlare, Paraguay e Uruguay si lanciarono sul misterioso nuovo arrivato, guardandolo con aria adorante. “Wow, sorell… cioè, fratellone! Sei riuscito a tenerle testa!”. “Già, fratellone, sei stato un figo! Non è da tutti mettere sotto quella strega!”.
“F-fratellone?”, ripeté Nigeria facendo tanto d’occhi e voltandosi verso Argentina. “Vuoi dirmi che quello è…”.
Argentina, però, di solito così calma e compassata, sembrava un’altra persona; tanto per cominciare era arrossita, e aveva gli occhi lucidi. Fece un paio di passi esitanti verso il nuovo arrivato, poi si bloccò e deglutì, come aspettando una mossa da parte sua. Lui si divincolò dalla stretta dei due fratelli e le si avvicinò, posandole una mano sulla testa. “Su, su”, le disse in tono incoraggiante. “Quasi non ti riconosco, quando fai così”.
Lei strinse le labbra sottili. “Sai”, disse, poi si interruppe ed emise un profondo respiro liquido che sembrava quello di qualcuno che sta cercando con tutte le sue forze di non scoppiare a piangere. “Ogni tanto mi fa piacere, vederti così”.
Brasile tese due dita e le accarezzò una guancia. “Anche a me piace quando ti sciogli e non ti comporti da regina delle nevi”, le rispose con un ghigno che mise in mostra i suoi denti bianchissimi.
Lei gli tirò un pugno su una spalla, ma il suo viso si era un po’ rilassato. “Sei sempre il solito”, disse.
Brasile le fece una linguaccia. “Forza, dai, riaccompagnami in camera”, disse. “Sai che non mi sento a mio agio senza i tacchi”.
Argentina sospirò. “E va bene…”, borbottò, sconfitta, per poi incamminarsi al suo fianco, tallonata da Paraguay e Uruguay che continuavano a berciare eccitati.
Le quattro nazioni africane – o meglio, le tre donne. Costa d’Avorio sembrava più che altro moderatamente annoiato – guardarono la coppia allontanarsi con aria sognante; poi, quando furono scomparsi nella villa, tornarono ad accomodarsi sul bordo della piscina a commentare le scene a cui avevano appena assistito.
Olanda, dal canto suo, sembrò riscuotersi e si guardò intorno con la fronte aggrottata. “E così il divertimento è già finito…”, borbottò. “Oh, chissene, andrò a farmi una canna”.









E così eccoci al nuovo capitolo!
Spero che Brasile “senza trucco” risulti simpatico lo stesso! Temo di avere fatto Argentina troppo moe, ma vabbé, li trovo molto carini insieme. E’ una strana coppia.XD
E sì, la presenza di Olanda era tutta in funzione alla battuta finale di questo capitolo. Alla fine gli vogliamo bene (?) proprio perché è un drogato e un vizioso, no?XD
Bene, nel prossimo capitolo dovrebbe apparire anche Sudafrica, che dovrebbe essere l’ultimo OC che manca all’appello (in realtà avrei pronti anche Cile e Slovenia ma non so se li userò… Magari me li tengo buoni per qualche altra storia!XD). Ci avviciniamo alle fasi finali, mancano al massimo due capitoli!
Ringrazio KuromiAkira, Dolce Nina e Kurohime per avere commentato. Spero che seguirete questa insulsa storiella fino alla fine!^^
Davide

  
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